Il Patto con i principi della chiesa, o Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, del 26 aprile 1220 consiste in una serie di concessioni ad alcuni principi vescovi tedeschi da parte di Federico II, in cambio della loro collaborazione all'elezione del figlio Enrico come re di Germania. È una delle più importanti fonti legislative del Sacro Romano Impero nel territorio tedesco. Con questo patto Federico II rinunciava a un certo numero di privilegi reali in favore dei principi vescovi. Fu un vero stravolgimento nell'equilibrio del potere, un nuovo disegno che doveva portare a maggiori vantaggi nel controllo di un vasto territorio qual è la Germania.
Fra i tanti diritti ottenuti, i vescovi assunsero quello di battere moneta, elevare o abbassare le tasse e costruire fortificazioni; inoltre ottennero anche la possibilità di istituire tribunali nei territori di loro giurisdizione e di ricevere l'appoggio del re o dell'imperatore nel far rispettare i giudizi da loro emanati. La condanna di un tribunale ecclesiastico equivaleva automaticamente a una condanna da parte del tribunale reale o imperiale (e alla pena conseguente). Inoltre, l'emanazione di una scomunica si traduceva automaticamente in una sentenza da parte del tribunale del re o dell'imperatore, che sanciva per lo scomunicato lo status di reo. Il legame, quindi, fra il tribunale di Stato e quello locale del Principe Vescovo si saldò indissolubilmente.
Il "Patto con i principi della chiesa" si ricollega direttamente al più tardo Statutum in favorem principum che sancì simili diritti per i principi laici. Il potere dei signori si accresceva, ma aumentava anche la capacità di controllo sul territorio dell'impero e sulle città. In questo modo, Federico II sacrificò l'accentramento del potere per assicurarsi una maggiore tranquillità nella parte centrale dell'Impero stesso, in modo da poter rivolgere la sua attenzione al fronte meridionale e mediterraneo.
Fra i tanti diritti ottenuti, i vescovi assunsero quello di battere moneta, elevare o abbassare le tasse e costruire fortificazioni; inoltre ottennero anche la possibilità di istituire tribunali nei territori di loro giurisdizione e di ricevere l'appoggio del re o dell'imperatore nel far rispettare i giudizi da loro emanati. La condanna di un tribunale ecclesiastico equivaleva automaticamente a una condanna da parte del tribunale reale o imperiale (e alla pena conseguente). Inoltre, l'emanazione di una scomunica si traduceva automaticamente in una sentenza da parte del tribunale del re o dell'imperatore, che sanciva per lo scomunicato lo status di reo. Il legame, quindi, fra il tribunale di Stato e quello locale del Principe Vescovo si saldò indissolubilmente.
Il "Patto con i principi della chiesa" si ricollega direttamente al più tardo Statutum in favorem principum che sancì simili diritti per i principi laici. Il potere dei signori si accresceva, ma aumentava anche la capacità di controllo sul territorio dell'impero e sulle città. In questo modo, Federico II sacrificò l'accentramento del potere per assicurarsi una maggiore tranquillità nella parte centrale dell'Impero stesso, in modo da poter rivolgere la sua attenzione al fronte meridionale e mediterraneo.
Federico non diede peraltro alcun segnale di voler abdicare al Regno di Sicilia, pur mantenendo la ferma intenzione di tenere separate le due corone. Aveva anzi deciso di lasciare il Regno di Germania al figlio, conservando tuttavia, quale imperatore, la suprema autorità di controllo. Essendo stato educato in Sicilia è probabile che si sentisse più siciliano che tedesco, ma, soprattutto, egli conosceva bene le potenzialità del suo regno, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Alla fine degli anni dieci del Duecento risale inoltre probabilmente l'incontro, nel castello di Haguenau, di Adelaide di Urslingen, che divenne la sua prima amante e madre dei suoi due figli Enzo, uno dei figli prediletti di Federico insieme con Manfredi, e Caterina
Alla fine degli anni dieci del Duecento risale inoltre probabilmente l'incontro, nel castello di Haguenau, di Adelaide di Urslingen, che divenne la sua prima amante e madre dei suoi due figli Enzo, uno dei figli prediletti di Federico insieme con Manfredi, e Caterina
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Proverbi Siciliani:
A matinata fa la jurnata
La matinata fa la jurnata. Ecco un proverbio siciliano che sicuramente avrete sentito dire moltissime volte. Oggi abbiamo pensato di conoscere meglio uno dei proverbi della nostra Sicilia più famosi, un’altra massima di vita nata dalla saggezza popolare.
Sappiamo bene che i proverbi rappresentano una parte importante della cultura siciliana. Da una parte ci permettono di conoscere meglio la lingua della nostra Isola, dall’altra ci raccontano qualcosa di più del passato, rivelandoci usanze e modi di fare di una certa epoca.
@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
A matinata fa la jurnata
La matinata fa la jurnata. Ecco un proverbio siciliano che sicuramente avrete sentito dire moltissime volte. Oggi abbiamo pensato di conoscere meglio uno dei proverbi della nostra Sicilia più famosi, un’altra massima di vita nata dalla saggezza popolare.
Sappiamo bene che i proverbi rappresentano una parte importante della cultura siciliana. Da una parte ci permettono di conoscere meglio la lingua della nostra Isola, dall’altra ci raccontano qualcosa di più del passato, rivelandoci usanze e modi di fare di una certa epoca.
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#proverbi
Il proverbio di oggi non è da meno: cosa vuol dire “La matinata fa la jurnata“?
La traduzione letterale è molto semplice: “Il mattino fa la giornata“. Volendo andare oltre il significato letterale, possiamo dire che è un invito a sfruttare le giornate dalle prime ore. Cominciando le nostre attività presto, avremo modo di terminarle impiegando il giusto tempo.
Molto spesso, inoltre, proprio quello che accade nella prima parte della giornata ha la capacità di influenzare l’intera giornata. Ricordiamoci di questo proverbio siciliano quando sentiamo suonare la sveglia: ci aiuterà a svegliarci con più voglia di fare!
@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
La traduzione letterale è molto semplice: “Il mattino fa la giornata“. Volendo andare oltre il significato letterale, possiamo dire che è un invito a sfruttare le giornate dalle prime ore. Cominciando le nostre attività presto, avremo modo di terminarle impiegando il giusto tempo.
Molto spesso, inoltre, proprio quello che accade nella prima parte della giornata ha la capacità di influenzare l’intera giornata. Ricordiamoci di questo proverbio siciliano quando sentiamo suonare la sveglia: ci aiuterà a svegliarci con più voglia di fare!
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Vi ho già raccontato del grande amore dei miei conterranei per il pesce stocco, legato a Messina da un rapporto strettissimo, nato quando i norvegesi soccorsero la popolazione all’indomani del terremoto. I messinesi erano vinti, dal sisma e dal maremoto, senza acqua e senza cibo e i norvegesi regalarono loro ciò che avevano: il pesce stocco. Vi ricordo che lo stocco è il merluzzo nordico (Gadus morhua), che viene essiccato e che, prima di potere essere usato in cucina, va reidratato e tenuto in acqua per 3 giorni, cambiando ovviamente l’acqua ogni giorno.
Il pesce stocco a ghiotta alla messinese ha un gusto intenso, un profumo avvolgente, una sapidità discreta: l’intingolo a base di olive, sedano, cipolla, capperi e pomodoro è a prova di scarpetta e con questo sugo si condisce, tradizionalmente, la pasta. Il pesce stocco a ghiotta è tra i piatti che non possono mancare in tavola e a Messina è considerato un “tutto pasto”. Il che vuol dire che si pranza con un bel piatto di pesce stocco a ghiotta con patate, tanto pane casareccio e una bella bottiglia di vino rigorosamente rosso.
Questo piatto si può preparare anche con il baccalà oppure con il PESCE SPADA quando è di stagione. Se anche voi apprezzate il pesce stocco, provate un altro piatto tipico della mia città, l’ INSALATA DI PESCE STOCCO ALLA MESSINESE
@siciliaforever
#tradizioni
Il pesce stocco a ghiotta alla messinese ha un gusto intenso, un profumo avvolgente, una sapidità discreta: l’intingolo a base di olive, sedano, cipolla, capperi e pomodoro è a prova di scarpetta e con questo sugo si condisce, tradizionalmente, la pasta. Il pesce stocco a ghiotta è tra i piatti che non possono mancare in tavola e a Messina è considerato un “tutto pasto”. Il che vuol dire che si pranza con un bel piatto di pesce stocco a ghiotta con patate, tanto pane casareccio e una bella bottiglia di vino rigorosamente rosso.
Questo piatto si può preparare anche con il baccalà oppure con il PESCE SPADA quando è di stagione. Se anche voi apprezzate il pesce stocco, provate un altro piatto tipico della mia città, l’ INSALATA DI PESCE STOCCO ALLA MESSINESE
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Aceddu n'ta jaggia non canta pamuri, ma canta pi raggia.
Uccello in gabbia non canta per amore, ma canta per rabbia.
Quello che fanno molte persone che parlano solo per invidia e gelosia.
@siciliaforever
#proverbi
Uccello in gabbia non canta per amore, ma canta per rabbia.
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Forwarded from ♡ Sicilia Terra Mia ♡ (👑🇶 🇺 🇪 🇪 🇳👑)
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