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FONTI GAZA: "DEIF COLPITO IN RAID AL MAWASI, DESIGNATO SUCCESSORE"

Secondo fonti di Gaza, Mohammed Deif, il capo militare di Hamas, è stato "colpito" mentre si trovava nel complesso di Mawasi bombardato dall'esercito israeliano sabato scorso. Nell'ipotesi che Deif sia morto, la fazione terrorista islamica ha già designato il suo successore: si tratta del comandante della brigata Gaza, Ezz A-Din Haddad. Lo ha riferito la tv pubblica israeliana Kan.

Testo | RaiNews

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ISRAELE TROVA HAMAS TRA I DIPENDENTI ONU A GAZA | di Giulio Meotti

Altri cento terroristi di Hamas figurano fra i dipendenti dell'ONU a Gaza. Sono stati trovati i loro documenti che ne confermano l'identità. E' la prova ulteriore che le agenzie ONU, soprattutto UNRWA (che l'Italia continua a finanziare), a Gaza sono colluse con il terrorismo di Hamas. Israele ha indicato altri cento dipendenti dell’agenzia delle Nazioni Unite a Gaza come membri di Hamas e ha chiesto che fossero licenziati. Si tratta solo di “una frazione” del numero reale di membri dell’organizzazione terroristica, si legge in una lettera al capo dell’agenzia Unrwa, Philippe Lazzarini. Israele ha inviato l’elenco anche ai paesi che aderiscono all’agenzia dell’Onu come donatori, molti dei quali – tra cui Stati Uniti e Regno Unito – hanno congelato i propri finanziamenti dopo gli attacchi di Hamas. Dopo il 7 ottobre era emerso infatti che dodici dipendenti delle Nazioni Unite avevano legami con Hamas.

Il recente elenco inviato a Lazzarini fa nomi, passaporti e numeri di carta d’identità militare di cento terroristi di Hamas a libro paga dell’Onu. Non sembra un caso che il corpo dell’ostaggio tedescoisraeliano Shani Louk sia stato trovato in un edificio dell’Unrwa finanziato con i soldi dei contribuenti tedeschi.

Intanto Mohammad Deif, il comandante supremo delle Brigate Izzadin al Qassam, ala militare di Hamas, è stato preso di mira in un attacco aereo israeliano, sabato mattina, nella zona di Khan Yunis, nel sud della striscia di Gaza, in cui sono morti numerosi civili palestinesi. Insieme a Deif (ricercato da trent’anni come uno dei maggiori responsabili del terrorismo di Hamas), era nel mirino anche Rafa’a Salameh, suo braccio destro e comandante della Brigata Khan Yunis di Hamas. I due si nascondevano in zona civile, le aree di al Mawasi e Khan Younis occidentale, che fanno parte della zona umanitaria designata da Israele. Deif è sulla lista dei massimi ricercati da Israele sin dal 1995 per il suo coinvolgimento nella pianificazione ed esecuzione di un grande numero di attacchi terroristici, compresi molti attentati sugli autobus negli anni 90 e all’inizio degli anni 2000. Deif ha svolto un ruolo di primissimo piano nell’organizzare la carneficina perpetrata da Hamas il 7 ottobre. “Hamas non deve nascondersi tra i civili – ha affermato persino un portavoce di Fatah, citato da Maariv – Perché Deif era nel campo di Al-Mawasi?”.

Un’indagine approfondita del New York Times rivela le tattiche di combattimento di Hamas nella Striscia di Gaza che si basano sul massiccio uso della popolazione civile come scudi umani. Il reportage, basato sull’analisi di video di Hamas e interviste a combattenti di Hamas e a soldati israeliani, descrive uno sfruttamento sistematico per scopi militari dei civili e delle loro infrastrutture, incolpando di fatto Hamas per la guerra in corso, le distruzioni, le morti e gli sfollamenti di popolazione. Il New York Times conferma che Hamas nasconde terroristi, pozzi d’ingresso ai tunnel e depositi di munizioni dentro edifici residenziali, strutture mediche, uffici delle Nazioni Unite e moschee, abolendo intenzionalmente il confine tra combattenti e non combattenti. Il reportage rivela che i terroristi di Hamas indossano spesso abiti civili, a volte anche sandali e tute da ginnastica, prima di sparare contro i soldati israeliani o lanciare razzi da aree civili. Hamas usa anche i civili, compresi bambini, come “vedette” e “informatori”. Prima di Hamas, nessun’altra organizzazione militare aveva costruito una guerra sul “sacrificio necessario” del proprio popolo.

Testo | @Il Foglio

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I SOLDI DELL'ONU A GAZA: POCHI PER BISOGNOSI, TANTI PER LARETE DI TUNNEL DI HAMAS, PIU' VASTA DELLA METRO DI LONDRA | di Iuri Maria Prado

L’altro giorno l’UNRWA (l’”Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente”) ha scritto che saranno necessari anni di lavoro per rimuovere le macerie di Gaza, e che l’operazione costerebbe più di 500 milioni di dollari. Una cifra notevole, in effetti. Ma insignificante rispetto a quanto è costata la costruzione – sotto gli occhi dell’Unrwa e con i soldi della cooperazione internazionale – di una rete di tunnel più vasta della metropolitana di Londra.

C’è da domandarselo. Chi deplora le distruzioni di Gaza che cosa ha fatto, in diciassette anni, per evitare che i soldi della cooperazione internazionale finissero lì, nei tunnel, e nelle camere di albergo in cui dimorano a tremila dollari a notte i capi del terrorismo? Che cosa ha fatto la cooperazione internazionale per proteggere la popolazione di Gaza dai miliziani aguzzini, dai fustigatori delle adultere e dai decapitatori di omosessuali?

La cooperazione internazionale e la causa palestinese
Che cosa ha fatto la cooperazione internazionale per la “causa palestinese”, se per causa palestinese intendiamo far avere a quel popolo un livello accettabile di libertà e almeno un accenno di ordinamento democratico? Si tratta di due acquisizioni – un pizzico di libertà, la prospettiva di un governo sottratto al dominio di bande sanguinarie – che la compiacenza “pro pal” vuole impedite in modo esclusivo dalla sopraffazione sionista, senza neppure l’ipotesi che magari, forse, chissà, il degrado civile e umano in cui sono costretti a vivere i palestinesi dipenda dalle angherie delle loro classi dirigenti e dal regime corrotto e parassitario che proprio la cooperazione internazionale continua a garantire laggiù.

Perché non è colpa della grinfia giudaica
Non è colpa della grinfia giudaica se quell’orlo di Medio Oriente è un latifondo di miseria, violenza e disperazione galleggiante su un sottosuolo traforato di orrore.
E se pure fosse vero che Bibi Netanyahu ha irresponsabilmente preferito vedere l’ingrossamento dei ranghi più fondamentalisti a spese di quelli sempre più sguarniti dell’Autorità Nazionale Palestinese, ebbene si tratterebbe di un contributo assai poco cospicuo rispetto a quello fatto avere ai macellai da parte della cooperazione internazionale che non parla, non vede e non sente quando passa in rassegna la realtà inconfessabile.

E cioè che quei denari servono molto poco a investire su un futuro di sviluppo e di pace per i palestinesi: e molto, invece, a tenerli avvinghiati al sogno di una palingenesi irredentista da costruire sulle macerie del nemico smantellato.

Testo | Il Riformista

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“Mentre viene lanciata una guerra su sei fronti contro lo stato di Israele – ha detto Avigdor Liberman - אביגדור ליברמן, leader di Yisrael Beytenu (all’opposizione) – la Corte Internazionale di Giustizia ha scelto di lanciare la propria campagna, il cui scopo è quello di ledere il diritto di Israele a difendersi dal terrorismo. Un’altra dimostrazione antisemita da parte della Corte dell’Aja, che ancora una volta sottolinea la sua palese ipocrisia”.

Testo | Israele.net

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GAZA: RECUPERATI I CORPI DI 5 OSTAGGI

I corpi di cinque ostaggi israeliani presi prigionieri il 7 ottobre sono stati recuperati dalle truppe che operano nella Striscia di Gaza meridionale e riportati in Israele mercoledì. Ravid Katz, 51 anni, Oren Goldin, 33 anni, della squadra di difesa civile del kibbutz di Nir Yitzhak, ucciso il 7 ottobre e portato a Gaza , Maya Goren, 56 anni, maestra d’asilo nel kibbutz di Nir Yitzhak, il sergente Kiril Brodski, 19 anni, e il sergente maggiore Tomer Yaakov Ahimas, 20 anni, erano stati tutti precedentemente dichiarati morti dalle forze di difesa israeliane, anche se i loro corpi erano ancora a Gaza. Ahimas è stato ucciso durante uno scontro con Hamas il 7 ottobre e il suo cadavere portato a Gaza, riferiscono i media israeliani. I loro resti sono stati trovati a Khan Younis mercoledì dalle truppe, comprese le forze speciali sotto la 98a divisione dell'IDF e gli agenti di Shin Bet che ha dato l’annuncio ieri sera proprio dopo la fine del discorso del premier Netanyahu al Congresso e dunque su fuso orario statunitense. È già la seconda volta in una settimana. Nei giorni scorsi erano stati dichiarati morti altri due ostaggi. Da mesi la tensione tra il governo e l’esercito è sempre più alta. Secondo la dichiarazione, gli interrogatori di Shin Bet dei terroristi detenuti a Gaza hanno permesso alle truppe di raggiungere il sito di Khan Younis e recuperare i corpi, in mezzo a una nuova offensiva nella città nella Striscia di Gaza meridionale

Ynet pubblica la foto della maestra d'asilo Maya Goren mentre tiene in braccio e imbocca Kfir Bibas, il bambino rapito a 9 mesi dal kibbutz Nir Oz insieme con la madre e il fratellino e di cui non si hanno più notizie. I cinque figuravano nell'elenco dei 120 ostaggi ancora a Gaza, circa un terzo dei quali Israele ha dichiarato morto in contumacia, sulla base di risultati forensi, intelligence, interrogatori di militanti catturati, video e testimonianze di ostaggi rilasciati.

Testo | Corriere della Sera

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TEHERAN: UCCISO ISMAIL HANIYEH, LEADER DI HAMAS

Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. Haniyeh era capo dell'ufficio politico di Hamas dal 2017. Inoltre è stato primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. Haniyeh è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas "è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie sono stati martirizzati".

"Il fratello, leader, mujahid Ismail Haniyeh, capo del movimento, è morto in un attacco sionista al suo quartier generale a Teheran dopo aver partecipato all'insediamento del nuovo presidente (iraniano)", ha affermato il movimento in un comunicato. “L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh in Iran rappresenta una grave escalation che non raggiungerà i suoi obiettivi”, ha dichiarato il funzionario della fazione islamica Sami Abu Zuhri, citato dai media israeliani. Anche Abbas condanna l’attacco, mentre le autorità islamiche e palestinesi chiamano il popolo alla protesta di massa.

Testo | la Repubblica

Nella foto: Ismail Haniyeh mentre ride di fronte alle immagini del 7 Ottobre 2023

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E pensare che proprio ieri a Teheran...😏
Notizia del 30 Luglio 2024:

IRAN, KHAMENEI INCONTRA HAMAS E JIHAD ISLAMICA PALESTINESE: "LA BANDIERA DELL'ISLAM OGGI E' NELLE MANI DI GAZA"

«Oggi, la più alta bandiera dell'Islam è nelle mani dei palestinesi e del popolo di Gaza e, grazie alla loro resistenza, è stato preparato il terreno più che mai per la promozione dell'Islam». Lo ha affermato la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, durante un incontro a Teheran con il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del segretario generale della Jihad islamica palestinese, Ziad al-Nakhalah. Secondo quanto riferisce Irna, Haniyeh ha affermato che «oggi, 300 giorni dopo l'inizio della guerra di Gaza, siamo ad un punto sensibile e storico ed è tempo che le forze della resistenza consolidino il loro eroismo e la loro vittoria».

Da parte sua, Al-Nakhalah ha sottolineato che l'unità di Hamas e della Jihad islamica palestinese e la cooperazione tra i gruppi del «fronte della resistenza» sono nelle loro migliori condizioni. Haniyeh e al-Nakhalah si trovano a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente eletto in Iran, Massoud Pezeshkian.

Testo | Corriere della Sera

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IRAN, KHAMENEI MINACCIA ISRAELE: "NOSTRO DOVERE VENDICARE SANGUE DI HANIYEH"

La Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha minacciato una dura rappresaglia contro Israele per l'uccisione a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, all'indomani del giuramento del nuovo presidente della Repubblica islamica, Masoud Pezeshkian. Khamenei, secondo quanto riportano i media iraniani, ha dichiarato in una nota che “il regime criminale e terrorista sionista”, uccidendo Haniyeh, “ha preparato per se stesso una dura punizione”.

Sottolineando come il leader di Hamas non avesse paura di “diventare un martire sulla via di Dio”, Khamenei ha aggiunto: è “nostro dovere vendicare il suo sangue” anche per il fatto che l'omicidio è avvenuto “sul territorio della Repubblica islamica”.

“Offro le mie condoglianze alla Umma islamica, al fronte della resistenza, alla coraggiosa e orgogliosa nazione della Palestina e soprattutto alla famiglia del martire Haniyeh”, ha aggiunto la Guida Suprema.

testo | RaiNews

Nella foto: l'incontro del 30 Luglio 2024 a Teheran tra l'ayatollah Alì Khamenei, Guida Suprema iraniana, e il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del segretario generale della Jihad islamica palestinese, Ziad al-Nakhalah

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GAZA: DISTRUTTI LANCIARAZZI E FABBRICA DI ARMI DI HAMAS SITUATI NELLA ZONA UMANITARIA

Jet israeliani hanno colpito lanciarazzi di Hamas situati nella Striscia di Gaza meridionale, a ridosso di due magazzini per la distribuzione di aiuti umanitari di cui uno appartenente all’UNRWA. Da quest’area la scorsa settimana sono state lanciate decine di razzi, principalmente contro comunità israeliane di confine, ma anche più lontano verso Gan Yavne, vicino ad Ashdod, e verso Kiryat Malachi.

I lanciarazzi sono stati colpiti e distrutti e le Forze di Difesa israeliane affermano d’aver identificato esplosioni secondarie indicanti che vi erano immagazzinati esplosivi e munizioni.

“L’organizzazione terrorista Hamas vìola regolarmente il diritto internazionale sfruttando sistematicamente edifici civili e popolazione civile come scudi umani per attività terroristiche contro lo stato di Israele”, hanno ribadito mercoledì le Forze di Difesa israeliane.

L’esercito ha anche comunicato d’aver attaccato e distrutto martedì un impianto per la produzione di armi appartenente a Hamas e Jihad Islamica Palestinese, posizionato all’interno della zona umanitaria nella striscia di Gaza.

Le Forze di Difesa israeliane hanno specificato d’aver adottato “molte misure” per ridurre al minimo eventuali danni a non combattenti, tra cui sorveglianza aerea, munizioni commisurate al bersaglio e altri dati di intelligence.

Testo | Israele.net

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L'IDEATORE DEL 7 OTTOBRE SINWAR NOMINATO CAPO DI HAMAS | di Daniel Clark

Hamas ha nominato Yahya Sinwar capo “politico” dopo la morte di Ismail Haniyeh.

È la risposta più esaustiva che il gruppo terroristico arabo-palestinese potesse dare riguardo la sua vera natura.

La tanta pubblicizzata divisione tra ala politica e ala militare di Hamas, che gestisce la Striscia dal 2007, risiede solo nelle cancellerie contrarie a Israele e nei cuori di chi utilizza l’antisionismo per giustificare il proprio antisemitismo.

Hamas ha scelto come suo capo politico un omicida, una delle menti dei barbari attacchi del 7 ottobre, uno che ha passato 23 anni della sua vita nelle carceri israeliane, in cui è riuscito a imparare perfettamente l’ebraico.

Durante la detenzione, Sinwar venne curato per un tumore al cervello dal cattivo regime “sionista” che ha sempre combattuto. Di fatto, il capo di Hamas vive grazie alle cure dei medici israeliani.

In un mondo dell’informazione normale, dove l’atavico antisemitismo non albergasse dentro diverse persone, basterebbe questo per spazzare ogni sequenza della narrativa arabo-palestinese antisraeliana.

Saremmo contenti di essere smentiti, non ricordiamo un altro paese che abbia salvato la vita a un terrorista che lo combatte.

Nessuna riconoscenza da parte di Sinwar rilasciato nel 2011 nell’ambito dello scambio, che vide Israele liberare più di mille detenuti arabo-palestinesi in cambio del soldato Gilad Shalit.

Nessun commento positivo da parte dei media, dei giornalisti, dei personaggi dello spettacolo, che consapevolmente o no (?) contribuiscono a riempire le piazze di odio contro Israele e gli ebrei.

Nessuno che riporti questa notizia come straordinaria, incredibile, al di fuori della “normale logica” della guerra.

È sì inserita nei vari articoli sulla fresca nomina di Sinwar, ma non con l’enfasi e lo spazio che meriterebbe.

Farlo contribuirebbe a scalfire l’opinione di uno stato d’Israele cattivo e brutale. Toglierebbe quel timbro contro lo Stato ebraico che in diversi non si possono permettere; vuoi per opportunità politica, vuoi per tornaconto personale, vuoi per l’innescamento di un meccanismo che metterebbe in crisi il loro sistema di valori e convinzioni…

[Continua a leggere l'articolo sul nostro sito >> https://www.progettodreyfus.com/sinwar-capo-hamas/ ]

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