♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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ontro il piccolo re di Sicilia che non aveva altro aiuto eccetto la chiesa. Perciò l'anno seguente, cioè l'anno del Signore 1210, il venerabile padre Innocenzo potente in opere e in parole scomunicò il già detto imperatore Ottone. Ciò nonostante, costui mandò in Puglia un esercito cui era a capo il marchese Azzo d'Este. E poi passando per la Toscana, raccolto un grande esercito, prese alcune località con la forza, altre per resa; resistendogli soltanto Viterbo, Orvieto e poche altre. Infine avanzò e svernò a Capua.»

(Salimbene de Adam, Chronicon, a.D. 1209-1210, pp. 86-87.)

Dopo la scomunica papale e a causa dell'ostilità di Filippo Augusto di Francia, che incoraggiò la resistenza in Germania, la nobiltà, che aveva inizialmente appoggiato Filippo di Svevia e ora vedeva Ottone IV combattere proprio contro un Hohenstaufen, si ribellò all'imperatore, che fu costretto a tornare in Germania. I feudatari ribelli cercarono allora l'aiuto di Federico, proponendolo come candidato da contrapporre a Ottone IV.
La corona imperiale a 18 anni

Verso la Germania e la scalata al potere

Nel frattempo, in Sicilia, dove lo svevo era appena divenuto padre del suo primogenito Enrico, che neonato venne incoronato re di Sicilia come coreggente, si organizzò subito una rapida spedizione oltralpe. Partito a marzo del 1212 da Palermo, lasciando la moglie Costanza come reggente del regno, Federico giunse a Roma la domenica di Pasqua dove prestò giuramento vassallatico al papa. In questa occasione, lo svevo assicurò inoltre al pontefice la sua intenzione di non unire il regno di Sicilia al resto dell'Impero, cosa da sempre temuta dal potere pontificio. Durante il soggiorno di pochi giorni nell'Urbe il giovane re conobbe l'arcivescovo Berardo di Castagna che divenne, con il tempo, uno dei suoi più fidati consiglieri, rimanendogli vicino fino alla morte anche durante i periodi delle scomuniche abbattutesi su Federico, e zio di Manna da Castanea, donna con la quale Federico intrattenne una relazione fra il 1224 e il 1225, dalla quale nacque Riccardo, futuro vicario imperiale.

Lasciata Roma, Federico giunse per nave a Genova dove fu ben accolto, specialmente dalla potente famiglia Doria. Si apriva a quel punto il tratto più pericoloso del viaggio attraverso l'Italia settentrionale dove città che parteggiavano per Federico (come Pavia e Cremona) si mischiavano a quelle che sostenevano Ottone (come Milano, Lodi e Piacenza). Singolare coincidenza è il fatto che, mentre lo svevo attraversava il Nord Italia, lo stesso territorio veniva percorso nel frattempo anche dalla famosa Crociata dei fanciulli.

Federico, dopo essere stato accolto trionfalmente a Pavia, nel suo itinerario, attraversando il territorio pavese, scortato prima dagli armati di Pavia e poi dai cremonesi, al momento di passare nel territorio di Cremona scampò fortunosamente alla cattura da parte dei milanesi e piacentini guadando il fiume Lambro.Passò quindi per Mantova e Verona, risalendo poi la valle dell'Adige giunse a Trento. Poiché il signore di Merano, che presidiava il Brennero, simpatizzava per Ottone, Federico e il suo seguito furono costretti a passare per l'Engadina superiore giungendo alla città di Coira, appartenente al Ducato di Svevia e prima città tedesca a rendergli omaggio.Il vescovo di Coira, Arnoldo, lo scortò fino a San Gallo dove 300 cavalieri si unirono al seguito dell'Hohenstaufen.

Ottone dal nord della Germania fece sapere che si stava approssimando al Lago di Costanza, accompagnato da un esercito, accampandosi a Überlingen in attesa di un trasporto. Federico intanto era accampato fuori le mura della città di Costanza il cui vescovo dichiarava che avrebbe aperto solamente al legittimo imperatore. Il giovane svevo non poteva ancora permettersi uno scontro con Ottone, vista la disparità di risorse militari disponibili, quindi se non fosse riuscito a ripararsi in città avrebbe dovuto fuggire. La situazione si sbloccò grazie al vescovo di Coira e all'abate di San Gallo, che dichiararono il proprio sostegno allo svevo, oltre che a Berardo di Castagna, il quale in veste di legato papale lesse l'atto di scomunica e di destituzione di Ottone IV firmato da papa Innocenzo III. A settembre del 1212, Federico entrò quindi trionfalmente nell'importante città anticipando l'arrivo del suo avversario di poche ore.

Ottone provò allora ad assediare Haguenau ma fu scacciato dal signore di Lotaringia, rifugiandosi nella fedele città di Colonia.

Federico indisse una prima piccola dieta a Basilea, dove si recò anche il vescovo di Strasburgo accompagnato da cinquecento cavalieri, a cui presero parte e gli resero omaggio molti esponenti dell'antica nobiltà sveva tra i quali i conti di Absburgo e Kiburgo.

A ottobre indisse a Haguenau, castello prediletto di Federico Barbarossa, la sua prima dieta da re di Germania. In questa occasione Federico si vide riconoscere la propria autorità di re e imperatore dal primo principe secolare tedesco, il duca di Lorena suo cugino, e da Ottocaro re di Boemia che fu ricompensato con alcuni feudi imperiali e una Bolla d'Oro che riconosceva lui e i
suoi eredi come legittimi re di Boemia. Il re non era più soggetto alla nomina da parte dell'imperatore e gli era richiesto solo di partecipare alle diete che si tenevano vicino al confine boemo divenendo, sebbene subordinato al Sacro Romano impero, il principe elettore preminente e avrebbe fornito, a tutti i seguenti imperatori, una guardia di trecento cavalieri, quando essi avrebbero dovuto recarsi a Roma per l'incoronazione. Altro successo di Federico a Haguenau fu l'essersi guadagnato la fedeltà di Corrado III di Scharfenberg, vescovo di Spira e Cancelliere dell'Impero sia con Filippo di Svevia sia sotto Ottone, che ricompensò nominandolo vescovo di Metz.

A novembre dello stesso anno Federico stipulò quindi gli accordi col futuro re di Francia Luigi VIII per combattere il rivale.
Le incoronazioni a Magonza e ad Aquisgrana

Sigillo in cera 85 mm della pergamena 13 febbraio 1240. Intorno al campo la legenda recita: [FRIDERICUS D(e) I GR(ati) A IMPE]RATOR ROMANOR(um)[SE]MP(er) AUGUST[US]. Al centro del campo affiancano il trono i due termini: REX IH(e) R(usa) L(e) M. Cagli, Archivio Storico Comunale.
Finalmente il 9 dicembre 1212 Federico veniva incoronato imperatore nel duomo di Magonza dal vescovo Sigfrido III di Eppstein, ma la sua effettiva sovranità doveva ancora essere sancita. Il 12 luglio 1213, con la cosiddetta Bolla Aurea (o "promessa di Eger"), Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia (preteso dominio del Pontefice) come pattuito a Roma l'anno precedente e di rinunciare ai diritti germanici in Italia (promessa già fatta da Ottone IV e mai mantenuta). Si impegnò inoltre a intraprendere presto una crociata in Terrasanta, nonostante non ci fosse stata un'esplicita richiesta in tal senso da parte del papa.

L'anno successivo, Federico emise una nuova Bolla d'oro riguardante le cessioni territoriali al re Valdemaro II di Danimarca.

Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. In Germania resistevano al dominio di Federico soltanto Colonia, la città più ricca e popolosa della Germania del tempo, i cui mercanti vantavano particolari diritti commerciali e di traffico con l'Inghilterra di Enrico II Plantageneto sin dal 1157, e Aquisgrana, dove erano conservate le spoglie di Carlo Magno. Aquisgrana cadde nel 1215 e Federico vi ricevette una seconda e splendida incoronazione (25 luglio 1215) che completò quella di Magonza. L'11 novembre 1215 venne aperto da Innocenzo III il IV Concilio Lateranense (XII universale) a cui anche Federico partecipò.

L'incoronazione a Imperatore a Roma

Finché fu in vita il suo protettore Innocenzo III, Federico evitò di condurre una politica personale troppo pronunziata. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (18 luglio 1216), papa di carattere molto diverso rispetto al suo predecessore, Federico fu incalzato dal nuovo pontefice a dare corso alla promessa di indire la crociata. Tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla Dieta di Francoforte, tenutasi nel medesimo anno, il figlio Enrico "re di Germania". Onorio III ritenne allora che l'unico modo per impegnare Federico fosse quello di nominarlo imperatore, cosicché il 22 novembre 1220 lo svevo fu incoronato imperatore in San Pietro a Romadallo stesso papa Onorio III.
Confoederatio cum principibus ecclesiasticis
Il Patto con i principi della chiesa, o Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, del 26 aprile 1220 consiste in una serie di concessioni ad alcuni principi vescovi tedeschi da parte di Federico II, in cambio della loro collaborazione all'elezione del figlio Enrico come re di Germania. È una delle più importanti fonti legislative del Sacro Romano Impero nel territorio tedesco. Con questo patto Federico II rinunciava a un certo numero di privilegi reali in favore dei principi vescovi. Fu un vero stravolgimento nell'equilibrio del potere, un nuovo disegno che doveva portare a maggiori vantaggi nel controllo di un vasto territorio qual è la Germania.
Fra i tanti diritti ottenuti, i vescovi assunsero quello di battere moneta, elevare o abbassare le tasse e costruire fortificazioni; inoltre ottennero anche la possibilità di istituire tribunali nei territori di loro giurisdizione e di ricevere l'appoggio del re o dell'imperatore nel far rispettare i giudizi da loro emanati. La condanna di un tribunale ecclesiastico equivaleva automaticamente a una condanna da parte del tribunale reale o imperiale (e alla pena conseguente). Inoltre, l'emanazione di una scomunica si traduceva automaticamente in una sentenza da parte del tribunale del re o dell'imperatore, che sanciva per lo scomunicato lo status di reo. Il legame, quindi, fra il tribunale di Stato e quello locale del Principe Vescovo si saldò indissolubilmente.
Il "Patto con i principi della chiesa" si ricollega direttamente al più tardo Statutum in favorem principum che sancì simili diritti per i principi laici. Il potere dei signori si accresceva, ma aumentava anche la capacità di controllo sul territorio dell'impero e sulle città. In questo modo, Federico II sacrificò l'accentramento del potere per assicurarsi una maggiore tranquillità nella parte centrale dell'Impero stesso, in modo da poter rivolgere la sua attenzione al fronte meridionale e mediterraneo.
Federico non diede peraltro alcun segnale di voler abdicare al Regno di Sicilia, pur mantenendo la ferma intenzione di tenere separate le due corone. Aveva anzi deciso di lasciare il Regno di Germania al figlio, conservando tuttavia, quale imperatore, la suprema autorità di controllo. Essendo stato educato in Sicilia è probabile che si sentisse più siciliano che tedesco, ma, soprattutto, egli conosceva bene le potenzialità del suo regno, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo.

Alla fine degli anni dieci del Duecento risale inoltre probabilmente l'incontro, nel castello di Haguenau, di Adelaide di Urslingen, che divenne la sua prima amante e madre dei suoi due figli Enzo, uno dei figli prediletti di Federico insieme con Manfredi, e Caterina
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Buongiorno da Taormina (Me)
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Proverbi Siciliani:
A matinata fa la jurnata

La matinata fa la jurnata. Ecco un proverbio siciliano che sicuramente avrete sentito dire moltissime volte. Oggi abbiamo pensato di conoscere meglio uno dei proverbi della nostra Sicilia più famosi, un’altra massima di vita nata dalla saggezza popolare.
Sappiamo bene che i proverbi rappresentano una parte importante della cultura siciliana. Da una parte ci permettono di conoscere meglio la lingua della nostra Isola, dall’altra ci raccontano qualcosa di più del passato, rivelandoci usanze e modi di fare di una certa epoca.

@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
Il proverbio di oggi non è da meno: cosa vuol dire “La matinata fa la jurnata“?

La traduzione letterale è molto semplice: “Il mattino fa la giornata“. Volendo andare oltre il significato letterale, possiamo dire che è un invito a sfruttare le giornate dalle prime ore. Cominciando le nostre attività presto, avremo modo di terminarle impiegando il giusto tempo.
Molto spesso, inoltre, proprio quello che accade nella prima parte della giornata ha la capacità di influenzare l’intera giornata. Ricordiamoci di questo proverbio siciliano quando sentiamo suonare la sveglia: ci aiuterà a svegliarci con più voglia di fare!

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#proverbi
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Favignana
Buongiorno e Buona Domenica

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Pesce stocco a ghiotta alla Messinese

@siciliaforever
#tradizioni
Vi ho già raccontato del grande amore dei miei conterranei per il pesce stocco, legato a Messina da un rapporto strettissimo, nato quando i norvegesi soccorsero la popolazione all’indomani del terremoto. I messinesi erano vinti, dal sisma e dal maremoto, senza acqua e senza cibo e i norvegesi regalarono loro ciò che avevano: il pesce stocco.  Vi ricordo che lo stocco è il merluzzo nordico (Gadus morhua), che viene essiccato e che, prima di potere essere usato in cucina, va reidratato e tenuto in acqua per 3 giorni, cambiando ovviamente l’acqua ogni giorno.

Il pesce stocco a ghiotta alla messinese ha un gusto intenso, un profumo avvolgente, una sapidità discreta: l’intingolo a base di olive, sedano, cipolla, capperi e pomodoro è a prova di scarpetta e con questo sugo si condisce, tradizionalmente, la pasta. Il pesce stocco a ghiotta è tra i piatti che non possono mancare in tavola e a Messina è considerato un “tutto pasto”. Il che vuol dire che si pranza con un bel piatto di pesce stocco a ghiotta con patate, tanto pane casareccio e una bella bottiglia di vino rigorosamente rosso.

Questo piatto si può preparare anche con il baccalà oppure con il PESCE SPADA quando è di stagione. Se anche voi apprezzate il pesce stocco, provate un altro piatto tipico della mia città, l’ INSALATA DI PESCE STOCCO ALLA MESSINESE

@siciliaforever
#tradizioni