Nei dintorni di Palma di Montechiaro,in prossimità di Marina di Palma,si eleva il castello di Montechiaro,l'unico dei manieri chiaramontani in
Sicilia edificato su un costone roccioso a picco sul mare.
Realizzato nel 1353 su ordine di Federico III Chiaramontel fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati. Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori. Dopo vari passaggi la fortezza perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV di Spagna il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu 2º duca di Palma e 1º principe di Lampedusa: per un certo periodo soggiornarono nel castello i figli Isabella e il futuro cardinale e santo Giuseppe Maria. La rocca successivamente passò ai marchesi Bilotti Ruggi d'Aragona. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, l'edificio ha subito dei lavori di restauro, con interventi inappropriati e discutibili, come la contornatura in mattoni di finestre, l'uso improprio di intonaci e di moderne pavimentazioni in cotto.
È da ricordare che all'interno della cappella è custodita una statua della Madonna che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini. Assai interessante è la leggenda in cui si narra che la statua, sottratta dai vicini abitanti di Agrigento, fu riportata dai palmesi nel castello dopo una lunga e furibonda lotta. Ad avvalorare tale fatto è il nome dato ad un corso d'acqua che da allora fu indicato come il " vallone della battaglia".
@sicilianewseinfo
Sicilia edificato su un costone roccioso a picco sul mare.
Realizzato nel 1353 su ordine di Federico III Chiaramontel fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati. Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori. Dopo vari passaggi la fortezza perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV di Spagna il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu 2º duca di Palma e 1º principe di Lampedusa: per un certo periodo soggiornarono nel castello i figli Isabella e il futuro cardinale e santo Giuseppe Maria. La rocca successivamente passò ai marchesi Bilotti Ruggi d'Aragona. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, l'edificio ha subito dei lavori di restauro, con interventi inappropriati e discutibili, come la contornatura in mattoni di finestre, l'uso improprio di intonaci e di moderne pavimentazioni in cotto.
È da ricordare che all'interno della cappella è custodita una statua della Madonna che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini. Assai interessante è la leggenda in cui si narra che la statua, sottratta dai vicini abitanti di Agrigento, fu riportata dai palmesi nel castello dopo una lunga e furibonda lotta. Ad avvalorare tale fatto è il nome dato ad un corso d'acqua che da allora fu indicato come il " vallone della battaglia".
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Le grotte di Ustica sono un caleidoscopio di luci e colori, e attendono chiunque voglia farsi incantare dalla magia dei minerali e dall'ancestrale fascino che questi spazi millenari sono in grado di esercitare.
Grotte dove ascoltare il silenzio del mare e stupirsi davanti a curiosi giochi di luce.
Le grotte di Ustica sono tutte differenti, e ciascuna regala un'emozione particolare ed unica:
La Grotta Azzurra dove nel pomeriggio il mare assume un inedito colore turchino;
la Grotta Verde coi suoi riflessi color smeraldo;
la Grotta Pastizza, con le sue antichissime stalattiti;
la Grotta delle Barche, dove un tempo i pescatori si rifugiavano nei momenti di burrasca, dove è ancora visibile un antico molo;
la Grotta dell'Oro, con le sue pareti variopinte e scintillanti.
Regalarsi un giro in barca delle grotte, o un scoprirle facendo immersioni, sarà un modo speciale per vivere a pieno le emozioni del mare di Ustica.
Grotte dove ascoltare il silenzio del mare e stupirsi davanti a curiosi giochi di luce.
Le grotte di Ustica sono tutte differenti, e ciascuna regala un'emozione particolare ed unica:
La Grotta Azzurra dove nel pomeriggio il mare assume un inedito colore turchino;
la Grotta Verde coi suoi riflessi color smeraldo;
la Grotta Pastizza, con le sue antichissime stalattiti;
la Grotta delle Barche, dove un tempo i pescatori si rifugiavano nei momenti di burrasca, dove è ancora visibile un antico molo;
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