📈 I Green Bond sono obbligazioni emesse per progetti che dovrebbero avere un impatto positivo per l’ambiente.
Inizialmente le obbligazioni provenivano principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti, poi sono arrivate anche singole #aziende, municipalità e agenzie statali.
✔️ Attualmente un #bond per essere certificato come "verde" deve rispettare le quattro linee guida dell'International Capital Market Association (ICMA): chiarezza sulla destinazione dei proventi; valutazione e selezione dei progetti secondo i criteri ESG (validati da soggetti terzi, agenzie di rating dedicate, non un buon segno); massima trasparenza nella gestione dei proventi; report frequenti per aggiornare gli investitori sull’avanzamento dei progetti.
Ai Green Bonds si aggiungono i Social Bonds e i Sustainable Bonds, che dovrebbero offrire la possibilità di coniugare #sostenibilità sociale e ambientale.
L'enorme crescita del mercato dei Green Bond è dovuta all’ingresso delle grandi imprese dei paesi emergenti (in particolare Cina ed India) e alla crescente attenzione delle principali Banche di Sviluppo. La Commissione Europea ne vuole incentivare l'uso tramite l'European Green Deal che in 10 anni punta a reperire dai privati 279 dei complessivi, e insufficienti, 1000 mld.
🚨 Gli strumenti green e/o social si negoziano sui mercati MOT(mercato telematico obbligazioni di stato italiano) ed ExtraMOT. Nel mercato ExtraMot @Eni ha da poco piazzato due bond ibridi per 3 miliardi, il più grande collocamento privato italiano mai emesso. E si prepara a battere la strada dei sustainable bond per arrivare entro il 2022 alla quota prevista di #emissioni di titoli per 5 mld.
L'azienda ha così potuto offrire tassi d'interesse altamente più appetibili rispetto alle sue azioni, che ristagnano grazie ai segnali del settore energetico in controtendenza rispetto ai loro piani industriali.
🛢️ Concedere l'uso della leva finanziaria per fornire ulteriori mezzi ad un'azienda già con una liquidità di 18 mld e che sta deliberatamente causando devastazioni e acuendo la crisi climatica, ci fa dubitare della loro efficacia e della sensatezza della strategia europea.
#ilfuturononsostocca
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Inizialmente le obbligazioni provenivano principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti, poi sono arrivate anche singole #aziende, municipalità e agenzie statali.
✔️ Attualmente un #bond per essere certificato come "verde" deve rispettare le quattro linee guida dell'International Capital Market Association (ICMA): chiarezza sulla destinazione dei proventi; valutazione e selezione dei progetti secondo i criteri ESG (validati da soggetti terzi, agenzie di rating dedicate, non un buon segno); massima trasparenza nella gestione dei proventi; report frequenti per aggiornare gli investitori sull’avanzamento dei progetti.
Ai Green Bonds si aggiungono i Social Bonds e i Sustainable Bonds, che dovrebbero offrire la possibilità di coniugare #sostenibilità sociale e ambientale.
L'enorme crescita del mercato dei Green Bond è dovuta all’ingresso delle grandi imprese dei paesi emergenti (in particolare Cina ed India) e alla crescente attenzione delle principali Banche di Sviluppo. La Commissione Europea ne vuole incentivare l'uso tramite l'European Green Deal che in 10 anni punta a reperire dai privati 279 dei complessivi, e insufficienti, 1000 mld.
🚨 Gli strumenti green e/o social si negoziano sui mercati MOT(mercato telematico obbligazioni di stato italiano) ed ExtraMOT. Nel mercato ExtraMot @Eni ha da poco piazzato due bond ibridi per 3 miliardi, il più grande collocamento privato italiano mai emesso. E si prepara a battere la strada dei sustainable bond per arrivare entro il 2022 alla quota prevista di #emissioni di titoli per 5 mld.
L'azienda ha così potuto offrire tassi d'interesse altamente più appetibili rispetto alle sue azioni, che ristagnano grazie ai segnali del settore energetico in controtendenza rispetto ai loro piani industriali.
🛢️ Concedere l'uso della leva finanziaria per fornire ulteriori mezzi ad un'azienda già con una liquidità di 18 mld e che sta deliberatamente causando devastazioni e acuendo la crisi climatica, ci fa dubitare della loro efficacia e della sensatezza della strategia europea.
#ilfuturononsostocca
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🕵️♀️ CCS sta per?
Molti indicano con CCS l'insieme delle CDR, tecniche di cattura della CO2, che l'IPCC tiene in considerazione nei peggiori scenari per la decarbonizzazione. I migliori e più efficaci fanno invece affidamento sulle capacità di cattura dei sistemi naturali, da proteggere e rigenerare.
Proviamo a capire la capacità teorica di questa #tecnologia - il CCS - e delle risorse che le destiniamo a scapito di altre.
Esistono vari tipi di CCS, ad esempio i BECCS - dalle biomasse - o DACCS - dall'aria -, ma non è il tipo ravennate, che sarebbe invece connesso a centri industriali e centrali che continueranno a emettere grosse quantità di CO2 (altri gas climalteranti non si riescono ancora a catturare).
Sappiamo che è una tecnologia poco sviluppata, molto costosa, con una grossa inefficienza nella cattura, che una volta in funzione aumenta i costi dell'energia o delle produzione (chi li paga lo immaginate), che incentiva ancora lo sfruttamento dei pozzi, sostenendo il #fossile.
https://www.energy.gov/fe/science-innovation/oil-gas-research/enhanced-oil-recovery
Nei piani attuali della transizione sarebbe insomma un #progetto mostro.
🧮 Ma quanta CO2 catturerebbe nei fatti?
Secondo Eni, i pozzi potrebbero ospitare 300-500 mln tonnellate di co2, con una capitale di cattura annuale di 4/5 mln di tonnellate.
MA...
Ci vorrebbero 100 impianti come quello di #Eni nel mondo per catturare 500 milioni di tonnellate, a fronte dei circa 21 miliardi assorbiti ogni anno da foreste, suolo e oceani.
🌊 Non sarebbero meglio partire dal proteggere i nostri carbon sink naturali?
La risposta della scienza è ‘SI’.
Nel frattempo l'acidificazione degli oceani e la degradazione del suolo avanzano per via dei nostri sistemi produttivi ed estrattivi.
https://www.climalteranti.it/2020/01/03/le-foreste-ci-salveranno/
💸 Cui prodest?
#ilfuturononsostocca
Molti indicano con CCS l'insieme delle CDR, tecniche di cattura della CO2, che l'IPCC tiene in considerazione nei peggiori scenari per la decarbonizzazione. I migliori e più efficaci fanno invece affidamento sulle capacità di cattura dei sistemi naturali, da proteggere e rigenerare.
Proviamo a capire la capacità teorica di questa #tecnologia - il CCS - e delle risorse che le destiniamo a scapito di altre.
Esistono vari tipi di CCS, ad esempio i BECCS - dalle biomasse - o DACCS - dall'aria -, ma non è il tipo ravennate, che sarebbe invece connesso a centri industriali e centrali che continueranno a emettere grosse quantità di CO2 (altri gas climalteranti non si riescono ancora a catturare).
Sappiamo che è una tecnologia poco sviluppata, molto costosa, con una grossa inefficienza nella cattura, che una volta in funzione aumenta i costi dell'energia o delle produzione (chi li paga lo immaginate), che incentiva ancora lo sfruttamento dei pozzi, sostenendo il #fossile.
https://www.energy.gov/fe/science-innovation/oil-gas-research/enhanced-oil-recovery
Nei piani attuali della transizione sarebbe insomma un #progetto mostro.
🧮 Ma quanta CO2 catturerebbe nei fatti?
Secondo Eni, i pozzi potrebbero ospitare 300-500 mln tonnellate di co2, con una capitale di cattura annuale di 4/5 mln di tonnellate.
MA...
Ci vorrebbero 100 impianti come quello di #Eni nel mondo per catturare 500 milioni di tonnellate, a fronte dei circa 21 miliardi assorbiti ogni anno da foreste, suolo e oceani.
🌊 Non sarebbero meglio partire dal proteggere i nostri carbon sink naturali?
La risposta della scienza è ‘SI’.
Nel frattempo l'acidificazione degli oceani e la degradazione del suolo avanzano per via dei nostri sistemi produttivi ed estrattivi.
https://www.climalteranti.it/2020/01/03/le-foreste-ci-salveranno/
💸 Cui prodest?
#ilfuturononsostocca
Energy.gov
Enhanced Oil Recovery