The Articolist
537 subscribers
57 photos
4 videos
339 links
Download Telegram
ENI quadruplica i propri utili

✑ Da 2.6 a 10.81 miliardi, che si traducono in un +311%: questi gli utili NETTI dell’Ente Nazionale degli Idrocarburi (ENI) negli ultimi nove mesi, nonostante produca di meno (-12% petrolio e -2% di gas). ⁽¹⁾ Così l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi commenta la pubblicazione del report trimestrale: «In un contesto di elevata volatilità e incertezza nei mercati, Eni ha continuato ad assicurare gli approvvigionamenti energetici cruciali per le nostre economie, portando avanti al contempo il percorso di decarbonizzazione. Già dal prossimo inverno saremo in grado di rimpiazzare il 50% dei flussi di gas russo facendo leva sul nostro ampio e diversificato portafoglio riserve, sulle partnership di lungo termine con i paesi produttori e sulla nostra crescente presenza nel business Gnl. Nel trimestre abbiamo rafforzato ulteriormente la nostra posizione nella catena del valore del gas grazie all’esplorazione e alle operazioni di acquisizione degli asset gas di Bp in Algeria e, nella fase midstream, della nave di liquefazione Tango Flng per la valorizzazione del progetto gas in Congo. La nostra strategia di decarbonizzazione raggiunge nuovi traguardi fondamentali. Entro l’anno la capacità installata di energia rinnovabile di Plenitude sarà raddoppiata superando i 2 Gw. Il nostro business di Sustainable Mobility cresce in scala e dimensioni facendo leva su un modello innovativo di integrazione verticale con il nascente agri-business per la fornitura di materie prime sostenibili alle nostre bioraffinerie. In E&P abbiamo proseguito nella nostra strategia di creazione di veicoli geograficamente focalizzati, driver di crescita e di ritorni, di cui ultimo esempio è Azule, la neocostituita Jv con Bp per la valorizzazione degli asset angolani. Nel terzo trimestre, nonostante la flessione del prezzo del petrolio e la rapida caduta dei margini di raffinazione, abbiamo continuato a generare risultati positivi grazie principalmente alla robusta performance dei nostri business internazionali. Nei nove mesi abbiamo integralmente coperto con l’autofinanziamento gli investimenti e i ritorni di cassa agli azionisti e siamo stati in grado di ridurre il leverage al livello di 0,11, quasi dimezzandolo rispetto alla fine dello scorso anno». ⁽²⁾ Parole che dovremmo tenere bene a mente. Seppure questi profitti di proporzioni inenarrabili, ENI avrebbe deciso comunque di sospendere i rifornimenti di metano ad Acciaierie d’Italia (ex-ILVA) attraverso SNAM a causa del mancato pagamento delle bollette: queste da un valore di oltre 300 milioni di euro. Così un settore così importante avrebbe soltanto tre mesi di tempo, ⁽³⁾ nonostante sul Web troviamo dichiarazioni contrastanti. ⁽@thearticolist
Io combatto contro tre giganti

✑ Io combatto contro tre giganti. Questi sono:

• La paura, che ha radici così forti da afferrare gli esseri umani e trattenerli affinché non oltrepassino il muro di ciò che è socialmente consentito o accettabile;

• L’ingiustizia, che sta alla base del mondo travestito da giustizia generale, ma che difatti è una giustizia istituita da pochi per difendere i propri interessi: questi meschini ed egoistici;

• L’ignoranza, vestita o travestita da conoscenza e che inganna uomini e donne facendogli credere di sapere, quando in realtà non sanno e credono di avere ragione quando non ce l’hanno. Questa ignoranza, travestita da conoscenza, fa molti danni, e impedisce agli esseri di andare oltre la linea del riconoscersi e conoscersi realmente. @thearticolist
YouTube certificherà i medici come “affidabili” per evitare i “ciarlatani

✑ Proprio loro, i «ciarlatani». Wired sembra annunciarlo con una certa enfasi: YouTube, precisiamo, piattaforma di Google, avrebbe così trovato una «nuova strategia» per contrastare la cosiddetta «disinformazione medica». Basterebbe leggere fino a questo punto per disinstallare questa applicazione ma prima, cerchiamo di capire quale stratagemma ha avuto il braccio meccanico più ipertrofizzato della Silicon Valley per politicizzare, ulteriormente, la Scienza: parola dal significato ormai stuprato fino all’ultimo poro. L’idea di YouTube è molto semplice: dal blog aziendale di YT troviamo un articolo - scritto con maestria Overtoniana - a firma di Garth Graham, responsabile della “divisione medica” di YouTube. Per la prima volta, «alcune categorie di operatori sanitari e divulgatori di informazioni sanitarie possono richiedere di rendere i loro canali idonei alle nostre funzionalità di prodotti sanitari», si legge nell’introduzione alla lettura dell’articolo. Graham continua poi dicendo che «Quando si tratta della nostra salute, le persone si fidano degli operatori sanitari per darci i migliori consigli. Ma l'opportunità che gli operatori sanitari hanno di informare ed educare i loro pazienti si ferma in gran parte alla porta della clinica. La realtà è che la maggior parte delle decisioni sanitarie vengono prese al di fuori dello studio medico, nella vita quotidiana dei nostri pazienti», continua. Ecco perché «YouTube Health ha lavorato su ulteriori modi per aiutare medici, infermieri, professionisti della salute mentale e fornitori di informazioni sanitarie a portare informazioni sanitarie di alta qualità negli spazi che le persone visitano durante la giornata […]». Oggi annunciamo che «per la prima volta, alcune categorie di operatori sanitari e fornitori di informazioni sanitarie possono fare domanda per rendere i loro canali idonei alle nostre funzionalità di prodotti sanitari, lanciate negli USA l'anno scorso. Ciò include pannelli informativi sulle fonti sanitarie che aiutano gli spettatori a identificare i video provenienti da fonti autorevoli e dagli scaffali dei contenuti sanitari che evidenziano i video di queste fonti quando si cercano argomenti sulla salute, in modo che le persone possano navigare e valutare più facilmente le informazioni sulla salute online». Fino ad ora, «queste funzionalità sono state disponibili solo per organizzazioni come istituzioni educative, dipartimenti di sanità pubblica, ospedali ed enti governativi. Questo nuovo passo ci consentirà di espanderci per includere informazioni di alta qualità da un gruppo più ampio di canali sanitari». I candidati «devono avere la prova della loro licenza, seguire le migliori pratiche per la condivisione delle informazioni sanitarie come stabilito dal Council of Medical Specialty Societies, dalla National Academy of Medicine e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e avere un canale in regola su YouTube. I dettagli completi sui requisiti di ammissibilità sono qui». Tutti i canali che faranno domanda «saranno valutati in relazione a queste linee guida, e la licenza del professionista sanitario richiedente sarà verificata. Nei prossimi mesi, i canali idonei che hanno aderito attraverso questo processo riceveranno un pannello informativo sulla fonte sanitaria che li identifica come un operatore sanitario autorizzato e i loro video appariranno nei risultati di ricerca pertinenti negli scaffali dei contenuti sanitari. I creator negli Stati Uniti possono fare domanda a partire dal 27 Ottobre su health.youtube e continueremo ad espandere la disponibilità ad altri mercati e ulteriori specialità mediche in futuro […]». ⁽¹@thearticolist
Roberto Bernabei dice che l’eutanasia è la soluzione per gli anziani “di troppo nelle RSA

✑ Nel corso di questi anni abbiamo imparato a conoscere la figura di Roberto Bernabei. ⁽¹⁾ Nel corso dello svolgimento di un programma televisivo però, ha rilasciato delle dichiarazioni che noi riteniamo semplicemente SCANDALOSE. La conduttrice del programma (Re-Start) Annalisa Bruchi esordisce: «Benvenuto signor Bernabei; volevo chiederle di un tema importantissimo… cioè, ci siamo dimenticati dei nostri vecchi? Persone che non possono rimanere a casa, che hanno tantissime patologie e queste RSA che rischiano di chiudere (?)». Roberto Bernabei replica alla conduttrice che «no… non possono rimanere a casa perché, signori: oggi in Italia ci sono 805.000 ultra-novantenni; di questi, quasi 600.000 sono donne: la metà delle quali sono dementi. I letti nelle RSA in Italia sono 315.000: fatevi due conti… vista la de-natalità, queste donne sole e dementi possono solo che aumentare. Il rischio dell’eutanasia è quello che pavento fortissimo, perché è veramente complicato sostenere questi costi e cercare di mantenere queste povere RSA a un livello migliore […]». ⁽²⁾ Abbiamo capito quindi che secondo Bernabei, non sono le RSA che svolgono la funzione di assistere gli anziani ma l’esatto opposto. Ciò che ci lascia inorriditi di questo pensiero è di non considerare nessun’altra ipotesi, proponendo la soppressione di un individuo come soluzione a un problema: non importa se queste persone sono in condizioni di salute discrete oppure soffrono, l’importante è liberare spazio. È mostruoso, oltre che essere un’apologia all’omicidio. @thearticolist
Articolo 434-bis del Codice Penale: grimaldello per sopprimere il dissenso di piazza?

✑ Considerato com’è stata scritta questa legge, i fatti di Modena ⁽¹⁾ sembrano essere il pretesto imperfetto. Imperfetto, perché a noi risulta più che chiaro che questa legge sia stata scritta con più ambiguità possibili, e intenzionalmente. Infatti, nel D.L 162/2022 ⁽²⁾ sulla quinta disposizione, leggiamo che dopo l’articolo 434 del Codice penale ⁽³⁾ è inserito il seguente testo: «Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.
Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.
È sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione
». Come ben è possibile notare, la parola “rave” non è scritta da nessuna parte, se non nella Relazione illustrativa, ovvero qual è il problema che si starebbe cercando di risolvere: «L'intervento normativo mira a rafforzare il sistema di prevenzione e di contrasto del fenomeno dei grandi raduni musicali, organizzati clandestinamente (c.d. rave party). I casi che si sono finora presentati hanno riguardato meeting, organizzati mediante un "passa parola" clandestino, realizzato attraverso il web e soprattutto attraverso i social network, che si sono tenuti in aree di proprietà pubblica o privata invase illecitamente dai partecipanti». ⁽⁾ Avete capito BENISSIMO: per questo motivo il genio che ha scritto questa legge sancisce che chiunque, in un gruppo di oltre 50 persone, invada terreni e/o edifici pubblici o privati per raduni definiti dallo Stato “pericolosi” per il cosiddetto “ordine pubblico” o “incolumità pubblica”, sarà punito a norma di legge. Non so nemmeno da dove cominciare. Un disastro. Un disastro che il Premier promette non toccherà il dissenso. ⁽⁾ Un disastro che qualcuno, ronzando, ha definito una norma da «stato di polizia». ⁽⁾ Proprio quel qualcuno che per primo ha rotto il tabù della farsa pandemica chiudendo in casa decine di milioni di italiani ⁽⁾ senza alcun fondamento scientifico. ⁽⁾, ⁽⁾, ⁽¹⁰⁾ La cosa più buffa di questa vicenda è che oggi vediamo indignarsi ⁽¹¹⁾ proprio quel “centro-sinistra” che, assieme al “centro-destra” e agli organi costituzionali hanno inserito uno stato di polizia già da tempo. Non ironicamente, abbiamo tutti i fattori per costruire una barzelletta. Che ne so: “49 jihadisti in piazza”… @thearticolist
FART-TAX | La Nuova Zelanda vuole tassare metano e azoto “prodotti” da mucche e pecore

✑ Vorremmo che si trattasse di uno scherzo. «Gli agricoltori della Nuova Zelanda sono destinati a essere i primi al mondo a ridurre le emissioni agricole, posizionando il nostro più grande mercato di esportazione per il vantaggio competitivo che porta in un mondo sempre più perspicace sulla provenienza del loro cibo»: così la “proposta” viene annunciata dal Primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, da una fattoria di Wairarapa. ⁽¹⁾ In nome del totem dei cambiamenti climatici; o meglio, della volutissima “crisi climatica”, ⁽²⁾ la direzione del governo neozelandese, il quale rese note note queste intenzioni già da Giugno, ⁽³⁾ è quella di tassare il metano di rutti e peti e l’ossido di azoto dell’urina di bovini e caprini. ⁽⁾ Proprio così. Per fortuna però, sembra esserci stata opposizione dalla Federated Farmers. ⁽⁾ Insomma, dopo il caso in Olanda ⁽⁾, ⁽⁾ abbiamo capito che gli agricoltori e/o chiunque non vorrà sottostare a queste proposte folli sarà additato di essere, che ne so, “filo-carne”: rientrando in quegli schemi che la farsa pandemica e il conflitto russo-ucraino ci hanno insegnato. @thearticolist
Segni di “riconoscimento” sugli operatori sanitari reintegrati: (l’ennesimo) spettro del passato invocato da la Repubblica

✑ La questione che vede gli operatori sociosanitari rientrare nelle strutture da dove sono stati letteralmente cacciati ⁽¹⁾ ha suscitato in noi numerosi dubbi e due sole certezze: la prima, è che purtroppo per molti tutto sembrerà tornare “come prima”; la seconda, è che questi operatori reintegrati tenteranno di prenderli di mira, come già abbiamo cominciato a leggere nel corso di questi giorni, come «Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio», si legge in un comunicato dell’Anaao Assomed, precisamente sotto la voce di Pierino di Silverio. ⁽²⁾ Senza tralasciare tutte le altre polemiche suscitate, ovviamente. ⁽³⁾, ⁽⁾ Tra queste “polemiche”, troviamo atteggiamenti estremamente ghettizzanti. ⁽⁾ Ma quello più “nostalgico” di tutti lo troviamo in un articolo a firma di Elena Stancanelli, ⁽⁾ collaboratrice de La Stampa e il manifesto e tante altre riviste. E del quotidiano che più si è accanito con chi ha scelto di non vaccinarsi: la Repubblica. Infatti, è proprio su questo giornale che troviamo uno dei pensieri più perversi mai scritti sulla carta stampata. “Medici No Vax? No grazie”, titola il pezzo vergato dalla scrittrice. Stancanelli esordisce dicendo che i sanitari non vaccinati «Hanno professato il libero arbitrio contro la campagna di immunizzazione. Per lo stesso principio devono essere riconoscibili. E non voglio che siano loro a curarmi: io credo nella scienza». La scrittrice continua dicendo che «Mi è sembrato di capire, in questi ultimi due anni, che la posizione di medici e infermieri No Vax avesse come principio il libero arbitrio. Scegliere ostinatamente di adottare un comportamento diverso da quello della maggioranza, da quello ritenuto il più utile per salvare vite umane. Salvaguardarsi, mantenere puro il proprio corpo, considerare il proprio scetticismo più importante dello sforzo per non far morire deboli, anziani, milioni di persone a rischio». Aspetta un attimo… non saranno mica quegli anziani “di troppo” ⁽⁾ secondo Bernabei? Ah sì? Bene. Mettetevi d’accordo almeno… così è troppo facile. Stancanelli continua ribadendo il mantra mainstream, ovvero che «Il fatto che il vaccino fosse il rimedio a disposizione contro la pandemia, che se lo stesse iniettando più o meno l’intera popolazione della terra, non è stato per i No Vax ragione sufficiente per recedere dalle proprie convinzioni. I loro studi personali avevano stabilito infatti che il vaccino era il demonio e che 6 miliardi di persone avevano sacrificato la loro salute a Big Pharma, sperimentatori inconsapevoli o chissà cosa». Nulla a cui non siamo abituati già, se non fosse per quello che troviamo scritto dopo. Ovvero, che «In base allo stesso principio, opposto e speculare, io, oggi, non voglio farmi curare o assistere da nessuno di loro. Perché questo sia possibile chiedo che medici e infermieri No Vax, negli ospedali, si facciano riconoscere. Credo di incontrare in questo anche il loro desiderio, mi pare che negli ultimi due anni abbiano tenuto moltissimo a questa loro riconoscibilità, tanto da farsi allontanare dal posto di lavoro, lasciare fidanzate o fidanzati, perdere amici. Sono sicura che saranno fieri di farsi riconoscere ancora. […] Basterà un braccialettino colorato, la cuffia di un altro colore […] Un qualsiasi segno di riconoscimento che mi permetta di scegliere di evitarli, così come loro hanno evitato di contribuire al disperato e affannoso tentativo che abbiamo fatto tutti noi per limitare la strage del Covid-19». ⁽⁾ Parole semplicemente imperdonabili. @thearticolist
#CITAZIONI 💬

✑ Ah… la cosiddetta “scatola malefica”. ⁽¹⁾ Seppure la vediamo in modo leggermente diverso rispetto alla prima affermazione di Kusturica, ci troviamo del tutto d’accordo con la seconda; quelle immagini che lui definisce “preventive” sono qualcosa che, infondo, si estende su tutti gli schermi (e oltre). ⁽²⁾ Quante volte abbiamo visto l’utilizzo scientifico della parola per indurre gli individui a fare una determinata azione o a percepire la realtà in un certo modo? Innumerevoli. Nonostante alcune posizioni di Kusturica, ⁽³⁾ oggi sembra essersi dimenticato ⁽⁾ di ciò che ha scritto anni fa…
La Turchia boccia (per ora) l’ingresso della Svezia nella NATO

✑ E di conseguenza, anche la Finlandia. La questione che vede la Turchia assumere un’importanza geopolitica come pochi altri paesi al mondo non accenna a fermarsi, anzi. Dopo mesi di titubanza e incertezze circa l’adesione dei Paesi scandinavi nell’Alleanza atlantica ⁽¹⁾, ⁽²⁾, ⁽³⁾, ⁽⁾ assistiamo alle seguenti dichiarazioni: «Alcuni punti del memorandum sono stati pienamente attuati, ma non tutti. Bisogna essere molto chiari: ci sono stati degli sviluppi positivi; non siamo qui per ostacolare l’allargamento della NATO, ma vogliamo vedere che questi Paesi facciano passi concreti contro il terrorismo, perché uno dei compiti principali dell’Alleanza atlantica è la lotta al terrorismo. […] Ma è anche importante che, quando saranno fatti questi passi, non sia possibile tornare indietro. I tempi dell’adesione quindi dipendono da questi Paesi. La Turchia non ha problemi con la Finlandia, ma i due Paesi vogliono accedere insieme. Ci aspettiamo che il nuovo governo svedese faccia passi concreti, alcuni sono già agli atti ma vogliamo vederne altri in linea con gli obiettivi del Memorandum»; queste le parole del Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavosoglu. ⁽⁾ Immancabile l’immediata contro-propaganda atlantista: nella stessa conferenza dove si è espresso Cavosoglu, il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg rammenta che è «importante finalizzare l'adesione all'Alleanza atlantica di Svezia e Finlandia. […] Riconosco le preoccupazioni di Ankara ma è chiaro che i due Paesi si sono impegnati nel memorandum». La Turchia rappresentata dal Ministro degli Esteri replica che gli Stati scandinavi «non hanno ancora mantenuto le promesse fatte». ⁽⁾ Insomma… un vero e proprio punto di stallo; tra l’altro più che pronosticato, dato che il nodo più importante da sciogliere rimane sempre lo stesso: l’impossibilità d’estradizione di quelli definiti da Ankara «terroristi» che per le costituzioni e sistemi giuridici scandinavi non lo sono. ⁽⁾ È inutile girarci attorno. L’unica condizione che permetterebbe l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO è quella di rendere le costituzioni più liberali al mondo ⁽⁾ come le più sporche sulla faccia della terra. Anche se in effetti… ⁽@thearticolist
Firmato il decreto per piazzare un rigassificatore a Ravenna

✑ Al costo di circa un miliardo di euro e realizzato entro Settembre 2024, il Presidente della Regione Ravenna, nonché Commissario straordinario di governo, ovvero Stefano Bonaccini, firma il decreto autorizzativo ⁽¹⁾ per l’installazione di un rigassificatore al largo di Ravenna: questo stazionerà a 8,5km dalla costa e fornirà circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, pari al ± 8% del fabbisogno nazionale. ⁽²⁾, ⁽³⁾ Uno di quei famosi rigassificatori esentati da qualsivoglia controllo ambientale ⁽⁾ e citati da Calenda durante la tornata elettorale. Proprio quelli per cui fu invocata addirittura la militarizzazione, purché questi ammassi di ferraglia ⁽⁾ si piazzassero sulle nostre coste. ⁽⁾ Su questo progetto c’è chi si prona al dio GNL e chi in parte, almeno, sembra opporvisi. Delle associazioni, anch’esse prone ma all’agenda climatica “Per il Clima – Fuori dal Fossile” e “Rete Emergenza Climatica e Ambientale” fanno delle considerazioni con le quali noi, che riconosciamo la malafede degli uni e degli altri, possiamo capire dinamiche e retroscena di queste progettualità inquinanti. Secondo queste associazioni, «Per le procedure amministrative complesse, e l’impianto di rigassificazione è sicuramente fra queste, il concetto di “presto” non coincide con quello di “bene”. Sono necessari approfondimenti tecnici e valutazioni complesse da parte di numerosi soggetti qualificati, e la posta in gioco è un bene sancito dalla Costituzione della Repubblica: il diritto all'ambiente, alla salute e alla sicurezza degli abitanti di oggi e delle future generazioni. Aggirare la VIA (valutazione di impatto ambientale) e le usuali normative è una scorciatoia che tuttavia comporta, per arrivare prima al traguardo, danni all’ambiente, inquinamento dell’aria circostante, rischio per la salute e la vivibilità presenti e future, probabili danni all’economia costiera. E soprattutto ci lega per l’eternità alla schiavitù delle fonti fossili (con buona pace di chi aveva voluto credere alla favola della temporaneità dell’impianto) in totale contrasto con gli obiettivi di de-carbonizzazione e contenimento del cambiamento climatico di cui quasi tutti sembrano essersi già dimenticati. Il “traguardo raggiunto” con la firma del decreto di approvazione del provvedimento autorizzativo viene presentato come una tappa storica per Ravenna e per il Paese. Ma l'opinione pubblica deve sapere che questo risultato costa e costerà la sospensione della carta costituzionale: l'art. 41, infatti, stabilisce che “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. A meno che la Giustizia Amministrativa, com’è auspicabile che avvenga, non ci metta un freno, costringendo gli attori di quest’impresa a tornare indietro e ad imboccare la strada giusta, quella che porta fuori e lontano dalla dipendenza energetica dalle fonti fossili». ⁾ Incredibile di come l’élite faccia il bello e il cattivo tempo. @thearticolist
Affossato il tetto al prezzo del gas

✑ Il price-cap sul gas proposto da Mario Draghi prima ⁽¹⁾ e “rivisitato” dai componenti del blocco europeo poi ⁽²⁾, ⁽³⁾, ⁽⁾ è inattuabile. O perlomeno così com’è. Non che ci volesse un genio, in effetti. ⁽⁾ L'organo esecutivo dell'Unione europea ha fatto sapere agli Stati membri che non sarà possibile imporre un tetto al prezzo del gas perché ciò non avrebbe influito sui contratti a lungo termine o sulla sicurezza delle forniture, hanno “confessato” due fonti diplomatiche anonime attraverso l’agenzia di stampa internazionale Reuters. ⁽⁾ Su tutte le furie il Presidente del Consiglio UE Charles Michael, chiedendo al Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen di trovare un accordo al più presto. ⁽⁾, ⁽⁾ Al netto dei continui veti ⁽⁾ ai quali abbiamo assistito nel corso di questi mesi, la scena simbolica che più si addice a questa proposta è la coda recisa di una lucertola: agitarsi per solo impulso nervoso e destinata a fermarsi per sempre. @thearticolist
la Repubbilca e la campagna di disinformazione su Liliana Segre: un’operazione coordinata?

✑ Oggigiorno una sola lettera può dare inizio a una campagna di disinformazione: ciò che noi temiamo, è che in questo caso ci sia una comunione d’intenti che spinge a provocare i dissidenti. “la Repubbilca” ⁽¹⁾ è la scimmiottatura del noto quotidiano “la Repubblica” ⁽²⁾ che si diverte a creare parodie giornalistiche del giornale degli Elkann-Agnelli. Anche se, a dirla tutta, l’attendibilità di questo e il suo “alter ego” è pressoché identica; il problema è che qualcuno potrebbe non accorgersi di queste sottigliezze. Sul canale Telegram “Io Non Mi Vaccino” troviamo uno screenshot dell’alter-ego de “la Repubblica” con all’interno l’anteprima di un articolo raffigurante Liliana Segre, questo titolante: “Liliana Segre torna con autorità sui No-vax e chiarisce una volta per tutte la distinzione fra fascismi buoni e fascismi cattivi”: il che risulterebbe incredibile se fossero parole pronunciate da chi avrebbe affrontato la Shoah. “Incredibile”, nel senso che nonostante Liliana Segre abbia dimostrato più volte di essere il manganello ideologico del potere ⁽³⁾, ⁽⁾, ⁽⁾, ⁽⁾ palesando nei confronti dei “no-vax” un atteggiamento ipso-fatto simile a quello attribuitole nella parodia, ⁽⁾ arrivare a pronunciarsi in questo modo è semplicemente impensabile. Impensabile, perché l’anteprima dell’articolo-fake continua con un virgolettato: «Discriminare i No-Vax è sacrosanto. Anzi: si poteva escluderli ancora di più dalla vita pubblica e isolarli dalla società migliore. Si continui»; seguito dallo slogan “esistono discriminazioni buone”. ⁽⁾ Quest’operazione ci risulta una vera e propria trappola nei confronti delle persone che, spinte dalla disperazione di cotanta oppressione da parte del potere, spinga questi a varcare la soglia della costituzionalità insultando Liliana Segre sulla base di un presupposto falso. Un presupposto che però aumenta a dismisura l’odio sociale. Queste sembrerebbero mere speculazioni, se non fosse per il fatto che anche “la Repubbilca” se ne sia resa conto. Tra le tante opere realizzate dall’alter-ego del giornale degli Elkann, quello in questione è stato eliminato dagli autori ⁽⁾ e seguito dalla replica: «Ragazzi sveglia! Siamo un account parodia!!!!
La signora Segre non direbbe mai cose così terribili
». ⁽¹⁰⁾ Se fosse stato un contenuto così parodistico non si sarebbero presi la briga di eliminarlo. È una parodia, no? Anche perché realizzare operazioni del genere, oltre a non far ridere è estremamente pericoloso; infatti, non siamo gli unici a essercene accorti. ⁽¹¹⁾ Adesso, assistiamo ad alcune coincidenze come le recenti dichiarazioni della senatrice novantaduenne, ora - e dopo anni - motivata a denunciare: «Per la prima volta denuncerò un no vax. Sono stata tanto tempo in silenzio, ma adesso farò causa a chi mi ha insultato». ⁽¹²⁾ Il caso è stato ovviamente seguito da speculazioni giornalistiche come quella di Gramellini sul Corriere della Sera. ⁽¹³⁾ Guarda caso, Segre comincia a denunciare dopo questo strana vicenda. Guarda caso, nessuno sembra essersi accorto di questo fatto gravissimo. Se questa non è un’operazione coordinata, è quantomeno sospetta: abbastanza sospetta che gli avvelenatori di pozzi agiscono indisturbati. L’unico appello che facciamo a “la Repubbilca” è quello di vergognarsi. E ovviamente, trovare scopi più alti nella propria vita, dato che può essere molto breve. Lettori e amministratori di canali sono invitati da noi a farglielo presente. @thearticolist
Gli USA stanno facendo privatamente pressione su Kiev per avviare negoziati con Mosca?

✑ O questa è la versione che troviamo su un articolo a firma di Missy Ryan, John Hudson e Paul Sonne sul Washington Post, noto quotidiano statunitense. Ebbene sì: in data 5 Novembre 2022 sul giornale presieduto da Sally Buzbee l’articolo titolante: “Gli Stati Uniti chiedono privatamente all'Ucraina di dimostrare di essere aperta a negoziare con la Russia”, svelerebbe alcuni retroscena detti e non-detti sul conflitto russo-ucraino. Definito «L'incoraggiamento» da parte dell’Amministrazione Biden, si legge nell’articolo, non mirerebbe a «spingere l'Ucraina al tavolo dei negoziati», ma a «garantire che mantenga un livello morale agli occhi dei suoi sostenitori internazionali»: un po’ come fanno i mafiosi, se ci fate caso. Secondo il giornale infatti, il «rifiuto del presidente Zelensky di parlare con Putin», avrebbe «alimentato la preoccupazione» in alcune parti dell'Europa, dell'Africa e dell'America Latina, dove gli «effetti dirompenti» della guerra si starebbero dimostrando «gravi». Questo “incentivo”, viene definito come un «tentativo calcolato per garantire che il governo di Kiev mantenga il sostegno di altre nazioni che affrontano circoscrizioni diffidenti nell’alimentare una guerra per molti anni a venire». Ma non è finita. Le recenti discussioni dimostrerebbero «quanto sia diventata complessa la posizione dell'amministrazione Biden sull'Ucraina, poiché i funzionari statunitensi giurano pubblicamente di sostenere Kiev con enormi somme di aiuti "per tutto il tempo necessario" sperando in una risoluzione del conflitto che negli ultimi otto mesi ha messo a dura prova l'economia mondiale e ha scatenato timori di una guerra nucleare». Ma c’è anche chi ribadisce che «La stanchezza sulla questione Ucraina è una cosa reale per alcuni dei nostri partner»: così avrebbe detto il funzionario statunitense che, come altri intervistati per il rapporto al Washington Post, avrebbe parlato a condizione di anonimato per discutere circa le conversazioni definite «sensibili» tra Washington e Kiev. @thearticolist
#CITAZIONI 💬

✑ “Crisi” economiche, pandemiche, belliche e climatiche: questi sono i presupposti con i quali il potere tenta di redigere le basi del nostro stile di vita; giusto o sbagliato che sia, esso deve - secondo il potere - assoggettarsi acriticamente allo spettro della collettività: quest’ultimo costruito con mantra e ideologie che hanno il solo scopo di garantire, oltre che un’ipnosi di massa protratta nel tempo, un dominio su molti da parte di pochi. Quei pochi che, attraverso il ricatto e il denaro fanno dell’uomo un ventriloquo - consapevole o meno - del potere. Chiunque risieda al di fuori di questo macabro recinto felice, è uno di troppo. Un difetto di fabbrica.
The Articolist
Gli USA stanno facendo privatamente pressione su Kiev per avviare negoziati con Mosca? ⇱ ✑ O questa è la versione che troviamo su un articolo a firma di Missy Ryan, John Hudson e Paul Sonne sul Washington Post, noto quotidiano statunitense. Ebbene sì: in…
Gli Stati Uniti fanno pressione su Kiev per aprire ai negoziati con Mosca

✑ Toccata piano da Macron in tempi “non sospetti”, ⁽¹⁾ ribadito dal Capo di stato maggiore congiunto statunitense Mark Milley ⁽²⁾ e annunciato in modo meno discreto dal Washington Post ⁽³⁾ oggi, sembrerebbe essere ufficiale: la Casa bianca sta facendo pressioni all’Amministrazione Zelensky per trovare dei punti d’incontro con la Russia. Il Consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan si pronuncia in modo piuttosto dissonante sulla questione russo-ucraina, nonostante il recentissimo incontro con Zelensky e la prona fede al regime di Kiev. ⁽⁾ È in quest’incontro che Sullivan avrebbe invitato il presidente ucraino ad assumere toni differenti con la Russia. Ovvero, di fare «richieste realistiche» e di dare «priorità per le trattative», includendo anche una «rivalutazione dell'obiettivo di Kiev di riguadagnare la Crimea». ⁽⁾ Questi “solleciti” hanno origine da un rapporto del Wall Street Journal ⁽⁾ che metterebbero in evidenza, tra le priorità USA, un allentamento delle tensioni tra Russia e Ucraina prima della stagione invernale e il motivo è molto chiaro: la «crescente preoccupazione per l'aumento dei prezzi energetici e alimentari». ⁽⁾ A meravigliarci non è ciò che sembrerebbe essere l’esodo della fase più pericolosa del conflitto russo-ucraino, ma l’ostinatezza di Zelensky che non sembra volersi rassegnare a un cambio delle carte in tavola. ⁽⁾ Un Zelensky che rischia di fare una fine non così differente da quella di Hiroo Onoda. ⁽@thearticolist
A breve pubblicheremo un post sulla questione più calda del momento.
15 Novembre 2022: l’Ucraina è ufficialmente uno stato terrorista

✑ 15 Novembre 2022: alle 15:40 due missili ⁽¹⁾ colpiscono la Polonia, nel villaggio di Przewodów; questi uccidono due uomini dall’età compresa tra i 50 e i 60 anni: individui che sembrano non avere nulla a che fare nel conflitto russo-ucraino. ⁽²⁾ La città polacca coinvolta dista circa 6km a nord dal confine ucraino, ⁽³⁾ lasciando “presupporre” che il luogo colpito - precisamente un sito dove si essiccano cereali - fosse un bersaglio della Federazione Russa. Adesso, chiunque abbia un po’ di sale in zucca si chiederebbe quale sarebbe la validità strategica sul piano militare, se non quella di aumentare le tensioni ⁽⁾ geopolitiche; l’alternativa, è che si tratti di un errore tecnico ⁽⁾ e ora prenderemo in analisi tutti i dati attualmente disponibili. Immediata la reazione atlantista ⁽⁾ e la messa in stato di allerta dell’esercito polacco dopo una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza nazionale. ⁽⁾ Sembrerebbe essere stato “invocato” anche l’articolo 4 della NATO. ⁽⁾ Questo è senz’altro un evento gravissimo perché è la prima volta che un paese del Patto atlantico viene coinvolto in modo diretto nel conflitto russo-ucraino. Ciò non significa però, che nonostante le analogie del passato, questo evento funga imprescindibilmente da casus-belli per radere al suolo il pianeta. Anzi… la prima a dimostrare l’esatto contrario è proprio la Polonia: il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato, in assenza di prove tangibili, che «Non c'è nulla che indichi che eventi come questo debbano verificarsi ancora. Al momento, possiamo dire che quello che è successo è stato un incidente isolato». ⁽⁾ Biden dice in sintesi che è «improbabile che il missile caduto in Polonia, al confine con l'Ucraina, sia stato lanciato dalla Russia». ⁽¹⁰⁾ Erdogan, dice che «L’incidente missilistico in Polonia potrebbe essere un errore tecnico», ribadendo di «rispettare le spiegazioni fornite dalla Russia». ⁽¹¹⁾ Il cancelliere tedesco Scholz invoca «prudenza», ⁽¹²⁾ come chiunque non voglia prendersi la responsabilità di buttare benzina sul fuoco: compreso il Pentagono. ⁽¹³⁾ Ma quali sono le spiegazioni della Russia? La Russia dice che l’attacco missilistico in Polonia è stato causato dalla difesa aerea ucraina. ⁽¹⁴⁾ Qual è la verità? Il missile che ha ucciso due persone in Polonia era un missile di difesa aerea ucraino, così avrebbe detto una fonte della NATO all’agenzia Routers. ⁽¹⁵⁾ Passiamo al dunque: che modello era il missile rinvenuto sul luogo dell’esplosione? Secondo indiscrezioni si tratterebbe di un S-300: modello usato per gli attacchi da terra-aria sia dai russi che dagli ucraini, motivo per cui si accusano a vicenda ⁽¹⁶⁾ e ovviamente, assistiamo a una lagna propagandista di stampo atlantista. Però, la realtà è un’altra. L’Ukraine Weapons Tracker, progetto che si occupa di analisi tecnica sull’utilizzo del materiale bellico in Ucraina sentenzia: «Quindi cosa si è schiantato oggi nel villaggio di Przewodów, in Polonia? Abbiamo analizzato le foto disponibili dei frammenti e siamo giunti alla chiara conclusione che appartengono al motore 48D6 del missile serie 5V55 del sistema S-300 AD, ucraino». Dopo l’indignazione, gli analisti replicano: «Sentitevi liberi di controllare la posizione e quanto dista dai confini russi e persino bielorussi. E poi controllate la portata massima del missile citato per la modalità terra-aria, nella modalità di attacco al suolo è ancora inferiore». ⁽¹⁷⁾ Questa circostanza lascia spazio a poche obiezioni. L’Ucraina ha deliberatamente creato una false-flag. L’Ucraina è dunque uno stato terrorista. @thearticolist
Università di Barcellona: corso obbligatorio sulla “crisi climatica” a partire dal 2024

✑ Questo post inizierà con una domanda: e se tutti gli attacchi eco-terroristici che stiamo vedendo nel corso di questi mesi ⁽¹⁾ mirassero a ottenere risultati analoghi? Dopo che la divisione catalana dell’organizzazione End Fossil²⁾ ha occupato per sette giorni consecutivi l’Università di Barcellona, quest’ultima sembra essersi fatta improvvisamente un esame di coscienza, portando con matrice reazionaria un tema cui purtroppo è questione di tempo, prima che lo ritroveremo anche negli asili… la “crisi climatica”: bufala ideologica supportata dai soliti gruppi di potere. ⁽³⁾ E fu così che «L'Università di Barcellona ha accolto» le “richieste” degli studenti e «progetterà una materia obbligatoria sulla crisi socio-ecologica», questa per TUTTE le lauree. I programmi (di tutte le lauree) «dovranno includere una prospettiva di crisi socio-ecologica relativa a ciascuna disciplina». ⁾ La “svolta” «rappresenta una vittoria per il gruppo studentesco End Fossil - Barcelona dopo l'occupazione di una settimana che richiede questa materia come obbligatoria». […] Il gruppo “celebra” «l'impegno dell'Università, che considerano essenziale per preparare le prossime generazioni di studenti al contesto mondiale attuale». I cambiamenti nel curriculum didattico «saranno guidati da un Comitato Consultivo dedicato, controllato e diretto dai rappresentanti della facoltà proposti dagli studenti». Le “discussioni” saranno «pubbliche e aperte agli osservatori studenteschi». Il corso, ribadiamo, OBBLIGATORIO, non sarà solo «sul cambiamento climatico e sui suoi aspetti tecnici, o sui discorsi convenzionali di "sviluppo sostenibile"»; affronterà invece «l'attuale crisi di civiltà in tutta la sua complessità storica, culturale, sociale ed economica». Rabbrividisco. Le dichiarazioni ufficiali dell'Università di Barcellona sono le seguenti: «invertire l'attuale emergenza climatica richiede, prima di tutto, garantire che i professionisti del futuro abbiano le conoscenze, gli atteggiamenti e le competenze necessarie per essere attori della trasformazione sociale riguardante l'emergenza climatica. Le università svolgono un ruolo fondamentale in questo obiettivo». Più di 200 professori e ricercatori hanno firmato una lettera aperta a sostegno del gruppo. Jason Hickel, professore presso l'Istituto di Scienze e Tecnologia Ambientali dell'Università Autonoma di Barcellona, ha dichiarato che «tutti gli aspetti della vita saranno influenzati dalla crisi socio-ecologica, è fondamentale fornire agli studenti la capacità di capire cosa sta succedendo in modo che possano impegnarsi, rispondere e intervenire. L'Università di Barcellona sta facendo un passo importante con questa materia obbligatoria e altre università dovrebbero seguire l'esempio». […] Tuttavia e come se non bastasse, l’Università ha deciso di non spezzare i legami con le società di combustibili fossili e le banche che la finanziano: in particolare la Repsol Energy Transition Professorship. […] La decisione è stata criticata dagli studenti, che denunciano che «nonostante abbia accettato di educarci sulla crisi socio-ecologica, l’Università non riesce a rompere i legami con le industrie che la creano in primo luogo». ⁽⁾ […] Il bue che dice cornuto all’asino, in sostanza. ⁽@thearticolist
Il Pentagono ammette: Ucraina ha «poche probabilità» di vittoria (in tempi BREVI) e aggiunge che l’inverno (POTREBBE) «agevolare» i negoziati

✑ Per sfortuna dei nostri influencer politici che stavano già con l’elmetto sul capo fremendo dall’invocare una mobilitazione generale, una conferenza stampa del Pentagono sembrerebbe confermare alcune delle indiscrezioni che abbiamo intuito sul nostro piccolo spazio: secondo gli USA lo stato terrorista ucraino ⁽¹⁾ avrebbe così poche probabilità di vittoria e l’inverno sembrerebbe essere il momento più agevole per i negoziati tra le parti in conflitto? Non proprio. La notizia sarà centrata sulle dichiarazioni di Mark Milley, capo di stato maggiore congiunto statunitense di cui deduciamo che nemmeno le emittenti che lo hanno ripreso lo abbiano ascoltato, dato che tra titoli fuorvianti e decontestualizzazioni non se ne viene fuori. Non significa però che non ci sia nulla da notare, anzi. Pur sempre fedele alla narrazione atlantista, Milley in alcune parti del discorso assume posizioni davvero ambigue, rispetto alla suddetta. Ambigue, come tutte le indiscrezioni “premonitrici” ⁽²⁾ che abbiamo visto sulla carta stampata statunitense. ⁽³⁾ Milley esordisce in conferenza stampa dicendo che «L’Ucraina è un paese piuttosto grande: non è un piccolo pezzo di terra; la possibilità che la Russia consegua l’obiettivo strategico di conquistare l’Ucraina è prossima allo zero. Suppongo che in linea teorica sia possibile, ma non credo che accadrà militarmente. […] Attualmente, i russi occupano circa il 20% dell’Ucraina: un’area lunga 900km e circa 75-80km circanon è un piccolo pezzo di terra. La Russia ha invaso questo paese con 170.000-180.000 soldati, questi dispiegati in più eserciti sul campo e hanno subito enormi perdite. La Russia ha però fatto questa mobilitazione parziale e chiamato professionisti. Quindi, i russi si sono rafforzati e hanno tutt’ora un significativo potere di combattimento in fatto di risorse all’interno dell’Ucraina. Ora, l’Ucraina ha avuto un grande successo in difesa. Hanno svolto un lavoro straordinario nello sconfiggere l’offensiva russa. È incredibile quello che sono riusciti a fare. E poi, sono passati all’offensiva all’inizio di Settembre hanno avuto un grande successo a Kharkiv e hanno avuto un successo migliore anche a Kherson, come avete appena visto. Ma Kherson e Kharkiv, geograficamente, sono piccole rispetto al tutto. Quindi, il compito militare di espellere militarmente i russi - cioè fisicamente dall’Ucraina - è un compito molto difficile. E non accadrà nelle prossime due settimane, a meno che l’esercito russo non crolli completamente: il che è improbabile. Quindi, in termini di probabilità, la probabilità di una vittoria militare ucraina (definita come cacciare i russi da tutta l’Ucraina) per includere ciò che sostengono sia la Crimea, le probabilità che ciò accada presto, non è alta, militarmente. Politicamente, potrebbe esserci una soluzione politica in cui politicamente (?) i russi si ritirino: è possibile! Vuoi negoziare da una posizione di forza, no? La Russia in questo momento è con le spalle al murol’esercito russo sta soffrendo tremendamente. Hanno avuto molte perdite, […] Hanno perso un’enorme quantità dei loro carri armati e dei loro veicoli da combattimento di fanteria. Hanno perso molti dei loro caccia ed elicotteri di quarta e quinta generazione. […] L’esercito russo sta soffrendo molto. Quindi, vorresti negoziare in un momento in cui sei al massimo della tua forza e il tuo avversario è debole, no? Ed è possibile, forse, che ci sarà una soluzione politica - sto solamente dicendo solo che c’è una possibilità… questo è tutto quello che sto dicendo».⁾ Che dire… aspettiamo quest’inverno e vediamo se gli Stati Uniti d’America si aggiudicheranno (anche stavolta) il premio di “indovino” dell’anno. @thearticolist
Hey, utente! Per caso non sei d’accordo con la narrazione della “crisi climatica”? Diresti bufale a prescindere: realizzato algoritmo ad-hoc per stanarti nel Web

✑ La cosa che più ci stupisce è che la bufala della “crisi climatica” ⁽¹⁾ viene sostenuta anche da molti contrari alla dittatura sanitaria. ²⁾ Un vero e proprio ossimoro, per come stanno le cose. ⁽³⁾, ⁽⁾, ⁽⁾, ⁽⁾ Lo studio, pubblicato il 16 Novembre 2021 su Nature Scientific Reports e a firma di Travis G. Coan, Constantine Boussalis, John Cook & Mirjam O. Nanko, s’intitola: “Classificazione computerizzata delle affermazioni contrarie al cambiamento climatico” ⁽⁾ e i suoi presupposti sono davvero… grotteschi. La «contrarietà organizzata sui cambiamenti climatici», si legge nell’Introduction, ha svolto un «ruolo significativo nella diffusione di disinformazione e nel ritardo di un'azione significativa per mitigare i cambiamenti climatici […]». Queste prime righe basterebbero a stampare l’intero scritto ed utilizzarlo al posto della carta igienica, ma andiamo avanti… proprio perché è qui che l’approccio ideologico si spinge al punto da disconnettersi dalla “soluzione” al “problema”, questo compiendo un triplo salto carpiato su ciò che è arbitrariamente “vero” o “falso”. La «ricerca», prosegue, suggerisce che la «disinformazione sul clima porti a una serie di risultati negativi come: la riduzione dell'alfabetizzazione climatica, […] la polarizzazione dell’opinione pubblica, […] l'annullamento di informazioni accurate, […] il rafforzamento del “silenzio climatico”, […] e l'influenza del modo in cui gli scienziati si approcciano con il pubblico. […] Mentre la ricerca sperimentale offre preziose risorse circa interventi efficaci per contrastare la disinformazione, […] i ricercatori riconoscono sempre di più che sono necessari approcci interdisciplinari per sviluppare soluzioni pratiche su scala commisurata alle dimensioni del fenomeno quale è la disinformazione online. […] Queste soluzioni non solo richiedono la capacità di classificare le rivendicazioni contrarie pertinenti a un livello di specificità adatto allo sfatamento, ma anche di raggiungere questi obiettivi su una scala coerente con le realtà dell'ambiente informativo moderno». Bene… capiti i “presupposti” su cui questi signori hanno basato la loro intera ricerca, arriviamo alla “soluzione” proposta: fact-checking algoritmico. Non più i Butac o David Puente di turno, ma una fredda macchina che sa già cosa è (arbitrariamente, come sempre) “vero” o “falso”. Una «letteratura interdisciplinare emergente», continua, esamina il «rilevamento e la categorizzazione della disinformazione climatica, con la stragrande maggioranza che si affida all'analisi manuale dei contenuti». Gli studi si sono «concentrati su affermazioni associate alle sfide delle posizioni tradizionali sulla climatologia, […] dubbi sulle politiche e tecnologie di mitigazione degli effetti climatici […] e attacchi diretti circa l’affidabilità della scienza e dei climatologi. […] Dati i significativi costi associati all’approccio manuale per l'analisi dei contenuti», udite udite, «diversi studi recenti hanno esplorato metodi computazionali per esaminare la disinformazione climatica, che vanno dalle applicazioni di metodi di apprendimento automatico non supervisionati per misurare i temi climatici negli articoli». […] Tuttavia, la nuova bestia algoritmica è (per il momento) comunque aggirabile perché il funzionamento «si basa ed estende sugli approcci computazionali già esistenti, sviluppando un modello per rilevare specifiche rivendicazioni contrarie, anziché ampi argomenti o temi. Abbiamo sviluppato una tassonomia completa delle rivendicazioni contrarie e sufficientemente dettagliate da aiutare a monitorare e contrastare le posizioni contrarie al cambiamento climatico». ⁽⁾ La “tassonomia completa” citata è raffigurata nell’anteprima del post, qui in basso. A voi le conclusioni. @thearticolist