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Buon Primo Maggio a tutt*.
Sinceramente.
A chi lavora, a chi lo fa con fatica, a chi vorrebbe farlo.
Soprattutto lo dedico a chi studia e si impegna verso nuove competenze e lo fa investendo il proprio tempo con #perseveranza, dalla scuola obbligatoria alla formazione professionale reale.

Oggi è la Festa del Lavoro. Beh, parliamone.
"#Lavoro" è una parola importante. Il suo senso è inuna moneta che, sul retro, ne accolga una seconda gemella: "#competenze", appunto.
Viviamo nell'Italia dallo scarsissimo livello medio d'istruzione, dell'ignoranza che sembra essere un "valore nazionale" anziché motivo di vergogna. L'Italia dei favoritismi cronici e dell'inadeguatezza al mondo digitale, l'opportunità sprecata.
Tante chiavi di lettura diverse e colpevoli su ogni fronte, incluso quello dei lavoratori.

Perché il lavoro è un diritto ed è necessario combattere per esso.
Ma è altrettanto importante ricordarci dei doveri che, inevitabilmente, fanno capo anche a questi ultimi. Si parla, quindi, anche di regole, di ruoli e del rispetto dovuto.

La giornata di oggi, il mio primo maggio, voglio dedicarla a 4 episodi diversi. Un promemoria che disegni il contesto sperando in una rivoluzione culturale che arriverà, prima o poi.
Lasciatemi sperare.

Il #primo è la vicenda dell'imprenditrice della Conad di Pescara: mi ha ricordato quanto in Italia, troppo spesso, "essere imprenditore" significhi solo avere dei soldi da investire, senza cultura del lavoro o rispetto dei collaboratori.

Il #secondo riguarda la proposta (periodicamente ricorrente) letta oggi: la "scuola senza bocciature".
Ovvero la risposta suicida per un territorio atavicamente ignorante e fiero di esserlo.

Il #terzo riguarda la ridicola vicenda delle "sale #Lan", scattata ieri.
Mentre parliamo di "digitalizzazione del territorio, delle imprese e del lavoro", ostici e impreparati verso il concetto di "#Smart-", chiudiamo le sale Lan dedicate agli #esports, un ricco business che genera indotto, competenze e abilità richieste dal mercato.
Le chiudiamo mentre le le famigerate slot mangiasoldi, perno di ludopatie e malaffare, restano invece sempre al loro posto
Un paradosso.

Il #quarto risponde alla cronaca quotidiana dello sfruttamento e dello svilimento del merito.
Baroni universitari. "Cerchi magici" dei potenti. Riders senza tutele che attraversano giorno e notte le nostre strade. Stragi di lavoro.
Fino al discredito del lavoro femminile che radicalizza sessismo e molestie grazie anche ai contributi di "signori con papillon" che auspicano per esse "materie legate all’accudimento".
Tanta sporcizia sociale che appartiene ai partiti (tutti) ma, ab origine, a chi ne accetta l'orientamento sostenendolo ad ogni turno elettorale.

Voglio chiudere il mio consueto sproloquio come da mia consuetudine di ogni #PrimoMaggio, spostando infine, di nuovo, l'attenzione sui lavoratori, l'altra metà del problema.
Il mondo del lavoro italiano non fa schifo.
Vive anche di sana, ispirata imprenditoria che si scontra con l'impreparazione o la cattiva volontà dei suddetti.
Un legame, di fatto, nel mezzo tra diritti e #doveri.
Una scomoda verità che non fa audience e non procura voti.

Sic est.
Il pippone annuale è terminato.
#Mytwocents is the way.
// AI, sessualizzazione e rilevanze.
Nota a margine sul nuovo V4 di #Midjourney e considerazioni più ampie.
Il V4 è figo e potente si.
Ma già dalle prime battute rilevo cose che non mi piacciono.
No, non si parla di tecnicismi o della qualità delle immagini.
Ma di una estrema e troppo facile, automatica sessualizzazione dei risultati, stereotipi inclusi.

Un esempio?
Sui soggetti femminili continuano a saltar fuori, non richiesti, seno prorompente e pose ammiccanti al limite del softcore.
Nella discussione ironica sul tema, qualche giorno fa, ponevo un accento importante sulla questione in sé (non tutti hanno colto), annotazione che si legava anche ad altri temi (vedi questione "razzismo delle AI" nell'articolo di Iacopo Melio per Vanity Fair, menzionato anche ieri durante la diretta).

Ma se un algoritmo va in una certa direzione, lo fa in diretta conseguenza delle preferenze degli utenti che ne hanno dominato le dinamiche.
Si parla di "massa" e non di singole, sparute mosche bianche (o dei più giovani, come qualcuno ha sostenuto).
Una quantità di utenti e richieste (prompt) trasversale e vasta quanto basta per istruire le #AI verso certe direzioni.

L'accento di questo mio post si sposa con il tema della #percezione.
La percezione personale (ovvero: il proprio punto di vista) relativo alla scala di tali valori, alla quantità di dati necessaria e, di nuovo, alla loro rilevanza social/sociale è un alto muro da superare per comprendere appieno la questione.

Restando sul fenomeno (anzi, i fenomeni) di oggi, che descrivo da tempo -talvolta con ironia, altre con la fermezza richiesta dal caso- è preoccupante ma non stupisce mai.
Siamo una società bestiale votata ai propri istinti più bassi, è evidente.
Le AI, senza volere, raccontano questa declinata ossessione che trova spazio nei tanti articoli a tema.

Perché interessarsene, quindi?
Osservare, analizzare, rilevare tali "curve" nei risultati (anche davanti alle #AI, argomento del momento) è necessario per non abbassare mai la guardia sui lati oscuri della nostra società i cui toni di grigio oscillano dal copyright al revengeporn, dall'Identità al cyberbullismo.

#Attenzione: non è il digitale il nemico. Non è la sua esistenza il pericolo. Non sono le AI oggi, i social ieri ed i forum il giorno prima.
Affermarlo è pura e semplice ignoranza.
Il digitale, in tutte le sue "incarnazioni" è una cartina tornasole nella quale la società che siamo si rispecchia e descrive.
Urlare allo specchio non serve.

Sviluppare consapevolezza (di massa, anche questa), è la sfida che tocca tutti noi.
E' inevitabile, signor Anderson (cit. Agent Smith).
#mytwocents
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#aiart#intelligenzaartificiale#artificialintelligence#società