♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Mano mano che li realizzate poneteli da parte. Potete anche impastare di nuovo il resto di impasto, stenderlo tra due fogli e ricavare altri quadrotti!

Potete cuocerli inforno a 200° statico ben caldo su carta da forno per circa 15 minuti azionando poi grill gli ultimi minuti.

oppure friggere in abbondante olio in una larga padella per 2 minuti circa senza girare!

scolate infine su carta assorbente, spolverate di sale e se preferite con qualche goccia di limone!
Come ogni fritto, vi consiglio di mangiarle nel breve tempo, calde oppure nel giro di qualche ora, da sole oppure servite in gustosi panini al latte oppure all’olio.

Buon pranzo 🍽🍷🥗
Le “Teste di Moro”: una Storia d’Amore, Gelosia e Vendetta dietro un’icona della Sicilia

Passeggiando per le vie siciliane è facile rimanere incantati dinanzi alle maestose Teste di Moro, in siciliano note anche come “Graste”, che da secoli arricchiscono e colorano le balconate di questa magnifica terra. Figlie di una tradizione millenaria, queste prestigiose opere d’arte dalla raffinata manifattura artigianale non nascono da una deliberata fantasia artistica, esse trovano tutte un’origine comune in un’antica leggenda: protagonisti di questa struggente vicenda un giovane Moro e una bellissima fanciulla siciliana.

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Il Moro e la Fanciulla Vendicativa

Secondo la leggenda, intorno all’anno 1000, nel pieno della dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere arabo di Palermo “Al Hàlisah” (che significa la pura o l’eletta) oggi chiamato Kalsa, una bellissima fanciulla viveva le sue giornate in una dolce quanto solitaria quiete, dedicando le sue attenzioni all’amabile cura delle piante del suo balcone.

Sotto, la fontana di Piazza Pretoria a Palermo, 
Dall’alto del sua balconata fiorita, ella venne un giorno notata da un giovane, un Moro. Sopraffatto da una violenta passione per essa, il giovane Moro non esitò un attimo a dichiararle il suo amore. La giovane, colpita dalla promessa d’amore ricevuta, accolse e ricambiò con passione il sentimento dell’ardito corteggiatore.

Eppure il giovane, che non si era fatto scrupolo alcuno nell’abbandonarsi alle più dolci profusioni amorose, in cuor suo celava un gravoso segreto:

Moglie e figli lo attendevano difatti in Oriente, in quella terra nella quale egli doveva fare ora ritorno

La fanciulla distrutta nell’apprendere una tale notizia ed amareggiata per quell’amore tradito che si accingeva ora ad abbandonarla, fu colta da un’ira funesta che la spinse inesorabilmente ad imboccare la strada della vendetta. Ella meditò di cogliere il momento di maggiore vulnerabilità dell’uomo per ricambiare l’impietosa slealtà precedentemente subita.
Così nella notte, mentre egli caduto in un sonno profondo e riposava ignaro della sua sorte, ella colse l’attimo propizio e lo colpì mortalmente. Il moro che l’aveva amata e che si accingeva a partire ora non l’avrebbe più abbandonata. Decise inoltre che il volto di quel giovane, a lei eppur caro, sarebbe dovuto rimanere al suo fianco per sempre, perciò senza esitazione alcuna tagliò la testa del giovane creando con essa un oggetto simile a un vaso, e vi pose all’interno un germoglio di basilico.
La scelta di piantarvi del basilico fu sancita dal fatto che, come ella ben sapeva, questa odorosa pianta (dal greco “Basileus – Re“), si accompagna da sempre a un’aura di sacralità, rappresentando difatti l’erba dei sovrani; in tal modo, nonostante il terribile atto compiuto, ella perseguiva il dissennato amorevole fine di continuare a prendersi cura del suo adorato.

Depose infine la testa sul suo balcone, dedicando ogni dì alla cura del basilico che in essa cresceva. Ogni giorno le lacrime della giovane bagnavano la pianta regale, che cresceva divenendo sempre più florida e rigogliosa. I vicini, pervasi dal profumo del basilico e guardando con invidia la pianta che maturava in quel particolare vaso a forma di Testa di Moro, si fecero realizzare vasi in terracotta che riproponevano le stesse fattezze di quello amorevolmente custodito dalla fanciulla.

Oggi ogni Testa di Moro che viene prodotta reca una corona, un elemento sempre presente volto a riproporre la regale pianta che originariamente impreziosiva la testa del giovane Moro protagonista della triste vicenda.
Gli Amanti Decapitati

Secondo un’altra versione della leggenda, la fanciulla siciliana sarebbe stata invece di nobili origini, e visse un amore clandestino con con un giovane arabo, ma questo amore impossibile venne ben presto scoperto ed il disonorevole atto punito con la decapitazione di entrambi i giovani innamorati.

La vergogna di questo amore sarebbe stata inoltre proclamata dall’affissione di entrambe le teste (tramutate per l’occasione in vasi) su di una balconata. Lo scempio, esaltato da queste teste poste alla mercé dei passanti, sarebbe stato in tal modo un monito fattivo contro ogni altra possibile sconveniente passione. Per tale motivo le teste di Turco verrebbero realizzate in coppia, in ricordo e in onore dei due innamorati assassinati.

La leggenda che spiega l’origine delle preziose Teste di Moro, anche dette Teste di Turco (in siciliano la parola “Turchi” è usata in genere per indicare le persone di colore, indipendentemente dalla regione di origine, e venne usata per indicare le origini orientali del giovane Moro), ha nutrito negli anni la creatività degli artigiani palermitani diffondendosi in seguito tra le creazioni dei maestri artigiani del resto dell’isola le cui magistrali opere adornano oggi molte delle balconate siciliane.
I Mori di Caltagirone

In particolare sono rinomate le Teste di Moro di Caltagirone, luogo principe per la produzione di ceramiche di altissima qualità. Una produzione divenuta nei secoli fiore all’occhiello della città, anche per via del suo ricco passato di dominazioni greche, bizantine, arabe, genovesi e normanne, che hanno portato (in particolare durante la presenza greca e araba) allo sviluppo della preziosa arte dei ceramisti siciliani.

In seguito anche il mondo della moda (ne è un esempio la collezione Dolce & Gabbana), ha colto l’essenza artistica di queste creazioni uniche nel lore genere e strettamente connesse al territorio, in una commistione di arti, stili e atmosfere ed in un celebrativo omaggio ad una sicilianità antica, ricolma di una peculiare ed inespugnabile bellezza.
Agrigento è una città collinare sulla costa sudoccidentale della Sicilia. È nota per le rovine dell'antica città di Akragas e la Valle dei Templi, un vasto sito archeologico con templi greci ben conservati. Nella periferia della città moderna si trova il Museo archeologico regionale di Agrigento che ospita manufatti e un telamone (statua maschile gigante). A ovest, è situata la Scala dei Turchi, un'insolita scogliera bianca a scalini che si affaccia su spiagge sabbiose.

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L'isola dei Conigli (ìsula dî Cunigghi in siciliano) è un'isola italiana appartenente all'arcipelago delle isole Pelagie, in Sicilia.

L'isolotto, di 4,4 ettari, riserva naturale protetta, si trova all'interno di una baia eletta dagli utenti di TripAdvisor, nell'ambito dei Premi Travellers' Choice, la spiaggia più bella al mondo nel 2013, d'Europa e d'Italia nel 2014, 2015 e 2019.

L'isolotto dista molto poco dalla costa, tant'è che di rado è stata anche unita ad essa attraverso un estemporaneo istmo sabbioso della lunghezza di 30 metri. Si tratta di un evento raro (l'ultima volta nel 2008), dovuto all'incedere del moto ondoso e alla bassa marea, ma di norma è comunque possibile sostare in quella zona della baia senza mai immergersi del tutto in acqua, dato che la profondità varia dai 30 ai 150 cm.

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Lampedusa - Isola dei Conigli
Si tratta di un lembo di terra di 4,4 ettari sul quale da decenni l’uomo non mette più piede. L’origine del nome, con buone probabilità, è frutto di un qui pro quo linguistico: si legge per la prima volta della baia in una carta datata 1824 dell’ammiraglio Smith, che la denomina “Rabit Island”. Pare che nelle cartografie successive questo toponimo sia stato riportato in maniera impropria e quindi tradotto dall’inglese (rabbit = coniglio) anziché dall’arabo (rabit = collegamento / che lega, collega) per riferirsi all’istmo sabbioso di circa 30m che si forma raramente, con la bassa marea, tra l’isolotto e la costa, collegandole effettivamente l’uno all’altra. L’ultimo evento del genere che si ricordi è datato 2008, ma attualmente in quel tratto della baia l’acqua è profonda comunque pochi cm. C’è chi dice anche che il nome derivi dal fatto che, diverso tempo fa, l’isolotto fosse abitato da una folta colonia di conigli, arrivati e rimasti lì proprio a causa di una estemporanea comparsa dell’istmo
Sciacca è un comune italiano di 44 104 abitanti del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.

Città marinara, turistica e termale, ricca di monumenti e chiese, è il comune più popoloso della provincia dopo il capoluogo. È nota fra l'altro per il suo storico carnevale e per la sua ceramica. È sede di tribunale.

Data la sua posizione strategica con abbocco sull'Africa, Sciacca fu interessata dalle dominazioni greche, romane ed arabe.

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Di notevole importanza ne è lo sviluppo che la cittadina ebbe nel Tardo Medioevo, con la costruzione di cinta murarie, porte, chiese e castelli che hanno influito sull'attuale urbanistica del paese e che peraltro costituiscono il suo principale patrimonio culturale.

Appare come un piccolo gioiello incastonato nella roccia, sul versante sud ovest dell’isola, in cima ad una rupe bianca: questo è il biglietto da visita di Sciacca, città marinara, turistica e termale in provincia di Agrigento, da cui dista poco più di 60 chilometri. Nata nel VI-V secolo a.C. come stabilimento termale dipendente dalla vicina Selinunte, a partire dal II secolo a.C. divenne un importante centro anche dal punto di vista culturale ed economico. Fu per volontà di Carlo V che si realizzarono le mura cinquecentesche e successivamente vennero restaurate chiese e conventi nelle forme barocche che ancora oggi si possono ammirare. Arrivando negli Anni Cinquanta del Novecento ecco la costruzione del Gran Hotel delle Terme e dello stabilimento di Monte Kronio, grazie ai quali Sciacca è entrata a buon diritto nel firmamento delle destinazioni termali da non perdere.
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