♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Sicilia «È questa la patria delle divinità della mitologia greca. Vicino a questi luoghi, Plutone rapì Proserpina alla madre; in questo bosco che abbiamo appena attraversato, Cerere sospese la sua rapida corsa e, stanca delle sue vane ricerche, si sedette su una roccia e, benché dea, pianse, dicono i Greci, perché era madre. Apollo ha custodito le mandrie in queste valli; questi boschetti che si estendono fin sulla riva del mare hanno risuonato del flauto di Pan; le ninfe si sono smarrite sotto le loro ombre e hanno respirato il loro profumo. Qui Galatea fuggiva Polifemo, e Akis, sul punto di soccombere sotto i colpi del suo rivale, incantava ancora queste rive e vi lasciava il suo nome... In lontananza si scorge il lago d'Ercole e le rocce dei Ciclopi. Terra degli dei e degli eroi!» A. de Tocqueville

Ferdinand Georg Waldmüller, A Doric temple in Sicily with Castelmola and Taormina beyond, 1849.

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#Leggende_&_Mitologia
La storia narra di questo ragazzo di umili origini che riuscì a diventare cavaliere sotto Federico II per la sua bravura. Quando gli venne chiesto di combattere contro gli Ursini, dei giganti saraceni, accettò e vinse. Dal nome dei giganti sarebbe derivato, secondo la leggenda, quello del Castello al centro del capoluogo etneo. Le vere origini del nome sono da attribuirsi all'espressione latina "castrum sinus", cioè "castello del golfo".

Uzeta, eroe dell'Opera dei Pupi e protagonista dell'omonima storia, nasce nel 1900 dalla fantasia del famoso puparo don Raffaele Trombetta, che volle regalare al suo pubblico un "paladino" catanese. Figlio di un povero tessitore della via Naumachia, Uzeta, da semplice palafreniere, dopo esser stato corsaro e dopo aver salvato Catania dagli Algerini, Roma dai Berberi, Vienna dai Tartari, diventerà Principe del Simeto, Gonfaloniere della Chiesa, Arciduca di Vienna e Cavaliere della Legion d'Onore. Il paladino di Catania indossa una magnifica armatura listata di nero con l'insegna dell'Elefante ('u Liotru). Personaggio amatissimo dal pubblico dell'Opira, le sue avventure sono rappresentate dalla Marionettistica dei fratelli Napoli, pupari in Catania dal 1921.

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#catania #sicilia #cataniastoriaecultura #leggende
Il marmo verde di #Taormina è estratto nell’omonima località, ai piedi dei Monti Peloritani.

La superficie, caratterizzata da un singolare verde brillante, è resa ancora più vivida da inaspettate venature di quarzo che regalano ulteriore bellezza a questo marmo spettacolare.
È utilizzato per rivestimenti e sculture.
Il verde di Taormina è famoso e ricercato sin dall'antichità, i romani si contendevano le rare lastre a suon di sesterzi per poter realizzare statue di questo verde così particolare.

Ancora oggi è apprezzato sui mercati nazionali ed internazionali , per i suoi colori caldi ed avvolgenti, viene estratto dall'unica cava ancora attiva e produttiva in San Marco D'allunzio prov. di Messina , contrada Santa Marina ,dalla società " CAVA MARMI ORITI ANTONINO ".

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Pare che esista un motivo che spieghi  perchè il marmo abbia tale colore da ricercare in un antico cuntu ….

Cunta lu cuntu ca nella città di Taormina ai tempi quando gli animali parlavano ancora con gli uomini viveva un giovane che si chiamava  Sicisberco .
Sicisberco era il segreto figlio del re di Sicilia nascosto dal padre per evitare che venisse ammazzato da qualche intrigo di corte.

Poco prima che compisse 21 anni il ragazzo cadde da uno dei dirupi che circondano la città dei tori, fu portato con grande velocità dal padre per avere le migliori cure possibili.

I cerusici di corte le provarono tutte ma il destino del giovane pareva ormai segnato, allora il re si rivolse al grande mago Malagiggi .

Il mago dopo attento e magico consulto decretò che per salvare l'erede al trono l'unica era mischiare il sangue del giovane con quello di un drago che volontariamente volesse donarlo.

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Chi sa di storie antiche, sapi pure che tra uomini e draghi le cose non sono mai andate bene, un giorno un cavaliere ne ammazza uno, un altro giorno un drago si ammucca un  villaggio picciriddri compresi.

Trovare un drago disposto a donare sangue era cosa difficile assai, comunque sia il mago Malagiggi ne conosceva uno con cui si poteva venire prudentemente a patti.

Il drago Meladonte l'unico tra i draghi che ancora credeva nella convivenza tra umani e bestie volanti.
Accompagnato dal mago, il re andò nell'oscura caverna dei Peloritani dove viveva il drago.
La cosa era pericolosissima in quanto il re aveva dato anni prima ordine di sterminare i draghi e sicuramente non era ben visto dalla comunità draghesca.

Comunque sia i due trovarono un accordo, Meladonte avrebbe donato il suo sangue legandosi per la vita a Sicisberco, ma in cambio il giovane avrebbe dovuto tenere un contegno morale impeccabile e seguire lezioni di comportamento ed educazione tenute dallo stesso drago. Inoltre in Sicilia da quel momento i draghi sarebbero stati sempre ben accolti.

Con le spalle al muro il re dovette accettare le condizioni.

Fu così che Sicisberto si salvò, dopo quattro anni morì il padre e il giovane divenne il re.
L'anima di Sicisberto divenne però ogni giorno più nera, paranoico vedeva traditori ovunque ed era pronto ad ammazzare chiunque non lo riverisse e accondiscendesse alle sue voglie.
A nulla valevano le lezioni di Meladonte, anzi una sera di solstizio quando i draghi sono più deboli, lo fece mettere in catene.
Quella stessa notte diede ordine a tutto l'esercito siciliano di cacciare i draghi e sterminarli.

Il cuore di Meladonte si frantumò per il dispiacere, era l'ultima volta che un drago credeva di poter convivere con gli uomini.
Spinto dalla rabbia spezzò le catene e scappò, in quel di Taormina dove Sicisberto era cresciuto, devastò bestie e genti e con una fiamma verde che si vedeva pure da Malta sfidò in duello il re.

Sicisberto grazie alla trasfusione era diventato il più forte guerriero di Sicilia, arrogante come era accettò la sfida.
Si recò con l'esercito a Taormina e proprio dentro il teatro greco si tenne il più grande duello tra uomini e draghi mai avvenuto nella storia.

Per quanto forti se non si è nobili di cuore, un drago è un avversario imbattibile.
Sicisberto dopo un quarto d'ora di duro pugnare era sfinito e il drago pareva ormai aver vinto, ma infame come era il re aveva preparato una trappola per Meladonte, una grande balestra nascosta, al momento giusto ne scoccò un dardo fatto di ferro delle stelle contro il drago, che fu colpito mortalmente .

Quello che Sicisberto non sapeva era che le vite dei due dalla trasfusione erano legate, morto il drago moriva pure lui.
Fu così che il sangue del re e del drago si mischiarono nella morte, penetrando nelle viscere della montagna.
Morirono insieme e a ricordo dei fatti la montagna di Taormina conservò nelle sue cavità per l'eternità un marmo di colore verde che conosciamo ancora oggi.

Fonti : miglioratimarmi. It ; Nonno Billa che mai ebbe a bere acqua nella sua lunga vita, ma solo bevande alcooliche a chilometro zero e che certe notti di solstizio riusciva a parlare con lo spirito del Mago Malagiggi (cosa si dicessero i due non è dato saperlo).

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