♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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È una delle colonie fondate da Selinunte sulla costa meridionale dell'estremo angolo occidentale della Sicilia.

Il suo primo nome era stato Minoa, che ripete quello dell'isoletta sita davanti a Megara di Grecia e trapiantato in questa parte di Sicilia dai Megaresi che avevano fondato Selinunte. Quando, verso la fine del sec. VI a. C., lo spartano Dorieo venne nell'isola, i suoi compagni, guidati da Eurileonte, andarono nella colonia megarese, cui diedero il nome del mitico progenitore di Dorieo, Eracle, chiamandola Eraclea-Minoa.

Eraclea solo per breve tempo, nel sec. V a. C., rimase indipendente, poiché per la sua posizione, quasi al confine tra la Sicilia greca e quella cartaginese, passò continuamente nelle mani ora dell'uno ora dell'altro dei due popoli nemici. Venuta in potere dei Cartaginesi poco prima del 406, nel 386 fu ripresa da Dionisio, ma nel 357 è di nuovo in potere dei Punici; riacquistata dai Greci ai tempi di Agatocle, nel 278 è di nuovo occupata dai Cartaginesi, ai quali solo per breve tempo fu ritolta da Pirro.

Ignoriamo quando precisamente se ne siano impadroniti i Romani. Nella seconda guerra punica, nel 214, vi sbarca il cartaginese Imilcone. Dopo la caduta di Agrigento torna in potere dei Romani.

Sotto questi ultimi essa fu tra le civitates decumanae. Ebbe probabilmente a soffrire durante le guerre servili, e, infatti, venne poi ripopolata da coloni condottivi da Rupilio.

Fu tra le città che subirono le malversazioni di Verre e nelle guerre di costui contro i pirati contribuì con una nave. Il sito di Eraclea, alle foci del Platani, è oggi identificato. Fra gli avanzi antichi, notevoli quelli di un teatro.

(Guido Libertini, Enciclopedia Treccani)

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“… Caratteristica era la figura dello “scalittaru” che era similare ai “Giardinieri” di Salemi e Ribera.

Scrive su di essi il Pitrè: “…diverte il pubblico regalando alle donne affacciate alle finestre ed ai balconi fiori, lomie (sorta di agrume), mandarini, piccoli cartocci di confetti, che lega ad una solida e lunga scaletta (a forma di diverse X incrociate), la quale egli, dai capi che tiene in mano, allunga fino ai primi ed ai secondi piani delle case e poi subito ritira a sè confondendosi tra la folla.Dove egli non giunge con la sua scaletta, ecco lì i suoi amici reggergli una scala e farvelo salire…” (da “Il Carnevale a Palermo nelle testimonianze di Giuseppe Pitré” di Christian Pancaro, in I Luoghi della Sorgente, 2016)

I “Giardinieri” di Salemi sono vestiti alla maniera dei “Burgisi”: con stivali di cuoio neri, pantaloni alla zuava, gilet e giacca di velluto marrone; al collo della camicia di tela bianca, viene legato un fiocco di raso rosso ; in testa un cappello a falde larghe decorato con fiori di carta crespata di diverso colore e nella parte posteriore vengono situati una serie di nastri della stessa carta, che, ondeggiando, producono un suono particolare; a tracolla una bisaccia colma di agrumi e dolciumi.

Hanno in mano una scaletta a pantografo che, in estensione, raggiunge la lunghezza di circa cinque metri; in cima ad esso è fissato un gancio che consente di porgere doni vari.

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“I misi ‘i ll’annu” (i mesi dell’anno) - Rodì Milici (ME)

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“... Siete come la fame con la sete/e l’uno e l’altro non vi dis’amate/va bene che il mondo sostenete/ma un solo Dio regna in Trinitate... Il Re, dal canto suo, invita alle danze l’inquieto corteo dei Mesi, ... Fra suoni e balli ci abbiamo scialato, ognuno bada per darsi aiuto...”

Sembra che sia stato il poeta Don Peppe Trifilò che, nel 1880, introdusse la rappresentazione in paese, prendendo a modello un rituale in uso nel catanese.

C’è un vero e proprio copione, dove sono riportate le “parti” di ogni singolo Mese: il Re, il Poeta e il Borghese. I protagonisti del cerimoniale, come un tempo i cantastorie, devono interpretare un ruolo legato al proprio mese.

I Mesi dell’Anno sono una “forma drammatica di matrice popolare connessa al ciclo calendariale, sorta di profezia o almanacco drammatizzato, rappresentazione enigmatica dell’evento stagionale”.

Il tempo esorcizzato con i rischi connessi ai vari passaggi mensili, a partire dalla rinascita con la primavera. La rappresentazione ha luogo nelle prime ore della domenica e del successivo martedì Grasso.

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