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MEDICI SENZA FRONTIERE E IL COLLEGA TERRORISTA UCCISO DA ISRAELE: NESSUNA INDIGNAZIONE PER IL DOTTORE CON IL KALASHNIKOV | di Iuri Maria Prado

I responsabili di Medici Senza Frontiere (Médecins Sans Frontières / MSF) disponevano di parecchie alternative per commentare la notizia secondo cui un loro “collega”, eliminato l’altro giorno dall’esercito israeliano, sarebbe stato coinvolto in attività terroristiche. Apprendendo dell’uccisione, i plenipotenziari di quella sconfinata propensione umanitaria avrebbero potuto – per esempio – contestare la verità della notizia, argomentando e documentando che il loro “collega” non era in realtà un terrorista. Non l’hanno fatto.

Avrebbero potuto rammaricarsi della fine violenta del loro “collega” nella desolazione per la scoperta che era un terrorista. Non l’hanno fatto. Avrebbero potuto piangere il proprio “collega” scusandosi per non essersi accorti che era un terrorista. Non l’hanno fatto. Avrebbero potuto – come hanno fatto – inviare messaggi di condoglianze ai familiari del loro “collega” e avrebbero potuto – come non hanno fatto – chiedere perdono alle vittime dell’attività terroristica di quel medico-miliziano.

Che han fatto, invece, a parte esercitarsi in quelle giuste condoglianze? Hanno messo mano ai propri profili social per dar fuori questo comunicato: “Siamo indignati e condanniamo con forza l’uccisione del nostro collega, Fadi Al-Wadiya, in un attacco avvenuto questa mattina a Gaza City”. Non sono indignati, con se stessi, per aver assunto e tenuto nei propri ranghi un terrorista. Perché? Due ipotesi, diremmo. La prima: che non era un terrorista, e i signori di Medici Senza Frontiere sanno che non lo era. Ma allora (torniamo a ciò che avrebbero potuto fare e non hanno fatto) perché non hanno condannato, oltre che l’uccisione del “collega”, anche la motivazione menzognera che l’avrebbe giustificata? Vai a sapere.

Oppure c’è l’ipotesi seconda, che in greco antico si dice ‘sticazzi: sapevano che era un terrorista, o sono venuti a saperlo, ma non importa. E sul non importa, ovviamente, ci si può sbizzarrire. Non importa perché è una questione di privacy: se un medico, nelle ore libere, allestisce le rampe per il lancio dei razzi sui civili tu che fai, interferisci? Oppure non importa perché l’attività di Medici Senza Frontiere, come ostentano i loro cartigli, è ispirata a “imparzialità, indipendenza e neutralità”: ti arriva l’affiliato degli sgozzatori e tu che fai, lo discrimini? O forse non importa perché c’è il genocidio, c’è la pulizia etnica, c’è la carestia. E, siccome c’è tutto questo, ci sta pure che Medici Senza Frontiere vi si opponga assoldando chi vi si oppone a modo suo, col kalashnikov. Diversi, ma uniti nella lotta.

Se poi fosse tutto falso, e cioè se quel loro “collega” fosse stato solo un medico e non anche un terrorista, sarebbe una tragedia in più di questa orrenda guerra e una tragedia in meno per la credibilità frantumata di certe organizzazioni “imparziali”.

Testo |Il Riformista

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LA CRUDELTA' DEI TERRORISTI PALESTINESI NON RISPARMIA NEANCHE GLI ANIMALI

Terroristi di Hamas sono riusciti a impadronirsi di un cane delle unità cinofile delle Forze di Difesa israeliane. Mentre era nelle loro mani, i terroristi hanno filmato quello che appare come un attacco del cane contro un’anziana palestinese nel suo letto. Il video girato dalla body-camera del cane è stato passato al giornalista di Al-Jazeera Anas Al Sharif, notoriamente affiliato a Hamas, ed è poi diventato virale sul web.

Le Forze di difesa israeliane hanno specificato che ovviamente ai cani dell’esercito non viene mai dato l’ordine di aggredire inutilmente civili indifesi.

Successivamente, i terroristi hanno ucciso il cane e ne hanno abbandonato il corpo imbottito di esplosivo, con l’obiettivo di uccidere i soldati israeliani che fossero venuti a recuperarlo. Ma il metodo dei cadaveri usati come trappole esplosivi è tipico dei terroristi palestinesi, e i militari israeliani che hanno trovato il cane hanno disinnescato l’esplosivo prima di recuperarne il corpo.

Testo | Israele.net

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MEDIA ARABI: SOLO 2 O 3 PERSONE SANNO DOVE SI TROVA SINWAR A GAZA

Solo due o tre persone sono a conoscenza di dove si trovi il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar. Lo ha riferito il giornale in lingua araba - ma di base a Londra - Asharq Al-Awsat che cita fonti interne alla fazione islamica. «Un circolo ristretto di non più di 2 e o 3 persone - hanno detto - sanno dove si trovi e soddisfano le sue varie esigenze, oltre a garantire la sua comunicazione con i leader del movimento all'interno e all'esterno».

«Israele - hanno aggiunto senza specificare se il leader sia nascosto nei tunnel o meno - non è riuscito a raggiungere molti dei leader di primo e secondo livello di Hamas a livello politico e militare, ma ha cercato di assassinarne alcuni che sono rimasti feriti e altri sopravvissuti in diverse aree. Ma Sinwar non è tra questi». Le stesse fonti hanno ripetuto di credere che Sinwar non consideri un accordo per la fine della guerra che preveda il suo esilio.

«Sinwar pensa a due opzioni, senza una terza opzione finché sarà vivo: o soddisfare le condizioni della resistenza di fermare la guerra, di far ritirare le forze di occupazione e di completare un accordo di scambio onorevole, oppure ottenere l'onore del martirio. Non ci sono altre opzioni. L'ipotesi dell'esilio è fondamentalmente inaccettabile per Sinwar».

Testo | Corriere della Sera

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HEZBOLLAH, NASRALLAH: "SE CI SARA' UN CESSATE IL FUOCO A GAZA, SI CHIUDERA' ANCHE IL FRONTE LIBANESE"

"Hamas negozia per se stesso e a nome delle fazioni palestinesi, nonché a nome dell'intero asse della resistenza. Qualsiasi cosa Hamas accetti, tutti la accettano e ne sono soddisfatti". Lo ha detto il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah.

L'obiettivo di Hezbollah negli ultimi nove mesi di attacchi quasi quotidiani al nord di Israele è quello di "esaurire il nemico materialmente, finanziariamente e mentalmente", ha detto intervenendo ad un evento commemorativo per l'alto esponente di Hezbollah Mohammed Nasser, ucciso in un attacco israeliano la scorsa settimana, aggiungendo che gli scontri al confine con il Libano sono riusciti a distrarre Israele dalla guerra in corso contro Hamas a Gaza. La situazione nel nord di Israele "ha fatto loro capire che se vogliono che tutto finisca, devono fermare l'aggressione a Gaza", ha aggiunto ancora.

"Se ci sarà una svolta nei negoziati in corso tra Israele e Hamas che si tradurrà in un cessate-il-fuoco a Gaza, "anche Hezbollah cesserà" i suoi attacchi contro Israele "senza alcuna discussione o negoziazione".

Testo | askanews

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𝐍𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐒𝐄 𝐄 𝐒𝐂𝐔𝐎𝐋𝐄 𝐃𝐈 𝐆𝐀𝐙𝐀 𝐒𝐈 𝐍𝐀𝐒𝐂𝐎𝐍𝐃𝐎𝐍𝐎 𝐈 𝐌𝐀𝐍𝐃𝐀𝐍𝐓𝐈 𝐃𝐄𝐋 𝟕 𝐎𝐓𝐓𝐎𝐁𝐑𝐄: 𝐐𝐔𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐂𝐇𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐕𝐄𝐃𝐎𝐍𝐎 𝐋𝐄 𝐀𝐆𝐄𝐍𝐙𝐈𝐄 𝐔𝐌𝐀𝐍𝐈𝐓𝐀𝐑𝐈𝐄 | di Iuri Maria Prado

Non è un’ipotesi, ma un fatto, che gli autori e i mandanti dei massacri del 7 ottobre si rifugino nelle strutture civili di Gaza, vale a dire nelle case, nelle scuole, nelle moschee, negli ospedali. Neppure è un’ipotesi, ma ancora un fatto, che quei macellai li usino come bunker non per la “libertà della Palestina”, bensì in attuazione del diverso programma liberatorio rivendicato dai loro capi: “Distruggere Israele e uccidere tutti gli ebrei, senza lasciarne vivo nemmeno uno”. Chi volesse trovare una denuncia di questa pratica, tuttavia, invano la cercherebbe nella corposa e inesausta produzione comunicazionale di Médecins Sans Frontières / MSF (Medici Senza Frontiere), l’organizzazione umanitaria che il mese scorso deplorava l’uccisione del “collega” Fadi Al-Wadiya, part time medico e per il resto terrorista, e che l’altro giorno annunciava di dover chiudere una propria clinica a causa dell’ordine di evacuazione diffuso dall’esercito israeliano.

𝐋’𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐞𝐯𝐚𝐜𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
Naturalmente è ben possibile, diremmo anzi probabilissimo, che l’ordine di evacuazione sia stato impartito per completare l’azione di sterminio dei civili privandoli dell’assistenza sanitaria: una misura di irriducibile necessità per il caso, fastidiosamente imponderabile, che le bombe e la carestia possano risultare insufficienti al compimento del genocidio. Ma almeno per ipotesi di scuola potrebbe anche darsi che l’esercito israeliano abbia chiesto l’evacuazione perché deve dare la caccia ai terroristi, i quali non per ipotesi ma di fatto stanno tra quei civili – che usano come sacchi di sabbia – razzolando tra i banchi di scuola e, appunto, le corsie degli ospedali.

𝐈𝐥 𝐥𝐢𝐦𝐢𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐠𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐞
Costretti a dover operare in una situazione tanto drammatica, i signori di “Medici Senza Frontiere” potrebbero – non si dice ogni volta, ma anche una volta sola in nove mesi – sfogare la propria indignazione nei confronti dei tagliagole embedded, assai felici di proclamare che un ulteriore mucchio di carne palestinese (preferibilmente infantile) è stata utilmente offerta in sacrificio. Invece, macché. E macché pure l’UNRWA, l’agenzia Onu inconsapevolmente locatrice di spazi sicuri per i server di Hamas che – ancora l’altro giorno – lamentava l’assenza a Gaza di zone sicure. Cosa probabilmente e drammaticamente vera, salvo che a rendere insicure quelle che potrebbero essere tali c’è – immeritevole di qualsiasi denuncia dell’Unrwa – l’abitudine dell’esercito degli sgozzatori di fare capolino dai tunnel che sbucano a trentacinque metri dall’entrata dell’ospedale o a dodici dalla cattedra dell’insegnante, stipendiato dalla cooperazione internazionale, che illustra agli alunni il loro futuro da martiri. Ma per occuparsi di simili dettagli queste agenzie umanitarie hanno prospettive troppo ampie: dal fiume al mare, diciamo.

Testo | Il Riformista

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FONTI GAZA: "DEIF COLPITO IN RAID AL MAWASI, DESIGNATO SUCCESSORE"

Secondo fonti di Gaza, Mohammed Deif, il capo militare di Hamas, è stato "colpito" mentre si trovava nel complesso di Mawasi bombardato dall'esercito israeliano sabato scorso. Nell'ipotesi che Deif sia morto, la fazione terrorista islamica ha già designato il suo successore: si tratta del comandante della brigata Gaza, Ezz A-Din Haddad. Lo ha riferito la tv pubblica israeliana Kan.

Testo | RaiNews

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I SOLDI DELL'ONU A GAZA: POCHI PER BISOGNOSI, TANTI PER LARETE DI TUNNEL DI HAMAS, PIU' VASTA DELLA METRO DI LONDRA | di Iuri Maria Prado

L’altro giorno l’UNRWA (l’”Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente”) ha scritto che saranno necessari anni di lavoro per rimuovere le macerie di Gaza, e che l’operazione costerebbe più di 500 milioni di dollari. Una cifra notevole, in effetti. Ma insignificante rispetto a quanto è costata la costruzione – sotto gli occhi dell’Unrwa e con i soldi della cooperazione internazionale – di una rete di tunnel più vasta della metropolitana di Londra.

C’è da domandarselo. Chi deplora le distruzioni di Gaza che cosa ha fatto, in diciassette anni, per evitare che i soldi della cooperazione internazionale finissero lì, nei tunnel, e nelle camere di albergo in cui dimorano a tremila dollari a notte i capi del terrorismo? Che cosa ha fatto la cooperazione internazionale per proteggere la popolazione di Gaza dai miliziani aguzzini, dai fustigatori delle adultere e dai decapitatori di omosessuali?

La cooperazione internazionale e la causa palestinese
Che cosa ha fatto la cooperazione internazionale per la “causa palestinese”, se per causa palestinese intendiamo far avere a quel popolo un livello accettabile di libertà e almeno un accenno di ordinamento democratico? Si tratta di due acquisizioni – un pizzico di libertà, la prospettiva di un governo sottratto al dominio di bande sanguinarie – che la compiacenza “pro pal” vuole impedite in modo esclusivo dalla sopraffazione sionista, senza neppure l’ipotesi che magari, forse, chissà, il degrado civile e umano in cui sono costretti a vivere i palestinesi dipenda dalle angherie delle loro classi dirigenti e dal regime corrotto e parassitario che proprio la cooperazione internazionale continua a garantire laggiù.

Perché non è colpa della grinfia giudaica
Non è colpa della grinfia giudaica se quell’orlo di Medio Oriente è un latifondo di miseria, violenza e disperazione galleggiante su un sottosuolo traforato di orrore.
E se pure fosse vero che Bibi Netanyahu ha irresponsabilmente preferito vedere l’ingrossamento dei ranghi più fondamentalisti a spese di quelli sempre più sguarniti dell’Autorità Nazionale Palestinese, ebbene si tratterebbe di un contributo assai poco cospicuo rispetto a quello fatto avere ai macellai da parte della cooperazione internazionale che non parla, non vede e non sente quando passa in rassegna la realtà inconfessabile.

E cioè che quei denari servono molto poco a investire su un futuro di sviluppo e di pace per i palestinesi: e molto, invece, a tenerli avvinghiati al sogno di una palingenesi irredentista da costruire sulle macerie del nemico smantellato.

Testo | Il Riformista

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“Mentre viene lanciata una guerra su sei fronti contro lo stato di Israele – ha detto Avigdor Liberman - אביגדור ליברמן, leader di Yisrael Beytenu (all’opposizione) – la Corte Internazionale di Giustizia ha scelto di lanciare la propria campagna, il cui scopo è quello di ledere il diritto di Israele a difendersi dal terrorismo. Un’altra dimostrazione antisemita da parte della Corte dell’Aja, che ancora una volta sottolinea la sua palese ipocrisia”.

Testo | Israele.net

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GAZA: RECUPERATI I CORPI DI 5 OSTAGGI

I corpi di cinque ostaggi israeliani presi prigionieri il 7 ottobre sono stati recuperati dalle truppe che operano nella Striscia di Gaza meridionale e riportati in Israele mercoledì. Ravid Katz, 51 anni, Oren Goldin, 33 anni, della squadra di difesa civile del kibbutz di Nir Yitzhak, ucciso il 7 ottobre e portato a Gaza , Maya Goren, 56 anni, maestra d’asilo nel kibbutz di Nir Yitzhak, il sergente Kiril Brodski, 19 anni, e il sergente maggiore Tomer Yaakov Ahimas, 20 anni, erano stati tutti precedentemente dichiarati morti dalle forze di difesa israeliane, anche se i loro corpi erano ancora a Gaza. Ahimas è stato ucciso durante uno scontro con Hamas il 7 ottobre e il suo cadavere portato a Gaza, riferiscono i media israeliani. I loro resti sono stati trovati a Khan Younis mercoledì dalle truppe, comprese le forze speciali sotto la 98a divisione dell'IDF e gli agenti di Shin Bet che ha dato l’annuncio ieri sera proprio dopo la fine del discorso del premier Netanyahu al Congresso e dunque su fuso orario statunitense. È già la seconda volta in una settimana. Nei giorni scorsi erano stati dichiarati morti altri due ostaggi. Da mesi la tensione tra il governo e l’esercito è sempre più alta. Secondo la dichiarazione, gli interrogatori di Shin Bet dei terroristi detenuti a Gaza hanno permesso alle truppe di raggiungere il sito di Khan Younis e recuperare i corpi, in mezzo a una nuova offensiva nella città nella Striscia di Gaza meridionale

Ynet pubblica la foto della maestra d'asilo Maya Goren mentre tiene in braccio e imbocca Kfir Bibas, il bambino rapito a 9 mesi dal kibbutz Nir Oz insieme con la madre e il fratellino e di cui non si hanno più notizie. I cinque figuravano nell'elenco dei 120 ostaggi ancora a Gaza, circa un terzo dei quali Israele ha dichiarato morto in contumacia, sulla base di risultati forensi, intelligence, interrogatori di militanti catturati, video e testimonianze di ostaggi rilasciati.

Testo | Corriere della Sera

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TEHERAN: UCCISO ISMAIL HANIYEH, LEADER DI HAMAS

Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. Haniyeh era capo dell'ufficio politico di Hamas dal 2017. Inoltre è stato primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. Haniyeh è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas "è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie sono stati martirizzati".

"Il fratello, leader, mujahid Ismail Haniyeh, capo del movimento, è morto in un attacco sionista al suo quartier generale a Teheran dopo aver partecipato all'insediamento del nuovo presidente (iraniano)", ha affermato il movimento in un comunicato. “L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh in Iran rappresenta una grave escalation che non raggiungerà i suoi obiettivi”, ha dichiarato il funzionario della fazione islamica Sami Abu Zuhri, citato dai media israeliani. Anche Abbas condanna l’attacco, mentre le autorità islamiche e palestinesi chiamano il popolo alla protesta di massa.

Testo | la Repubblica

Nella foto: Ismail Haniyeh mentre ride di fronte alle immagini del 7 Ottobre 2023

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E pensare che proprio ieri a Teheran...😏
Notizia del 30 Luglio 2024:

IRAN, KHAMENEI INCONTRA HAMAS E JIHAD ISLAMICA PALESTINESE: "LA BANDIERA DELL'ISLAM OGGI E' NELLE MANI DI GAZA"

«Oggi, la più alta bandiera dell'Islam è nelle mani dei palestinesi e del popolo di Gaza e, grazie alla loro resistenza, è stato preparato il terreno più che mai per la promozione dell'Islam». Lo ha affermato la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, durante un incontro a Teheran con il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del segretario generale della Jihad islamica palestinese, Ziad al-Nakhalah. Secondo quanto riferisce Irna, Haniyeh ha affermato che «oggi, 300 giorni dopo l'inizio della guerra di Gaza, siamo ad un punto sensibile e storico ed è tempo che le forze della resistenza consolidino il loro eroismo e la loro vittoria».

Da parte sua, Al-Nakhalah ha sottolineato che l'unità di Hamas e della Jihad islamica palestinese e la cooperazione tra i gruppi del «fronte della resistenza» sono nelle loro migliori condizioni. Haniyeh e al-Nakhalah si trovano a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente eletto in Iran, Massoud Pezeshkian.

Testo | Corriere della Sera

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IRAN, KHAMENEI MINACCIA ISRAELE: "NOSTRO DOVERE VENDICARE SANGUE DI HANIYEH"

La Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha minacciato una dura rappresaglia contro Israele per l'uccisione a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, all'indomani del giuramento del nuovo presidente della Repubblica islamica, Masoud Pezeshkian. Khamenei, secondo quanto riportano i media iraniani, ha dichiarato in una nota che “il regime criminale e terrorista sionista”, uccidendo Haniyeh, “ha preparato per se stesso una dura punizione”.

Sottolineando come il leader di Hamas non avesse paura di “diventare un martire sulla via di Dio”, Khamenei ha aggiunto: è “nostro dovere vendicare il suo sangue” anche per il fatto che l'omicidio è avvenuto “sul territorio della Repubblica islamica”.

“Offro le mie condoglianze alla Umma islamica, al fronte della resistenza, alla coraggiosa e orgogliosa nazione della Palestina e soprattutto alla famiglia del martire Haniyeh”, ha aggiunto la Guida Suprema.

testo | RaiNews

Nella foto: l'incontro del 30 Luglio 2024 a Teheran tra l'ayatollah Alì Khamenei, Guida Suprema iraniana, e il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del segretario generale della Jihad islamica palestinese, Ziad al-Nakhalah

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GAZA: DISTRUTTI LANCIARAZZI E FABBRICA DI ARMI DI HAMAS SITUATI NELLA ZONA UMANITARIA

Jet israeliani hanno colpito lanciarazzi di Hamas situati nella Striscia di Gaza meridionale, a ridosso di due magazzini per la distribuzione di aiuti umanitari di cui uno appartenente all’UNRWA. Da quest’area la scorsa settimana sono state lanciate decine di razzi, principalmente contro comunità israeliane di confine, ma anche più lontano verso Gan Yavne, vicino ad Ashdod, e verso Kiryat Malachi.

I lanciarazzi sono stati colpiti e distrutti e le Forze di Difesa israeliane affermano d’aver identificato esplosioni secondarie indicanti che vi erano immagazzinati esplosivi e munizioni.

“L’organizzazione terrorista Hamas vìola regolarmente il diritto internazionale sfruttando sistematicamente edifici civili e popolazione civile come scudi umani per attività terroristiche contro lo stato di Israele”, hanno ribadito mercoledì le Forze di Difesa israeliane.

L’esercito ha anche comunicato d’aver attaccato e distrutto martedì un impianto per la produzione di armi appartenente a Hamas e Jihad Islamica Palestinese, posizionato all’interno della zona umanitaria nella striscia di Gaza.

Le Forze di Difesa israeliane hanno specificato d’aver adottato “molte misure” per ridurre al minimo eventuali danni a non combattenti, tra cui sorveglianza aerea, munizioni commisurate al bersaglio e altri dati di intelligence.

Testo | Israele.net

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L'IDEATORE DEL 7 OTTOBRE SINWAR NOMINATO CAPO DI HAMAS | di Daniel Clark

Hamas ha nominato Yahya Sinwar capo “politico” dopo la morte di Ismail Haniyeh.

È la risposta più esaustiva che il gruppo terroristico arabo-palestinese potesse dare riguardo la sua vera natura.

La tanta pubblicizzata divisione tra ala politica e ala militare di Hamas, che gestisce la Striscia dal 2007, risiede solo nelle cancellerie contrarie a Israele e nei cuori di chi utilizza l’antisionismo per giustificare il proprio antisemitismo.

Hamas ha scelto come suo capo politico un omicida, una delle menti dei barbari attacchi del 7 ottobre, uno che ha passato 23 anni della sua vita nelle carceri israeliane, in cui è riuscito a imparare perfettamente l’ebraico.

Durante la detenzione, Sinwar venne curato per un tumore al cervello dal cattivo regime “sionista” che ha sempre combattuto. Di fatto, il capo di Hamas vive grazie alle cure dei medici israeliani.

In un mondo dell’informazione normale, dove l’atavico antisemitismo non albergasse dentro diverse persone, basterebbe questo per spazzare ogni sequenza della narrativa arabo-palestinese antisraeliana.

Saremmo contenti di essere smentiti, non ricordiamo un altro paese che abbia salvato la vita a un terrorista che lo combatte.

Nessuna riconoscenza da parte di Sinwar rilasciato nel 2011 nell’ambito dello scambio, che vide Israele liberare più di mille detenuti arabo-palestinesi in cambio del soldato Gilad Shalit.

Nessun commento positivo da parte dei media, dei giornalisti, dei personaggi dello spettacolo, che consapevolmente o no (?) contribuiscono a riempire le piazze di odio contro Israele e gli ebrei.

Nessuno che riporti questa notizia come straordinaria, incredibile, al di fuori della “normale logica” della guerra.

È sì inserita nei vari articoli sulla fresca nomina di Sinwar, ma non con l’enfasi e lo spazio che meriterebbe.

Farlo contribuirebbe a scalfire l’opinione di uno stato d’Israele cattivo e brutale. Toglierebbe quel timbro contro lo Stato ebraico che in diversi non si possono permettere; vuoi per opportunità politica, vuoi per tornaconto personale, vuoi per l’innescamento di un meccanismo che metterebbe in crisi il loro sistema di valori e convinzioni…

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USA: "SINWAR BRUTALE TERRORISTA, MA DEVE ACCETTARE LA TREGUA"

"Sinwar è un brutale terrorista che ha sulle sue mani il sangue dei cittadini americani e non solo". Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, aggiungendo che il nuovo leader di Hamas "dovrebbe essere affidato alla giustizia, ma ora bisogna proseguire con i negoziati fino alla fine e lui è la persona che deve accettare questo cessate il fuoco".

Testo | Tgcom24

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𝐆𝐀𝐙𝐀: 𝐇𝐀𝐌𝐀𝐒 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐈𝐍𝐔𝐀 𝐀𝐃 𝐔𝐓𝐈𝐋𝐈𝐙𝐙𝐀𝐑𝐄 𝐙𝐎𝐍𝐄 𝐔𝐌𝐀𝐍𝐈𝐓𝐀𝐑𝐈𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐋𝐀𝐍𝐂𝐈𝐀𝐑𝐄 𝐑𝐀𝐙𝐙𝐈 𝐎 𝐒𝐏𝐀𝐑𝐀𝐑𝐄 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐎 𝐈 𝐌𝐈𝐋𝐈𝐓𝐀𝐑𝐈 𝐈𝐒𝐑𝐀𝐄𝐋𝐈𝐀𝐍𝐈

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato di aver chiuso temporaneamente una strada a Rafah utilizzata per fornire aiuti umanitari ai palestinesi della città del sud della Striscia di Gaza. Il provvedimento è stato motivato affermando che miliziani di Hamas hanno aperto il fuoco nell'area, che è così "diventata una zona di combattimento attivo".

In un comunicato citato dai media locali, le forze armate israeliane sottolineano che "𝒍'𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒊𝒕𝒂̀ 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒐𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊𝒄𝒂 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒂𝒓𝒆𝒆 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒊𝒕𝒂𝒓𝒊𝒆 𝒆 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒆̀ 𝒄𝒐𝒏𝒄𝒆𝒏𝒕𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒂𝒏𝒏𝒆𝒈𝒈𝒊𝒂 𝒊𝒍 𝒄𝒐𝒐𝒓𝒅𝒊𝒏𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒊𝒕𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒕𝒓𝒊𝒃𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒊".

Dopo il lancio di razzi verso il centro di Israele, il portavoce arabo delle Forze di Difesa israeliane Avichay Adraee ha esortato martedì sera i residenti del quartiere Bani Suheila di Khan Yunis a sfollare, spiegando che “𝒂 𝒄𝒂𝒖𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒐 𝒍𝒂𝒏𝒄𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒓𝒂𝒛𝒛𝒊 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒛𝒐𝒏𝒂 𝒂𝒅 𝒐𝒑𝒆𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑯𝒂𝒎𝒂𝒔 𝒆 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒓𝒈𝒂𝒏𝒊𝒛𝒛𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒐𝒓𝒊𝒔𝒕𝒆, 𝒍𝒆 𝒇𝒐𝒓𝒛𝒆 𝒊𝒔𝒓𝒂𝒆𝒍𝒊𝒂𝒏𝒆 𝒊𝒏𝒕𝒓𝒂𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒆𝒓𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒂 𝒃𝒓𝒆𝒗𝒆 𝒖𝒏’𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒊 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒐𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊. 𝑷𝒆𝒓 𝒍𝒂 𝒗𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒔𝒊𝒄𝒖𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂, 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒇𝒆𝒓𝒊𝒕𝒆𝒗𝒊 𝒖𝒓𝒈𝒆𝒏𝒕𝒆𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒛𝒐𝒏𝒂 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒊𝒕𝒂𝒓𝒊𝒂”.

Testo | la Repubblica & Israele.net

Nella foto: l'immagine fornita da Idf che mostra il luogo da cui sono partiti i due razzi che ieri sono stati lanciati contro Tel Aviv, nella zona umanitaria di Khan Younis

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HAMAS INSISTE A DETTARE LE CONDIZIONI: "NEGOZIATI SOLO CON RITIRO TOTALE ISRAELE"

"Non parteciperemo ai negoziati al solo scopo di negoziare. C'è una proposta approvata dal Consiglio di Sicurezza Onu che dobbiamo attuare. Ci deve essere un ritiro totale di Israele dalla Striscia di Gaza": lo ha ribadito un dirigente di Hamas, Mahmoud Mardawi, a Sky News Arabia. Lo scrive su X l'emittente panaraba emiratina.

Testo | Sky tg24

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COLLOQUI A DOHA PER UNA TREGUA A GAZA, MA HAMAS NON PARTECIPERA'

Dopo aver scatenato la guerra nella Striscia di Gaza il 7 Ottobre 2023 invadendo lo Stato di Israele e uccidendo almeno 1.200 vittime innocenti, deportandone più di 200 nella Striscia di Gaza e detenendo ancora oggi più di 100 ostaggi, alcuni di essi purtroppo morte, dopo aver ridotto la propria popolazione allo stremo, dopo aver richiesto più volte un incontro per un cessate il fuoco, Hamas oggi non parteciperà ai colloqui previsti per oggi a Doha, in Qatar, ma - bontà loro - i mediatori prevedono consultazioni dopo il 15 agosto: "Intraprendere nuovi negoziati consente a Israele di imporre nuove condizioni e di utilizzarli per compiere altri massacri", ha detto il funzionario (quindi un terrorista) di Hamas Sami Abu Zuhri, come riporta The Times of Israel citando Reuters. "Hamas è impegnata a rispettare la proposta presentata il 2 luglio", ha aggiunto.

L'assenza di Hamas, tuttavia, non elimina le possibilità di progressi, poiché il suo capo negoziatore Khalil al-Hayya risiede a Doha e il gruppo ha canali aperti con Egitto e Qatar.

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IL PIANO DI HAMAS PER SACCHEGGIARE LE TOMBE NEI CIMITERI BRITANNICI DI GAZA

Hamas aveva un piano per saccheggiare le tombe nei cimiteri britannico e del Commonwealth di Gaza e rubare i resti dei soldati caduti nella Prima e Seconda Guerra Mondiale per poi ricattare il governo del Regno Unito dietro la loro restituzione: lo afferma il The Jerusalem Post, che cita uno scoop del Daily Telegraph , secondo cui il piano sarebbe emerso da documenti sequestrati in gennaio a Khan Younis dai militari israeliani, visionati dal giornale britannico.

Oltre ai resti dei soldati britannici, il piano prevedeva anche di rubare i resti di 3.000 soldati di Paesi del Commonwealth che combattevano a fianco dei britannici. Il piano in sette pagine, scrive il Jp, era contenuto in una cartella di plastica con l'etichetta «M'Raed» ritrovato dai militari in un compound di Hamas a Khan Younis, probabilmente elaborato nel 2022, e farebbe capo all'ex numero due di Hamas Mohammed Deif, recentemente ucciso in un raid israeliano, e all'allora capo militare Yahya Sinwar, oggi divenuto leader del movimento dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran.

L'intento era quello di compiere un sequestro giudiziario dei resti dei caduti, da ricollocare in un luogo apposito, e di chiedere all'allora ministra degli Esteri Liz Truss, che aveva dichiarato di voler trasferire l'ambasciata britannica in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, di fare marcia indietro. E imponendo anche una «tassa di locazione» da pagare a Hamas per aver ospitato il cimitero sul proprio territorio, compresi gli arretrati dal 1917 in poi, scrive il Telegraph, citato dal Jerusalem Post.

Testo | Corriere della Sera

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HERZOG: "HAMAS E' IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO NEL RAGGIUNGERE UN ACCORDO SUGLI OSTAGGI"

Il presidente israeliano, יצחק הרצוג - Isaac Herzog, ha affermato che Hamas è il responsabile del fallimento nel raggiungere un accordo sugli ostaggi. Herzog ha parlato nel corso del suo incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken.

"La gente deve capire che tutto inizia con il rifiuto di Hamas di andare avanti", si legge sulle pagine del The Times of Israel. "Siamo semplicemente ancora molto fiduciosi di poter andare avanti nei negoziati tenuti dai mediatori", ha anche aggiunto, ringraziando gli Stati Uniti, l'Egitto e il Qatar per i loro sforzi.

"Non c'è obiettivo umanitario più grande e non c'è causa umanitaria più grande del riportare a casa i nostri ostaggi come avrebbero dovuto fare molto tempo fa", ha proseguito il presidente israeliano che ha ringraziato il presidente Joe Biden per "aver mostrato e proiettato potenza in questa regione" di fronte alle minacce iraniane.

"Avete radunato una coalizione molto potente e impressionante di eserciti, marine e poteri che sono qui per proteggere gli interessi della coalizione di nazioni che vuole muoversi verso la pace e un futuro migliore in Medio Oriente, contro l'impero del male, che inizia ed emana da Teheran", ha concluso Herzog.

Testo | la Repubblica

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