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Castello Bonanno – Canicattì (AG)
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Oggi in stato di rudere, ha origini che riportano alla dominazione araba.
Si pensa sia stato costruito nel 1089 da Ruggero I, nel luogo dove vi fosse prima un fortilizio arabo. L'ingresso al castello era costituito da un imponente portone centrale, che oltre una corte coperta, introduceva in un ampio cortile nel quale si aprivano i magazzini, le stalle, i fienili, gli alloggi degli armigeri, e una piccola cappella.
Le celle carcerarie erano al pianterreno del castello, attorno a un cortile, al centro del quale si ergeva una cisterna per la raccolta delle acque piovane.
Di fronte, in tre ampie sale, c'era esposta la famosa Armeria. Al piano superiore, a cui si accedeva da una scala d'onore, c'erano gli appartamenti nobili del barone e della baronessa, con una grande camera d'angolo, strutturata come cappella per le cerimonie religiose.
Epoca di splendore fu per il castello di Canicattì la prima metà del Seicento, in cui barone della città era il duca Giacomo Bonanno Colonna. Questi, precursore dei tempi, gettò le basi per il futuro sviluppo della città nella zona bassa pianeggiante, favorendone il progresso come importante centro viario e commerciale.
(Testo e foto ComuneCanicattì)
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Si pensa sia stato costruito nel 1089 da Ruggero I, nel luogo dove vi fosse prima un fortilizio arabo. L'ingresso al castello era costituito da un imponente portone centrale, che oltre una corte coperta, introduceva in un ampio cortile nel quale si aprivano i magazzini, le stalle, i fienili, gli alloggi degli armigeri, e una piccola cappella.
Le celle carcerarie erano al pianterreno del castello, attorno a un cortile, al centro del quale si ergeva una cisterna per la raccolta delle acque piovane.
Di fronte, in tre ampie sale, c'era esposta la famosa Armeria. Al piano superiore, a cui si accedeva da una scala d'onore, c'erano gli appartamenti nobili del barone e della baronessa, con una grande camera d'angolo, strutturata come cappella per le cerimonie religiose.
Epoca di splendore fu per il castello di Canicattì la prima metà del Seicento, in cui barone della città era il duca Giacomo Bonanno Colonna. Questi, precursore dei tempi, gettò le basi per il futuro sviluppo della città nella zona bassa pianeggiante, favorendone il progresso come importante centro viario e commerciale.
(Testo e foto ComuneCanicattì)
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Leonardo Sciascia nasce 8 Gennaio del 1921.
(Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) .
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#accaddeoggi #siciliastoria #storiadisicilia #limportanzadellamemoria #ceraunavoltainsicilia #siciliaantica #scrittorisiciliani #culturasiciliana #siciliacultura
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E' stato uno scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d'arte e insegnante.
Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, Sciascia è una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo.
Leonardo Sciascia nasce l'8 gennaio 1921 a Racalmuto, in provincia di Agrigento, primo di tre fratelli, figlio di un impiegato, Pasquale Sciascia, e di una casalinga, Genoveffa Martorelli. La madre proviene da una famiglia di artigiani mentre il padre era impiegato presso una delle miniere di zolfo locali e la storia dello scrittore ha le sue radici nella zolfara dove hanno lavorato il nonno e il padre.
Trascorre l'infanzia circondato da zie e zii nella casa di Racalmuto di via Regina Margherita, 37 (oggi via Leonardo Sciascia), aperta al pubblico nel luglio del 2019 da privati e inserita nel percorso turistico "Strada degli scrittori".
Dall'esperienza d'insegnante nelle scuole elementari del suo paese trasse ispirazione per un fortunato racconto-inchiesta, Le parrocchie di Regalpetra (1956), in cui coglieva acutamente le radici storico-sociali dell'arretratezza siciliana.
Successivamente, senza trascurare una vena saggistico-libellista, di dichiarata ascendenza illuministica (Pirandello e la Sicilia, 1961; La corda pazza, 1970; Nero su nero, 1979; Cruciverba, 1983; ecc.), ottenne un crescente successo di pubblico con una serie di romanzi brevi di ambientazione prevalentemente siciliana (Il giorno della civetta, 1961; A ciascuno il suo, 1966; Il contesto, 1971; Todo modo, 1974; Una storia semplice, 1989), in cui la denuncia del sistema di connivenze di cui godeva la mafia coinvolgeva la politica nazionale e alludeva alla diffusione incontenibile della mentalità mafiosa.
Investì poi la sua penetrante immaginazione inquisitoria nella ricerca storiografica (Atti relativi alla morte di Raymond Roussel, 1971; La scomparsa di Majorana, 1975; I pugnalatori, 1976; Dalle parti degli infedeli, 1979) fino a misurarsi con la tragica attualità del terrorismo (L'affaire Moro, 1978), anche come relatore di minoranza nella commissione parlamentare d'inchiesta sull'assassinio di A. Moro e sul terrorismo in Italia (era stato eletto alla Camera dei deputati nel 1979 nelle liste del Partito radicale).
La produzione letteraria di Sciascia è raccolta in Opere (3 voll., a cura di C. Ambroise, 1987-91).
«Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia… E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già, oltre Roma…»
(Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, 1961)
💻Fonti: Eciclopedia Treccani – Enciclopedia Wikipedia
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Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, Sciascia è una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo.
Leonardo Sciascia nasce l'8 gennaio 1921 a Racalmuto, in provincia di Agrigento, primo di tre fratelli, figlio di un impiegato, Pasquale Sciascia, e di una casalinga, Genoveffa Martorelli. La madre proviene da una famiglia di artigiani mentre il padre era impiegato presso una delle miniere di zolfo locali e la storia dello scrittore ha le sue radici nella zolfara dove hanno lavorato il nonno e il padre.
Trascorre l'infanzia circondato da zie e zii nella casa di Racalmuto di via Regina Margherita, 37 (oggi via Leonardo Sciascia), aperta al pubblico nel luglio del 2019 da privati e inserita nel percorso turistico "Strada degli scrittori".
Dall'esperienza d'insegnante nelle scuole elementari del suo paese trasse ispirazione per un fortunato racconto-inchiesta, Le parrocchie di Regalpetra (1956), in cui coglieva acutamente le radici storico-sociali dell'arretratezza siciliana.
Successivamente, senza trascurare una vena saggistico-libellista, di dichiarata ascendenza illuministica (Pirandello e la Sicilia, 1961; La corda pazza, 1970; Nero su nero, 1979; Cruciverba, 1983; ecc.), ottenne un crescente successo di pubblico con una serie di romanzi brevi di ambientazione prevalentemente siciliana (Il giorno della civetta, 1961; A ciascuno il suo, 1966; Il contesto, 1971; Todo modo, 1974; Una storia semplice, 1989), in cui la denuncia del sistema di connivenze di cui godeva la mafia coinvolgeva la politica nazionale e alludeva alla diffusione incontenibile della mentalità mafiosa.
Investì poi la sua penetrante immaginazione inquisitoria nella ricerca storiografica (Atti relativi alla morte di Raymond Roussel, 1971; La scomparsa di Majorana, 1975; I pugnalatori, 1976; Dalle parti degli infedeli, 1979) fino a misurarsi con la tragica attualità del terrorismo (L'affaire Moro, 1978), anche come relatore di minoranza nella commissione parlamentare d'inchiesta sull'assassinio di A. Moro e sul terrorismo in Italia (era stato eletto alla Camera dei deputati nel 1979 nelle liste del Partito radicale).
La produzione letteraria di Sciascia è raccolta in Opere (3 voll., a cura di C. Ambroise, 1987-91).
«Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia… E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già, oltre Roma…»
(Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, 1961)
💻Fonti: Eciclopedia Treccani – Enciclopedia Wikipedia
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Tindari venne fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, nel territorio della città sicula di Abacaenum (Tripi).
Durante la prima guerra punica, sotto il controllo di Gerone II di Siracusa, fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, guidata dal console Aulo Atilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese.
Con Siracusa passò in seguito nell'orbita romana e fu base navale di Sesto Pompeo. Presa da Augusto nel 36 a.C., che vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la citò come nobilissima civitas.
Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti.
Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell'836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.
Vi rimase il santuario dedicato alla Madonna Nera di Tindari, progressivamente ingrandito, che ospita una Maria con il Bambino scolpita in legno, considerata apportatrice di grazie e miracolosa dai cattolici.
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Con Siracusa passò in seguito nell'orbita romana e fu base navale di Sesto Pompeo. Presa da Augusto nel 36 a.C., che vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la citò come nobilissima civitas.
Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti.
Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell'836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.
Vi rimase il santuario dedicato alla Madonna Nera di Tindari, progressivamente ingrandito, che ospita una Maria con il Bambino scolpita in legno, considerata apportatrice di grazie e miracolosa dai cattolici.
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🗓️ 9 GENNAIO
📖Proverbiu du jionnu
"A bona parola scippa i serpi da tana"
🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.
🏚️ DISTRUZIONE E RINASCITA
Il 9 gennaio 1693 ebbe inizio il catastrofico sciame sismico del Val di #Noto, conclusosi l’11 gennaio.
Tra i più catastrofici terremoti dell’intera storia della #Sicilia, quello con epicentro tra #Catania ed #Augusta fu un sisma di dimensioni epocali (magnitudo 7,3) e comportò la morte di circa 60.000 persone. Tra le più note e gravi conseguenze del sisma (a cui seguì anche un maremoto) vi fu la distruzione di oltre 45 città.
Tuttavia proprio la distruzione causata dal tragico evento sismico fu alla base della meravigliosa opera di ricostruzione che ha dato vita al caratteristico aspetto tardo-barocco delle città della Sicilia sud-orientale, dichiarate patrimonio dell’umanità #UNESCO nel 2002.
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Il 9 gennaio 1693 ebbe inizio il catastrofico sciame sismico del Val di #Noto, conclusosi l’11 gennaio.
Tra i più catastrofici terremoti dell’intera storia della #Sicilia, quello con epicentro tra #Catania ed #Augusta fu un sisma di dimensioni epocali (magnitudo 7,3) e comportò la morte di circa 60.000 persone. Tra le più note e gravi conseguenze del sisma (a cui seguì anche un maremoto) vi fu la distruzione di oltre 45 città.
Tuttavia proprio la distruzione causata dal tragico evento sismico fu alla base della meravigliosa opera di ricostruzione che ha dato vita al caratteristico aspetto tardo-barocco delle città della Sicilia sud-orientale, dichiarate patrimonio dell’umanità #UNESCO nel 2002.
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🗓️ 11 GENNAIO
📖Proverbiu du jionnu
"U pisci fete siempre ra testa".
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#siculomamia
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IL SECONDO COMANDANTE
L’11 gennaio 1913 nasceva a #Catania il politico Concetto Gallo. Figlio del sindaco della città etnea Salvatore Gallo Poggi, tra il 1943 ed il 1951 Concetto Gallo sarà tra le figure più importanti dell’indipendentismo siciliano, tanto da succedere ad Antonio Canepa alla guida dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della #Sicilia (#EVIS).
Succeduto al professore palermitano dopo la tragica morte di costui nella strage di Murazzu Ruttu (#Randazzo) del 17 luglio 1945, da comandante dell’EVIS Gallo nominerà tenente colonnello dell’armata anche il bandito Salvatore Giuliano, che all’epoca di Canepa non faceva ancora parte del nascente esercito indipendentista.
Arrestato il 29 dicembre 1945, dopo la battaglia di San Mauro, Concetto Gallo poté comunque candidarsi all’Assemblea Costituente nelle file del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia. Una volta eletto, il 1° luglio 1946 fu scarcerato, ma pochi mesi dopo verrà richiesta l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana nel 1947, Gallo si ricandidò nel 1951, ma non fu eletto. Quella tornata elettorale segnerà infatti il definitivo tracollo del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia.
Ormai ai margini della politica siciliana, Concetto Gallo morirà a #Palermo il 1° aprile 1980.
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Succeduto al professore palermitano dopo la tragica morte di costui nella strage di Murazzu Ruttu (#Randazzo) del 17 luglio 1945, da comandante dell’EVIS Gallo nominerà tenente colonnello dell’armata anche il bandito Salvatore Giuliano, che all’epoca di Canepa non faceva ancora parte del nascente esercito indipendentista.
Arrestato il 29 dicembre 1945, dopo la battaglia di San Mauro, Concetto Gallo poté comunque candidarsi all’Assemblea Costituente nelle file del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia. Una volta eletto, il 1° luglio 1946 fu scarcerato, ma pochi mesi dopo verrà richiesta l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana nel 1947, Gallo si ricandidò nel 1951, ma non fu eletto. Quella tornata elettorale segnerà infatti il definitivo tracollo del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia.
Ormai ai margini della politica siciliana, Concetto Gallo morirà a #Palermo il 1° aprile 1980.
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