Unione Popolare
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ELEZIONI REGIONALI LOMBARDIA – UNIONE POPOLARE C'E'

Unione Popolare continua il percorso per la creazione di un forte movimento popolare in grado di poter rappresentare e fare gli interessi di chi, in questi anni, è sempre più stato spinto ai margini dalle politiche liberiste e predatorie messe in atto dai pochi nei confronti della maggioranza della popolazione.

Anche per questo motivo Unione Popolare ha scelto di correre da sola in Lombardia, una regione che è diventata simbolo di un paese sempre più diseguale e ingiusto. Dove una minoranza di privilegiati pensa di disporre, a proprio uso e consumo, dei beni pubblici e del lavoro della maggioranza.

Una regione che, come l’epidemia di Covid ci ha mostrato, ha visto il sostanziale fallimento della sanità privatizzata. Una regione dove la medicina territoriale è praticamente scomparsa. Dove esiste un gigantesco problema abitativo, con affitti assurdi che studenti e lavoratori, coloro che reggono l’economia della Lombardia, sono costretti a pagare. Una regione che sia il centrodestra che il sedicente campo progressista hanno reso sempre più “esclusiva”, con centri città patinati e tirati a ludico e periferie dimenticate.

Per tutti questi motivi Unione Popolare ha deciso di correre da sola. Per marcare un segno di rottura con la (mala)politica lombarda che in questi anni ha creato una regione sempre più “a misura” di privilegiati. Per continuare, battendo sui temi e sui territori, il percorso di costruzione di un’alternativa dai molti per i molti.

Unione Popolare domani presenterà la candidatura di Mara Ghidorzi come presidente e inizierà la raccolta delle firme. Ne serviranno 8mila, una cifra importante, ma che, come dimostrato già questa estate durante le elezioni politiche, non ci spaventa.

#UnionePopolare #Uniamoci #Lombardia #ElezioniLombardia
Stamattina conferenza stampa di presentazione della nostra candidata in Lombardia Mara Ghidorzi
#UnionePopolare #Uniamoci #UPLombardia
Che la manovra sarebbe stata contrassegnata da un attacco agli ultimi rimasugli di welfare in questo paese era chiaro a tutti. Il Governo Meloni, in perfetta continuità con il Governo Draghi, procede spedito con l’attuazione di politiche che fanno ricadere la crisi, causata dalle folli decisioni socio-economiche di pochi privilegiati, sulla maggioranza della popolazione.

Non solo, il Governo Meloni, oltre all’indirizzo pratico, sta anche confermando l’indirizzo ideologico del Governo Draghi. La povertà è una colpa. E se sei colpevole non meriti nulla. Così nella legge di bilancio finisce un emendamento emblematico: via il reddito di cittadinanza a chi non ha completato le scuole.

In un Paese dove l’abbandono scolastico è un gigantesco macigno, il messaggio è: non solo non ti diamo le opportunità di completare la scuola, non solo ti colpevolizziamo moralmente per non averla conclusa, ma ti facciamo anche pagare le conseguenze di un qualcosa che non abbiamo fatto nulla per risolvere.

Nel 2020 le statistiche in tal senso erano impietose: il 13,5% dei ragazzi nella fascia 18-24 non aveva completato le scuole superiori (media UE: 10,2%). Dati ancora più drammatici se andiamo ad analizzarli nel dettaglio. Al Sud ad esempio si toccano punte di quasi il 20% tra i giovani uomini, mentre per gli stranieri si sfora addirittura il 30%. Abbandono che quasi sempre è subordinato a situazioni di disagio socio-economico e da pressioni sociali che spingono questi ragazzi a dover precocemente entrare nel mondo del lavoro per contribuire al sostentamento familiare. Andando a occupare proprio quella parte del mercato del lavoro soggetta a lavori poveri e senza tutele che il Reddito di Cittadinanza stava, pur con tutti i suoi limiti, contrastando.

La colpa è del povero, dell’ultimo, dell’emarginato. E, secondo l’ideologia dei governi che in questi anni si sono succeduti in Italia, è moralmente giusto che siano i poveri, gli ultimi, gli emarginati a pagare le follie e gli errori dei ricchi, dei “primi”, dei privilegiati.

#UnionePopolare #Uniamoci
L’ULTIMA VERGOGNA DELLO SCUOLA-LAVORO: SE MUORI DA STAGISTA NON HAI DIRITTO AL RISARCIMENTO
Ricordate Giuliano De Seta, ragazzo appena maggiorenne, morto mentre era costretto ad adempiere ai suoi “doveri” per quell’aberrazione dello scuola-lavoro?
Ebbene, oltre la tragedia per la famiglia di Giuliano rischia di esserci anche la beffa. Perché secondo le nostre leggi lo “status” di stagista non ti dà diritto automaticamente al risarcimento. Quest'ultimo è previsto in linea teorica solo se lo stagista è anche capofamiglia. Ma visto che Giuliano era ancora studente, non potendo essere capofamiglia, il risarcimento nemmeno gli spetterebbe.
Un’assurdità che oltre al farci gridare allo scandalo deve farci anche riflettere sulle storture di un sistema, sia per quanto riguarda l' alternanza scuola-lavoro che per quanto riguarda le morti sul lavoro, che oltre a mettere a rischio la vita di tantissimi lavoratori (1006 vittime da gennaio a novembre 2022!) obbliga ragazzi nemmeno o poco più che maggiorenni a sottoporsi agli stessi rischi. Tutto questo per fornire, in modo mascherato e dietro l’illusione della “gavetta”, manodopera gratuita a un tessuto industriale che, non investendo in ricerca e sviluppo e incapace di essere ad alto valore aggiunto, ha nell’abbassamento della quota salari e nei tagli in sicurezza sul lavoro l’unica leva per mantenere la sua quota di profitto.
Con la beffa finale, perché se sei in fabbrica per lo scuola-lavoro, quindi se sei costretto a fare lo stagista, proprio la tua condizione di stagista obbligato dall'alternanza scuola-lavoro non ti permette nemmeno di far ottenere un (per nulla consolatorio) risarcimento alla tua famiglia.
#alternanzascuolalavoro #UnionePopolare #Uniamoci
Lavora sodo, contribuisci alla “crescita” della “grande famiglia” che è l’impresa dove lavori e certamente l’imprenditore ti ricompenserà. Poi esiste il mondo reale. Certo, esempi, soprattutto nella piccola impresa, di premi dati ai lavoratori ci sono stati e ci saranno. Ma rappresentano l’eccezione. La regola, nel capitalismo predatorio di oggi, soprattutto se parliamo di grandi aziende e multinazionali, è spremere, spremere, spremere. Privatizzare il profitto e socializzare le perdite.

Così capita che Amazon faccia registrare un profitto di 414 miliardi di euro. Ma al contempo vada a “punire” con il licenziamento chi concretamente ha creato quei 414 miliardi di euro di profitto: i lavoratori.

Così Jeff Bezos, mentre gareggia con Elon Musk per lo scettro di uomo più ricco al mondo, ha deciso che coloro che fattivamente creano la sua ricchezza sono di troppo. E se l’amichetto ne licenzia 3700 da Twitter, lui vuole essere anche in questo il primo e ne licenzierà, secondo alcune stime, ben 18mila. Anche in Europa e in Italia.

Con buona pace di chi, gridando ai miracoli del liberismo e di questa globalizzazione, ha spalancato le porte, steso tappeti rossi e creato un impianto legale e fiscali su misura per questi signori. Perché creano ricchezza, dicevano. Forse si sono dimenticati di dire che la ricchezza la tengono per loro, ma chi concretamente gliela crea questa ricchezza, i lavoratori, appena non servono più sono messi alla porta… senza nemmeno un grazie.

#Amazon #UnionePopolare #Uniamoci
ABBASSATE GLI AFFITTI E ALZATE I SALARI

Gli affitti nelle città italiane hanno ormai raggiunto cifre ridicole. Visto che nessuno ne parla, vi diamo noi un po’ di dati: 1853€ per un bilocale a Milano (cifra ben al di sopra di uno stipendio medio!) che si aggiudica tristemente il quarto posto in Europa per caro affitti. Anche Roma non scherza, visto che registra un aumento del 20% rispetto al 2014. Eppure siamo l’unico Paese europeo in cui i salari non hanno fatto altro che diminuire negli anni.

Oggi chi ha il privilegio di studiare (perché ormai di privilegio si tratta!) o lavorare in una grande città e non ha una casa di proprietà, è costretto a pagare cifre altissime per una stanza di pochi metri quadrati, a cui bisogna aggiungere le varie spese di bollette da capogiro.

Per questa situazione fuori controllo possiamo ringraziare le liberalizzazioni e agevolazioni che i vari governi hanno concesso ai proprietari di casa. Un esempio? Il regime fiscale sulle locazioni brevi (cioè sugli Airbnb) prevede per chi possiede fino a QUATTRO CASE una tassazione al 21%. Pensate che l’aliquota Irpef sul reddito fino a 15000 euro è del 23%. Cioè le imposte sugli immobili sono più basse di quelle su lavoro a basso livello di reddito.

La proprietà, insomma, in certi casi diventa vero e proprio abuso a danno di chi ha meno.

Per questi motivi pretendiamo che gli affitti siano abbassati e regolamentati una volta per tutte.

#affitti #casapertutti #Uniamoci #UnionePopolare
UNIONE POPOLARE C’È

Siamo riuscite/i anche stavolta a raccogliere le firme necessarie per presentare la nostra lista alle regionali sia nel Lazio che in Lombardia. Un immenso grazie alle nostre candidate, Mara Ghidorzi e Rosa Rinaldi, a chi ha lavorato intensamente affinché questo obiettivo fosse raggiunto, e anche a chi ha deciso di dare fiducia a Unione Popolare con una firma.

Unione Popolare non poteva che presentarsi sola anche questa volta, poiché l’alternativa avrebbe implicato una rinuncia alle nostre promesse e ai nostri obiettivi.

Ci batteremo affinché i cittadini e le cittadine non si sentano più numeri ininfluenti abbandonati dall’amministrazione di turno, bensì attivi e attive protagonisti/e della cosa pubblica.

Le nostre proposte:
🟣sanità pubblica, territoriale e accessibile a tutti,
🟣trasporto pubblico efficiente e accessibile a tutti,
🟣reale rivoluzione verde,
🟣lotta senza quartiere a tutte le mafie,
🟣diritti sociali e civili per tutte/i

Un altro mondo è possibile. Uniamoci per costruirlo.

#Sanità #UnionePopolare #Lazio2023 #Lombardia2023 #Uniamoci
CI SIAMO! AL VIA LA CAMPAGNA DI ADESIONI A UNIONE POPOLARE.

Da lunedì 7 agosto potremo aderire allo spazio politico di Unione Popolare, con un contributo minimo di 5 euro!

Dopo i risultati elettorali delle elezioni politiche dello scorso settembre, ci sono arrivate centinaia di messaggi di incoraggiamento a non mollare e a “non disunirci”. Abbiamo promesso a chi ha scelto di darci fiducia che non avremmo rinunciato al nostro progetto politico di cambiamento per un Paese più giusto, più solidale, più unito e più sicuro. Per queste e per le prossime generazioni. E infatti, dopo un anno siamo qui a batterci, negli spazi reali e virtuali, con più entusiasmo di un anno fa. Nel frattempo, il nostro Paese è diventato sempre più prono a un sistema che alimenta guerre, disuguaglianze, esclusioni, precarietà, rassegnazione, nonché una sempre più diffusa depressione tra chi non si riconosce in tutto questo.

Per questo c'è urgente bisogno di creare uno spazio politico aperto, in grado di costruire un'alternativa per l'Italia e l'Europa.

Unione Popolare ha bisogno di te, del tuo contributo, delle tue idee, del tuo desiderio di cambiare le cose… ora tocca a te!

#Uniamoci! #acCompagnamoci insieme!
“Secondo l’Eurostat l'Italia è l’ultimo di 27 Paesi per tasso di occupazione fra neolaureati, dietro persino a Grecia e Romania.

Questo spiega l’emigrazione di massa - la vera emergenza negata - verso l'estero che va avanti da anni in proporzioni da primo dopoguerra quando il Paese era in macerie: 337.000 giovani laureati secondo I’Istat sono emigrati in un decennio.

Siamo di fronte al fallimento delle politiche neoliberiste degli ultimi tre decenni che hanno visto il nostro Paese perdere una quota enorme di tessuto industriale, lo smantellamento delle grandi imprese pubbliche e dello stesso Stato. Le difficoltà di utilizzare i fondi del Pnrr fotografano lo stato degli enti locali, le liste di attesa quello della Sanità pubblica.

Come ci ricordava Luciano Gallino è lo Stato che deve creare occupazione. Il gap del nostro Paese rispetto al resto dell'Ue per quanto riguarda il numero di dipendenti pubblici è di dimensioni enormi. Persino negli Usa, la patria del neoliberismo e dello "Stato minimo", il numero di dipendenti pubblici in proporzione agli abitanti è superiore a quello dell'Italia.

Per questo c’è bisogno di un piano per il lavoro per il rilancio del pubblico, la riconversione ecologica, la cura delle persone e del territorio”.

Continua a leggere l’articolo del nostro Maurizio Acerbo su @ilfattoquotidianoit

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