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A soli 12 chilometri dal Teatro Massimo si trova la Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo!
🌿 Un angolo di paradiso abitato da una varietà incredibile di mammiferi, rettili, anfibi e volatili 🪶Non solo fauna però: l’area vanta, infatti, rarità presenti, soltanto, nel suo perimetro e in nessun’altra parte del mondo.
La Riserva Naturale di Capo Gallo con il suo fascino, attrae turisti, amanti della natura e del trekking 🥾
🌿Un luogo dove immergersi totalmente nel verde, lasciandosi alle spalle il caos cittadino.
🎥 @balarm.it
👉🏻Paesi Etnei
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
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INGRESSO TRIONFALE DI FEDERICO II, RE DI SICILIA, A GERUSALEMME.
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Nella complessa storia delle crociate medievali un ruolo del tutto speciale è rivestito dalla cosiddetta "sesta crociata", intrapresa da Federico II, re di #Sicilia e sovrano del Sacro Romano Impero, nell'estate del 1228.
A rendere unica nel suo genere la crociata di Federico fu soprattutto il carattere incruento ed eminentemente politico della stessa. La sesta crociata, infatti, lungi dall'essere foriera di spargimenti di sangue come avvenuto in precedenza, si risolse in un accordo diplomatico tra lo "Stupor Mundi" Federico ed il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil (lo stesso che qualche anno prima aveva incontrato Francesco d'Assisi).
La speciale crociata di Federico ebbe luogo dopo un percorso irto di difficoltà, rinvii e controversie politiche.
Già nel 1215, ricevendo ad Aquisgrana la corona di "re dei romani" (cioè futuro imperatore), Federico fece solenne promessa di intraprendere una crociata in Terra Santa.
Secondo alcuni storici, a motivare il gesto di Federico, più che la politica, fu la sincera gratitudine a Dio per aver unito alla corona di Sicilia la promessa del trono imperiale, nonché la volontà di seguire l'esempio del nonno paterno Federico Barbarossa.
Nel 1220, in occasione della sua incoronazione a Roma come Sacro Romano Imperatore, Federico II rinnovò la promessa al cospetto di Papa Onorio III.
Un anno dopo, in seguito al fallimento della quinta crociata, il pontefice sollecitò lo Stupor Mundi ad avviare una sua spedizione in Terra Santa. Gli anni però passarono e nel 1225 Federico sposò Jolanda di Brienne, erede al trono di #Gerusalemme. In accordo con il papa fu stabilito che la crociata federiciana avrebbe avuto luogo non oltre il 1227.
Nell'agosto di quell'anno, Federico s'imbarcò da #Brindisi alla volta del Medio Oriente, ma a causa di un'epidemia scoppiata a bordo e che colpì lui stesso, fu costretto, appena giunto nella vicina Otranto, a rinviare la spedizione. Il nuovo papa, Gregorio IX, vide però nella presunta malattia dello Stupor Mundi un pretesto per sottrarsi all'antica promessa e perciò lo scomunicò.
Malgrado la scomunica, una volta ristabilitosi, Federico riprese i preparativi per la sua impresa. A tal fine inviò l'arcivescovo di Palermo, il suo fedelissimo Berardo di Castagna, in missione diplomatica presso il sultano, facendo pervenire ricchissimi doni al sovrano musulmano e saggiando le possibilità di un accordo politico.
Finalmente nel giugno 1228 salparono da Brindisi le navi di Federico. Giunto in Medio Oriente a settembre dello stesso anno, malgrado la diffidenza del clero locale provocata dalla scomunica pendente sul suo capo, il sovrano avviò personali trattative con la controparte musulmana, giungendo in fine alla stipula del Trattato di Jaffa il 18 febbraio 1229. In base all'accordo sottoscritto, ai cristiani sarebbe stato garantito il controllo decennale delle città sante di Betlemme, Nazareth e Gerusalemme (ad eccezione della Spianata del Tempio e della moschea al-Aqsa), nonché una fascia di territorio sulla costa.
In questo contesto si colloca l'ingresso trionfale di Federico a Gerusalemme, avvenuto il 17 marzo 1229 e seguito, il giorno dopo, dalla presa in possesso della corona reale.
Mai nella storia delle crociate i cristiani erano riusciti ad ottenere di più in termini territoriali. E per giunta ciò era avvenuto senza il bisogno di muovere guerra. Tuttavia, il successo dello Stupor Mundi, di certo agevolato dalla particolare formazione intellettuale da lui ricevuta presso la sofisticata corte di Palermo, inasprì il già complicato rapporto tra il sovrano ed il Papato, conducendo al paradosso della "crociata contro Federico", con la tentata invasione del Regno di Sicilia guidata da suo suocero Giovanni di Brienne.
A spuntarla, tuttavia, sarà ancora una volta lo Stupor Mundi, che nel 1230 otterrà la rimozione della scomunica.
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A rendere unica nel suo genere la crociata di Federico fu soprattutto il carattere incruento ed eminentemente politico della stessa. La sesta crociata, infatti, lungi dall'essere foriera di spargimenti di sangue come avvenuto in precedenza, si risolse in un accordo diplomatico tra lo "Stupor Mundi" Federico ed il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil (lo stesso che qualche anno prima aveva incontrato Francesco d'Assisi).
La speciale crociata di Federico ebbe luogo dopo un percorso irto di difficoltà, rinvii e controversie politiche.
Già nel 1215, ricevendo ad Aquisgrana la corona di "re dei romani" (cioè futuro imperatore), Federico fece solenne promessa di intraprendere una crociata in Terra Santa.
Secondo alcuni storici, a motivare il gesto di Federico, più che la politica, fu la sincera gratitudine a Dio per aver unito alla corona di Sicilia la promessa del trono imperiale, nonché la volontà di seguire l'esempio del nonno paterno Federico Barbarossa.
Nel 1220, in occasione della sua incoronazione a Roma come Sacro Romano Imperatore, Federico II rinnovò la promessa al cospetto di Papa Onorio III.
Un anno dopo, in seguito al fallimento della quinta crociata, il pontefice sollecitò lo Stupor Mundi ad avviare una sua spedizione in Terra Santa. Gli anni però passarono e nel 1225 Federico sposò Jolanda di Brienne, erede al trono di #Gerusalemme. In accordo con il papa fu stabilito che la crociata federiciana avrebbe avuto luogo non oltre il 1227.
Nell'agosto di quell'anno, Federico s'imbarcò da #Brindisi alla volta del Medio Oriente, ma a causa di un'epidemia scoppiata a bordo e che colpì lui stesso, fu costretto, appena giunto nella vicina Otranto, a rinviare la spedizione. Il nuovo papa, Gregorio IX, vide però nella presunta malattia dello Stupor Mundi un pretesto per sottrarsi all'antica promessa e perciò lo scomunicò.
Malgrado la scomunica, una volta ristabilitosi, Federico riprese i preparativi per la sua impresa. A tal fine inviò l'arcivescovo di Palermo, il suo fedelissimo Berardo di Castagna, in missione diplomatica presso il sultano, facendo pervenire ricchissimi doni al sovrano musulmano e saggiando le possibilità di un accordo politico.
Finalmente nel giugno 1228 salparono da Brindisi le navi di Federico. Giunto in Medio Oriente a settembre dello stesso anno, malgrado la diffidenza del clero locale provocata dalla scomunica pendente sul suo capo, il sovrano avviò personali trattative con la controparte musulmana, giungendo in fine alla stipula del Trattato di Jaffa il 18 febbraio 1229. In base all'accordo sottoscritto, ai cristiani sarebbe stato garantito il controllo decennale delle città sante di Betlemme, Nazareth e Gerusalemme (ad eccezione della Spianata del Tempio e della moschea al-Aqsa), nonché una fascia di territorio sulla costa.
In questo contesto si colloca l'ingresso trionfale di Federico a Gerusalemme, avvenuto il 17 marzo 1229 e seguito, il giorno dopo, dalla presa in possesso della corona reale.
Mai nella storia delle crociate i cristiani erano riusciti ad ottenere di più in termini territoriali. E per giunta ciò era avvenuto senza il bisogno di muovere guerra. Tuttavia, il successo dello Stupor Mundi, di certo agevolato dalla particolare formazione intellettuale da lui ricevuta presso la sofisticata corte di Palermo, inasprì il già complicato rapporto tra il sovrano ed il Papato, conducendo al paradosso della "crociata contro Federico", con la tentata invasione del Regno di Sicilia guidata da suo suocero Giovanni di Brienne.
A spuntarla, tuttavia, sarà ancora una volta lo Stupor Mundi, che nel 1230 otterrà la rimozione della scomunica.
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⚜Castello di Donnafugata
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Il Castello di Donnafugata è un’enorme dimora nobiliare ottocentesca voluta dal barone di Donnafugata che è circondata da un parco di 8 ettari. Grandi ficus, specie mediterranee e esotiche coprono una vasta area ricca di sorprese: un tempietto circolare, una caffeaus e un grande labirinto con muri a secco.
All’interno 120 lussuose stanze sono divise su 3 piani. Tra gli sfarzosi saloni si respira ancora l’atmosfera dell’aristocrazia siciliana di fine 800. Si può passare dalla sala della musica arredata con pianoforti, alla pinacoteca, dalla sala degli specchi a quella degli stemmi in cui sono presenti i blasoni delle famiglie nobili siciliane.
Il castello prende il nome dal feudo Donnafugata secondo una leggenda, potrebbe derivare da donna-fuggita e sarebbe legato alla regina Bianca di Navarra, rinchiusa nel castello da Bernardo Cabrera, conte di Modica. La regina con la sua fuga avrebbe dato nome al castello, ma per quanto affascinante sia la storia rimane solo una leggenda.
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All’interno 120 lussuose stanze sono divise su 3 piani. Tra gli sfarzosi saloni si respira ancora l’atmosfera dell’aristocrazia siciliana di fine 800. Si può passare dalla sala della musica arredata con pianoforti, alla pinacoteca, dalla sala degli specchi a quella degli stemmi in cui sono presenti i blasoni delle famiglie nobili siciliane.
Il castello prende il nome dal feudo Donnafugata secondo una leggenda, potrebbe derivare da donna-fuggita e sarebbe legato alla regina Bianca di Navarra, rinchiusa nel castello da Bernardo Cabrera, conte di Modica. La regina con la sua fuga avrebbe dato nome al castello, ma per quanto affascinante sia la storia rimane solo una leggenda.
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Castello di Donnafugata, storia e segreti di un edificio leggendario - Siciliafan
Ecco cosa lo rende unico.
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🌦Buongiorno ☕️🌻
🗓️ 18 Marzo
📖Proverbiu du jionnu
Ci dissi u surci a nuci:
" Dammi tempu ca ti perciu"
🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.
#Accaddeoggi #18Marzu
⚜Dopo il suo ingresso trionfale nella città santa, il giorno seguente – 18 marzo 1229 – Federico II poté finalmente cingere la corona di re di Gerusalemme, anche se ciò avvenne in modo tutt’altro che ordinario.
⚜18 marzo 1883: nasce a Palermo Vincenzo Florio, imprenditore e mecenate sportivo italiano. Di famiglia benestante, chiamato anche Vincenzo junior, per distinguerlo dall'omonimo nonno, e figlio minore del senatore Ignazio Florio, armatore e industriale di vini; fratello minore di Ignazio, con la morte del padre nel 1891 ereditò, insieme al fratello che le gestì, le imprese di famiglia.
👉🏻Paesi Etnei
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#Accaddeoggi #18Marzu
⚜Dopo il suo ingresso trionfale nella città santa, il giorno seguente – 18 marzo 1229 – Federico II poté finalmente cingere la corona di re di Gerusalemme, anche se ciò avvenne in modo tutt’altro che ordinario.
⚜18 marzo 1883: nasce a Palermo Vincenzo Florio, imprenditore e mecenate sportivo italiano. Di famiglia benestante, chiamato anche Vincenzo junior, per distinguerlo dall'omonimo nonno, e figlio minore del senatore Ignazio Florio, armatore e industriale di vini; fratello minore di Ignazio, con la morte del padre nel 1891 ereditò, insieme al fratello che le gestì, le imprese di famiglia.
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IL PADRE DELLA TARGA FLORIO
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18 marzo 1883: nasce a Palermo Vincenzo Florio, imprenditore e mecenate sportivo italiano.
Di famiglia benestante, chiamato anche Vincenzo junior, per distinguerlo dall'omonimo nonno, e figlio minore del senatore Ignazio Florio, armatore e industriale di vini; fratello minore di Ignazio, con la morte del padre nel 1891 ereditò, insieme al fratello che le gestì, le imprese di famiglia.
Vincenzo fu da sempre appassionato di automobilismo, tanto che partecipò come pilota a diverse gare. Nel 1905 concepì la Coppa Florio.
Ma fu nel 1906 che applicò le sue doti imprenditoriali per la creazione e organizzazione di un trofeo
automobilistico in Sicilia, la Targa Florio, corsa automobilistica annuale sul circuito delle Madonie, che avrebbe conosciuto grande successo. L'anno dopo ideò anche la prima corsa a tappe di ciclismo, il Giro di Sicilia. Nel 1913 fondò l'Automobile Club di Sicilia.
Brevettò, durante la prima guerra mondiale, un autocarro cingolato per il trasporto di munizioni e viveri per le strade di montagna arrivando ad una velocità di 20 km/h, come un moderno fuoristrada.
L'autocarro venne prodotto dal 1916 in poi e fu utilizzato nella grande guerra.
Nel 1920 diede vita anche alla Targa Florio motociclistica.
Dopo una vita dedicata allo sport ed alla promozione dell'immagine della Sicilia, Vincenzo Florio jr. si spense ad Épernay, in Francia, presso la casa della sua seconda moglie, il 6 gennaio 1959, all'età di 76 anni.
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Di famiglia benestante, chiamato anche Vincenzo junior, per distinguerlo dall'omonimo nonno, e figlio minore del senatore Ignazio Florio, armatore e industriale di vini; fratello minore di Ignazio, con la morte del padre nel 1891 ereditò, insieme al fratello che le gestì, le imprese di famiglia.
Vincenzo fu da sempre appassionato di automobilismo, tanto che partecipò come pilota a diverse gare. Nel 1905 concepì la Coppa Florio.
Ma fu nel 1906 che applicò le sue doti imprenditoriali per la creazione e organizzazione di un trofeo
automobilistico in Sicilia, la Targa Florio, corsa automobilistica annuale sul circuito delle Madonie, che avrebbe conosciuto grande successo. L'anno dopo ideò anche la prima corsa a tappe di ciclismo, il Giro di Sicilia. Nel 1913 fondò l'Automobile Club di Sicilia.
Brevettò, durante la prima guerra mondiale, un autocarro cingolato per il trasporto di munizioni e viveri per le strade di montagna arrivando ad una velocità di 20 km/h, come un moderno fuoristrada.
L'autocarro venne prodotto dal 1916 in poi e fu utilizzato nella grande guerra.
Nel 1920 diede vita anche alla Targa Florio motociclistica.
Dopo una vita dedicata allo sport ed alla promozione dell'immagine della Sicilia, Vincenzo Florio jr. si spense ad Épernay, in Francia, presso la casa della sua seconda moglie, il 6 gennaio 1959, all'età di 76 anni.
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18 MARZO FEDERICO II, RE DI SICILIA, OTTIENE LA CORONA DI GERUSALEMME
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Dopo il suo ingresso trionfale nella città santa, il giorno seguente - 18 marzo 1229 - Federico II poté finalmente cingere la corona di re di Gerusalemme, anche se ciò avvenne in modo tutt'altro che ordinario.
A dare a Federico la legittimazione per l'ottenimento di questo titolo simbolicamente assai importante era stato il matrimonio nel 1225 con Jolanda di Brienne, sua seconda moglie. Jolanda era figlia dei sovrani di Gerusalemme Giovanni di Brienne e Maria degli Aleramici e, in quanto tale, erede al trono della città santa. Il matrimonio tra Federico e Jolanda era stato concordato con Papa Onorio III mediante un'intesa diplomatica che avrebbe apportato un reciproco vantaggio: per Federico ottenere il prestigioso titolo; per Onorio stimolare il re di Sicilia e imperatore ad intraprendere la crociata più volte promessa.
Subito dopo il matrimonio con l'appena tredicicenne Jolanda, Federico assunse la reggenza di Gerusalemme. Dal matrimonio tra i due nacque nel 1228 Corrado, futuro re di Sicilia, che fu investito della corona di Gerusalemme pochi giorni dopo la sua venuta al mondo, con il padre ovviamente confermato nella reggenza, ora in favore del figlio anziché della moglie.
La sesta crociata, con il conseguente successo diplomatico ottenuto da Federico attraverso il trattato di Jaffa del febbraio 1229, diede allo Stupor Mundi l'occasione propizia per passare dallo status di reggente del figlio a quello di vero e proprio re di Gerusalemme. Ciò, tuttavia, avvenne in condizioni alquanto surreali.
Federico, infatti, aveva intrapreso la crociata con una scomunica pendente sul suo capo. La condizione di scomunicato, oltre che alimentare la diffidenza del clero di Gerusalemme, impediva al sovrano di partecipare alle funzioni religiose e di ricevere benedizioni. In tal senso un'incoronazione rispettosa dei crismi del cerimoniale era impossibile.
Il giorno dopo il suo ingresso a Gerusalemme, dunque, Federico fece svolgere una messa di ringraziamento presso la Basilica del Santo Sepolcro, a cui però non partecipò in quanto scomunicato. Al termine della funzione religiosa, in modo non certo ordinario, egli indossò con le sue stesse mani la corona reale, malgrado l'opposizione del patriarca latino di Gerusalemme, che emise l'interdetto sulla città.
In questa occasione, nel clima di aperto conflitto politico con il Papato, Federico II emanò un manifesto di propaganda politica e teologica atto a dipingerlo come un nuovo re Davide, investito di un potere teocratico che riecheggiava la tradizione cesaropapista degli imperatori romani d'Oriente.
Per ironia della storia, circa un secolo prima, anche il nonno materno di Federico, Ruggero II d'Altavilla, aveva accarezzato per un momento l'idea di diventare re di Gerusalemme e teorizzato - in una fase di forte contrasto con Roma - una dottrina politica fortemente improntata al cesaropapismo bizantino.
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A dare a Federico la legittimazione per l'ottenimento di questo titolo simbolicamente assai importante era stato il matrimonio nel 1225 con Jolanda di Brienne, sua seconda moglie. Jolanda era figlia dei sovrani di Gerusalemme Giovanni di Brienne e Maria degli Aleramici e, in quanto tale, erede al trono della città santa. Il matrimonio tra Federico e Jolanda era stato concordato con Papa Onorio III mediante un'intesa diplomatica che avrebbe apportato un reciproco vantaggio: per Federico ottenere il prestigioso titolo; per Onorio stimolare il re di Sicilia e imperatore ad intraprendere la crociata più volte promessa.
Subito dopo il matrimonio con l'appena tredicicenne Jolanda, Federico assunse la reggenza di Gerusalemme. Dal matrimonio tra i due nacque nel 1228 Corrado, futuro re di Sicilia, che fu investito della corona di Gerusalemme pochi giorni dopo la sua venuta al mondo, con il padre ovviamente confermato nella reggenza, ora in favore del figlio anziché della moglie.
La sesta crociata, con il conseguente successo diplomatico ottenuto da Federico attraverso il trattato di Jaffa del febbraio 1229, diede allo Stupor Mundi l'occasione propizia per passare dallo status di reggente del figlio a quello di vero e proprio re di Gerusalemme. Ciò, tuttavia, avvenne in condizioni alquanto surreali.
Federico, infatti, aveva intrapreso la crociata con una scomunica pendente sul suo capo. La condizione di scomunicato, oltre che alimentare la diffidenza del clero di Gerusalemme, impediva al sovrano di partecipare alle funzioni religiose e di ricevere benedizioni. In tal senso un'incoronazione rispettosa dei crismi del cerimoniale era impossibile.
Il giorno dopo il suo ingresso a Gerusalemme, dunque, Federico fece svolgere una messa di ringraziamento presso la Basilica del Santo Sepolcro, a cui però non partecipò in quanto scomunicato. Al termine della funzione religiosa, in modo non certo ordinario, egli indossò con le sue stesse mani la corona reale, malgrado l'opposizione del patriarca latino di Gerusalemme, che emise l'interdetto sulla città.
In questa occasione, nel clima di aperto conflitto politico con il Papato, Federico II emanò un manifesto di propaganda politica e teologica atto a dipingerlo come un nuovo re Davide, investito di un potere teocratico che riecheggiava la tradizione cesaropapista degli imperatori romani d'Oriente.
Per ironia della storia, circa un secolo prima, anche il nonno materno di Federico, Ruggero II d'Altavilla, aveva accarezzato per un momento l'idea di diventare re di Gerusalemme e teorizzato - in una fase di forte contrasto con Roma - una dottrina politica fortemente improntata al cesaropapismo bizantino.
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