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RT @jaakon_: Del tutto inaspettato tutto ciò.

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

Tutto questo senza alcun tipo di controllo.

Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

Ma quante sono le spunte blu su X?

Continua la lettura su @InTime_Blog

#socialmedia #tech
- Franz Russo
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RT @borrillo62: 👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

Tutto questo senza alcun tipo di controllo.

Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

Ma quante sono le spunte blu su X?

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RT @padovani_gigi: Io non sono più abbonato, avevo la spunta blu gratuita di Twitter

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

Tutto questo senza alcun tipo di controllo.

Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

Ma quante sono le spunte blu su X?

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RT @insopportabile: Un personaggio imbarazzante, egoriferito e pericoloso. E non si può concedere sempre l’attenuante del supposto genio, che non basta per permettergli di condizionare l’opinione pubblica impunemente.

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

Tutto questo senza alcun tipo di controllo.

Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

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RT @Frab451: La spunta blu di #ElonMusk viola la normativa sui servizi digitali. Ora ci facciamo un bel po' di risate

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

Tutto questo senza alcun tipo di controllo.

Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

Ma quante sono le spunte blu su X?

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RT @sono_francesca: Un sopravvalutato tra i tanti sopravvalutati di quest’epoca. Mi riferisco a Elon Musk, chiaramente.

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

Tutto questo senza alcun tipo di controllo.

Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

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RT @antpavolini: ho sempre detestato tutti i "bollini blu".
quelli "di prima", e a maggior ragione quelli di adesso, che sono a pagamento.
qui, nel 2009, un giovane Pavolini si scaglia contro l'idea dell'ordine dei giornalisti di prevedere un bollino blu per i blogger.
https://t.co/GjiBK0ZALg

L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.

L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.

In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.

A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.

Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.

La spunta blu indicava autorevolezza

Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.

Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.

Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.

Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.

La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.

Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.

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Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.

Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.

UE: spunta blu ingannevole

Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.

“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”

Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.

Ma quante sono le spunte blu su X?

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Musk ha deciso di finanziare #Trump, quali effetti su X

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#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.

Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.

Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.

La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.

Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.

Elon Musk e le donazioni ai candidati

Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.

Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.

Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.

Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.

In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.

Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.

Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.

Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.

Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani

La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.

E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.

La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.

Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.

E in questo c’entra anche Twitter

Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.

Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.

Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.

La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.

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#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.

Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.

Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.

La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.

Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.

Elon Musk e le donazioni ai candidati

Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.

Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.

Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.

Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.

In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.

Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.

Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.

Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.

Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani

La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.

E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.

La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.

Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.

E in questo c’entra anche Twitter

Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.

Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.

Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.

La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.

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#socialmedia #tech
- Franz Russo
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Nel suo discorso programmatico, Ursula von der Leyen annuncia una inchiesta sull'impatto dei #socialmedia sui giovani europei.
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RT @marcoregni: 👏👏👏

Nel suo discorso programmatico, Ursula von der Leyen annuncia una inchiesta sull'impatto dei #socialmedia sui giovani europei.
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Llama 3.1 per il dominio di Meta sulla IA generativa

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Meta presenta #Llama 3.1 405B, un modello di IA generativa open-source con 405 miliardi di parametri. E supera la concorrenza di GPT-4 e Claude 3.5 in prestazioni e accessibilità. Entro fine anno sarà il chatbot più usato al mondo.

Non passa giorno che non ci sia un annuncio riguardante l’intelligenza artificiale e il lancio di un nuovo modello sempre più performante. L’ultimo annuncio di rilievo proviene da Meta.

Si tratta di un modello che rappresenta un ulteriore passo avanti nel campo degli LLM (Large Language Model), e si distingue per essere open-source.

È evidente che la #IAGenerativa è la tecnologia del momento e le aziende puntano sempre di più a prevalere in un settore sempre più all’avanguardia.

E dal punto di vista degli annunci, non passa inosservato quello di Meta. L’azienda guidata da Mark Zuckerberg ha annunciato Llama 3.1 405B. Una novità questa che era attesa dal mese di aprile quando Meta disse di aver iniziato a lavorare su un modello più performante e innovativo.

E in effetti da quello che si conosce rispetto a questo modello l’elemento di novità risiede, secondo il punto di vista di molti, nel fatto che si tratta un modello open-source.

Ecco Llama 3.1 405B
Prima di vedere bene cosa significa portare il concetto di open source in un modello di IA generativa, cerchiamo di conoscere meglio le caratteristiche di Llama 3.1 405B.

Intanto va dello subito che si tratta del più grande modello LLM, open source, mai rilasciato. E Meta sostiene anche che questo suo modello sia superiore a modelli come GPT-4o e Claude 3.5 Sonnet di Anthropic rispetto a diverse prestazioni.

In generale, un LLM di grandi dimensioni con un gran numero di parametri può svolgere compiti più complessi rispetto a LLM più piccoli. Come comprendere il contesto in lunghi flussi di testo; risolvere complesse equazioni matematiche e persino generare dati sintetici che possono presumibilmente essere utilizzati per migliorare modelli di intelligenza artificiale più piccoli.

Modello addestrato sui chip Nvidia
Ora, il modello di Meta è stato addestrato su oltre 16.000 GPU NVIDIA H100. Allo stato attuale, stiamo parlando dei chip più veloci disponibili che arrivano a costare circa 25.000 dollari ciascuno. Meta sostiene che questo modello può battere i rivali rispetto a oltre 150 benchmark.

Il numero “405B” sta per 405 miliardi di parametri. Ossia variabili interne che un modello di IA utilizza per ragionare e prendere decisioni. Più grande è il numero di parametri di un modello di IA e più intelligente questo modello viene percepito.

Meta ha anche rilasciato versioni aggiornate di modelli Llama esistenti che contengono 70 miliardi e 8 miliardi di parametri ciascuno.

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#socialmedia #ArtificialIntelligence
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RT @insopportabile: La gara a chi ha l’IA più grande, ma vediamo quella che diventerà standard.

Meta presenta #Llama 3.1 405B, un modello di IA generativa open-source con 405 miliardi di parametri. E supera la concorrenza di GPT-4 e Claude 3.5 in prestazioni e accessibilità. Entro fine anno sarà il chatbot più usato al mondo.

Non passa giorno che non ci sia un annuncio riguardante l’intelligenza artificiale e il lancio di un nuovo modello sempre più performante. L’ultimo annuncio di rilievo proviene da Meta.

Si tratta di un modello che rappresenta un ulteriore passo avanti nel campo degli LLM (Large Language Model), e si distingue per essere open-source.

È evidente che la #IAGenerativa è la tecnologia del momento e le aziende puntano sempre di più a prevalere in un settore sempre più all’avanguardia.

E dal punto di vista degli annunci, non passa inosservato quello di Meta. L’azienda guidata da Mark Zuckerberg ha annunciato Llama 3.1 405B. Una novità questa che era attesa dal mese di aprile quando Meta disse di aver iniziato a lavorare su un modello più performante e innovativo.

E in effetti da quello che si conosce rispetto a questo modello l’elemento di novità risiede, secondo il punto di vista di molti, nel fatto che si tratta un modello open-source.

Ecco Llama 3.1 405B
Prima di vedere bene cosa significa portare il concetto di open source in un modello di IA generativa, cerchiamo di conoscere meglio le caratteristiche di Llama 3.1 405B.

Intanto va dello subito che si tratta del più grande modello LLM, open source, mai rilasciato. E Meta sostiene anche che questo suo modello sia superiore a modelli come GPT-4o e Claude 3.5 Sonnet di Anthropic rispetto a diverse prestazioni.

In generale, un LLM di grandi dimensioni con un gran numero di parametri può svolgere compiti più complessi rispetto a LLM più piccoli. Come comprendere il contesto in lunghi flussi di testo; risolvere complesse equazioni matematiche e persino generare dati sintetici che possono presumibilmente essere utilizzati per migliorare modelli di intelligenza artificiale più piccoli.

Modello addestrato sui chip Nvidia
Ora, il modello di Meta è stato addestrato su oltre 16.000 GPU NVIDIA H100. Allo stato attuale, stiamo parlando dei chip più veloci disponibili che arrivano a costare circa 25.000 dollari ciascuno. Meta sostiene che questo modello può battere i rivali rispetto a oltre 150 benchmark.

Il numero “405B” sta per 405 miliardi di parametri. Ossia variabili interne che un modello di IA utilizza per ragionare e prendere decisioni. Più grande è il numero di parametri di un modello di IA e più intelligente questo modello viene percepito.

Meta ha anche rilasciato versioni aggiornate di modelli Llama esistenti che contengono 70 miliardi e 8 miliardi di parametri ciascuno.

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#socialmedia #ArtificialIntelligence
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RT @CastigliMirella: Ho visto il video di #MarkZuckerberg, in cui chiede all’AI di essere trasformato in un gladiatore dell’antica Roma o in una ragazza di una band, ed è davvero potente.

Meta presenta #Llama 3.1 405B, un modello di IA generativa open-source con 405 miliardi di parametri. E supera la concorrenza di GPT-4 e Claude 3.5 in prestazioni e accessibilità. Entro fine anno sarà il chatbot più usato al mondo.

Non passa giorno che non ci sia un annuncio riguardante l’intelligenza artificiale e il lancio di un nuovo modello sempre più performante. L’ultimo annuncio di rilievo proviene da Meta.

Si tratta di un modello che rappresenta un ulteriore passo avanti nel campo degli LLM (Large Language Model), e si distingue per essere open-source.

È evidente che la #IAGenerativa è la tecnologia del momento e le aziende puntano sempre di più a prevalere in un settore sempre più all’avanguardia.

E dal punto di vista degli annunci, non passa inosservato quello di Meta. L’azienda guidata da Mark Zuckerberg ha annunciato Llama 3.1 405B. Una novità questa che era attesa dal mese di aprile quando Meta disse di aver iniziato a lavorare su un modello più performante e innovativo.

E in effetti da quello che si conosce rispetto a questo modello l’elemento di novità risiede, secondo il punto di vista di molti, nel fatto che si tratta un modello open-source.

Ecco Llama 3.1 405B
Prima di vedere bene cosa significa portare il concetto di open source in un modello di IA generativa, cerchiamo di conoscere meglio le caratteristiche di Llama 3.1 405B.

Intanto va dello subito che si tratta del più grande modello LLM, open source, mai rilasciato. E Meta sostiene anche che questo suo modello sia superiore a modelli come GPT-4o e Claude 3.5 Sonnet di Anthropic rispetto a diverse prestazioni.

In generale, un LLM di grandi dimensioni con un gran numero di parametri può svolgere compiti più complessi rispetto a LLM più piccoli. Come comprendere il contesto in lunghi flussi di testo; risolvere complesse equazioni matematiche e persino generare dati sintetici che possono presumibilmente essere utilizzati per migliorare modelli di intelligenza artificiale più piccoli.

Modello addestrato sui chip Nvidia
Ora, il modello di Meta è stato addestrato su oltre 16.000 GPU NVIDIA H100. Allo stato attuale, stiamo parlando dei chip più veloci disponibili che arrivano a costare circa 25.000 dollari ciascuno. Meta sostiene che questo modello può battere i rivali rispetto a oltre 150 benchmark.

Il numero “405B” sta per 405 miliardi di parametri. Ossia variabili interne che un modello di IA utilizza per ragionare e prendere decisioni. Più grande è il numero di parametri di un modello di IA e più intelligente questo modello viene percepito.

Meta ha anche rilasciato versioni aggiornate di modelli Llama esistenti che contengono 70 miliardi e 8 miliardi di parametri ciascuno.

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