Avvocato Vercellotti | Avvocato del Digitale | Legal for Digital
4K subscribers
10 photos
5 videos
425 links
Unico Avvocato del Digitale®️ d’Italia

In questo canale troverai aggiornamenti legali relativi al mondo del Digitale come Gdpr, Copyright, Contest, Digital Contracts e gestione legale della Brand Reputation

Per una consulenza: studio@legalfordigital.it
Download Telegram
⛔️ FEDERICO LEVA È TORNATO

Tag: #legaltech

Cominciano ad arrivare le mail di risposta del famigerato Federico e sono praticamente tutte così!

I nostri clienti hanno chiesto maggiori informazioni tra cui l’ID per procedere alla cancellazione dei dati personali.

A parte gli “interessanti” consigli legali per poter approfondire la questione, e di questo lo ringraziamo, la cosa molto interessante è la frase sibillina a chiusura della mail.

“La presente non va intesa come un'accettazione da parte mia delle vostre rappresentazioni, né della necessità o sufficienza della vostra richiesta di ulteriori informazioni o della soluzione da voi proposta o adottata, diversa dalla completa rimozione di Google Analytics e di tutti i dati relativi. Mi riservo ogni ulteriore valutazione e iniziativa.”

Nello specifico:
1️⃣ Non si sta dichiarando soddisfatto di quanto da noi fatto, non accettando il nostro operato
2️⃣ Pur avendoci fornito ulteriori informazioni non ne approva la richiesta
3️⃣ Sopratutto si riserva di agire (senza definirne le modalità)
4️⃣ Per lui l’unica strada percorribile è la rimozione di Google Analytics (non specificando se GA3 o GA4)

➡️ Cosa può succedere?
Che Federico effettui una segnalazione al Garante della Privacy. È suo diritto in quando soggetto interessato dal trattamento dati personali da noi effettuato con il nostro sito.

➡️ Cosa rischiamo?
Dipende, poiché se abbiamo provveduto alla corretta cancellazione dei dati e abbiamo registrato correttamente la sua richiesta nel registro delle richieste dell’interessato dovremmo essere a posto.
Perché uso il condizionale?
Semplice, se non abbiamo fatto nulla per adeguare il nostro business offline al Gdpr la segnalazione di Federico potrebbe essere un piede di porco per far attenzionare la nostra azienda a chi di dovere.

➡️ Quindi?
Dopo le ferie fai un check up del tuo adeguamento privacy online e offline e blinda il tuo business dai possibili controlli. Imprenditore avvisato mezzo salvato! Un Check Up Privacy con noi costa appena 297 euro e ti da subito lo stato di salute della tua privacy. Una sanzione ti costa qualche centinai di volte di più 😏

Un regalo per te!
Se stai pensando a farti fare un check up legale del tuo business, ecco a te la leva che ti serviva per deciderti: mandaci una mail a studio@legalfordigital.it entro sabato 6 con scritto Check Up Privacy e potrai avere il servizio a soli 197 euro con consulenza già fissabile dal 22 agosto in poi. Più di così non si poteva fare per salvarvi dal Gdpr 😎

P.s.: noi di Legal For Digital da venerdì siamo in ferie per 2 settimane, quindi Federico moh basta eh!
🎯SEI UN GRAFICO?

Tag:
#contratti

Oggi ti porto un case study davvero molto particolare gestito dal nostro studio.

Un grafico lavora come libero professionista in partita IVA, inizia una collaborazione di qualche mese con un’azienda. Passati questi mesi l’azienda gli propone un contratto determinato, a cui segue un rinnovo sempre a tempo determinato.

📝 Il grafico si aspettava l’assunzione a tempo indeterminato, com’era definito negli accordi originari.

Ma questo non è arrivato. Vuoi per la pandemia in sé e per le conseguenze che ha avuto all’interno della nicchia di mercato dell’azienda, ma non c’è stata alcuna conversione da determinato a indeterminato.

In altre parole: il grafico dall’oggi al domani si è trovato senza lavoro.

💁‍♂️Ma vediamo la questione nel dettaglio:

durante la prima collaborazione, quando ancora il grafico era a partita IVA, sono stati realizzati template per i social, mockup del sito e grafiche per gli eventi. È stato fatto un enorme lavoro, anche organizzativo, per la realizzazione di queste grafiche.

Le stesse grafiche, nel periodo di collaborazione del grafico in azienda, sono state utilizzate e modificate. Ma le opere erano sempre quelle originali.

🤔Non essendo finita bene la collaborazione il grafico è venuto da noi chiedendo se poteva fare qualcosa a riguardo.

Qualcosa si poteva fare: alla base della collaborazione iniziale, tra professionista e azienda, non c’era un contratto. Senza contratto si presume che la proprietà intellettuale delle opere realizzate rimanga al professionista, diritti di sfruttamento compresi.

🔺Al contrario, se le opere fossero state realizzate nel periodo in cui il grafico era dipendente, la proprietà sarebbe stata dell’azienda.

Per cui l’azienda ha dovuto dare più di 8 mila euro al grafico.

👉Quindi ecco che a volte un contratto che regoli la proprietà intellettuale ti costa molto molto meno.

Candidati in academy per non perderti nemmeno un contenuto!
🎯HO DEI CONTATTI SU WHATSAPP. LI USO?

Tag:
#GDPR

Un’azienda, nostra cliente che lavora in ambito B2B, ha raccolto, tramite gli agenti, i numeri di telefono dei propri rivenditori, che contattano spesso tramite WhatsApp.

Questa azienda ha un target specifico composto da piccoli rivenditori, che nella maggior parte dei casi non ha un numero di telefono aziendale.

⚖️ Se i numeri di telefono che hai raccolto sono numeri personali devi applicare i principi stabiliti dal GDPR.

Adesso l’azienda nostra cliente ha interesse a sfruttare questi numeri a fini marketing. Questa è la ragione per cui ci ha contattato.

Infatti da un sondaggio è emerso che il suo target di rivenditori non è molto attivo nell’apertura delle newsletter. Ed ecco perché proprio la comunicazione su WhatsApp, al contrario delle newsletter, potrebbe avere successo.

🤔 Non è possibile sfruttare questi numeri di telefono personali a fini marketing?

Non è così impossibile: ecco la legal strategy da applicare per creare e utilizzare liste broadcast

1️⃣ È necessario raccogliere un consenso corretto per l’utilizzo di quei dati/numeri di telefono. Gli agenti che hanno raccolto questi numeri possono anche avere una comunicazione diretta e continua con i rivenditori. Ma se l’azienda non ha raccolto il consenso specifico non è autorizzata a creare una lista broadcast.

2️⃣ Altro elemento importante è quello legato all’utilizzo della lista broadcast una volta che è stata creata. Per poter comunicare via WhatsApp, attraverso una lista broadcast, non è sufficiente avere un numero di telefono. È necessario che l’utente abbia salvato il numero di telefono dal quale riceve le comunicazioni quindi l’azienda. Essendo i rivenditori in contatto con gli agenti, il numero dell’azienda probabilmente non lo hanno salvato.

🧐 Come mettere in atto tutto questo?

La prima cosa che gli agenti devono fare è mandare un messaggio ai venditori, con un link che rimanda ad una landing, in cui i rivenditori/interessati al trattamento dovranno inserire il loro numero di telefono e i dati relativi alla loro azienda.

Ma non finisce qui.

In questa stessa landing deve essere scritto, in modo chiaro, che il numero di telefono dell’azienda deve essere salvato per poter ricevere comunicazioni da parte della stessa. Inoltre bisogna specificare che dalla data in cui inseriscono questi dati, se i rivenditori sono interessati a questo tipo di comunicazione, saranno inseriti in una lista broadcast.

👇 Anche tu vorresti utilizzare i contatti di potenziali clienti su WhatsApp?
🎯GOOGLE FORMS E TRATTAMENTO DATI

Tag:
#GDPR

Google Forms è lo strumento adatto per raccogliere dati personali?

👉 Google Forms si può utilizzare per diversi fini: fare delle survey, raccogliere candidature e raccogliere informazioni dagli iscritti alla newsletter. In più, permette di modificare le domande in qualsiasi modo, e di conseguenza si può fare di tutto.

Il problema è il consenso al trattamento dei dati: Google Forms di per sé non fornisce uno strumento per salvare il consenso. Ci sono due alternative:

1️⃣ Avere un espresso consenso raccolto con uno strumento esterno. Bisogna però considerare che questo tipo di trafila rende tutto abbastanza complesso.

2️⃣ Usare lo strumento stesso per la raccolta di un consenso. Tramite una casella di controllo con accettazione obbligatoria, si può richiedere di acconsentire al trattamento dei dati personali. La casella di controllo sarà un’azione affermativa del tipo "sì, acconsento al trattamento dei miei dati personali”.

Senza consenso non stai rispettando il Gdpr!

🔺Ma non finisce qui. Essendo Google Forms uno strumento esterno, ne va previsto l’utilizzo all’interno della privacy policy, fra gli strumenti utilizzati dal sito web o dall’azienda in ambito raccolta dati in digitale.

👉Candidati in Academy per far fare un salto di qualità al tuo business.
Link qui sotto⬇️
🎯GOOGLE MODULI E GESTIONE DEI CONSENSI PRIVACY

Tag:
#GDPR

Google Moduli è un ottimo strumento e, tralasciando la questione trasferimento dati all'estero, può raccogliere una serie infinita di dati personali.

Se non si decide di utilizzarlo in modalità "anonima", sicuramente nome, cognome, mail, magari numero di telefono vengono raccolti con la semplice compilazione del modulo.

🧐Ma il consenso alla raccolta dati???

La semplice compilazione del modulo è sufficiente a garantire un "consenso implicito"?

Assolutamente no!

Perché se ci ricordiamo i pilastri del consenso, serve un consenso con un'azione affermativa, informato e registrato.

➡️ Quindi ecco cosa devi fare in pratica:

1) Impostare una casella di controllo, magari alla fine del modulo, con la quale chiedere il consenso al trattamento dei dati personali

2) La frase potrebbe essere qualcosa del tipo: "Acconsento al trattamento dei miei dati personali e dichiaro di aver preso visione della privacy policy." E poi va inserito il link della stessa.

3) La casella di controllo deve essere settata come obbligatoria, perché senza quel consenso non possiamo trattare legalmente quei dati personali

4) Integrare la Privacy Policy del tuo sito con lo strumento Google Moduli e controllare che le finalità e le tempistiche del trattamento siano in linea con il fine dell'utilizzo di Google Moduli.

5) Potete anche valutare una seconda Casella di controllo, ma in questo caso non obbligatoria, per raccogliere il consenso per attività di marketing/newsletter

Spero via sia utile 🙂

Vuoi innalzare le tue competenze? Candidati in Academy al link qui sotto!
🎯HAI SENTITO BENE

Tag: #legaltech

Il 23 esce una newsletter speciale.

A differenza di tutti i contenuti che facciamo uscire mensilmente, questa volta abbiamo deciso di farti un regalo.

Anzi ben due: due formazioni di Legal For Digital Academy.
📌“Elementi necessari per avere un sito a norma di legge”. Formazione a cura di Camilla Basilico, privacy specialist del nostro studio. Scaricabile e disponibile direttamente nella newsletter.
📌“Q&A a tema Legal Tech” che si terrà mercoledì prossimo, 28 settembre. Risposte a domande poste da chi, proprio come te, vuole conoscere meglio la materia e avere una marcia in più nel proprio business. L’Avv. Vercellotti sarà disponibile per rispondere a tutte le tue domande, approfittane!

Questo accesso in esclusiva è riservato a tutti gli iscritti alla newsletter.

Perciò le cose sono due:
1️⃣ Sei già iscritto alla nostra newsletter e ricevi già contenuti in esclusiva come: guide, check list legali e l’accesso gratuito a formazioni a pagamento
2️⃣Stai cliccando sul link qui sotto e ti stai iscrivendo alla newsletter prima che sia troppo tardi!
🎯LA PRESENZA DI MINORI NELLE FORMAZIONI FA LA DIFFERENZA?

Tag:
#legaltech

Ripeto prima di tutto un concetto di cui ti ho già parlato: se si vogliono realizzare foto e\o video promozionali in cui i volti dei partecipanti alla formazione sono riconoscibili, è necessario far firmare ai partecipanti stessi una liberatoria.

Questo tipo di liberatoria deve essere firmata anche in caso di soggetti minorenni che partecipano alla formazione. In questo caso, la firma di questo documento non deve essere da parte del minorenne ma da parte del genitore o dei genitori.

Andiamo a vedere perché parliamo al singolare o al plurale.

Secondo la dottrina giuridica è sufficiente la firma e quindi il consenso di uno dei genitori che esercita la responsabilità genitoriale (la vecchia potestà genitoriale)

Invece, per la dottrina più stringente è necessario il consenso di entrambi i genitori che esercitino questa potestà. La situazione si risolve con facilità nel caso in cui un solo genitore ha la potestà.

Ma nel caso in cui la responsabilità genitoriale è di entrambi i genitori la situazione è più complessa. Anche se il caso non è identico, ci sono state sentenze che hanno imposto di rimuovere le foto del minore dai social, pubblicate da un genitore senza il consenso dell’altro. Sicuramente la liberatoria non può essere data da nonni, zii, cugini e soggetti che hanno un legale di sangue, ma non la potestà genitoriale.

Cosa fare quando non è disponibile il soggetto che può dare correttamente il consenso per il minore? La soluzione migliore è andare a oscurare il volto del minore, così da evitare qualsiasi problema legale.

Soluzioni “pesanti” ma legali.

Candidati in academy per scoprire di più!
🎯NOVITÀ GOOGLE ANALYTICS

Tag: #GDPR

Il Garante danese ha pubblicato delle Faq sull’utilizzo di Google Analytics e nel video vi spiego passo passo cosa ha previsto a cosa fare attenzione.

Sempre di oggi la notizia dell’accordo tra USA e UE sul trasferimento dati fuori Europa. Si parla di marzo 2023.
🎯C2022:

Tag:
#legaltech

Nuove idee e nuovi punti di vista per far fare un salto di qualità al tuo business.

Tanta condivisione durante il primo grande evento online di Learnn, che vuole supportare professionisti, professioniste e realtà italiane.

📆Giovedì 6 ottobre alle ore 14.00 potrai assistere al mio intervento live Q&A. Insieme a Massimiliano Allievi andremo a rispondere a tutte le vostre domande, dandovi un doppio punto di vista: legale e fiscale.

Iscriviti al link qui sotto per partecipare e non perdere l'occasione.

Io ti aspetto!
🎯 L’accordo privacy è arrivato!?!

Tag: #GDPR

In pratica un doppio passaggio per l’accesso dati da autorità americane:
- prima la richiesta del funzionario USA
- dopo un tribunale internazionale che autorizza l’accesso al dato

➡️ Per ora nulla di fatto in concreto!!!

Finché l’UE non dice si, nulla di certo, nessun accordo, quindi calma…

State attenti alle fake news che vedrete in giro da adesso in poi, qualsiasi info in più oggi sarebbe superflua e scorretta!!!

P.s.: Nel mentre nel nostro studio stiamo facendo una formazione privacy in presenza per gli iscritti alla nostra Academy. Direi che tutto cade proprio a fagiolo 😂
🎯INTERVISTA EDREAMS

Tag:
#legaltech

🤔Quante ne sai sugli aspetti legali dei dark pattern e policy?

Abbiamo fatto una video intervista con Andrea Boasi e Matteo Tibolla e abbiamo parlato del case study di eDreams.

👇Se vuoi saperne di più visita il nostro canale YouTube.
ACCORDO USA-UE WEBINAR SPECIALE

Tag:
#GDPR

😲 È di venerdì la notizia della firma da parte di Biden dell'ordine esecutivo per il trattamento dei dati personali dei cittadini UE.

Qualche giorno fa il Garante Danese ha pubblicato delle FAQ su GA.

Novità anche per quanto riguarda le dichiarazioni di Noyb e del Garante Italiano.

Quindi oggi alle 14:00 io e Camilla Basilico, privacy expert di Legal for Digital saremo in live per raccontarvi lo stato delle cose, cosa aspettarci, come muoverci e risponderemo a tutte le vostre domande.

Vi aspettiamo!!

👇Qui sotto troverete il link per collegarvi direttamente alla live.
🎯 NEWSLETTER E DATI RACCOLTI

Tag:
#GDPR

📨 Apro una newsletter e al suo interno trovo una survey.

Ecco che, in questi casi, 2 importanti lampadine devono accendersi nella testa di ognuno di noi:

💡 Come vengono trattati i dati raccolti?
💡 Vengono gestiti a fine meramente statistico o sono collegati all’utente che ha dato le singole risposte?

🤔LE DOMANDE FATTE SONO MERAMENTE INFORMATIVE O HANNO UNA FINALITÀ DIVERSA?

Qui si potrebbe aprire un mondo: potremmo arrivare a parlare di profilazione.

🔒 Nel caso specifico il punto dolente era la mancanza di informazioni. Perché l’utente che entra in quella newsletter non sa minimamente come verranno trattati quei dati conferiti. E questo secondo me è un errore importante sia dal punto di vista del Gdpr, ma anche per la trasparenza verso l’iscritto alla newsletter.

In più, l’unica informazione a disposizione è che, nel momento in cui si cominciano a compilare le domande a risposta multipla, uscendo e rientrando nella newsletter, in realtà si poteva rispondere solo alle domande successive. Quindi dal punto di vista oggettivo c’era un collegamento tra la mail aperta, da cui conferivo i dati, e il form che stavo compilando.

Se poi analizziamo nel dettaglio le domande ne possiamo trovare di generiche tipo “quante newsletter vuoi a settimana?” oppure “qual è il tuo giorno preferito?” che non hanno chissà quale valore a livello commerciale, hanno solo scopo informativo.

Però nel momento in cui troviamo domande del tipo “quali sono le materie che ti interessano maggiormente?” o “ti sei già occupato di Gdpr e marchi?” e quindi domande che puntano a scoprire le attività che hai già svolto o la tua professione, sono tutte informazioni che servono a profilare l’utente e portare un domani ad una comunicazione più specifica.

La profilazione è un elemento ulteriore e quindi come tale necessita di specifica autorizzazione.

No autorizzazione, no profilazione a norma di legge.

🤔 Qualcosa c’era da rivedere in quella newsletter, almeno secondo me…

👉 In academy trovi molti altri contenuti come questo case study, ma non solo! Anche post informativi e tante live per tenerti sempre aggiornato! Candidati anche tu al link qui sotto.
🎯 MARKETERS AWARDS 2022

Tag: #legaltech

Questo weekend ho partecipato al Marketers World dopo esserci stato nel 2019 prima della pausa covid.

Poter riabbracciare tanti di voi dopo più di due anni di pausa oppure senza esserci mai incontrati anche se ci conosciamo e/o collaboriamo insieme da anni è stato davvero emozionante.

Poi c’è stato il Marketers Awards, questo premio tanto ambito e importante che ho avuto l’onore di ricevere dopo essere stato eletto Humans of Marketers l’anno scorso. Appena 5 mesi fa il Sole 24 Ore aveva eletto Legal for Digiral tra i migliori studi d’Italia per la Privacy.

Piccoli grandi indizi che qualcosa di importante sul panorama italiano lo stiamo facendo e tutto questo sta succedendo grazie a voi: che ci seguite, ci supportate, decidete di affidare il vostro business a noi e poi ci continuate a scegliere e ci riconfermate.

Quindi fatemi dire davvero GRAZIE!!!

In questi mesi siete stati già 500 a sceglierci per la vostra tutela legale, con una crescita di quasi il 40% rispetto all’anno scorso 😍

Stiamo già lavorando per un super 2023 perché quando vai bene non devi fermarti e anzi devi alzare l’asticella.

Dopo Legal For Digital Academy quest’anno, sarà un grosso progetto tech a partire nel 2023 ma è solo una parte dell’ecosistema LfD che stiamo creando per voi.

Quindi permettetemi per una volta qui su Telegram di non condividere un post formativo e al suo posto di questo farvi arrivare la mia felicità e gratitudine per il sogno che mi state facendo vivere 🙏
🎯 O I DATI O I SOLDI

Tag:
#GDPR

Molte testate giornalistiche italiane stanno attuando una politica di raccolta dati sui loro lettori online che possiamo definire “aggressiva”.

Perché dico questo?

🧐 Queste testate, anche famose, stanno ponendo agli utenti che atterrano sull’articolo, una scelta:
o paghi l’abbonamento alla testata o vieni profilato attraverso i cookie.

Questo è un comportamento poco corretto perché mette l’utente nella posizione di una scelta parzialmente libera: “o paghi in denaro o paghi con i tuoi dati”.

Il Garante della privacy italiano è intervenuto con un comunicato stampa che, dal mio punto di vista, deve essere attenzionato: infatti, in questo comunicato viene affermato che ancora non sono state prese delle decisioni, ma non si esclude la possibilità di subordinare l’accesso al contenuto al consenso alla profilazione.

Questo mi fa riflettere molto.

Circa un anno fa, è successo un caso simile in Spagna: una banca aveva chiesto il pagamento di 5 Euro, in alternativa chi non pagava doveva dare il consenso marketing per ricevere comunicazioni via mail. Il Garante spagnolo è intervenuto sanzionando questo comportamento.

Questo caso della Spagna non è poi così distante dal comportamento che stanno avendo queste testate giornalistiche. Questo fatto potrebbe essere considerato come uno pseudo precedente.

Se la direzione del Gdpr è quella di andare verso un consenso libero, informato e positivo dove, io utente, ho la libertà totale di decidere cosa fare con i miei dati, condizionare la lettura di un contenuto al conferimento dei dati con la profilazione è una scelta che potrebbe creare un fatto senza precedenti, potenzialmente una rivoluzione del Gdpr.

Dato che per ora possiamo fare solo supposizioni, restiamo in attesa di una risposta oggettiva da parte del Garante. Intanto ci domandiamo: “ma veramente dopo i vari provvedimenti e dopo che viene seguita una linea che è sempre più a tutela dell’utente, si vuole andare in un’altra direzione?”

👉 Meglio saperlo in modo da dare uno spazio di manovra ai nostri clienti.
🎯 IL COLLABORATORE CHE TI RUBA IL CLIENTE

Tag:
#contratti

Ormai lo sappiamo tutti che è fondamentale tutelare la web agency con un contratto per i collaboratori esterni che hanno p. iva.

Questo è importante per tanti motivi.

Ipotizziamo che un collaboratore esterno, che si occupi di grafiche, copy o qualsiasi attività che, per il diritto italiano, rientra nell’attività di creazione di una nuova opera, non abbia un buon contratto. Infatti, non viene stabilito il trasferimento dei diritti patrimoniali sulle opere: in questo modo non è possibile vendere quell’attività al cliente finale perché rimane al collaboratore esterno.

Le motivazioni per tutelarsi sono numerose.

Ad esempio, pensiamo:

📌 alla tipologia di collaborazione
📌 alle modalità di pagamento
📌 all’eventuale recesso
📌 alla tutela nel caso di mancato pagamento del cliente finale dell’attività svolta dal collaboratore esterno
📌 all’accordo di riservatezza per le informazioni relative sia al cliente finale che alla web agency
📌 al patto di non concorrenza

Quando una web agency mi chiede un contratto collaboratori spesso la mia domanda è:
“Perché me lo chiedete?”
La risposta, almeno nel 30 % dei casi, è: “Ho perso un cliente” oppure “Un cliente ha lasciato la web agency e ha iniziato a lavorare con quel collaboratore esterno”.

👉 Ecco perché un patto di non concorrenza sui propri clienti è la base di un qualsiasi contratto collaboratori ben fatto.

👇 Vuoi sapere di più? Vai sul nostro sito
🎯 IN AULA PER IL PRIMO CORSO LEGALE DI 2 GIORNI SU TUTTO IL LEGAL DIGITAL

Tag: #legaltech

Se non vuoi fare un salto professionale per avere maggiori competenze, se vuoi restare allo stesso livello in cui ti trovi senza formarti su tutte le tematiche legali del digital allora non buttare due giorni della tua vita a formarti su tutte le tematiche legali del digital e non continuare a leggere.

Se, invece, non sono riuscito a scoraggiarti e stai continuando a leggere ti dico cosa posso offrirti.

Un corso semplicemente unico.

Unico perché si tratta di un corso che non è mai stato fatto in Italia: due giorni di formazione serrata dove tratteremo tutte le tematiche di legal tech.

📌 Privacy online
📌 Privacy offline
📌 Vendita
📌 eCommerce
📌 Copyright
📌 Regole sulle piattaforme social
📌 Contest e giveaway

Questi sono solo alcuni dei temi che tratteremo.

Abbiamo pensato di offrire qualcosa in più rispetto a quello che si trova in giro. Ed ecco che nasce questo corso dove avrai la possibilità di imparare qualcosa di nuovo. Tratteremo tematiche di data strategy per eCommerce, di gestione dei Dem senza bisogno del consenso del cliente e di tutte le altre chicche pratiche e fondamentali per chi lavora nel digitale.

Non sei ancora convinto? Allora ti dico che usando il codice sconto: VERCELLOTTI15 hai uno sconto del 15%.

Ora devi solo sapere dove e quando 😉

📍 In aula a Bologna o in streaming
📅 12 e 13 dicembre 2022
🎯 QUANDO TI RUBANO L’ECOMMERCE DA 430K

Tag
: #ecommerce

Il furto è un reato, ma a volte si può rubare anche senza violare la legge, o quasi.

Vi spiego meglio la questione.

Un nostro cliente durante il Covid ha aperto un eCommerce. Questo eCommerce ha avuto un ottimo successo e in poco più di un anno ha fatturato 430 mila Euro.

🧐 Da un giorno all’altro, però, nasce un altro eCommerce. Quest’ultimo ha lo stesso nome e nel dominio cambia solo quello di secondo livello: infatti si passa da un “.it” a un “.eu”. Anche il logo è molto simile, anche se mi permetto di dire che è ispirato e non oggetto di plagio, in quanto ci sono quelle minime differenze che permettono di non farlo cadere nel plagio.
Anche a livello estetico l’eCommerce è simile: vuoi che entrambi siano stati creati su Shopify, vuoi che sia un’ispirazione interessata.

😨 Ma non basta.

Il titolare del nuovo eCommerce ha pensato di fare delle Google ads usando il nome del brand del nostro cliente, che casualmente è lo stesso che usano sul loro sito. Quindi pongono il dubbio fra quale sia l’eCommerce giusto, almeno per l’utente che è meno esperto o che conosce meno il brand.

💰Per chiudere il cerchio c’è un ulteriore problema: concorrenza a livello di prezzo.
L’eCommerce vende prodotti simili di qualità minore che permette di vendere a prezzi notevolmente più bassi.

Volete sapere qual è la cosa più interessante?

Legalmente non si poteva fare niente o meglio quasi niente.
Infatti, il nostro cliente non aveva pensato alla registrazione del marchio. Non si poteva ancora dire che il loro brand fosse così famoso da essere riconosciuto come marchio di fatto e di conseguenza le tutele relative a quest’ultimo non potevano essere applicate.

Risultato?

L’unica soluzione possibile è stata quella di trovare un accordo tra le due parti: il nostro cliente ha pagato circa 10k per farsi cedere sia l’eCommerce sia tutti i domini che avevano acquistato questi competitor.

📌 Registrare il marchio ha un valore. Se non tuteliamo il nostro brand stiamo giocando non stiamo gestendo un’azienda!
⚽️ I MONDIALI SONO UN PROBLEMA PER LA PRIVACY!

Tag:
#GDPR

Ieri sono partiti mondiali più carichi di polemiche e di morti della storia...

Non voglio entrare sui temi politici, di diritti civili o altro perché non è questa la sede ma anche livello privacy c'è un gran problema...

La Commissione Federale tedesca per la protezione dei dati personali avvisa gli utenti dei rischi che si possono correre installando le app ufficiali Qatar World Cup sugli smartphone.

In particolare puntano il dito alla raccolta di dati che vanno “molto al di là” di quanto effettivamente dichiarato nella privacy policy delle app in questione, che strano...

Ma non solo, si consiglia di usare un telefono separato soltanto per le app e di «non condividere nessun altro dato personale come numeri di telefono, immagini o audio su questo dispositivo», dato che queste informazioni vengono trasmesse a un server centrale qatariota. Il pericolo è che da questa app si dia accesso a tutto!!!

Ci rendiamo conto dei voli pindarici che facciamo con i dati negli Usa e poi con il calcio stiamo regalando tutti i nostri dati, foto, video, testi e informazioni a un moderatissimo e tollerantissimo Stato come quello qatariota.

E il nostro Garante che dice???

Per ora silenzio, tanto a noi che ci frega, non giochiamo mica i mondiali 😜
🎅 IL NATALE NON È REGISTRABILE O BREVETTABILE!

Tag:
#marchi

La vicenda assurda ha visto due cantanti protagoniste...

Mariah Carey ha pensato di registrare il marchio Queen of Christmas ma la sua domanda ha subito l'opposizione della cantante Elisabeth Chan che ha scritto oltre 1000 canzoni sul natale. Ignoranza mia ma questa Chan non la conoscevo.

Mariah Carey pertanto non ha potuto registrare il marchio nemmeno in forma di acronimo ma non solo...

Infatti è stata criticata duramente dal pubblico per voler monetizzare sul Natale.

E qui impariamo due cose:

1️⃣ non basta pagare per registrare un marchio. Se non hai i requisiti te lo bloccano o te bocciano. Ecco perché il fai da te nella registrazione di un brand non funziona

2️⃣ prima di scegliere una qualsiasi decisione legale valuta le conseguenze a livello di Brand Reputation. Oggi la Brand Reputation si influenza negativamente anche un contest sbagliato come per Carpisa o la registrazione di un marchio come in questo caso

I buoni legali danno un apporto strategico prima ancora che operativo per i progetti 😉
🎯 NOI LEGALI TI STIAMO TRUFFANDO SUL GDPR!

Tag:
#GDPR

Questa è la frase che mi sono sentito dire da un imprenditore che poi è diventato cliente del nostro studio. Sebbene mi sento chiamato in causa, devo dire che non ha tutti i torti.

Se navighiamo online ne vediamo di tutti i colori in tema di privacy: un avvocato che dice il contrario dell’altro. Per il cliente medio questo può essere molto disorientante, anche perché la normativa è unica per tutti.

Quindi comprendo il momento di rabbia e sconforto.

Ecco cosa si può fare:

1️⃣ Iniziare a farsi una propria opinione che sia priva da condizionamenti e da conflitti d’interesse, basandosi sui principi che stanno alla base della normativa e costruire piano piano una competenza.
2️⃣ Cercare di capire se l’interlocutore con cui si discute sia davvero competente. Se, parlando di adeguamento privacy, quest’ultimo si riferisce solo a documenti, privacy policy e informative, ma non accenna ad un adeguamento tecnico forse non è il professionista giusto perché ha una visione parziale
3️⃣ Cercare di definire una strategia legale. Pensare che lo stesso tipo di adeguamento privacy possa essere applicato da una multinazionale, da una PMI o da un’agenzia marketing è un errore marchiano. Quindi, se ti offrono lo stesso servizio c’è un problema strategico.
4️⃣ Che ci sia un problema oggi è un dato di fatto: abbiamo un buco enorme che deriva da una mancanza di un accordo. C’è comunque una differenza tra il non agire, quindi farsi andar bene la soluzione più facile come ad esempio il corso che ti spiega come mettere tutto a posto senza avere problemi, e cercare di capire come creare una strategia, che sia a 3 o 6 mesi, che possa limitare al minimo i rischi.

📌 La mia riflessione, oggi, è quella di dire: non vi stiamo truffando o almeno non tutti noi (è chiaro che non sto utilizzando il termine truffa nell’accezione del codice penale. Specifico per il collega che potrebbe avere la coda di paglia).