♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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🎼 IL PIÙ CELEBRE PRIMA DI BELLINI

Il 24 ottobre 1725 moriva a #Napoli uno dei maggiori compositori europei vissuti a cavallo tra seicento e settecento, il palermitano Alessandro Scarlatti, considerato tra i principali esponenti della musica d’epoca barocca, nonché il più celebre compositore siciliano vissuto prima del catanese Vincenzo Bellini.

Nato a #Palermo il 2 maggio 1660, Scarlatti fu battezzato presso la Chiesa di Sant’Antonio Abate, nota ai palermitani come “Ecce Homo”. La carriera musicale per cui diverrà noto fu condivisa anche dal fratello Francesco, morto in #Irlanda, e dalla sorella Anna Maria, con cui Alessandro si trasferì a #Roma nel 1672.

Secondo alcune ipotesi suo primo maestro fu l’anziano Giacomo Carissimi. Nella città pontificia il compositore palermitano sposò nel 1678 Vittoria Ansalone, da cui ebbe numerosi figli, tra cui i futuri musicisti Domenico e Pietro Filippo.

Ottenuto il primo successo nel 1679, Scarlatti fu assunto come maestro di cappella dell’ex Regina Cristina di #Svezia, trasferitasi a Roma dopo la conversione al cattolicesimo e l’abdicazione dal trono scandinavo. Con l’aiuto della svedese e di Gian Lorenzo Bernini, Scarlatti si impose ben presto come il maggiore operista d’Italia.

Nel 1683 si trasferì a Napoli, chiamato dal nuovo Viceré, il Marchese di El Carpio. Negli anni trascorsi nella città partenopea Scarlatti compose un gran numero di opere, pur non perdendo mai i legami ed i contatti con Roma e soggiornando per vari periodi in altre città, tra cui #Firenze, dove lavorò per il Granduca di #Toscana Ferdinando de’ #Medici.

Tra le sue opere più note vi sono “L’honestà negli amori” (1680), “Il Pompeo” (1683), “Pirro e Demetrio” (1694), “Il Mitridate Eupatore” (1707), “Il Tigrane” (1715), “Il trionfo dell’onore” (1718), “Griselda” (1721). A lui ed al figlio Domenico è intitolato il cratere Scarlatti sul pianeta #Mercurio.
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NATI IN QUESTO GIORNO

✝️
1589: Nasce a #Caltagirone il religioso Innocenzo Marcinnò.

⚔️ 1646: Nasce a Palermo il militare Ferdinando Moncada Gaetani.

📜 1886: Nasce a #Favara il giurista Gaspare Ambrosini.

🥀 SCOMPARSI OGGI

🎨 1807: Muore a Roma il pittore Mariano Rossi, nativo di #Sciacca.

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💰 DALLA MONETA DELL’IMPERATORE A QUELLA DELL’USURPATORE

Il 5 novembre 1266 l’usurpatore Carlo d’#Angiò, che aveva preso il controllo del Regno di #Sicilia dopo la sconfitta di Re Manfredi a #Benevento il 26 febbraio 1266, decretò l’emissione di una nuova moneta, denominata “Reale”.

Il Reale angioino, coniato in oro, era in realtà una moneta quasi del tutto simile al glorioso “Augustale” di Federico II di #Svevia, il quale aveva iniziato a circolare a partire dal 1231. Il differente nome era dovuto al diverso titolo dei due sovrani: Imperatore, e quindi “Augusto”, Federico II; Re (per quanto illegittimo) Carlo.

L’emissione della moneta fu affidata alla già esistente zecca di #Messina e, per i territori più settentrionali del Regno, alla neonata zecca di #Barletta, in #Puglia. Nel 1278 la sua emissione passò alla zecca di #Napoli.
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Nato Oggi

✝️ 1715: Nasce a #Nicosia San Felice.

🥀Scomparso Oggi

📜 1977: Muore a #Firenze il politico Giorgio La Pira, nativo di #Pozzallo.

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📖 DAI BORBONE AI SAVOIA UNA VITA ALL’OPPOSIZIONE

Il 12 novembre 1811 nasceva a #Palermo il politico, filosofo, giurista e giornalista Vito d’Ondes Reggio, protagonista dei moti rivoluzionari e indipendentisti del 1848 e poi coraggioso esponente del fronte autonomista siciliano dopo l’unità d’Italia.

Appartenente alla nobiltà palermitana, Reggio ottenne la laurea in giurisprudenza nel 1832. L’anno seguente diede alle stampe la sua prima opera, dedicata alla controversia giuridica e diplomatica sviluppatasi per il possesso dell’#IsolaFerdinandea. L’apprezzamento governativo riscosso per quest’opera valse a Reggio la nomina a magistrato.

Anni dopo, a causa delle sue idee politiche liberali ed avverse all’assolutismo napoletano, tuttavia Reggio finì per essere denunciato insieme al cognato Emerico Amari, all’economista Francesco Ferrara ed a Raffaele Busacca. Per tale ragione nel 1844 fu allontanato dalla #Sicilia e trasferito nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie.

Allo scoppio della Rivoluzione siciliana del 1848 Reggio lasciò #Chieti e fece ritorno a Palermo. Eletto nel ricostituito Parlamento Siciliano, egli fece parte della commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione e fu lui a leggere il proclama del 13 aprile che dichiarava decaduta la dinastia dei #Borbone dal trono di Sicilia. Successivamente fu Ministro, prima dell’interno e poi dell’istruzione. Con la sconfitta della Rivoluzione nel 1849, Reggio fu costretto a lasciare la Sicilia alla volta di #Malta insieme a Ruggero Settimo. Successivamente si rifugiò nel Regno Sabaudo.

Dopo lo sbarco dei Mille di #Garibaldi, il giurista tornò in Sicilia, ma da autonomista e cattolico intransigente prese le distanze dall’operato delle autorità piemontesi. In tale veste, oltre a criticare l’annessione ed il plebiscito del 1860, si batterà in Parlamento contro la Legge Pica relativa alla lotta al brigantaggio, da lui giudicata incostituzionale, e contro le cosiddette “leggi eversive” del 1866.

Dopo la breccia di Porta Pia del 1870, in ottemperanza al “Non Expedit” emanato da Papa Pio IX, Vito d’Ondes Reggio abbandonò la vita politica attiva. Morirà a #Firenze il 21 febbraio 1885.
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👩‍🎤 LA VOCE DELLA SICILIA NOVECENTESCA

🎵Con le sue canzoni cariche di malinconia, amore per la propria terra e coraggiosa denuncia sociale, Rosa #Balistreri può a ben diritto essere definita la voce della #Sicilia del novecento.

👶Nata a #Licata il 21 marzo 1927 presso un'umilissima famiglia, all'età di sedici anni Rosa sposò Gioacchino Torregrossa, uomo che in seguito la cantautrice definirà «latru, jucaturi e ‘mbriacuni». Il matrimonio, da cui nacque la figlia Angela, finì quando Rosa, apprendendo che il marito aveva perso al gioco il corredo della figlia, lo colpì con una lima e, credendo di averlo ucciso, si costituì. A causa di questo gesto la futura cantautrice dovette scontare alcuni mesi di carcere.

Al fine di mantenere la figlia ed aiutare la famiglia d'origine, Rosa svolse i mestieri più umili e disparati, fino a quando fu assunta come donna di servizio presso la casa di una famiglia nobile di #Palermo. Qui si innamorò del figlio del padrone di casa, rimandendo incinta. Tuttavia, accusata di furto, perse il lavoro e scontò altri mesi di galera. Uscita dal carcere, trovò occupazione come sagrestana e custode della Chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti, nel centro storico di Palermo, vivendo in un sottoscala con il fratello invalido. Perso anche questo lavoro per via di gravi problemi con il sacerdote della chiesa, Rosa decise di lasciare Palermo e trasferirsi a #Firenze.

Nel capoluogo toscano lavorò dapprima come donna di servizio presso famiglie benestanti e poi aprì un banco di frutta e verdura insieme alla madre e ad altri membri della famiglia giunti da Licata. La sorella Maria, arrivata a Firenze insieme ai figli per sfuggire al marito violento, fu poi uccisa da quest'ultimo. Per il dispiacere il padre di Rosa si suicidò impiccandosi. Le dolorose esperienze familiari ebbero senza dubbio un impatto importante sullo struggente stile della cantautrice.

A inizio anni sessanta Rosa conobbe il pittore fiorentino Manfredi Lombardi, con cui visse per parecchi anni. Risale a quest'epoca l'inizio della carriera pubblica come cantante folk. Dopo aver collaborato con Dario Fo tra il 1966 ed il 1969, Rosa balzò agli onori delle cronache per la mancata partecipazione al Festival di #Sanremo del 1973 con il brano "Terra che non senti", escluso per ragioni politiche. Con questa canzone la Balistreri avrebbe voluto denunciare le drammatiche condizioni della sua terra, la Sicilia.

In quell'occasione dichiarò: «Finora ho cantato nelle piazze, nei teatri, nelle università, ma sempre per poche migliaia di persone. Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l’abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie. Era questo il mio scopo quando ho accettato di cantare a Sanremo. Anche se nessuno mi ha visto in televisione, tutti gli italiani che leggono i giornali sanno chi sono, cosa sono stata, tutti conoscono le mie idee, alcuni compreranno i miei dischi, altri verranno ai miei concerti e sono sicura che rifletteranno su ciò che canto».

Tornata a vivere Palermo nel 1971, collaborò - tra gli altri - con il poeta Ignazio Buttitta, che di lei disse «ogni volta che cercheremo le parole, i suoni sepolti nel profondo della nostra memoria, quando vorremo rileggere una pagina vera della nostra memoria, sarà la voce di Rosa che ritornerà a imporsi con la sua ferma disperazione, la sua tragica dolcezza». Morì a Palermo il 20 settembre 1990, a 63 anni. Artiste come Carmen Consoli hanno più volte sottolineato l'importanza di Rosa nella storia della musica popolare siciliana.

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✍🏻 LA POETESSA PATRIOTA

Tra le grandi donne dell'ottocento siciliano un posto d'onore è occupato dalla poetessa e traduttrice Giuseppina Turrisi Colonna, che con le sue liriche cariche d'amor patrio sognò di essere la Giovanna d'Arco siciliana. Come la “Pulzella d'Orléans”, anche la poetessa palermitana trovò la morte quando era ancora giovane, poco dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848.

Giuseppina Turrisi Colonna nacque a #Palermo il 2 aprile 1822 presso una famiglia della nobiltà locale, crescendo in un ambiente culturalmente assai sofisticato. La sorella maggiore, Anna, diverrà un'apprezzata pittrice, mentre Giuseppina sin dalla tenera età si abituò a trascorrere il tempo sui libri, componendo commedie poi recitate in casa insieme ai fratelli. Di carattere timido e solitario, Giuseppina fu istruita dapprima dalla colta madre, Rosalia Colonna Romano, e poi frequentò l'esclusivo istituto “Revillon”. Ebbe, inoltre, due precettori d'eccezione: l'abate toscano Giuseppe Borghi e lo scrittore e patriota palermitano Francesco Paolo Perez, il cui insegnamento era basato sul metodo socratico.

Grazie ai suoi maestri Giuseppina riuscì ad acquisire vastissima padronanza dell'italiano scritto, cosa non scontata in un'epoca in cui nell'isola era ancora il siciliano a costituire la lingua “nazionale”, al di là dei contesti ufficiali. Nei tanti anni dedicati allo studio ed alla lettura, la Turrisi Colonna si appassionò a scrittori e poeti come Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni e l'inglese Lord Byron, a cui in seguito dedicò alcuni suoi componimenti poetici.

Nel 1837, quando aveva solo quindici anni, Giuseppina assistette alla terribile epidemia di colera che colpì la #Sicilia mietendo migliaia di vittime e provocando, soprattutto nella parte orientale dell'Isola, episodi insurrezionali repressi nel sangue dall'esercito borbonico. Questa esperienza ebbe un'influenza notevole sulla produzione poetica della Turrisi Colonna.

Quattro anni dopo, nel 1841, all'età di diciannove anni, Giuseppina diede alle stampe la sua prima raccolta di poesie, non priva di riferimenti all'epidemia del 1837. Con l'uscita del suo primo volume, il nome della poetessa iniziò ad essere noto oltre i confini stessi dell'isola. Due anni dopo, nell'ode “Alle donne siciliane”, il ricordo dell'epidemia affiorò nuovamente, con la poetessa dedita ad incitare le sue compatriote a rifare grande la Sicilia:

«No, benché il tempo muta
La fortuna dei regni e delle genti,
Non han foglia perduta
Le tue belle corone, o Patria mia!

Fra lance, e spade, e riversati busti.
Deh sì lieto per noi rifulga il sole;
Deh, come il cor desia,
In noi l'ardire dei Sicani Eroi,
L'antica tempra si rifonda in noi!»

Secondo vari biografi all'inizio degli anni quaranta andrebbe collocata la nascita della storia d'amore tra la Turrisi Colonna ed il principe e grecista palermitano Giuseppe De Spuches. I due, tuttavia, convoleranno a nozze solo il 29 aprile 1847, dopo che la poetessa - tra le altre cose - aveva soggiornato a #Firenze nel 1846. Divenuta principessa di Galati in virtù del matrimonio con De Spuches, la poetessa fece in tempo a vedere i palermitani insorgere il 12 gennaio 1848, ma la sua personale tragedia era purtroppo alle porte.

Subito dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari, incinta e malata di fegato, Giuseppina si trasferì col marito nella villa paterna di #Castelbuono, portando a termine una difficile gravidanza il 14 febbraio. Poche ore dopo il parto, tuttavia, la bambina data alla luce morì. Tre giorni dopo, il 17 febbraio 1848, a poco più di un mese di distanza dal compimento dei ventisei anni, Giuseppina Turrisi Colonna venne colta da aneurisma e morì. Fu sepolta nel convento palermitano delle “Cappuccinelle”.

Il marito, oltre a dedicarle cinque elegie latine, volle renderle omaggio commissionando un monumento al celebre scultore Valerio Villareale. Posto nel “pantheon dei siciliani illustri”, presso la Chiesa di San Domenico a Palermo, il monumento reca la seguente iscrizione:

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