♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Pignolata messinese

La pignolata glassata è una montagnetta di gnocchetti fritti consistenti all’esterno ma dal cuore abbastanza friabile che viene cosparsa per metà con una glassa al cioccolato e per l’altra metà con una glassa al limone. Risalente al periodo della dominazione spagnola in Sicilia, quando per volontà dell’aristocrazia straniera i pasticceri messinesi rielaborarono l’antica pignoccata o pignolata al miele, questo dolce di facile preparazione e piacevole croccantezza è diffuso nell’intero territorio messinese e a Reggio Calabria. Un tempo la pignolata glassata rientrava fra i tanti dolci che si preparavano esclusivamente a Carnevale, ma oggi chiude sempre più spesso ogni banchetto festivo dei messinesi ed è venduto dalle pasticcerie locali durante tutto l’anno.

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Riserva Naturale del Plemmirio, è situata a sud dell’isola di Ortigia e offre diverse spiaggette e bellissime scogliere. La riserva si trova lungo la costa orientale della Sicilia ad appena 10 km da Siracusa. Le sue acque, che vanno dal verde smeraldo al turchese dei punti più profondi, ospitano una ricca e suggestiva biodiversità marina tra affascinanti grotte ideali per chi ama praticare immersioni subacquee. Tra le più belle troviamo le grotte Plemmirio e di Capo Meli, oltre a cavità marine e formazioni rocciose, come gli Archi e la Lingua del Gigante.
Tra le insenature vi sono diverse calette e piccole spiagge. La Fanusa è una spiaggetta incontaminata di sabbia dorata, subito dopo la quale si incontra la Costa Bianca, una zona rocciosa dal mare cristallino.

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L'area marina protetta Plemmirio è un'area marina protetta che si trova sulla costa orientale di Siracusaed è stata istituita nel 2004. È classificata come Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo
All'interno dell'area vivono diverse specie caratteristiche come tonni, dentici, ricciole, delfini, squali e capodogli, ricci.

Nella zona intertidale si notano interessanti trottoir a vermeti, biostrutture mediterranee simili a piccole barriere coralline
Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio1940 – Palermo, 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano, vittima di Cosa nostra nella strage di via D'Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio),Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Assieme a Giovanni Falcone, collega e amico fino alla morte, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.
Sono passati 28 anni dalla strage di Via D’Amelio: era il 19 luglio 1992 quando un attentato mafioso costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina

La storia di Paolo Borsellino

Paolo Borsellino è stato uno dei magistrati più importanti del pool antimafia, un simbolo della lotta a Cosa Nostra, che ha combattuto per anni prima di essere ucciso
Paolo Borsellino, chi era il magistrato ucciso dalla mafia

Paolo Borsellino è stato uno dei magistrati più importanti del pool antimafia, un simbolo della lotta a Cosa Nostra, che ha combattuto per anni prima di essere ucciso insieme alla sua scorta in un attentato, il 19 luglio 1992, in via D’Amelio, a Palermo. Insieme all’amico e collega Giovanni Falcone, anch’egli ucciso dalla mafia pochi mesi prima, è considerato una delle figure di spicco della guerra alla criminalità organizzata in Sicilia. La sua morte, anche a distanza di anni, è ancora avvolta da misteri, come la sparizione della sua agenda rossa (COSA È), e depistaggi, come dimostrato dai processi.
Borsellino insieme a Giovanni Falconee Antonino Caponnetto.
Chi era Paolo Borsellino

Nato a Palermo nel 1940, dopo la laurea in Giurisprudenza, entrò in magistratura nel 1963 (all’epoca fu il più giovane magistrato d’Italia). Dopo vari incarichi, nel 1975 venne trasferito all’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Strinse un rapporto molto stretto con il suo superiore Rocco Chinnici, che prima di essere ucciso nel 1983, istituì il cosiddetto “pool antimafia”, un gruppo di giudici istruttori che, lavorando in gruppo, si sarebbero occupati solo dei reati di stampo mafioso. Borsellino fu confermato nel pool anche dal successore di Chinnici, Antonino Caponnetto. A metà anni 80 Falcone e Borsellino istituirono il maxi-processo di Palermo basato sulle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta. Per ragioni di sicurezza trascorsero anche un periodo all’Asinara, insieme alle rispettive famiglie. Lo storico procedimento nell’aula bunker dell’Ucciardone portò nel 1987 a 342 condanne. Borsellino intanto chiese e ottenne di essere nominato procuratore a Marsala e il pool fu sciolto. Già nel 1991, si scoprì in seguito, la mafia aveva iniziato a progettare l’omicidio di Borsellino, che intanto tornò a Palermo come procuratore aggiunto.
Via D'Amelio dopo l'attentato a Borsellino del 19 luglio 1992.

La strage di via D'Amelio

Il 23 maggio 1992 a Capaci, l’amico fraterno Giovanni Falcone venne ucciso in un attentatoinsieme alla moglie e a tre agenti della scorta. Borsellino denunciò l'isolamento dei giudici nelle ultime interviste, si dichiarò “un condannato a morte”. Il 19 luglio 1992 il giudice andò a trovare la madre in via D’Amelio e al suo arrivo un’auto parcheggiata imbottita di tritolo esplose uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti della sua scorta. Migliaia di persone parteciparono ai funerali ma i familiari rifiutarono quelli di Stato in aperta polemica con il mondo politico, colpevole secondo i parenti di non averlo difeso. La famiglia ha portato avanti una battaglia costante per arrivare alla verità sulla strage, grazie all’impegno dei figli (come Fiammetta che il 18 luglio 2018 ha inviato a la Repubblica una lettera con 13 domande), la sorella Rita, il fratello Salvatore che in diverse interviste ha parlato di “strage
Il mistero dell’agenda rossa

La morte di Paolo Borsellino è rimasta circondata negli anni da episodi dubbi, sospetti e depistaggi. Una delle pagine più misteriose è legata alla sparizione dell’agenda rossa del giudice, un diario da cui Borsellino non si separava mai nelle settimane prima dell’attentato e che non è mai stato ritrovato. "Il giorno della sua morte, vidi mio padre mettere nella borsa l'agenda rossa", ha raccontato la figlia del giudice, Lucia Borsellino, chiamata a testimoniare al quarto processo per la strage. Le sue parole sono state confermate dal fratello Manfredi che ha ricordato l’immagine del padre che scriveva "compulsivamente sul diario, e non per appuntare fatti personali. Era un modo per segnare eventi e cose di lavoro importanti". Ai giudici della corte d’Assise ha spiegato che "se non fosse andata persa, le indagini sulla sua morte avrebbero certamente preso un’altra direzione". Manfredi è certo che il diario abbia resistito, come l'altra agenda ritrovata intatta nella borsa del magistrato, alla deflagrazione di via D’Amelio. La valigetta venne restituita dopo qualche settimana alla famiglia. Ma dentro non c’era traccia dell’agenda rossa.