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#VelenoQB: nel giorno in cui Facebook va il tilt, si dice per una riconfigurazione degli algoritmi, vengono fuori i criteri pretestuosi con cui i fact checker, reclutati tra la marmaglia faziosa dei social, censura la libera espressione del pensiero.
Nulla di nuovo,  per carità, ma ora ci sono le prove.

📰 #Vinay_Prasad, professore associato di #epidemiologia e #biostatistica presso l’ #università della #California, ha dedicato al tema uno studio, pubblicato pochi giorni fa sulla rivista peer reviewed #Digital_Health.
Lo studio ha stabilito che gli attuali processi di verifica dei fatti sembrano essere fortemente associati a revisori selezionati in base al numero di #follower su #Twitter: i #fact_checker sono nella maggioranza dei casi utenti Twitter con numerosi seguaci, che a volte dichiarano ostilità nei confronti degli argomenti che devono verificare già prima di effettuare la verifica. Controllori governati dal #pregiudizio, insomma, al punto che l’autore invoca a gran voce «maggiore trasparenza nel processo che determina se un contenuto è ’disinformazione’ o no»
Non è chiaro come vengano selezionati gli articoli per la revisione e come vengano scelti i revisori poiché il processo di selezione dei revisori non è specificato nel sito, né negli stessi articoli di #debunking.
#Martin_Kulldorff, epidemiologo ad #Harvard: «Ho citato in giudizio per violazione del primo emendamento il #governo e il presidente #Joe_Biden, il #Cdc e #Anthony_Fauci , in collusione con Twitter, #Facebook, #Linkedin e #Youtube nell’aver censurato la nostra libertà di parola».

📰 Il motivo della marcia indietro di #Musk è legato, pare, alla discrepanza tra il numero di utenti attivi sul #social_network e il numero dichiarato ufficialmente. Addirittura, il fondatore di #Tesla avrebbe citato in giudizio #Jack_Dorsey, ex ad di Twitter, allo scopo di acquisire maggiori informazioni sulle cifre dell ’azienda, sulle metriche utilizzate per il conteggio dei profili, e sulle misure di sicurezza adottate per proteggere la #privacy degli iscritti. Insomma, se Atene Facebook piange, Sparta Twitter ride, ma non troppo.

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O'KEEFE INTERVISTA IL PILOTA DI DIDDY

#Kelvin_Mensah, direttore di #Approved_Jets, che indicava #P_Diddy come suo "mentore", da allora ne ha CANCELLATO ogni menzione sul suo profilo #Linkedin.

Guarda cosa è successo quando #James_O_Keefe lo ha intervistato.....

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SI DA FUOCO FUORI DAL TRIBUNALE DOVE È IN CORSO IL PROCESSO A TRUMP

La foto del profilo #LinkedIn di #Max_Azzarello prima di #autoimmolarsi davanti al processo #Trump era impostata su un'immagine di lui e #Bill_Clinton.

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IL COFONDATORE DI LINKEDIN FINANZIA I "MASTURBATORI" DI KAMALA

#Reid_Hoffman, miliardario co-fondatore di #LinkedIn e direttore indipendente del consiglio di amministrazione di #Microsoft, ha donato un'ingente somma di denaro al "Progress Action Fund".

Progress Action Fund e Defend the Vote hanno lanciato una campagna pubblicitaria ("Porn-Addicted for Kamala") da 2,5 milioni di dollari con uno spot di 30 secondi.

Lo spot si intitolava "Republicans Rubbing You the Wrong Way", con un attore che interpretava un deputato repubblicano che guardava un giovane che si masturbava.

La campagna viene visualizzata sui servizi di streaming in tutti e sette gli Stati in bilico.

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