♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Una specie a rischio

La farfalla Aurora dell’Etna appartiene all’Ordine dei Lepidotteri ed è una specie protetta. Depone le sue uova nel bocciolo di una pianta chiamata Isatistinktoria, che nasce spontaneamente nel territorio etneo. Fa piccoli spostamenti e ama il nettare dei fiori dai colori accesi. A mettere a repentaglio la sua sopravvivenza, sono anzitutto i cambiamenti climatici. A causa delle stagioni, che a volte non seguono più i loro ritmi regolari, può accadere che, quando le femmine sono pronte per deporre le uova, il bocciolo che avrebbe dovuto accoglierle è già sfiorito.

L’uso dei pesticidi, inoltre, è nemico alla vita delle farfalle. Un altro fattore che influisce negativamente è lo scomparire dei corridoi biologici, cioè le aree di uno stesso tipo di habitat naturale che connettono tra loro le varie popolazioni di farfalle. Queste, purtroppo, vengono separate da barriere conseguenti dall’attività umana (ad esempio strade e case) e, non potendosi incontrare, non possono riprodursi. Per salvaguardare l’Aurora dell’Etna sono state avviate alcune attività mirate alla protezione di questa preziosa specie.

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Le teste di turco sono bignè enormi con farcitura di crema di ricotta o crema pasticcera esclusivi della cittadina ragusana di Scicli.

La loro forma intende ricordare il turbante dei saraceni dalla cui minaccia gli sciclitani si liberarono nel 1091 in seguito a un duro scontro che viene rievocato annualmente durante una suggestiva festa popolare che si tiene l’ultimo sabato di maggio. La festa è dedicata alla Madonna delle Milizie, la quale, secondo la leggenda, apparve in groppa a un cavallo bianco quando la battaglia sembrava volgere al peggio e, armata di spada, intervenne a sostegno dei normanni. Con la furia dell’Immacolata dalla propria parte la battaglia fu presto vinta.

Sul campo insanguinato giacevano gli innumerevoli cadaveri dei turchi e le loro teste fasciate ispirarono appunto questi grossi dolci che oggi, per soddisfare i turisti in aumento, vengono proposti dalle pasticcerie sciclitane tutto l’anno anche in dimensioni ridotte.

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Grani antichi siciliani caratteristiche e utilizzo.
Gli autentici grani della Sicilia sono tornati in auge ormai da un po’ di tempo, grazie alle loro caratteristiche.
Ognuno di essi è consigliato per un particolare utilizzo in cucina e un impiego in ricette siciliane deliziose.
I grani antichi siciliani quali sono? Ecco la risposta a questa e altre domande.
Sin dai tempi più antichi, la Sicilia è stata una terra particolarmente legata alla coltivazione del frumento. La qualità dei suoi prodotti le ha fatto guadagnare il titolo di “granaio di Roma“, prima, e “granaio d’Italia“, poi. Il merito è delle condizioni del terreno e del clima, un mix che offre alle spighe la possibilità di crescere ed essiccare naturalmente. In tempi relativamente recenti, si sono riaccesi i riflettori sulle varietà di grano più antiche. La domanda grani antichi siciliani quali sono? è diventata decisamente diffusa ed è cresciuta tanto la curiosità in merito all’argomento. Per questo motivo, oggi vogliamo dare una risposta e rivelare un po’ di curiosità, che scoprirete andando avanti con la lettura.

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Cosa rende speciali i grani storici siciliani
Cominciamo subito con un numero importante: i grani antichi siciliani (o varietà locali di grani siciliani) sono più di 50, tra grani duri e non, che si afferma siano autoctoni della Sicilia. Grazie alla grande varietà di condizioni climatiche e microclimatiche del territorio, nei secoli sono state selezionate diverse varietà. In gran parte si tratta di frani scomparsi, perché sono poco adatti a una coltivazione intensiva con processi meccanizzati e con largo impiego di fertilizzanti. Nonostante questo, grazie al lavoro e alla ricerca di alcuni appassionati, diverse varietà sono tornare a vivere nei campi siciliani.
Proprietà della farina di grano antico siciliano
I grani storici siciliani rappresentano senza ombra di dubbio un patrimonio non soltanto della nostra isola, ma anche dell’intero territorio italiano. Oggi sono un modo per promuovere le eccellenze e i prodotti genuini. Tante aziende li coltivano con metodi biologici e prestano attenzione all’ambiente. Si lavorano con la macinazione a pietra, ottenendo così una farina molto meno raffinata, quindi più ricca di proprietà nutrizionali. Ma le loro caratteristiche non finiscono qui. Questi grani hanno un basso indice di glutine, quindi la farina e i derivati sono più leggeri, digeribili e assimilabili rispetto al grano convenzionale. Al gusto offrono sapori che un grano industriale non potrà mai offrire e rendono il massimo quando vengono associati al lievito madre. Ora che sappiamo un po’ di più su di loro, è il momento di rispondere alla domanda I grani antichi siciliani quali sono?

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Grani antichi Siciliani più famosi e usi in cucina
Come potete facilmente intuire, non tutte le varietà sono diffuse o hanno conquistato un posto sul mercato e nei processi di coltivazione. Per questo motivo, vedremo insieme i grani antichi siciliani più famosi e i modi di utilizzarli in cucina.
Timilia o Tumminia: è noto anche come tremilia, trim minia, tummulia o grano marzuolo. È un grano di frumento duro e la farina si utilizza per lo più per produrre pane, pasta e prodotti da forno.
Russello: è noto anche come rossello, ruscio o russiedru. Si tratta di un frumento duro, tipico dell’entroterra siciliano. È ideale per la produzione di pane, pasta e altri prodotti da forno.
Perciasacchi: è un’antichissima varietà di grano, il farro siciliano. Si chiama così perché il culmine è talmente appuntito, da bucare i sacchi di grano che lo contengono. Perfetta per preparare pasta, pizza e pane.
Maiorca: è un tipico grano tenero a chicco bianco. Da sempre è identificato come grano tenero siciliano e si utilizza principalmente per la preparazione di dolci siciliani.
Senatore Cappelli: deve il nome al promotore della prima riforma agraria dell’Italia unitaria (Raffaele Cappelli). Si utilizza per realizzare pane, pizza, focacce e prodotti da forno.

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Chiacchiere siciliane: la ricetta del dolce tipico del Carnevale italiano

Le chiacchiere sono il dolce tipico di Carnevale per eccellenza, si preparano infatti in tutta Italia, anche se il loro nome varia da regione a regione. In Toscana si chiamano infatti cenci, frappe nel Lazio, galani in Veneto, bugie in Liguria e in Piemonte.

Le differenze sono nella forma o negli aromi utilizzati per la preparazione: nella versione delle chiacchiere siciliane utilizzeremo il Marsala, ma potete utilizzare anche il vino bianco o il liquore che preferite.

La ricetta è davvero semplice: basterà impastare insieme farina, zucchero e uova, aggiungere il burro e realizzare poi una sfoglia sottile. Le chiacchiere saranno poi fritte in olio ben caldo o cotte al forno.

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Come preparare le chiacchiere siciliane
Sistemate la farina sulla spianatoia e lavoratela con le uova e lo zucchero. Unite il burro ammorbidito, il sale e continuate a lavorare con le mani fino ad ottenere un composto liscio e morbido. Copritelo con un canovaccio pulito e fate riposare per almeno un'ora. Trascorso il tempo necessario sistemate il composto su una spianatoia leggermente infarinata e stendetela con l'aiuto di un mattarello, fino ad ottenere una sfoglia molto sottile e tagliate delle striscioline larghe 1 cm e lunghe circa 10 cm, aiutandovi con una rotellina dentellata. Realizzate anche due incisioni centrali.
Friggete le chiacchiere in olio ben caldo, ma non bollente, per evitare che si brucino. Giratele così da farle dorare su entrambe i lati. Sollevatele dall'olio con una schiumarola e adagiatele su un piatto rivestito con carta assorbente. Fatele raffreddare e cospargetele con zucchero a velo. Le vostre chiacchiere sono pronte per essere gustate.

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