L’abominio dell’olocausto, di fatto, non fu solo la crudeltà contro l’umanità, che, tra l’altro, si è esercitata anche in altri tempi come nel periodo dell’inquisizione e non solo, bensì è la razionalità con cui è stato esercitato l’olocausto; ovvero, studiare a tavolino i modi migliori, meno dispendiosi, sia dal punto di vista prettamente economico che dal punto di vista psicologico per i carnefici, per rendere uno sterminio di massa il più efficace possibile.
È l’esperienza che ci dà la storia, conoscendola, che permette di chiederci, ad un certo punto, se ciò che è efficace, efficiente, performante per l’apparato, sia sempre giusto.
Efficace non sempre vuol dire giusto, perché l’idea di giustizia porta con sé altri elementi scartati da un programma basato sull’efficienza, porta con sé altre prospettive.
L’umanità imparerà a non commettere più abomini come l’olocausto solo quando considererà prima la problematica di ciò che è giusto o meno e solo dopo la questione dell’efficienza.
Altro elemento di cui si ha qualche remora nel parlarne pubblicamente, è che i tedeschi sapevano cosa stava succedendo: si erano davvero convinti di essere la razza superiore? Vedo in questo caso esemplare l’attualità di un’illusione che serve da conforto alla mancanza di senso. L’attualità di un bisogno di credere al “condottiero” di turno per giustificare la propria insignificanza.
Dall’omertà alla consapevolezza arrendevole il passaggio è breve. Così si fa (il famoso SI impersonale heideggeriano), è il meschino incipit di quella “banalità del male” dove l’uomo qualunque si fa complice di ingiustizia e crimini per obbedire efficientemente all’apparato, perché quello era il suo mestiere, impiegato li per fare bene il suo compito.
Ricordare, conoscere i fatti è un dovere, perché, come diceva il filosofo Santayana: <<chi non conosce la storia è condannato a riviverla>>.
(Rosa Maggio - Filosofia per la Vita)
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È l’esperienza che ci dà la storia, conoscendola, che permette di chiederci, ad un certo punto, se ciò che è efficace, efficiente, performante per l’apparato, sia sempre giusto.
Efficace non sempre vuol dire giusto, perché l’idea di giustizia porta con sé altri elementi scartati da un programma basato sull’efficienza, porta con sé altre prospettive.
L’umanità imparerà a non commettere più abomini come l’olocausto solo quando considererà prima la problematica di ciò che è giusto o meno e solo dopo la questione dell’efficienza.
Altro elemento di cui si ha qualche remora nel parlarne pubblicamente, è che i tedeschi sapevano cosa stava succedendo: si erano davvero convinti di essere la razza superiore? Vedo in questo caso esemplare l’attualità di un’illusione che serve da conforto alla mancanza di senso. L’attualità di un bisogno di credere al “condottiero” di turno per giustificare la propria insignificanza.
Dall’omertà alla consapevolezza arrendevole il passaggio è breve. Così si fa (il famoso SI impersonale heideggeriano), è il meschino incipit di quella “banalità del male” dove l’uomo qualunque si fa complice di ingiustizia e crimini per obbedire efficientemente all’apparato, perché quello era il suo mestiere, impiegato li per fare bene il suo compito.
Ricordare, conoscere i fatti è un dovere, perché, come diceva il filosofo Santayana: <<chi non conosce la storia è condannato a riviverla>>.
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