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#CITAZIONI 💬

✑ Se Mann con “vittoria per l’umanità” intendeva la vittoria delle consorterie a cui aderì, ⁽¹⁾ noi lo sfigureremo intendendo tutt’altro. Chiunque abbia capito qual è la posta in gioco, sa bene che oggi è chiamato a fare tutto ciò che è possibile per far sì che sempre più persone diffondano lo stesso verbo: qualcuno vuole (s)opprimerci e per riuscire nell’intento hanno preparato una serie di strategie. Casomai ci riuscissero, quei pochi che non vorranno soccombere alle “vittorie” saranno destinati a nascondersi: nascondersi dallo spettro dalla collettività, nascondersi da un impero fondato sulle menzogne, nascondersi da tutto ciò che è inconsistenza. Dobbiamo riprenderci ciò che è nostro partendo dal principio che una delle armi su cui il sistema conta di più è propugnare incessantemente l’illusione che ognuno di noi, nel suo singolo, non conti nulla. Una volta disillusi, siamo sicuri che questo troverebbe molti, molti più ostacoli di quelli che siamo riusciti a piazzare finora.
Sui social pensi che la “battaglia” al clima non sia corretta? Meriti la censura

✑ Era proprio il passo che aspettavamo. Adesso è chiaro come tutta la ‘storiella del Covid non fosse stata nient’altro che l’atrio di ciò che questi individui hanno in serbo per noi. O meglio spererebbero di avere, dato che noi ci opporremo con tutte le nostre forze a queste derive ideologiche. In data 4 Ottobre 2022 le Civil Society Groups Concerned with Climate Disinformation, ovvero le società che fanno capo al totem di quella che loro chiamano «crisi climatica» (e su questo ci torneremo nel futuro prossimo) inviano congiuntamente una lettera agli amministratori delegati di Facebook, TikTok, Google e YouTube, Twitter e Pinterest. La lettera ha come oggetto: “It’s Time for Platforms to Count the Climate e ciò che leggiamo è un vero e proprio delirio. Infatti, secondo queste società della strumentalizz-ehm, difesa del clima:

«La crisi climatica è diventata sempre più evidente quando l’ondata di caldo di luglio in tutta Europa ha battuto i record in Spagna e abbiamo visto inondazioni mortali nel Kentucky orientale distruggere le comunità locali e bruciare incendi dalla Francia alla California. Sfortunatamente, la diffusione della disinformazione sul clima mina la capacità dei governi di rispondere in modo efficiente ed efficace. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha persino definito la disinformazione climatica come una minaccia per la capacità del mondo di affrontare efficacemente il cambiamento climatico. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha recentemente menzionato la minaccia di disinformazione, proliferata dalle società di social media, in un recente discorso e tweet dell’Assemblea generale.

Le società di social media sono responsabili del loro ruolo nell’amplificare e perpetuare la disinformazione climatica, ma la trasparenza, che quantificherebbe l’esatta portata, è mancata da tutte le piattaforme. La legge sui servizi digitali è stata approvata nell’UE e i suoi obblighi per le piattaforme entreranno in vigore molto presto. Stiamo scrivendo per chiedere ai leader della piattaforma di adempiere agli obblighi stabiliti nel DSA e di impegnarsi a includere la disinformazione climatica come categoria riconosciuta separatamente nelle sue politiche di segnalazione e moderazione dei contenuti all’interno e all’esterno dell’UE. Più specificamente, esortiamo le piattaforme a impegnarsi a riconoscere la disinformazione climatica come motivo specifico all’interno della dichiarazione richiesta ai sensi dell’articolo 15, paragrafo 1, della DSA e a includere dati sulle decisioni di moderazione dei contenuti relative alla disinformazione climatica come indicato all’articolo 23.

Le piattaforme devono ai loro utenti e al pianeta smettere di amplificare la disinformazione climatica che mina la nostra capacità di combattere la crisi climatica. Chiediamo alle vostre aziende di attuare queste azioni il prima possibile e chiediamo una risposta scritta indirizzata ai firmatari di seguito.

Cordiali saluti,

● 350org
● Accountable Tech
● Action for the Climate Emergency
● Center for Countering Digital Hate
● Check My Ads
● ClimateVoice
● Digital Climate Coalition
● Exposure Labs
● Friends of the Earth
● Greenpeace
● Green Latinos
● Institute for Strategic Dialogue
● Stop Funding Heat
● Union of Concerned Scientists
». ⁽¹

Queste 14 associazioni hanno dichiarato guerra alla libertà di espressione e di pensiero di chiunque opini la narrazione climatica. Ebbene come col Covid lo schema è lo stesso. Letteralmente lo stesso. Non è cambiato nulla se non la narrazione in oggetto. Ieri come oggi, tutti noi siamo chiamati a opporci, disarticolando le loro ‘supercazzole. Come sempre, tra l’altro. È ormai impossibile soffocare le centinaia di migliaia, se non milioni di persone che hanno capito con chi hanno a che fare, ovvero dei truffatori. L’unico modo che avranno di soffocarci è di farlo nel sangue. @thearticolist
Il TAR del Lazio annulla l’ordinanza di abbattimento degli animali della “Sfattoria degli Ultimi

✑ Morale del post: quando si è tutti consapevoli, l’unione fa la vera forza. Sperando sempre che questa vicenda non faccia parte di uno dei tasselli della cosiddetta agenda climatica, ovviamente. Facciamo un piccolo ricapitolando. La decisione di abbattere gli animali (maiali e cinghiali) all’interno della struttura sarebbe dovuta rientrare nel piano “standard” della Regione Lazio circa l’abbattimento dei suini della zona, questo in risposta alla diffusione della cosiddetta peste suina africana: malattia che colpisce gli omonimi. La Sfattoria rientrava nella “zona rossa” all’interno della quale è obbligatorio, per “prassi”, l’abbattimento dissimulato di tutti i suini. I gestori della Sfattoria hanno mandato avanti una battaglia legale perché la loro ragione è stata quella che l’ASL non tenesse conto della casistica peculiare della struttura: il luogo non è un normale allevamento che ospita animali per la macellazione, bensì un rifugio per animali “di affezione”: una definizione che va ad omogeneizzarsi con la categoria che comprende i cosiddetti animali da compagnia. L’avv.ssa Angelita Caruocciolo, stretta collaboratrice, ha dichiarato che «Il ricorso ha colto nel segno. Il provvedimento di abbattimento è stato annullato, ritenendolo privo di istruttoria e manifestamente infondato. Il TAR ha condiviso le nostre teorie tanto che è stato annullato non solo il provvedimento di abbattimento di ASL 1 ma anche il parere del Ministero della Salute del 22 agosto 2022. Alla luce di questo evento importante, la strada è aperta per una rivisitazione dell’approccio verso la prevenzione della peste suina, con la quale siamo ovviamente d’accordo, ma che deve essere fatta in modo diverso, assumendo provvedimenti proporzionali e relativi al reale stato di salute degli animali». ⁽¹⁾ Che bella questa solidarietà per gli animali… sarebbe ancora più bella se non fosse per il fatto che i cinghiali, come tanti altri animali, continuano ad essere uccisi per puro divertimento. Oppure se ci fosse questa solidarietà anche tra gli esseri umani. Sarebbe interessante sapere a quanti della Sfattoria è stato imposto il “vaccino anti-Covid” per accudire questi begli animaletti bisognosi. Perché nessuno se lo chiede e si continua a prendere le difese di qualcuno che magari non le prenderebbe per noi? A ogni modo non ci meraviglieremmo: d’altronde, come qualcuno ben ci rammentò, «tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri». ⁽²@thearticolist
Asia Benetti: la vittima sacrificale dei mass-media per rilanciare la farsa pandemica (?)

✑ Oggi - come molte altre volte - i media-mainstream hanno giocato sporco: tremendamente sporco. Questi hanno infatti rilanciato il decesso (scatenato da una miocardite fulminante) di una quattordicenne, includendo le parole-chiave “Covid” e “Coronavirus” nel titolo dei loro articoli; proprio perché UNO dei nodi della questione è che questa ragazza fosse risultata positiva al cosiddetto Covid: dando quindi la parvenza che non solo il “mostro invisibile” non se ne sia mai andato, bensì che potrebbe (ancora) colpire e uccidere chiunque, anche una giovanissima come la povera Asia: nonostante le tre dosi inoculate, ovviamente. Quale messaggio migliore se non quello di un tentativo disperato per rilanciare (l’ennesima) campagna vaccinale? Andando a fondo nel caso, scopriamo invece una realtà un po’ diversa dai titoloni. Su IlRestoDelCarlino si legge che l’ospedale avrebbe addirittura affermato che il Covid «non c’entra nulla». ⁽¹⁾ Tralasciata la ricostruzione dei fatti, è interessante notare come la pista di eventuali effetti avversi dai “vaccini” anti-Covid sia stata immediatamente scartata, dato che il primario precisa che «la bambina era stata sottoposta a questa vaccinazione a novembre dello scorso anno, quindi non c’entra il vaccino. Siamo in contatto con il centro d’igiene di Bari per la ricerca di altri agenti eziologici. Penso che l’esito delle indagini lo avremo entro due giorni»: una vera e propria via di mezzo tra un depistaggio e una supercazzola. Senza un qualsiasi tipo di referto sarebbe azzardato titolare un articolo come quelli di Open²
(in questo caso i più furbi)
e le edizioni pugliesi de la Repubblica³⁾ e il Corriere della Sera. ⁽⁾ Il motivo? Basta mettere in risalto la fallacia logica dei titoli degli articoli succitati: senza referti, come possiamo dare priorità a una causa e ometterne un’altra senza risultare parziali? Un modo serio per esporre il caso sarebbe stato quello di non arrogarsi il diritto di escludere alcuna ipotesi rilevante come invece ha fatto Open: un vero e proprio caso di “cherry-picking” (altra fallacia logica) che se da una parte lo critica, ⁽⁾ in questo caso lo utilizza. ⁽⁾ Per il resto, oltre che augurarci che venga reso noto il REALE fattore scatenante, auspichiamo che la famiglia della giovanissima si adoperi almeno per combattere la strumentalizzazione di questi giornali. A patto che l’irresponsabilità di aver fatto inoculare tre dosi di quell’acqua di fogna⁾ non faccia parte di una punizione “divina”, diciamo. @thearticolist
«Non chiamatelo più cambiamento climatico»

✑ Ah no? E come dovremmo chiamarlo? A questo quesito avremmo trovato varie risposte, ma per il momento abbiamo scelto di portare la parte più… marcia. Per esempio, abbiamo trovato interessante un articolo che riporta parte di un intervento di Enrico Giovannini. “Interessante” nel senso che guardacaso, nel 2019 la propaganda climatica è passata a uno step successivo: quello decisivo, azzarderemmo. Giovannini, allora portavoce dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) in occasione della divulgazione del rapporto Eco media 2019 rilasciò le seguenti dichiarazioni: «Non chiamatelo più cambiamento climatico: si tratta di una crisi climatica». L’autrice dell’articolo in questione replica che «Usare le parole corrette è il primo passo per dare la giusta visibilità al tema come hanno evidenziato diversi dei protagonisti presenti al dibattito». ⁽¹⁾ Alla conclusione di quanto scritto, ci rimane in testa il pallino fisso che il modo più efficace per abbindolare quante più persone possibili sia nientemeno che l’utilizzo scientifico della parola. Arrivati a queste considerazioni, uno “dell’altra sponda” potrebbe pensare che le nostre possano essere considerazioni fuorvianti, stucchevoli o addirittura “complottiste”. Ma cosa succederebbe se a dire ciò - tra l’altro in modo molto più marcato - fosse nientemeno che uno dei giornali più “autorevoli” al mondo? Stiamo parlando del The Guardian: precisamente delle considerazioni dell’ancora caporedattrice Katharine Viner, sempre nel 2019. Un articolo riprende infatti il cambio delle linee guida del linguaggio giornalistico (in gergo “style guide”) dello stesso Guardian. La scelta di sostituire “cambiamento climatico” con “crisi climatica” proviene dalle considerazioni di Viner, secondo la quale «il termine “climate change» o insomma, il cosiddetto cambiamento climatico, «risulta avere sfumature troppo gentili e passive, quando invece siamo di fronte a un fenomeno potenzialmente catastrofico per l’intera umanità». Tutto ciò riprende dalle affermazioni di Guterres l’anno precedente, ovviamente. ⁽²⁾ Non vi è molto altro da dire, se non che questi signori hanno fatto l’errore di aver spiegato per filo e per segno come funzionino le emergenze. O meglio, “emergenze”: che siano economiche, pandemiche, belliche o appunto climatiche… la parola è la più grande alleata di questi criminali. @thearticolist
15 Ottobre: il giorno della VERGOGNA.

✑ Questo è uno di quei giorni che saranno ricordati come uno dei più vergognosi della storia italiana: al pari delle inquisizioni o delle leggi razziali. ⁽¹⁾ Sempre che qualcuno se ne ricordi ancora, ovviamente. Tra connotazioni esoteriche ⁽²⁾ e speculazioni, 365 giorni fa entrava in vigore il DECRETO-LEGGE 21 Settembre 2021, n. 127, titolante: “Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening”. ⁽³⁾ Queste parole hanno segnato in modo indelebile come la natura gesuitica ⁽⁾, ⁽⁾ del Governo presieduto da Mario Draghi ⁽⁾ abbia portato a termine l’inserimento di logiche facenti capo a quegli spettri del passato che ritenevamo impensabile rivedere ai giorni nostri. ⁽⁾ Ebbene questo è falso. ⁽⁾ Queste parole hanno creato cittadini di serie A e di serie B con il presupposto di metterli «in sicurezza», si legge. In sicurezza da cosa? Oggi come un anno fa, è appurato SCIENTIFICAMENTE che:

• Le MASCHERINE sono INUTILI e DANNOSE, se non CONTROPRODUCENTI; ⁽¹⁰

• I LOCKDOWN sono INUTILI, DANNOSI e CONTROPRODUCENTI; ⁽¹¹⁾, ⁽¹²

• I TAMPONI (nella migliore delle ipotesi) sono usati MALE e CONTROPRODUCENTI. ⁽¹³

• TUTTI i “vaccinianti-Covid sono INUTILI, ⁽¹⁴⁾ DANNOSI ⁽¹⁵⁾, ⁽¹⁶
e CONTROPRODUCENTI. ⁽¹⁷⁾, ⁽¹⁸
Non solo per noi, ma anche per i più piccoli: le vittime più innocenti di questo disegno. ⁽¹⁹⁾, ⁽²⁰

Motivo per cui, la “certificazione verde Covid” è stata imposta con presupposti FALSI, ⁽²¹⁾ utilizzando strategie ⁽²²⁾ con il fine ultimo di cambiare irreversibilmente il nostro stile di vita, soffocando nella grande culla della collettività il senso critico di ognuno di noi. Tutto questo non può e non deve essere dimenticato. Non può perché oggi il sistema ha dovuto definitivamente gettare la maschera: questo era l’unico modo per fare il passo decisivo. Quel passo così decisivo che non possiamo permetterne un altro. Sia chiaro, qui non si è mai trattato di portare il mantra buonista della “libertà di scelta” o altre cazzate del genere, perché professare quanto appena detto significherebbe ignorare tutti i meccanismi che comportano la matrice dittatoriale che hanno utilizzato questi signori. ⁽²³⁾ E signore, precisiamo. ⁽²⁴⁾ Con l’avvento di quel 15 di Ottobre è stato permesso alla setta dei pro-vax di: insultarci, isolarci, non farci lavorare, non farci studiare, di non farci andare seduti a un bar o addirittura farci provare un paio di scarpe fuori dal negozio. ⁽²⁵⁾ Tutto questo è stato permesso partendo con dei presupposti FALSI, nonostante la verità sia stata sempre sotto gli occhi di tutti. ⁽²⁶⁾ Per questo motivo non dobbiamo mai dimenticare questa data. Per quanto il 15 di Ottobre non sarà una data poi così bella da ricordare, sappiamo che da questo giorno tutto l’apparato mediatico e scientifico mainstream si è dimostrato terribilmente goffo, maldestro e grottesco. Se così non fosse, il loro agire sarebbe stato impeccabile. Non è andata così. Questo, a dimostrazione del fatto che il potere non è così invulnerabile e perfetto come si crede, bensì composto anch’esso da esseri umani che commettono errori: clamorosi, tra l’altro. Il più grande di tutti? Mario Draghi il 22 Luglio 2021 disse: «il GreenPass è una misura con cui gli italiani possono continuare a esercitare le proprie attività […] con la garanzia però, di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose». ⁽²⁷⁾ Questa è la più grande “fake news” sparata durante la pandemia. Ah sì, una “pandemia” simile all’influenza stagionale. ⁽²⁸@thearticolist

post realizzato con l’ausilio del background scientifico e filosofico di @dereinzigeitalia
Antonello De Pierro: un provocatore (?)

✑ È da un po’ di tempo che osserviamo questo individuo e possiamo dire che nell’arco di questo periodo non ci è parso di tutta questa eccellenza, se non per un fatto. Il giornalista Antonello de Pierro e Presidente del movimento politico “Italia dei Diritti” (non è uno scherzo si chiama così) prova un certo astio per quelli che definisce «#novax» su Twitter: probabilmente un bacino indefinito di persone che si vedono contrarie ai diktat governativi che hanno favorito la farsa pandemica. Ebbene quest’uomo cita incessantemente questo bacino di persone, sembrandone quasi ossessionato: l’unica stranezza è che si comporta in questo modo soltanto su Twitter, ⁽¹⁾ appunto. Su Instagram ⁽²⁾ per esempio, pare una persona quasi normale mentre su Facebook ⁽³⁾ non solo parla di tutt’altro, ma un anno fa presentava un atteggiamento diplomatico sulla differenza di vedute con Nunzia Alessandra Schilirò, rispettandola per le sue scelte e proponendo addirittura un confronto del tutto civile. ⁽⁾ Diciamo “addirittura” perché rispetto a un anno fa, oggi questo De Pierro sembra un talebano. Proprio perché il motivo di questa estrema virata autoritaria e discriminatoria come queste ⁽⁾, ⁽⁾ non ci è chiaro, abbiamo preferito osservarlo per poi riportare queste strane incongruenze. A noi sembra più che evidente che questo individuo non cerchi dialogo bensì uno scontro: criminalizzando chiunque si spinga oltre il “consentito”, traendo vantaggio dal giocoforza costituzionale che identificherebbe una vittima (lui) e un aggressore. Sarà pur vero che le (reali) vittime saremmo noi, ma questo non vede l’ora che lo minacciamo di torcergli un singolo capello per denunciarci. Tuttavia non possiamo nemmeno ignorarlo, dato che il pensiero che divulga è violento e vessatorio, nonché ghettizzante e repressivo di vedute differenti da quella mainstream. Forse nemmeno questa, dato che ormai dovrebbe essere chiaro anche ai sassi che chi continuerà a sostenere misure inutili prima o poi sarà quello che rimarrà col cerino in mano, come nel caso di De Pierro. Non possiamo fare altro che invitare chiunque - soprattutto chi ha una visibilità analoga o superiore alla sua - di confrontarsi ad armi pari e zittire questo individuo convertendolo a un minimo di ragione, prima che il tempo - o qualcuno che se ne sbatte della legge - gli presenti il conto. E con gli interessi. @thearticolist
#CITAZIONI 💬

✑ Tratto ⁽¹⁾ dal celebre romanzo ⁽²⁾ de Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la frase completa pronunciata del nipote prediletto del principe Fabrizio Salina è: «se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica in quattro e quattr'otto. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». ⁽³⁾ I nostri cari amici borghesi intendevano che se tutto fosse cambiato esteriormente, tutto sarebbe potuto rimanere così com’è, quindi in una situazione che garantisse il controllo sui governati; riconoscendo però il rischio che se tutto fosse rimasto così com’è - e quindi non fosse cambiato nulla - tutto sarebbe potuto cambiare interiormente. Questo è il cosiddetto gattopardismo: un vero e proprio prerequisito della politica.
La “contro-informazione” dà risalto a Marcello Foa

✑ Se prima abbiamo compatito le “gaffe” fatte da parte dei più grandi canali “contro-informativi”, oggi riteniamo che alcune linee rosse sono state oltrepassate. Lungi dall’attribuirci la nomea di coloro «che dividono», in questo post faremo nomi e cognomi soltanto perché stanno rendendo il fronte del dissenso non così differente da quello mainstream. Molti conosceranno Marcello Foa: un nome che, in fatto di delusioni, si potrebbe affiancare a quello di Beppe Grillo. Foa è stato Presidente della RAI per tre anni e, in questi tre anni (dal 2018 al 2021) avrebbe «combattuto» il cosiddetto “pensiero unico” all’interno dell’organo di stampa statale; notevole l’intervista rilasciata a Massimo Mazzucco. ⁽¹⁾ “Notevole” nel senso che gran parte degli utenti che hanno commentato sotto il video della suddetta evidenziano come quello di Foa fosse stato un vero e proprio arrampicarsi sugli specchi: punto di vista che sottoscriviamo. E fin qui nulla di strano: non ce ne sono pochi di individui di questo calibro. Ciò che ci ha lasciati interdetti è stata prima di tutto l’accomodante intervista condotta da Virginia Camerieri di ByoBlu, ⁽²⁾ per poi seguire quella de La Verità ⁽³⁾ - purtroppo su entrambe le piattaforme disponibili se si sottoscrive un piano a pagamento ma riportata una parte della seconda sul Sussidiario⁾ - Nicola Porro ⁽⁾ e altri ⁽⁾, ⁽⁾ allo stesso Foa. Con oggetto il nuovo saggio dell’ex Presidente della RAI, nessuna delle realtà che lo hanno intervistato si sono permesse di fare una qualsivoglia domanda scomoda a Foa, come quella di chiedergli conto circa il suo essersene stato per ben tre anni a prendere un mega-stipendio pagato con i nostri soldi in cambio di una fumosa presa per il culo. ⁽⁾ Sempre che qualcuno non creda che la RAI sia il tempio del pluralismo e che il sistema si possa cambiare da dentro, ovviamente. @thearticolist
PayPal e la sanzione (rimangiata) di 2.500$ per chiunque avesse diffuso “disinformazione”

✑ Credevamo si trattasse di una bufala, ma se così fosse stata ci avrebbero già pensato gli ultra-galattici fact-checkers. «È davvero difficile per me criticare apertamente una compagnia che ho amato e a cui ho dato tanto… ma le nuove politiche di PayPal vanno contro qualsiasi cosa in cui credo: una società privata ora può decidere di prendere i tuoi soldi se dici qualcosa in disaccordo con la loro opinione. È una follia»: queste le dichiarazioni in data 8 Ottobre ⁽¹⁾ di David Marcus, ex-Presidente di PayPal, commentando la nuova policy dell’azienda. Ormai è stata cancellata, ⁽²⁾ e nonostante abbiamo cercato la pagina originale su ArchiveOrg non siamo riusciti a trovarla. ⁽³⁾ Confidiamo in un problema tecnico. A ogni modo, in quella pagina sembrava proprio esserci scritto quello che potremmo definire orwelliano tanto quanto le figurazioni illustrate nel celebre romanzo del ‘49: una tassa sul pensiero. Non che i tamponi e le mascherine fossero qualcosa di così diverso, in effetti.

Stando al quotidiano The Daily Wire, PayPal aveva aggiunto, tra gli atteggiamenti perseguibili dall’azienda di pagamenti online, anche «l'invio, la pubblicazione o la diffusione di messaggi, contenuti o materiali che promuovono la disinformazione o presentano un rischio per la sicurezza o il benessere dell'utente». ⁽⁾ Non sarebbe passato nemmeno un giorno dall’eliminazione di questa dicitura, dato che PayPal ha perso oltre il 5% di valore delle proprie azioni. La cosa più interessante però, è il comunicato della stessa PayPal secondo la quale la nuova policy sarebbe stata inserita «per errore». Infatti, Caitlin Girouard, direttore degli affari aziendali di PayPal ha dichiarato che «Un avviso AUP è stato recentemente pubblicato per errore che includeva informazioni errate. PayPal non sta multando le persone per disinformazione e questo linguaggio non è mai stato inteso per essere inserito nella nostra politica. I nostri team stanno lavorando per correggere le nostre pagine politiche. Siamo spiacenti per la confusione che questo ha causato». ⁽⁾ Questa, oltre ad essere una risposta a cui personalmente avrei risposto con una sediata tra capo e collo, è una risposta che non ha davvero alcun senso e non siamo i soli ad essercene accorti. Brendan Carr, commissario della Federal Communications Commission (FCC) twitta che «PayPal dice che la sua politica di disinformazione "è uscita per errore". Perché, chi di noi non ha fatto una nuova politica di 7 pagine che toglierebbe i soldi alla gente che "disinforma" - e poi ha rilasciato quella nuova politica per puro caso?». ⁽⁾ Bel colpo, commissario! Infatti, siamo dell’idea che nulla di ciò che esce fuori dalla mente di queste bestie faccia irruzione nella società per puro caso. A spiegare meglio questo concetto è un pezzo pubblicato da Brendan O’Neill su Spiked: «La policy è stata pubblicata. Chiaramente ne hai discusso. Chiaramente hai pensato davvero molto seriamente di prendere soldi dai wrongthinkers per punire la loro moralità inquinata. Possiamo concederti il beneficio del dubbio e accettare che la tua idea sia stata pubblicata per “errore”, ma ciò non toglie il fatto che hai avuto l’idea, che hai preso in considerazione l’idea di sottrarre denaro ai criminali del pensiero». ⁽

Questa vicenda è un (ulteriore) segnale che i termini “informazione” e “denaro” debbano essere il più distanti possibile: per quelli che vivono di donazioni sembrerà opinabile, certo… tuttavia, è proprio quando non è possibile ricattarci che il sistema perde lo strumento più comodo per indurre i dissidenti al silenzio. Invitiamo chiunque riceva donazioni diffondendo “disinformazione” di considerare il nostro pensiero. E per tutti gli altri ovviamente, di chiudere qualsiasi conto aperto e vendere le azioni di quella cagata di azienda chiamata PayPal. @thearticolist
«Vaccini in vena o le 120 giornate di Sodoma»

✑ Sostituendo la parola “Salò” ⁽¹⁾ con “vaccini in vena”, l’ex-Presidente della Calabria ⁽²⁾ Nino Spirlì (2020-2021) scrive un post su Facebook che ci ha lasciato quantomeno interdetti. Dopo tre dosi inoculate di “vaccino anti-Covid” in sei mesi, a Spirlì non sembrano proprio essergli andati giù gli effetti secondari delle inoculazioni, dedicandogli una vera e propria esternazione dai tratti poetici che comincia con il titolo del nostro post. Poi, continua dicendo che il cosiddetto vaccino «era merda. E ci hanno obbligati a mangiarla. Proni e schiavi, come nelle scene più raccapriccianti del film capolavoro di PPP.
Convinti con forza coercitiva costituzionale, che si trattasse di ambrosia.
Era merda e scorre nelle nostre vene. A noi, e solo a noi, piove nel corpo e nello spirito una tempesta di dolori mai conosciuto. Dalle cardiopatie ai reumatismi. Dai chiodi nelle ossa alle confusioni nella testa. E quelle maledette vertigini, che ti terremotano le gambe e il petto! Il sughero nelle mani ha sostituito la carne. Cedono gli equilibri e si affanna il petto. Dicono che sia normale, ma normale non è!!! Prima di questa farsa satanica, non c’era! Li chiamano vaccini, nei laboratori dell’inferno, ma sono solo aggiustamento di tiro! In peggio! Della serie: “se non crepano col virus, ci pensiamo noi con la cura”.
Ci siamo cascati in molti. Per amore, spesso. Per salvare, spaventati dalla possibilità che potesse accadere l’irreparabile. Nonni. Figli. Amori. Oggi, invece che in panetteria, facciamo code in farmacia. A consumare i loro confetti di vario colore! E il veleno continua.

Triste, questa lunga fine del mondo! Venti di guerra provocata e imposta. Oceani di veleni sintetici. Invasioni di virus alieni. L’Umanità buona NON ce la farà! Chissà, Quei Segreti… forse, e non forse, l’unico farmaco buono resta la preghiera. Almeno, rilassa…». ⁽³
La sua sarà pure una versione romanzata… tuttavia, in molti aspetti Spirlì riporta una versione che si avvicina di molto alla realtà dei fatti. “Di molto”, rispetto a prima di essersi inoculato tre dosi, essendo un Leghista. Sembrerà paradossale, ma non ci fa riflettere che piano piano sempre più persone inizino a pentirsi e/o a vuotare il sacco: ciò che ci fa riflettere è la stampa che si ostina a non volersi convertire alla ragione. Non ha più senso ormai. Per esempio, il giornale locale “Calabria News” riporta le dichiarazioni del post di Spirlì tentando di ridicolizzarlo attraverso alcune punzecchiate nell’articolo, questo titolante: Il ritorno da novello virologo di Nino Spirlì che si scaglia contro i vaccini anti-covid: “…farsa satanica”. ⁾ Nessuna vera e propria contestazione, se non un atteggiamento sovrapponibile a un «marameo» pronunciato da un bambino. Seguito da una pernacchia, tra l’altro. L’articolo non l’ha firmato nessuno. Sarà per questo motivo. Oppure sarà perché, come recitava l’Eccellenza nell’opera scimmiottata da Spirlì, «non c'è niente di più contagioso del male». Sarà pure condivisibile… ma finché ogni singolo individuo dell’umanità non sarà sottomesso, c’è ancora speranza. @thearticolist
«Il Covid è una pagliacciata»

✑ Dopo il caso Spirlì ⁽¹⁾ assistiamo a un’altra figura politica che si allontana dalla narrazione pandemica, virando con dichiarazioni che il mainstream definisce “choc” e quant’altro. Per come la vediamo, ciò non lo deresponsabilizza affatto, anzi. Stavolta, a destare “scalpore” sono le dichiarazioni di Diego Lucianaz nel suo discorso d’insediamento nel Consiglio regionale valdostano, definite «negazioniste» dai quotidiani locali ⁽²⁾ e «strampalate» da quelli limitrofi. ⁽³⁾ Lucianaz era stato già consigliere regionale nel biennio 2018-2020 con la Lega, motivo per cui sarebbe azzardato definire Lucianaz uno dei “rinsaviti”. Sul Web non siamo riusciti a trovare il discorso d’insediamento in formato integrale, bensì soltanto stralci riportati qua e là dai giornali. Lucianaz avrebbe detto che «I vaccini non sono mai stati testati», che addirittura «La grande pagliacciata del caso Covid sta per terminare»; arrivando a dire «Fermate questa farsa, la più grande della storia dell’Unione Europea». Lucianaz avrebbe continuato dicendo che «Là fuori, dallo scorso anno quando il ‘green pass’ è stato introdotto anche da noi, ci sono sempre più cittadini valdostani che resistono, che non vogliono piegarsi alle menzogne ufficiali, che si informano, che hanno pagato personalmente per la loro determinazione. Hanno lottato per la propria libertà, per la libertà del proprio corpo, delle proprie idee. Oggi non siamo più di fronte a una pandemia, le persone che ragionano lo sanno bene. Da due anni e mezzo siamo assillati dall’infodemia. Anche in Valle d’Aosta abbiamo il telegiornale della Rai che non si ferma con il suo bollettino quotidiano degli infetti. I giornali locali ci danno notizia di una nonnina di 102 anni morta di Covid, mi chiedo dove sia la notizia! Fermate questo storytelling, per piacere, i malati continuano ad aspettare, come prima, di essere curati». ⁽⁾, ⁽⁾ Immediate le reazioni della maggioranza dell’Assemblea, la quale si è dissociata ⁽⁾ dalle dichiarazioni di Lucianaz chiedendo una risoluzione, per il momento non andata proprio come previsto. ⁽⁾ I sindacati definiscono quelle del neo-consigliere «parole insensate» ⁽⁾ e il Consiglio permanente degli enti locali valdostano esprime forte «sconcerto». ⁽⁾ Ma non è finita. L’Ordine dei Medici chiede, in uno stile che si potrebbe fraintendere con un’intimidazione, una «smentita» a Lucianaz circa le sue dichiarazioni. ⁽¹⁰⁾ L’intera macchina statale si è messa contro quest’uomo e potrebbe sembrare un buon segno, ma noi non ne saremo certi fino a quando non smonterà, con dati alla mano (e ce ne sono), quella che lui definisce «farsa» attraverso campagne di informazione come facciamo tutti noi, ma con molte più difficoltà. In caso ci fossero davvero figure istituzionali che hanno un minimo a cuore la verità, potrebbero avvicinarcisi partendo da questo punto: fondamentale per tentare di rinsavire quante più persone possibili. A patto che non si utilizzi la verità per servire il male. @thearticolist
Il muro di Marin

✑ Esclusa la chiusura dei confini finlandesi ai “turisti” russi in Finlandia, ⁽¹⁾ di Sanna Marin se ne è sentito parlare poco, dallo scandalo di Agosto. ⁽²⁾ E non vedevamo l’ora che questo individuo risaltasse fuori per toglierci un “sassolino” dalla scarpa. Il sassolino, è che all’indomani della serata passata in compagnia della “banda della farina” ⁽³⁾ la premier di Helsinki replicò in conferenza stampa, commossa, che «Sono umana e a volte ho bisogno di gioia e divertimento»: parole seguite da una cosiddetta “standing ovation”. ⁾ Che squallore. A ogni modo, appena ripresa dalla sbornia durata qualche mese, il primo ministro finlandese ha avuto la brillante idea di costruire un muro “anti-migranti”: questo in funzione antirussa. Definito nell’articolo del Corriere della Sera come “il muro anti-migranti di Sanna Marin che l’Europa non critica” ⁽⁾ e ora furbescamente modificato in “Il muro anti migranti di Sanna Marin (effetto collaterale dell’aggressione russa)” ⁽⁾ questa sarà «la prima barriera anti migranti in Europa voluta da un governo progressista». Che l’Europa non critica. Giusto, Alessandra Muglia? Chissà perché lo hai cancellato. O per caso scrivi sotto dettatura? Vabbè. Ritornando al muro, sarebbe un progetto proposto dalla Guardia di frontiera finlandese. Si estenderebbe per oltre 260km e questo si figurerebbe in una barriera con filo spinato, telecamere di sicurezza e supporto militare lungo il 20% del confine tra Russia e Finlandia, precisamente nel Sud-Est. Il progetto godrebbe di «ampio sostegno» nel parlamento finlandese e potrebbe essere approvato entro Aprile. Da alcune indiscrezioni, il muro verrebbe ultimato in quattro anni dall’inizio dei lavori. ⁽⁾, ⁽⁾, ⁽⁾, ⁽¹⁰⁾ Che questo muro venga fatto o meno, sarà deciso entro Aprile. Per il resto, siamo certi che funga (e/o fungerà) più da deterrente geopolitico che per altro: cioè, non per dire nulla… ma sarebbero 260 su 1.268km. ⁽¹¹⁾ Certo, sarà pure piazzato in un punto strategico, ma ci sarebbe un “buchino” di 1.000km. Quindi, a meno che ciò non serva per rompere il tabù delle meno recenti dichiarazioni della portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud contro il muro pensato dall’Ungheria nel 2015: «Abbiamo da poco abbattuto tutti i muri in Europa, non dovremmo costruirne di nuovi» ⁽¹²⁾ questo muro servirà soltanto a dimostrare, oltre a constatare come la Finlandia sia passata da “paese neutrale da secoli” a “freccia avvelenata atlantista”, come il doppio-pesismo europeo ⁽¹³⁾ abbia ormai raggiunto livelli grotteschi. @thearticolist
Mediaset sospende la trasmissione “Fuori dal Coro”

✑ Come ogni volta che c’è di mezzo la censura, anche in questo caso siamo sicuri che nulla accada per puro caso. Per motivi di natura «economica» Mediaset avrebbe così deciso di sospendere la quinta edizione della trasmissione condotta da Mario Giordano su Rete4, a partire dal 15 Novembre 2022. ⁽¹⁾ Sul Fatto Quotidiano si legge che «fonti Mediaset ‘beninformate» avrebbero escluso la chiusura di “Fuori dal Coro”, pur ribadendo la durata della sospensione di tre mesi. ⁽²⁾ Sinceramente? A noi questa sospensione sembra piuttosto forzata. Se è vero che per via degli sketch c’è uno staff più grande da tenere su - in relazione all’attuale palinsesto - è anche vero che sarebbe possibile ridimensionare la trasmissione, dati i risultati. ⁽³⁾ Se a queste considerazioni inserissimo che la trasmissione di Giordano è considerata “borderline”, è plausibile pensare che per tre mesi nemmeno l’opposizione “soft” di Mario Giordano sarà ben gradita. @thearticolist
#CITAZIONI 💬

✑ Cosa rappresenta oggi il concetto di libertà, se non un grande totem composto da ideologie, principi e mete che non solo hanno come mezzo il compito di distorcere la realtà, ma ne fanno un prerequisito sociale che mina le fondamenta dello spirito critico umano? Per non parlare di chi tenta anche solamente di opinare la struttura di questo totem. Ed è lì che la libertà ci appare così vuota, lontana. Forse, nemmeno mai conosciuta, se non dentro di noi: l’unico luogo dove il tiranno non può entrare senza il nostro consenso.
«Ho il diritto di oppormi, non voglio piegarmi al sistema»

✑ Da chi potremmo mai aspettarci una frase del genere? Da chi conosce le leve principali del potere dinanzi all’obbligatorietà di accettare le riforme socialiste dei nostri tempi, per esempio. Magari, da chi ha sempre rifiutato la logica del passaporto vaccinale e per questo motivo non si è fatto nemmeno una dose, giusto? Oppure, da quei pochi che hanno riconosciuto l’inganno essendosi inoculati una, due, tre dosi e oltre. Nulla di tutto questo: sennò non avremmo scelto Open come copertina del giorno. ⁽¹⁾ Questa frase proviene da una ragazza che, studente quattordicenne in un liceo di Latina, si è opposta di consegnare il proprio cellulare perché temeva che non fosse al sicuro. ⁽²⁾ Ecco: ora, al netto degli esempi di chi al sistema tenta di opporvisi per davvero, immaginiamo per un attimo la circostanza di questa ragazza accompagnata dalla frase: «ho il diritto di oppormi, non voglio piegarmi al sistema». Fantozziano, come minimo. Ma riportiamo la cronistoria del caso. ⁽³⁾ La vicenda vuole che il Venerdì precedente viene emessa dal preside «senza il consenso del collegio dei docenti», questo stando alla versione della ragazza, ⁽⁾ una circolare che vieta l’uso dei cellulari in classe, questa in ottemperanza a dei provvedimenti contro il “cyberbullismo”. Lunedì viene chiesto agli alunni di consegnare i cellulari ma la ragazza si oppone: prende una nota, lei tenta di far valere le sue ragioni e viene così convocata dalla vice-preside, che non le riconosce a sua volta dicendole però che dovesse «piegarsi». La ragazza, ribadendo la sua cosiddetta «libertà di parola» ⁽⁾ e usando come pietra irremovibile il fatto che né la scuola né i docenti si sarebbero presi la responsabilità circa il danneggiamento, furto e smarrimento dei cellulari custoditi, provvede chiamando il padre ⁽⁾ e il fratello che, entrando nell’istituto, la situazione sarebbe degenerata con il preside della scuola. Tra urla e spintoni, arrivano le forze dell’ordine. E poi tutto il caos mediatico. La versione della vice-preside Marina Santoro vorrebbe che l’episodio si trasformasse in un’opportunità: «Abbiamo avviato un confronto con gli studenti nelle classi e presto ci sarà un incontro con i loro rappresentanti. È un evento che ci ha spinto a riflettere sulle dipendenze e abbiamo attivato corsi specifici sul tema. Lasciare il cellulare in uno scatolo non è un’imposizione ma è ritrovare l’appartenenza alla scuola, imparare a vivere le cose una alla volta, senza ansia. È la differenza tra un armadio stracolmo da cui cadono i vestiti e dei cassetti ordinati da cui prendere ciò che serve. Gli strumenti tecnologici per la didattica per fortuna li abbiamo, il cellulare è altro e la mente ha bisogno di ossigeno. Ai ragazzi che parlano di autoritarismo rispondo con l’autorità che riconoscono ai genitori. Con le quarte e le quinte va meglio, anche loro percepiscono gli studenti dei primi anni come una generazione diversa. La dad è stata una corsa in avanti da cui riprendersi. La ragazza? Aveva gli occhi lucidi, era rimasta la sola a rifiutarsi, l’ho invitata a spiegare. Mi ha detto che il suo telefono vale mille euro. Forse la famiglia, che pure ha firmato a inizio anno le liberatorie sulle regole della scuola, non l’ha aiutata a capire». Una storia che a noi ha fatto davvero pena. In tutto questo - e come al solito - Open tende a disarticolare quel minimo di buon senso che è rimasto nella società. ⁽@thearticolist
Il lento, subdolo, ma netto riposizionamento di Matteo Bassetti

✑ Sono un po’ di mesi che Matteo Bassetti presenta, quatto quatto, delle ambiguità nei suoi ragionamenti. Dopo aver invocato la clamorosa «commissione medica d’inchiesta» sui morti “Covid” ⁽¹⁾ e tweet tipo: «Molte sono le cose su cui il nuovo governo dovrà esprimersi nella gestione quotidiana del Covid. Alcune prioritarie come quella di rivedere le quarantene, oltre a una profonda revisione della burocrazia Covid.
Speriamo ci siano sia la volontà politica che le competenze per farlo
» ⁽²⁾ per poi passare a tweet tipo: «[…] Abituiamoci a continui alti e bassi di un virus ormai simil-influenzale. Avremo altre fiammate future, anche molto presto. Impariamo però a trattare Il Covid come tutti gli altri virus e batteri» ⁽³⁾ e dichiarazioni come «Mai piu obbligo di mascherina a scuola. Mai più!!!» ⁾ un (ennesimo) tweet pubblicato in data 20 Ottobre 2022 andrebbe a definire Matteo Bassetti come un cosiddetto “no-vax”. Infatti, leggiamo «Approvato da EMA vaccino covid19 per i bambini dai 6m ai 5 anni. Poteva servire nel 2020. Oggi è il vaccino sbagliato (non copre infatti nessuna variante omicron) nel momento sbagliato. Non lo raccomanderei a nessuno» ⁽⁾ La notizia qual è? Quel «non lo raccomanderei a nessuno». La notizia è che Bassetti si è opposto agli stessi enti che ha sostenuto anche quando c’erano meno dati disponibili. Quello di Bassetti è un lento, subdolo, ma netto riposizionamento ⁽⁾ secondo il quale “anche la scienza può sbagliare”. Ma tranquilli eh, quando i media lo interpellano le dichiarazioni sono sempre molto più morbide. ⁽⁾ Internet però ha una memoria, signor Bassetti. @thearticolist
Agitare lo spauracchio di una “Terza Guerra Mondiale” non è intellettualmente onesto

✑ Se c’è una cosa che ci fa davvero incazzare, è quando si utilizzano le emozioni delle persone per portare acqua al proprio mulino. Come nel caso di Foa, anche stavolta faremo nomi e cognomi di chiunque utilizzi strumentalmente situazioni tragiche come quelle che stiamo vivendo, col solo scopo di far condividere il proprio post. E attenzione: siamo i primi a dire di non avere la cosiddetta sfera di cristallo o di non essere in alcun modo certi del futuro che ci attende. Tutto parte dalle dichiarazioni di Papa Francesco, secondo il quale siamo «già» nella cosiddetta «Terza Guerra Mondiale». ⁽¹⁾ Abbiamo dato un’occhiata su internet e troviamo degli articoli su “Money” e “Forzeitaliane” che ci hanno fatto saltare dalla sedia. Il primo caso, più “soft”, è un pezzo a firma di Alessandro Cipolla ⁽²⁾ titolante: “Terza guerra mondiale nel 2023, perché Usa e Taiwan ne sono sicuri”; il secondo invece : “Terza guerra mondiale vicina: ecco quando e dove scoppierà”, questo vergato da Paola Gentile. ⁽³⁾ Entrambi gli articoli riportano come la questione sino-taiwanese si stia intensificando a causa delle dichiarazioni del neo-rieletto Xi-Jinping, secondo il quale «Insistiamo sulla prospettiva di una riunificazione pacifica con la massima sincerità e i nostri migliori sforzi, ma noi non prometteremo mai di rinunciare all’uso della forza e ci riserveremo di prendere tutte le misure necessarie soprattutto in risposta alle forze esterne. La riunificazione completa della nostra madrepatria deve essere realizzata e sarà sicuramente realizzata». ⁽⁾ Includendo prima quanto detto da Blinken presso l’Università di Stanford ⁽⁾ e poi le recenti parole dell’ammiraglio statunitense Mike Gilday all’Atlantic Council, secondo il quale la riconquista di Taiwan avverrà molto presto, ovvero «Quando parliamo della possibilità che avvenga entro il 2027, io penso che la data sia già il 2022 oppure il 2023». ⁽⁾ Le parole in formato originale sarebbero: «When we talk about the 2027 window, in my mind that has to be a 2022 window or a potentially a 2023 window. I can’t rule that out. I don’t mean at all to be alarmist by saying that, it’s just that we can’t wish that away». ⁽⁾ Da tutte queste tessere, Forzeitaliane trae la conclusione che «Quindi, se la Cina è disposta a tutto per “riprendersi Taiwan”, anche ad usare la forza, va da sé che la terza guerra mondiale è la soluzione che Pechino intende mettere in atto, a maggior ragione alla luce delle considerazioni tali per cui “la questione di Taiwan non può essere passata di generazione in generazione”» ⁽⁾ e Money che «[…] se Pechino dovesse attaccare Formosa, un soccorso militare degli Stati Uniti a Taipei sarebbe scontato come, a quel punto, lo scoppio di una terza guerra mondiale». ⁽⁾ Ciò che ci lascia davvero stupiti è avere la certezza assoluta nell’affermare uno scoppio di una guerra mondiale. C’è però un fatto sul quale punteremo, ovvero che quanto asserito da Cipolla e Gentile faccia parte di un “piccolo” equivoco. Il ‘piccolo equivoco starebbe nel considerare erroneamente quanto scritto nel Trattato che lega Taiwan e USA che, non solo vi è la cosiddetta “ambiguità strategica” ⁽¹⁰⁾ ma un’ipotetica occupazione cinese a Taiwan non preclude l’intervento diretto degli Stati Uniti, anzi: su Wikipedia leggiamo al massimo che gli «Stati Uniti metteranno a disposizione di Taiwan gli articoli e i servizi di difesa nella quantità necessaria per consentire a Taiwan di mantenere sufficienti capacità di autodifesa» e che il Taiwan Relations Act «non garantisce che gli Stati Uniti intervengano militarmente se la Repubblica Popolare Cinese attacca o invade Taiwan né la rinuncia, poiché il suo scopo principale è garantire che la politica di Taiwan degli USA non venga modificata unilateralmente dal presidente e garantire che qualsiasi decisione di difendere Taiwan sia presa con il consenso del Congresso». ⁽¹¹⁾ Un congresso che potrebbe, magari, ritenere una buona idea non far saltare in aria l’intero mondo. @thearticolist
ENI quadruplica i propri utili

✑ Da 2.6 a 10.81 miliardi, che si traducono in un +311%: questi gli utili NETTI dell’Ente Nazionale degli Idrocarburi (ENI) negli ultimi nove mesi, nonostante produca di meno (-12% petrolio e -2% di gas). ⁽¹⁾ Così l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi commenta la pubblicazione del report trimestrale: «In un contesto di elevata volatilità e incertezza nei mercati, Eni ha continuato ad assicurare gli approvvigionamenti energetici cruciali per le nostre economie, portando avanti al contempo il percorso di decarbonizzazione. Già dal prossimo inverno saremo in grado di rimpiazzare il 50% dei flussi di gas russo facendo leva sul nostro ampio e diversificato portafoglio riserve, sulle partnership di lungo termine con i paesi produttori e sulla nostra crescente presenza nel business Gnl. Nel trimestre abbiamo rafforzato ulteriormente la nostra posizione nella catena del valore del gas grazie all’esplorazione e alle operazioni di acquisizione degli asset gas di Bp in Algeria e, nella fase midstream, della nave di liquefazione Tango Flng per la valorizzazione del progetto gas in Congo. La nostra strategia di decarbonizzazione raggiunge nuovi traguardi fondamentali. Entro l’anno la capacità installata di energia rinnovabile di Plenitude sarà raddoppiata superando i 2 Gw. Il nostro business di Sustainable Mobility cresce in scala e dimensioni facendo leva su un modello innovativo di integrazione verticale con il nascente agri-business per la fornitura di materie prime sostenibili alle nostre bioraffinerie. In E&P abbiamo proseguito nella nostra strategia di creazione di veicoli geograficamente focalizzati, driver di crescita e di ritorni, di cui ultimo esempio è Azule, la neocostituita Jv con Bp per la valorizzazione degli asset angolani. Nel terzo trimestre, nonostante la flessione del prezzo del petrolio e la rapida caduta dei margini di raffinazione, abbiamo continuato a generare risultati positivi grazie principalmente alla robusta performance dei nostri business internazionali. Nei nove mesi abbiamo integralmente coperto con l’autofinanziamento gli investimenti e i ritorni di cassa agli azionisti e siamo stati in grado di ridurre il leverage al livello di 0,11, quasi dimezzandolo rispetto alla fine dello scorso anno». ⁽²⁾ Parole che dovremmo tenere bene a mente. Seppure questi profitti di proporzioni inenarrabili, ENI avrebbe deciso comunque di sospendere i rifornimenti di metano ad Acciaierie d’Italia (ex-ILVA) attraverso SNAM a causa del mancato pagamento delle bollette: queste da un valore di oltre 300 milioni di euro. Così un settore così importante avrebbe soltanto tre mesi di tempo, ⁽³⁾ nonostante sul Web troviamo dichiarazioni contrastanti. ⁽@thearticolist
Io combatto contro tre giganti

✑ Io combatto contro tre giganti. Questi sono:

• La paura, che ha radici così forti da afferrare gli esseri umani e trattenerli affinché non oltrepassino il muro di ciò che è socialmente consentito o accettabile;

• L’ingiustizia, che sta alla base del mondo travestito da giustizia generale, ma che difatti è una giustizia istituita da pochi per difendere i propri interessi: questi meschini ed egoistici;

• L’ignoranza, vestita o travestita da conoscenza e che inganna uomini e donne facendogli credere di sapere, quando in realtà non sanno e credono di avere ragione quando non ce l’hanno. Questa ignoranza, travestita da conoscenza, fa molti danni, e impedisce agli esseri di andare oltre la linea del riconoscersi e conoscersi realmente. @thearticolist
YouTube certificherà i medici come “affidabili” per evitare i “ciarlatani

✑ Proprio loro, i «ciarlatani». Wired sembra annunciarlo con una certa enfasi: YouTube, precisiamo, piattaforma di Google, avrebbe così trovato una «nuova strategia» per contrastare la cosiddetta «disinformazione medica». Basterebbe leggere fino a questo punto per disinstallare questa applicazione ma prima, cerchiamo di capire quale stratagemma ha avuto il braccio meccanico più ipertrofizzato della Silicon Valley per politicizzare, ulteriormente, la Scienza: parola dal significato ormai stuprato fino all’ultimo poro. L’idea di YouTube è molto semplice: dal blog aziendale di YT troviamo un articolo - scritto con maestria Overtoniana - a firma di Garth Graham, responsabile della “divisione medica” di YouTube. Per la prima volta, «alcune categorie di operatori sanitari e divulgatori di informazioni sanitarie possono richiedere di rendere i loro canali idonei alle nostre funzionalità di prodotti sanitari», si legge nell’introduzione alla lettura dell’articolo. Graham continua poi dicendo che «Quando si tratta della nostra salute, le persone si fidano degli operatori sanitari per darci i migliori consigli. Ma l'opportunità che gli operatori sanitari hanno di informare ed educare i loro pazienti si ferma in gran parte alla porta della clinica. La realtà è che la maggior parte delle decisioni sanitarie vengono prese al di fuori dello studio medico, nella vita quotidiana dei nostri pazienti», continua. Ecco perché «YouTube Health ha lavorato su ulteriori modi per aiutare medici, infermieri, professionisti della salute mentale e fornitori di informazioni sanitarie a portare informazioni sanitarie di alta qualità negli spazi che le persone visitano durante la giornata […]». Oggi annunciamo che «per la prima volta, alcune categorie di operatori sanitari e fornitori di informazioni sanitarie possono fare domanda per rendere i loro canali idonei alle nostre funzionalità di prodotti sanitari, lanciate negli USA l'anno scorso. Ciò include pannelli informativi sulle fonti sanitarie che aiutano gli spettatori a identificare i video provenienti da fonti autorevoli e dagli scaffali dei contenuti sanitari che evidenziano i video di queste fonti quando si cercano argomenti sulla salute, in modo che le persone possano navigare e valutare più facilmente le informazioni sulla salute online». Fino ad ora, «queste funzionalità sono state disponibili solo per organizzazioni come istituzioni educative, dipartimenti di sanità pubblica, ospedali ed enti governativi. Questo nuovo passo ci consentirà di espanderci per includere informazioni di alta qualità da un gruppo più ampio di canali sanitari». I candidati «devono avere la prova della loro licenza, seguire le migliori pratiche per la condivisione delle informazioni sanitarie come stabilito dal Council of Medical Specialty Societies, dalla National Academy of Medicine e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e avere un canale in regola su YouTube. I dettagli completi sui requisiti di ammissibilità sono qui». Tutti i canali che faranno domanda «saranno valutati in relazione a queste linee guida, e la licenza del professionista sanitario richiedente sarà verificata. Nei prossimi mesi, i canali idonei che hanno aderito attraverso questo processo riceveranno un pannello informativo sulla fonte sanitaria che li identifica come un operatore sanitario autorizzato e i loro video appariranno nei risultati di ricerca pertinenti negli scaffali dei contenuti sanitari. I creator negli Stati Uniti possono fare domanda a partire dal 27 Ottobre su health.youtube e continueremo ad espandere la disponibilità ad altri mercati e ulteriori specialità mediche in futuro […]». ⁽¹@thearticolist