Rojava Resiste
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Canale di informazione sul Vicino e Medio Oriente e solidarietà con la rivoluzione confederale in Siria del Nord
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Cosa sappiamo della maxi operazione repressiva di settimana scorsa nel #Kurdistan turco?

🚔 1.Nella principale città curda di Amed (Diyarbakir), la polizia ha fatto irruzione in più di cento abitazioni a partire da mezzanotte. Il giornalista Abdurrahman Gök ed il co-presidente provinciale dell'HDP Mehmet Şerif Çamçı, sono tra le dozzine di persone prese in custodia.

2. La polizia ha fatto irruzione nell'appartamento del giornalista curdo Gök con fucili d'assalto ha effettuato perquisizione sequestrando libri, riviste e attrezzature professionali. Nell'ambito della stessa operazione, la giornalista Semiha Alankuş è stata arrestata a Istanbul.

3. Inoltre la polizia ha fatto irruzione all'interno del DTK (Congresso per la società democratica), devastandolo e sequestrando documenti con nomi e indirizzi, mentre i veicoli blindati della polizia hanno circondato l'ufficio HDP ad Amed.

🚷 4. Nei precedenti 3 giorni altre 140 persone erano state arrestate. Erdogan aveva annunciato una nuova stretta repressiva: "Se quelle persone coinvolte nel terrore (riferendosi ai membri dei partiti curdi) vincono alle urne, faremo ciò che è necessario e nomineremo commissari“.

5. Si calcola che negli ultimi 2 anni Erdogan abbia fatto arrestare circa 11.000 membri dell'#HDP, di cui 4.500 in carcere.

6. Il processo contro il leader HDP Demirtsas conferma una persecuzione e una condanna che supererebbe i 130 anni di carcere, con l'accusa di "terrorismo" e legami con il Pkk.

✌️L'obiettivo è chiaro: fiaccare e terrorizzare una forza politica che, nonostante l'aspra repressione degli ultimi 3 anni, ha confermato la sua solidità e capacità di raccogliere un consenso che oscilla tra l'80 e il 95% nel sud est turco e che ha raggiunto il 15% a Istanbul.
🇹🇷 Turchia: emergenza #Covid19 non blocca repressione e guerra sporca
🎙 Lunedì 30 marzo Ankara ha rivendicato l'uccisione della compagna Nazife Bilen, la più alta donna in grado nel #PKK: un'operazione di guerra sporca realizzata da TSK (servizio militare) e MIT (intelligence turca) nelle montagne di #Qandil (Nord #Iraq). La resistenza curda non ha ancora confermato.

🚔 In #Turchia, il governo #AKP ha annunciato il rilascio temporaneo di 90mila detenuti dalle carceri sovraffollate del paese (oltre 300mila su 80mln di abitanti) per l'emergenza epidemiologica. Restano esclusi tutti i prigionieri politici #HDP, combattenti #PKK e di altri gruppi armati turchi, giornalisti, accademici, oppositori di diverse fazioni.

🚑 In #Siria prosegue nel frattempo l'offensiva militare turco-jihadista contro il #Rojava, con il bombardamento delle strutture ospedaliere lungo il fronte e il blocco della fornitura d'acqua per quasi 500mila persone.

🗣 Il blocco della guerra deve essere assunta dalla Comunità internazionale e OMS come parte della lotta contro il #Coronavirus.
🇹🇷 #Turchia: epidemia e repressione politica
🦠 #Covid19: secondo i dati del Ministro della Salute, in #Turchia sono registrati 126mila confermati, oltre 63mila guariti e quasi 3.400 deceduti. La città di #Istanbul risulta essere il focolaio principale, con circa l'80% dei positivi e dei decessi totali.

🏢 In questo contesto, si colloca la riforma sul sistema carcerario voluta da #Erdogan: attualmente sono circa 300mila i detenuti nei 375 centri penitenziari del paese, di cui 178 sono inaugurati negli ultimi 14 anni di era AKP.

🚔 Vi sono detenuti 100 giornalisti, 570 avvocati, 9 parlamentari nazionali, 23 sindaci eletti e 70 governatori locali e centinaia di consiglieri comunali (per lo più membri del partito filo-curdo e della sinistra anti-kemalista #HDP). Oltre a quasi 2000 combattenti #PKK.

🏴 Otterranno invece la liberazione grazie alla legge svuota-carceri numerosi militanti di estrema destra e legati a organizzazioni criminali, tra cui Ali Agca: membro dei Lupi Grigi, famoso per avere collegamenti con i sistemi mafiosi e gruppi armati di estrema destra che negli anni '70 e '80 hanno ucciso numerosi studenti socialisti e comunisti.

🗣 Restano dentro anche i membri di Grup Yorum, uno dei più importanti gruppi musicali della Turchia. Arrestati e messi al bando per la loro politicizzazione, alcuni sono in carcere e altri ai domiciliari, portando avanti fino a oggi (di poco fa la dichiarazione di fine della protesta da parte del musicista Ibrahim Gökçek) un durissimo sciopero della fame già costato la vita il 3 aprile scorso a Helin Bölek.
La repressione in #Turchia colpisce quotidianamente ogni forma di opposizione
🚔 Ad #Amed (#Diyarbakir), numerose abitazioni sono state prese d’assalto dalla polizia e 13 persone sono state arrestate, le persone colpite sono accusate di aver pianificato azioni per celebrare l’anniversario delle rivolte di #Kobane dal 6 all’8 ottobre 2014.

🚨Già martedì 12 persone erano state arrestate nell’ambito della repressione politica dell’opposizione curda, tra loro i politici di #HDP Aziz Başboğa e Ihsan Deniz. Di cosa siano accusati non è chiaro. Il fascicolo è riservato e agli arrestati viene negato l’accesso agli avvocati.

🤐 Per quanto riguarda la stampa, al momento sono 63 i giornalisti in carcere in Turchia: le ultime condanne sono state pronunciate a settembre quando 6 reporter sono stati condannati complessivamente a 27 anni di carcere. Inoltre 50 giornalisti al momento si trovano sotto processo: in totale, spiega il sindacato turco della stampa DFJ, rischiano due ergastoli aggravati e pene detentive da un minimo di 266 anni a un massimo di 649.

🔈Nello stesso mese la macchina della censura gestita dal Rtuk, il Consiglio supremo per la Radio e la Televisione, ha comminato multe contro sei canali tv e 28 siti per reati politici.

🎬 Anche il cinema è sotto attacco: il regista curdo Veysi Altay è stato condannato al carcere per il suo documentario "Nû Jîn" che racconta la resistenza a Kobane. L'accusa è di "propaganda terroristica". Condannato insieme a lui anche Dicle Anter, l'ex direttore del cinema in cui è stato proiettato il film.

📉🗣 Numeri su numeri che descrivono un clima di repressione sempre più soffocante, che sembra proporzionale alle crisi interne vissute dal governo turco: da quella economica (svalutazione della lira, inflazione, effetti della pandemia) a quella sociale (rispetto alle recenti proteste per il diritto alla casa degli studenti in tutto il paese).
❗️Siamo alla vigilia di una terza invasione turco-jihadista del #Rojava?
🏴 Continuano a intensificarsi gli attacchi della #Turchia al Rojava. Il co-presidente del Consiglio Esecutivo della regione dell'Eufrate ha dichiarato come gli attacchi non si siano mai fermati dall'ultima invasione, ma che negli ultimi tempi stanno aumentando, unendosi ad attacchi alla popolazione civile attraverso il blocco dell'acqua, l'embargo economico, assassini e rapimenti mirati.

🇹🇷 Potremmo dunque essere alla vigilia di una terza invasione della #Siria del Nord-Est da parte di Ankara, dopo quelle di marzo 2018 ad #Afrin e ottobre 2019. Erdogan si è recato al #G20 di Roma con questo obiettivo: ottenere il permesso (soprattutto dalla Russia di Putin) di attaccare di nuovo le Forze Siriane Democratiche, le Ypj e le Ypg a Tell Tamir e Kobane.

🇷🇺🇪🇺🇺🇸 L’offensiva che Putin e il presidente siriano #Assad si preparano a sferrare sull’area di #Idlib, controllata da bande jihadiste filoturche, infatti, creerà nuovi flussi di profughi. Erdogan, quindi, ha comunicato a Putin, Biden, e soprattutto ai leader dell’UE, di aver bisogno di maggiori fette di territorio in Siria per collocarli affinchè non raggiungano la Turchia e, quindi, l’Europa (compito per il quale il "Sultano" turco riceve, da anni, miliardi di euro dall’UE).

📢 A corollario, la scorsa settimana il parlamento turco ha approvato il rinnovo delle operazioni militari in Siria e in #Iraq per altri due anni. Solo l'#HDP (partito democratico dei popoli, sinistra filo-curda e anti-nazionalista) e il CHP (partito repubblicano kemalista) hanno votato contro.

🗣️ Un componente della Commissione dei diritti umani del Parlamento iracheno ha denunciato pubblicamente l'utilizzo da parte della Turchia di armi chimiche sul territorio del Kurdistan iracheno.