Se artigianato e moda si incontrano puoi stare sicuro che è già magia.
La coffa siciliana è una cesta tradizionale della Sicilia che viene lavorata con le foglie di palma nana e realizzata a mano dagli artigiani locali. Nel passato veniva impiegata per dare il foraggio ai cavalli o come contenitore posizionato sui muli e usato per il trasporto del materiale; la possiamo ancora ammirare sui carretti siciliani nei giorni di festa. Oggi la moda e l’arreda l’ha presa in prestito dalla tradizione!
La coffa è uno di quegli accessori che per me fa parte degli ‘essenziali’, quelli cioè che non passano mai di moda mentre la moda è assai mutevole. Negli anni ho imparato che gli acquisti migliori sono proprio quelli che durano, che prendendoli da un cassetto tra dieci anni possono essere ancora usati.
Con questa idea puoi costruirti un armadio perfetto, ragionato, che cavalca il tempo e ti permette di creare uno stile veramente tuo. Perché come diceva Coco Chanel, grande amica di noi donne ‘normali’ che amiamo la moda ma non la sua mutevolezza e la sua volubilità, “La moda passa e lo stile resta
@newseinfo
La coffa siciliana è una cesta tradizionale della Sicilia che viene lavorata con le foglie di palma nana e realizzata a mano dagli artigiani locali. Nel passato veniva impiegata per dare il foraggio ai cavalli o come contenitore posizionato sui muli e usato per il trasporto del materiale; la possiamo ancora ammirare sui carretti siciliani nei giorni di festa. Oggi la moda e l’arreda l’ha presa in prestito dalla tradizione!
La coffa è uno di quegli accessori che per me fa parte degli ‘essenziali’, quelli cioè che non passano mai di moda mentre la moda è assai mutevole. Negli anni ho imparato che gli acquisti migliori sono proprio quelli che durano, che prendendoli da un cassetto tra dieci anni possono essere ancora usati.
Con questa idea puoi costruirti un armadio perfetto, ragionato, che cavalca il tempo e ti permette di creare uno stile veramente tuo. Perché come diceva Coco Chanel, grande amica di noi donne ‘normali’ che amiamo la moda ma non la sua mutevolezza e la sua volubilità, “La moda passa e lo stile resta
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E la coffa sicialiana, sempre uguale a se stessa, è un essenziale per l’estate: un accessorio di stile copiato dai marchi low coast – Mango per esempio – come dai siti luxury come Polyvore dove si possono trovare le coffe originali. Ne sto cercando una … sarebbe bellissimo poterla acquistare in Sicilia 😉 ma siccome quest’estate non ci andrò le mie ricerche sono concentrate sul web.
Alcuni consigli di styling per la coffa:
– è un accessorio da indossare di giornofino all’aperitivo, compreso
– in città possiamo abbinarla a una tuta intera e sandali stile Birkenstock
– abbinarla a un abito bianco stile boho è davvero un classico, non si sbaglia!
– in spiaggia è ultra chic, se poi il tuo costume dall’aria retrò sarai veramente perfetta
Alcuni consigli di styling per la coffa:
– è un accessorio da indossare di giornofino all’aperitivo, compreso
– in città possiamo abbinarla a una tuta intera e sandali stile Birkenstock
– abbinarla a un abito bianco stile boho è davvero un classico, non si sbaglia!
– in spiaggia è ultra chic, se poi il tuo costume dall’aria retrò sarai veramente perfetta
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Carrubo, l’albero amato dalla Sicilia
Il carrubo caratterizza da sempre i paesaggi siciliani. È un albero antico e molto apprezzato, che regala frutti ricchi di proprietà, dai quali peraltro si ricava un’ottima farina. Secondo alcuni, a introdurre il carrubo in Sicilia sarebbero stati i Greci e a diffonderlo sarebbero stati gli Arabi. Per altri, invece, sarebbero state le popolazioni fenicie a portarlo: queste, infatti, provenivano dal Libano e si ritiene che la pianta abbia avuto origine proprio qui.
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
@newseinfo
Il carrubo caratterizza da sempre i paesaggi siciliani. È un albero antico e molto apprezzato, che regala frutti ricchi di proprietà, dai quali peraltro si ricava un’ottima farina. Secondo alcuni, a introdurre il carrubo in Sicilia sarebbero stati i Greci e a diffonderlo sarebbero stati gli Arabi. Per altri, invece, sarebbero state le popolazioni fenicie a portarlo: queste, infatti, provenivano dal Libano e si ritiene che la pianta abbia avuto origine proprio qui.
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
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Oggi la coltivazione viene spesso sostituita con quella del bagolato che, sebbene molto simile, non è la stessa cosa.
La denominazione scientifica del carrubo è Ceratonia siliqua L. e deriva dal greco: “keras”, infatti, significa corno, mentre “siliqua” si riferisce al tipo di frutto. Il nome comune proviene invece dall’arabo kharrub.
La denominazione scientifica del carrubo è Ceratonia siliqua L. e deriva dal greco: “keras”, infatti, significa corno, mentre “siliqua” si riferisce al tipo di frutto. Il nome comune proviene invece dall’arabo kharrub.
Le caratteristiche del carrubo
Il carrubo è longevo: può sopravvivere fino a 500 anni, se non addirittura 1000. La fioritura ha inizio tra luglio e agosto e prosegue fino a dicembre, mentre il frutto si sviluppa in primavera e matura in estate inoltrata. I fiori hanno bisogno di circa un anno per trasformarsi in frutti maturi e, quando vengono raccolti, hanno già sviluppato i fiori per la successiva fruttificazione.
In cucina, la farina di carrube viene utilizzata per la realizzazione di numerose ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci. In tempi relativamente recenti è diventata molto popolare la pizza preparata con questa farina. Un celebre prodotto della tradizione sono le caramelle alla carruba.
Una piccola curiosità: il fungo di carrubo è un prodotto davvero particolare e molto raro.
Il carrubo è longevo: può sopravvivere fino a 500 anni, se non addirittura 1000. La fioritura ha inizio tra luglio e agosto e prosegue fino a dicembre, mentre il frutto si sviluppa in primavera e matura in estate inoltrata. I fiori hanno bisogno di circa un anno per trasformarsi in frutti maturi e, quando vengono raccolti, hanno già sviluppato i fiori per la successiva fruttificazione.
In cucina, la farina di carrube viene utilizzata per la realizzazione di numerose ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci. In tempi relativamente recenti è diventata molto popolare la pizza preparata con questa farina. Un celebre prodotto della tradizione sono le caramelle alla carruba.
Una piccola curiosità: il fungo di carrubo è un prodotto davvero particolare e molto raro.
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Perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi?
Vi siete mai chiesti perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi? Lo avrete sentito pronunciare moltissime volte, ma forse pochi di voi si sono domandati quale sia l’origine di questo modo di dire siciliano. Esistono anche le varianti Chi nicchi nacchi e Chi nnicchi nnacchi, ma il significato non cambia, rimane identico.
Partiamo dal significato e dal motivo per il quale si usa. Con l’espressione Chi nicchi e nacchi si indica l’estraneità di un fatto o una persona, rispetto a un fatto o a una persona. In generale, la si pronuncia con disappunto o meraviglia. Volendo abbozzare una prima traduzione, potremmo dire che si traduce con “Cosa c’entra?”.
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Vi siete mai chiesti perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi? Lo avrete sentito pronunciare moltissime volte, ma forse pochi di voi si sono domandati quale sia l’origine di questo modo di dire siciliano. Esistono anche le varianti Chi nicchi nacchi e Chi nnicchi nnacchi, ma il significato non cambia, rimane identico.
Partiamo dal significato e dal motivo per il quale si usa. Con l’espressione Chi nicchi e nacchi si indica l’estraneità di un fatto o una persona, rispetto a un fatto o a una persona. In generale, la si pronuncia con disappunto o meraviglia. Volendo abbozzare una prima traduzione, potremmo dire che si traduce con “Cosa c’entra?”.
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I lupini storia e origini
I lupini sono legumi originari dei Paesi Orientali e diffusi sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove vedevano riconosciuto un ruolo importante nell’alimentazione umana, anche in virtù del fatto che si coltivavano molto più facilmente rispetto ad altri tipi di legumi. La pianta di lupino infatti si adatta molto bene a terreni acidi ed aridi e a climi ostici e sfavorevoli, dove altre piante non crescono, ed inoltre ha il potere di migliorare la fertilità del terreno. Attualmente in Italia la coltivazione di lupini è maggiormente diffusa nel Meridione e, in particolare, in Calabria, Lazio, Puglia, Campania e in Sicilia dove, considerata l’elevata adattabilità della specie, era impiegata come pianta da sovescio nei vigneti dell’Etna
@sicilianewseinfo
I lupini sono legumi originari dei Paesi Orientali e diffusi sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove vedevano riconosciuto un ruolo importante nell’alimentazione umana, anche in virtù del fatto che si coltivavano molto più facilmente rispetto ad altri tipi di legumi. La pianta di lupino infatti si adatta molto bene a terreni acidi ed aridi e a climi ostici e sfavorevoli, dove altre piante non crescono, ed inoltre ha il potere di migliorare la fertilità del terreno. Attualmente in Italia la coltivazione di lupini è maggiormente diffusa nel Meridione e, in particolare, in Calabria, Lazio, Puglia, Campania e in Sicilia dove, considerata l’elevata adattabilità della specie, era impiegata come pianta da sovescio nei vigneti dell’Etna
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La pianta dei lupini appartiene alla famiglia delle leguminose ed è rappresentata in Italia da diverse specie spontanee, ma le forme coltivate sono sostanzialmente tre: Lupinus albus (fiore bianco), Lupinus luteus (fiore giallo) e Lupinus angustifolius (fiore blu), quest’ultimo diffuso allo stato spontaneo nel territorio etneo. La specie più coltivata nell’area Mediterranea è il lupino bianco.
I lupini proprietà e benefici per la nostra salute
Oggi si riscoprono le proprietà nutrizionali ed energetiche di questi preziosi legumi, al punto che sono stati rivalutati, da cibo semplice e povero, ad alimento salutare e ricco di nutrienti, e tornano a far parte a pieno titolo nella dieta mediterranea. I lupinisono tra i legumi più ricchi di proteine (fin oltre il 35%), e sono secondi solo alla soia rispetto al contenuto proteico. Possono essere definiti una vera e propria miniera di sali minerali, in particolare ferro, calcio e fosforo, quindi sono un alimento prezioso per chi soffre di anemia o di osteoporosi. Contengono anche una modesta quantità di vitamina B1, B2 e B3. Adatti sia a celiaci, perché naturalmente privi di glutine, e ai diabetici, perché praticamente privi di zuccheri ed in grado di mantenere bassa la glicemia. Sono perfetti in dieta dimagrantema anche nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.
Tuttavia, contengono anche degli alcaloidi molto amari e potenzialmente tossici, che devono essere eliminati mediante un prolungato lavaggio prima che i semi possano essere commestibili. Il vantaggio è che questo passaggio, essendo molto lungo e di non facile esecuzione, non può essere eseguito in casa, quindi, i lupini si trovano in commercio per lo più cotti e conservati sottovuoto, dunque sono pratici e pronti al consumo.
Nell’unico stabilimento locale acese che continua a custodire la tradizione del lupino siciliano, i legumi vengono essiccati al sole sulla pianta e raccolti nel mese di luglio. Poi, vengono posti dentro ceste in alluminio collocate all’interno di una vasca dove scorre acqua proveniente da una sorgente vicina. L’ammollo può durare dai cinque ai venti giorni durante i quali l’amaro dei semi progressivamente diminuisce. I lupini ammollati vengono, poi, posti all’interno di grandi caldaie dove si procede alla cottura a cui segue un nuovo periodo in immersione.
Infine, vengono venduti in vaschette nelle diverse tipologie: alcuni preferiscono il tipo più duro e croccante, altri il tipo morbido e farinoso; e c’è ancora chi gradisce gustarlo al naturale, mentre c’è chi vi aggiunge un po’ di sale o del succo di limone.
Oggi si riscoprono le proprietà nutrizionali ed energetiche di questi preziosi legumi, al punto che sono stati rivalutati, da cibo semplice e povero, ad alimento salutare e ricco di nutrienti, e tornano a far parte a pieno titolo nella dieta mediterranea. I lupinisono tra i legumi più ricchi di proteine (fin oltre il 35%), e sono secondi solo alla soia rispetto al contenuto proteico. Possono essere definiti una vera e propria miniera di sali minerali, in particolare ferro, calcio e fosforo, quindi sono un alimento prezioso per chi soffre di anemia o di osteoporosi. Contengono anche una modesta quantità di vitamina B1, B2 e B3. Adatti sia a celiaci, perché naturalmente privi di glutine, e ai diabetici, perché praticamente privi di zuccheri ed in grado di mantenere bassa la glicemia. Sono perfetti in dieta dimagrantema anche nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.
Tuttavia, contengono anche degli alcaloidi molto amari e potenzialmente tossici, che devono essere eliminati mediante un prolungato lavaggio prima che i semi possano essere commestibili. Il vantaggio è che questo passaggio, essendo molto lungo e di non facile esecuzione, non può essere eseguito in casa, quindi, i lupini si trovano in commercio per lo più cotti e conservati sottovuoto, dunque sono pratici e pronti al consumo.
Nell’unico stabilimento locale acese che continua a custodire la tradizione del lupino siciliano, i legumi vengono essiccati al sole sulla pianta e raccolti nel mese di luglio. Poi, vengono posti dentro ceste in alluminio collocate all’interno di una vasca dove scorre acqua proveniente da una sorgente vicina. L’ammollo può durare dai cinque ai venti giorni durante i quali l’amaro dei semi progressivamente diminuisce. I lupini ammollati vengono, poi, posti all’interno di grandi caldaie dove si procede alla cottura a cui segue un nuovo periodo in immersione.
Infine, vengono venduti in vaschette nelle diverse tipologie: alcuni preferiscono il tipo più duro e croccante, altri il tipo morbido e farinoso; e c’è ancora chi gradisce gustarlo al naturale, mentre c’è chi vi aggiunge un po’ di sale o del succo di limone.
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La Pillirina
La leggenda della Pellegrina (Pillirina in siciliano) narra di una giovane donna che si innamorò di un marinaio. Ma il loro amore era contrastato dai genitori di lei che avrebbero preferito un uomo ben più facoltoso. Nascostamente nelle notti di plenilunio si incontravano della grotta della Pillirina e su di un tappeto di alghe trasportare dal mare sin all'interno i giovani si amavano. Ma nelle successive notti il mare fu parecchio agitato e il marinaio non poté venire all'appuntamento. La giovane donna attese sino alla bonaccia dei giorni successivi, ma il giovane non venne più. Così ferita nell'amore la donna decise di gettarsi in mare e togliersi la vita. Da allora, la i marinai raccontano che nelle notti di luna piena, quando i raggi di luce entrano nella grotta della Pillirina a causa di un foro superficiale, appare una donna che attende il suo amato
@sicilianewseinfo
La leggenda della Pellegrina (Pillirina in siciliano) narra di una giovane donna che si innamorò di un marinaio. Ma il loro amore era contrastato dai genitori di lei che avrebbero preferito un uomo ben più facoltoso. Nascostamente nelle notti di plenilunio si incontravano della grotta della Pillirina e su di un tappeto di alghe trasportare dal mare sin all'interno i giovani si amavano. Ma nelle successive notti il mare fu parecchio agitato e il marinaio non poté venire all'appuntamento. La giovane donna attese sino alla bonaccia dei giorni successivi, ma il giovane non venne più. Così ferita nell'amore la donna decise di gettarsi in mare e togliersi la vita. Da allora, la i marinai raccontano che nelle notti di luna piena, quando i raggi di luce entrano nella grotta della Pillirina a causa di un foro superficiale, appare una donna che attende il suo amato
@sicilianewseinfo
Trovato antico relitto carico di reperti: eccezionale scoperta nel mare di Siracusa @sicilianewseinfo
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Trovato antico relitto carico di reperti: eccezionale scoperta nel mare di Siracusa
SIRACUSA - Eccezionale scoperta da parte della Soprintendenza del Mare di un sito archeologico sommerso nel fondale marino antistante Ognina, a Siracusa. E’ stata individuata una nave oneraria, ovvero un’imbarcazione adibita a traffici commerciali, con un…