Rojava Resiste
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Canale di informazione sul Vicino e Medio Oriente e solidarietà con la rivoluzione confederale in Siria del Nord
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🚩5 anni fa la liberazione di #Kobane.
Il 27 gennaio 2015, le Unità di autodifesa delle donne e del popolo liberavano la città simbolo della resistenza a Daesh e della rivoluzione possibile in Siria (e nel mondo). Oggi riportiamo le parole di un compagno internazionalista in questi mesi in Rojava:

"Dalla città di Kobane, un simbolo di resistenza contro il fascismo del nostro tempo, vogliamo come internazionalisti inviare un saluto a tutte e tutti nell'anniversario della liberazione della città dallo stato islamico.
Come cinque anni fa ci troviamo oggi di nuovo al fianco dei nostri compagni curdi, arabi, siriaci e turkmeni pronti a difendere la città e questa rivoluzione dall'attacco dello stato fascista Turco impugnando le armi che prima di noi furono delle compagne e dei compagni caduti nell' eroica resistenza.
Ad oggi la guerra di invasione è ancora in corso, nella città occupata di Gire Spi e Serekanye le bande jihadiste utilizzate dalla turchia stanno imponendo il loro regno di terrore spingendo migliaia di persone a lasciare le loro case, qui i carri armati sono posizionati al confine in preparazione del prossimo attacco. Per vincere questa guerra è necessario che tutti, in tutte le parti del mondo, che si riconoscono nei valori di libertà e giustizia siano pronti a costruire un fronte unico contro il fascismo.
Migliaia di persone negl'ultimi mesi sono scese per le strade e hanno compiuto azioni coordinate in sostegno al rojava, è importante che questa energia non si perda ma ci si organizzi per essere ancora una volta pronti alla mobilitazione.
Saluti rivoluzionari
Vittoria o vittoria!"
❗️Guerra turca alla Siria del Nord: 18° settimana
🇹🇷 Non solo #Idlib: la #Turchia sta continuando ad ammassare truppe e mezzi corazzati lungo il confine delle zone occupate, moltiplicando gli attacchi attorno alla città di Tel Rifaat (che ospita decine di migliaia di profughi di #Afrin), Til Tamir e aumentando le pressioni su #Kobane (v. mappa).

🚩 Parallelamente prosegue la resistenza nelle zone occupate e lungo il confine: intensi combattimenti si sono svolti attorno ai villaggi situati sull'autostrada internazionale M4, a sud di Tal Abyad/Gire Spi occupata, così come nelle zone rurali di Til Tamir. Ad Afrin si sono registrati diversi attentati interni contro le milizie jihadiste occupanti.

🇺🇸 Sul fronte di Idlib, Ankara ha aumentato il numero di soldati e di reparti irregolari - miliziani jihadisti con divise dell'esercito turco - a seguito di pesanti perdite subite negli scontri degli ultimi giorni con le truppe di Damasco. Il segretario USA Pompeo ha dichiarato il pieno sostegno del governo Trump e della NATO all'alleato turco "nella difesa di Idlib".

🚑 Il disastro umanitario della guerra di spartizione in corso nella sacca di Idlib sta portando decine di migliaia di persone a dirigersi verso le zone libere sotto controllo delle Forze democratiche siriane delle YPJ/YPG a Tel Rifaat. "Abbiamo accolto e continueremo ad accogliere anche sotto assedio [da parte della Turchia]", ha dichiarato un portavoce del Consiglio democratico locale.
La repressione in #Turchia colpisce quotidianamente ogni forma di opposizione
🚔 Ad #Amed (#Diyarbakir), numerose abitazioni sono state prese d’assalto dalla polizia e 13 persone sono state arrestate, le persone colpite sono accusate di aver pianificato azioni per celebrare l’anniversario delle rivolte di #Kobane dal 6 all’8 ottobre 2014.

🚨Già martedì 12 persone erano state arrestate nell’ambito della repressione politica dell’opposizione curda, tra loro i politici di #HDP Aziz Başboğa e Ihsan Deniz. Di cosa siano accusati non è chiaro. Il fascicolo è riservato e agli arrestati viene negato l’accesso agli avvocati.

🤐 Per quanto riguarda la stampa, al momento sono 63 i giornalisti in carcere in Turchia: le ultime condanne sono state pronunciate a settembre quando 6 reporter sono stati condannati complessivamente a 27 anni di carcere. Inoltre 50 giornalisti al momento si trovano sotto processo: in totale, spiega il sindacato turco della stampa DFJ, rischiano due ergastoli aggravati e pene detentive da un minimo di 266 anni a un massimo di 649.

🔈Nello stesso mese la macchina della censura gestita dal Rtuk, il Consiglio supremo per la Radio e la Televisione, ha comminato multe contro sei canali tv e 28 siti per reati politici.

🎬 Anche il cinema è sotto attacco: il regista curdo Veysi Altay è stato condannato al carcere per il suo documentario "Nû Jîn" che racconta la resistenza a Kobane. L'accusa è di "propaganda terroristica". Condannato insieme a lui anche Dicle Anter, l'ex direttore del cinema in cui è stato proiettato il film.

📉🗣 Numeri su numeri che descrivono un clima di repressione sempre più soffocante, che sembra proporzionale alle crisi interne vissute dal governo turco: da quella economica (svalutazione della lira, inflazione, effetti della pandemia) a quella sociale (rispetto alle recenti proteste per il diritto alla casa degli studenti in tutto il paese).
🇮🇶 #Iraq: nuovo attacco agli #ezidi di #Şengal
❗️Dopo gli attacchi armati della scorsa settimana, i militari iracheni stanno circondando le postazioni delle forze di autodifesa ezide in diversi villaggi del distretto e ha chiuso tutte le vie di comunicazione. Inoltre si sono verificate esplosioni nella città di Şengal, riportano diverse fonti.

🇹🇷 L'iniziativa militare irachena sta avvenendo parallelamente all'attacco turco alle aree controllate dal #PKK nel #Kurdistan meridionale (nord Iraq) e agli attacchi permanenti al #Rojava (la scorsa settimana l'attacco di un drone turco a #Kobane ha causato la morte di 3 combattenti #YPJ, mentre un successivo bombardamento diversi feriti civili e danneggiamenti). L'obiettivo - condiviso tra Turchia, Iraq e Regione autonoma curda controllata dal clan Barzani - sembra essere interrompere il collegamento tra le zone di difesa di Şengal, Rojava e Medya.

🚨Lo scorso 20 aprile la giornalista tedesca Marlene Förster e il collega sloveno Matej Kavčič sono stati arrestati con l'accusa di "sostegno al terrorismo" dalle autorità di Baghdad mentre stavano indagando sulla situazione nella regione ezida e sono attualmente detenuti dai servizi segreti iracheni.

#HandsoffShengal
Crisi turca, tra nuove operazioni di guerra in Siria e il ricatto scandinavo.
Il governo dell'#AKP in #Turchia è ai minimi storici di consenso, davanti una crisi economica e politica che non si vedeva da 21 anni a questa parte (proprio quando finì il kemalismo e iniziò l'era di #Erdogan). Il presidente-sultano ha annunciato lo scorso 1 giugno una nuova operazione militare in Siria, che andrà a colpire Tel Rifaat e Manbij per "ripulirle dai terroristi". Due snodi essenziali che, se dovessero cadere, spezzerebbero di fatto l'unità territoriale del #Rojava e isolerebbero #Kobane. Le Forze democratiche siriane e le milizie popolari sono in allerta generale.

🇮🇶 Nel mentre prosegue l'occupazione militare de facto del nord Iraq da parte di #Ankara (permessa dal Governo regionale del #Kurdistan iracheno), sulle cui operazioni la Commissione Difesa e Sicurezza del Parlamento iracheno ha (finalmente) aperto un'indagine.

🇹🇷 Nell'ultima settimana in tutta Europa si sono svolte manifestazioni a sostegno della resistenza curda e del Rojava. A Roma al corteo è stato impedito a lungo di partire da parte della questura per la "presenza di bandiere del #PKK". Molti ambasciatori, in ultimo anche quello italiano, sono stati convocati dal ministro degli Esteri turco per protesta formale per non aver impedito e sciolto "iniziative pubbliche a favore di organizzazioni terroristiche".

🇸🇪 Nel frattempo il balletto attorno alla richiesta di ammissione di #Svezia e #Finlandia alla #NATO prosegue: l'ambasciatore turco in Svezia ha chiesto l'estradizione di Amineh #Kakabaveh, deputata svedese di origine curda e in passato militante del gruppo marxista-leninista Komala nel #Rojhilat (Kurdistan iraniano). Nonostante abbia poi ritrattato la sua richiesta, il caso ha creato scalpore: Amineh è curda-iraniana e non ha mai fatto parte del PKK.

🗣 Attorno al ricatto in cui si sono infilati da soli i governi di Stoccolma e Helskinki ruotano i destini di migliaia di persone - che ora temono persino di scendere in piazza a manifestare. Lo ha detto bene proprio Kakabaveh, il cui voto in parlamento è vitale per la sopravvivenza dell'esecutivo svedese. La sua scelta dipenderà dalla posizione che la premier deciderà di assumere nei confronti delle richieste avanzate dalla Turchia contro la comunità curda presente nel paese.
🇹🇷 Strage di #Zaxo, proteste in tutto l'Iraq contro l'occupazione militare turca
🛩 Due giorni fa, il 20 luglio droni turchi hanno colpito un'area di villeggiatura nella cittadina di Zaxo, nel #Kurdistan iracheno, vicino al confine con la #Turchia. Nel bombardamento, 8 turisti hanno perso la vita e 23 sono rimasti feriti. Negli ultimi 7 mesi di attentati su suolo iracheno, lo Stato turco ha ucciso 28 civili.

🗣 Non appena resa pubblica la notizia della strage, in tutto l'Iraq le persone sono scese in piazza per protestare contro il silenzio di Baghdad e Erbil (sede del Governo regionale del Kurdistan iracheno) sull'invasione de facto in corso da anni nel nord #Iraq da parte della Turchia. Le proteste non si sono limitate alla sola regione curda, ma sono esplose anche a Baghdad, dove i manifestanti hanno preso d'assalto l'ambasciata turca.

🤐 La propaganda di Stato e i media hanno ovviamente negato la responsabilità turca della strage, affermando invece che questa sarebbe colpa del #PKK e dei "terroristi curdi" - motivo per cui le truppe di Ankara si troverebbero nel nord Iraq, coinvolte in operazioni "di sicurezza nazionale".

🚩 Ricordiamo che il 20 luglio era anche il triste anniversario di un'altra strage avvenuta con la complicità dell'intelligence di Ankara: quella di #Suruc del 2015, compiuta da attentatori suicidi dell'ISIS. Persero la vita 32 militanti della Gioventù socialista turca che si trovavano nel Centro culturale Amara della cittadina sul lato turco del confine con la #Siria, in procinto di partire per supportare la ricostruzione della vicina #Kobane. La polizia turca bloccò l'arrivo delle ambulanze e anzi aggredì e arrestò i sopravvissuti e le persone scese in piazza.