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GAZA: "GIORNALISTI" AL SERVIZIO DEL TERRORISMO DI HAMAS

Secondo dichiarazioni rese dalle Forze di Difesa israeliane all’agenzia di stampa francese AFP domenica sera, i due giornalisti palestinesi di Al Jazeera rimasti uccisi domenica in un attacco aereo presso Rafah, nel sud della striscia di Gaza, collaboravano con i terroristi. In particolare, un terrorista si trovava con loro nell’auto colpita e manovrava un “dispositivo volante” che rappresentava una precisa minaccia per le forze impegnate sul terreno.

Testo | Israele.net

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GAZA: "GIORNALISTA" DI AL JAZEERA ERA UN COMANDANTE DI HAMAS

Fino al 2022 il giornalista di Al Jazeera Mohammed Wishah aveva un secondo lavoro come comandante nelle unitĂ  missilistiche anticarro di Hamas, e alla fine del 2022 e passato nel campo ricerca e sviluppo delle unitĂ  aeree di Hamas. Lo rivelano documenti e foto recuperate dalle Forze di Difesa israeliane alcune settimane fa in uno dei campi di Hamas nel nord della striscia di Gaza, e rese note domenica sera dal portavoce militare per i media arabi, Avichay Adraee.

“La mattina giornalista di Al Jazeera e la sera terrorista di Hamas” ha scritto Adraee su X, spiegando che “durante le operazioni è stato sequestrato un computer portatile appartenente a qualcuno di nome Muhammed Samir Muhammed Wishah, nato nel 1986 a Bureij, che risulta chiaramente essere un importante comandante delle unità missilistiche anticarro di Hamas”.

L’account X in inglese delle Forze di Difesa israeliane ha commentato: “Ehi Al Jazeera, pensavamo che i tuoi giornalisti dovessero fornire resoconti imparziali sui fatti, non partecipare attivamente alla loro creazione in prima linea come terroristi di Hamas”.

Il mese scorso, il portavoce militare Daniel Hagari ha presentato le prove che due giornalisti uccisi a Gaza erano in realtĂ  membri di Hamas e della Jihad Islamica palestinese.

Testo | Israele.net

Al Jazeera English Al Jazeera Channel - قناة الجزيرة
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LA DOPPIA VITA DI WISHAH, GIORNALISTA DI AL JAZEERA E COMANDANTE DI HAMAS | di David Spagnoletto

Un giornalista di Al Jazeera era un comandante di Hamas. La rivelazione choc è arrivata grazie ai documenti e foto recuperate dalle Forze di Difesa israeliane alcune settimane fa nel nord di Gaza, che sono stati resi pubblici domenica sera dal portavoce militare per i media arabi, Avichay Adraee.

Portavoce che su X non ha usato mezze parole per definire l’imbarazzo attorno alla rete televisiva satellitare con sede in Qatar, le cui “notizie” vengono prese come oro colato da diversi addetti ai lavori: “La mattina giornalista di Al Jazeera e la sera terrorista di Hamas. Durante le operazioni è stato sequestrato un computer portatile appartenente a qualcuno di nome Muhammed Samir Muhammed Wishah, nato nel 1986 a Bureij, che risulta chiaramente essere un importante comandante delle unità missilistiche anticarro di Hamas”.

Una doppia vita quella di Al Jazeera Mohammed Wishah che fino al 2022 era un comandante nelle unità missilistiche anticarro di Hamas e alla fine del 2022 è passato nel campo ricerca e sviluppo delle unità aeree del gruppo terrorista arabo-palestinese.

Una doppia vita che getta ombre sul lavoro di Al Jazeera, come ha fatto notare l’account X in inglese delle Forze di Difesa israeliane: “Ehi Al Jazeera, pensavamo che i tuoi giornalisti dovessero fornire resoconti imparziali sui fatti, non partecipare attivamente alla loro creazione in prima linea come terroristi di Hamas”.

La credibilità giornalistica dei reporter di Gaza è stato un problema che aveva già sollevato il mese scorso il portavoce militare Daniel Hagari, dimostrando come in realtà due giornalisti uccisi nella Striscia altro non erano che membri di Hamas e della Jihad Islamica palestinese.

Verso Israele stanno arrivando diverse critiche per le modalitĂ  e i mancati risultati della reazione contro Hamas dopo il massacro dei civili del 7 ottobre.

La realtà, però, dice ben altro...

[Continua a leggere l'articolo sul nostro sito >> https://www.progettodreyfus.com/giornalista-al-jazeera-hamas/ ]

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Senza contare che, il 15 febbraio, Hamas ha ammesso di aver perso 6mila combattenti, cioè il 20% del totale dei decessi: va inteso che tutti gli uomini della Striscia sono da ritenersi miliziani jihadisti?

In tutto questo (e ci siamo arrivati) non ci sono solo i morti a seguito degli attacchi di Israele, ma anche quelli causati da esplosioni accidentali, da razzi mal diretti o che han fatto cilecca (il disastro all’ospedale al-Shifa di Gaza per cui, a proposito di “bollettini di Hamas”, molti commentatori occidentali, italiani compresi, ancora non han chiesto scusa per la cantonata che han preso, è il caso più eclatante) e che, però, le autorità palestinesi della Striscia mettono nel calderone alla stregua delle altre vittime della guerra. Ché tanto l’importante è gridare al “genocidio” e scatenare chi, qui da noi, non fa che sgolarsi con berci come “Israele assassino”.

Lo Stato ebraico, da par suo, stima di aver ucciso 12mila affiliati ad Hamas. Sulla base delle sue analisi (sicuramente più accurate) «il rapporto tra vittime civili e combattenti sarebbe notevolmente più basso», chiosa Wyner, «al massimo 1,4 a 1, se non addirittura 1 a 1». Non si riduce la guerra a una lezione di algebra, è vero: però accertare la veridicità delle notizie, specie quando a darle sono i tagliagole del 7 ottobre e lo fanno arbitrariamente, o quando si riempiono i cortei ripetendo a pappagallo slogan sconnessi dalla realtà, è altrettanto utile.

Testo | Liberoquotidiano.it

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BASTA ESSERE UN GIORNALISTA PALESTINESE PER AVERE DIRITTO AL PREMIO DELL'UNESCO? | di Luigi Chiarello

Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), con sede a New York, almeno 97 membri della stampa sono stati uccisi dallo scoppio della guerra in ottobre, 92 dei quali erano palestinesi. Giorni fa, la giuria internazionale professionisti dei media dell'UNESCO ha scelto di assegnare il premio mondiale per la libertĂ  di stampa a tutti i giornalisti palestinesi che seguono la guerra a Gaza, dove Israele sta combattendo contro Hamas da oltre sei mesi.

Ora, sommessamente, si potevano premiare i giornalisti palestinesi con un sacco di motivazioni:

- abnegazione nell'esercizio del diritto di cronaca sotto le bombe,

- coraggio nell'esercizio della professione,

- sacrificio nell'esercizio del dovere informativo, ecc, ecc.

Ma io non ho mai letto grandi reportage dei colleghi palestinesi sulle violenze che Hamas conduce sulla popolazione palestinese, sul giogo che i terroristi esercitano sui gazawi, sul drenaggio che Hamas ha compiuto delle risorse destinate a ospedali e universitĂ  per costruire tunnel e armarsi fino ai denti. NĂ©, ho mai letto scoop su chi ci sia dietro agli ordigni scagliati su Israele, su chi finanzia le brigate Ezzedin al Qassam, sui rapporti tra Hamas e Iran, su come siano arrivate le armi a Gaza, sulle infiltrazioni dei jihadisti dell'Isis nella striscia. Nulla sugli addestramenti per gli attentati, zero documenti palestinesi sulla mattanza del sette ottobre e su come sia stata organizzata.

Allora, esattamente, di quale libertà di stampa parliamo quando l'Unesco li premia con questa motivazione? Siamo tutti qui a ripetere che è un riconoscimento giusto. Che sono liberi. Liberi di scrivere cosa?

Testo | ItaliaOggi

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