Politica Attualità Mondo
1.36K subscribers
6.38K photos
273 videos
7 files
20.6K links
Politica Attualità Mondo — canale ufficiale

politica_attualita@proton.me

Cultura Scienza Tecnologia Spazio Sport Ambiente Futuro Salute Cronaca Economia Curiosità Ironia Poesia
Download Telegram
Politica Attualità Mondo
Photo
L’INDIPENDENTE
Oristano: continua il presidio permanente al porto contro la speculazione energetica

Nel porto di Oristano, dove negli scorsi giorni è nato il presidio permanente contro il transito dei mezzi speciali che trasportano le pale eoliche, si sono registrati nella notte le prime tensioni con le forze dell’ordine. Un gruppo di persone si è infatti seduta per terra per impedire il transito dei camion che trasportano le componenti delle pale verso le zone dell’isola dove queste verranno poi installate, iniziativa che ha comportato l’immediato intervento della polizia, subito disposta in cordone a protezione dei mezzi in assetto antisommossa. «Le pale eoliche giganti stanno partendo verso territori da devastare nonostante la moratoria, tutti insieme possiamo fermarli» era stato l’appello, nei giorni scorsi, del Gruppo per la Tutela del Territorio Sardo (Gruttes), che ha dato il via all’iniziativa. Nelle scorse settimane, infatti, la Regione aveva dato il via libera a una moratoria che blocca ogni nuovo progetto di energia rinnovabile, eolico e fotovoltaico, al fine di fermare quello che è stato definito “assalto delle multinazionali” al suolo sardo. I cittadini sardi hanno più volte dichiarato di non essere contrari alla transizione energetica quanto alla speculazione che l’accompagna a scapito della tutela dell’ambiente e della volontà della popolazione.

«A foras sas palas de sa Sardigna»: questo il coro che i comitati hanno ripetuto durante tutta la serata mentre bloccavano il passagio dei tir che trasportano le componenti delle pale eoliche. Quella nel porto di Oristano è solo l’ultima delle iniziative che il popolo sardo ha intrapreso per resistere contro quello che è definito dai comitati un «assalto» nei confronti dei propri territori. La settimana scorsa, nell’entroterra cagliaritano, alcuni cittadini hanno dato il via alla Rivolta degli Ulivi, una sollevazione popolare spontanea che risponde agli espropri coattivi dei terreni dei contadini (dove dovranno sorgere i parchi eolici) piantando ulivi e altre specie vegetali. Nel frattempo, è ufficialmente partita la raccolta firme per fermare i progetti di parchi eolici e fotovoltaici nell’isola in assenza di un adeguato piano energetico regionale.
La popolazione sarda da tempo denuncia come tra le pieghe della transizione energetica si nasconda una speculazione che saccheggia un territorio già martoriato dalla presenza (anch’essa imposta) delle basi militari e dei poligoni di tiro. Nell’isola sono infatti state presentate 809 richieste di allaccio di impianti di produzione di energia rinnovabile alla rete elettrica nazionale che, se approvate, produrrebbero 57,67 Gigawatt di potenza. A fine aprile è emerso che la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici della Repubblica Popolare cinese, la Chint, si è accaparrata dall’azienda spagnola Enersid il più importante progetto solare mai concepito a livello europeo, allungando i suoi tentacoli su mille ettari di terreni nel nord della Sardegna. Pochi giorni dopo, la presidente della Regione, Alessandra Todde, ha approvato un disegno di legge che introduce il divieto, per 18 mesi, di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili che causano direttamente nuova occupazione di suolo. I comitati hanno tuttavia continuato a dar battaglia, non ritenendo il provvedimento sufficiente a tutelare il territorio.

[di Valeria Casolaro]

The post Oristano: continua il presidio permanente al porto contro la speculazione energetica appeared first on L'INDIPENDENTE.
Politica Attualità Mondo
Photo
L’INDIPENDENTE
Il dietrofront di Zelensky: “la Russia partecipi al prossimo tavolo di pace”

Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha per la prima volta aperto alla possibilità che la Russia partecipi al prossimo vertice di pace che dovrebbe svolgersi a novembre. Lo ha annunciato durante una conferenza stampa tenutasi ieri a Kiev, durante la quale ha detto che «i rappresentanti russi dovrebbero partecipare al secondo vertice di pace», dopo quello svoltosi in Svizzera a giugno, al quale Mosca non era stata invitata. Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto all’atteggiamento assunto sinora dal capo ucraino, il quale si è sempre detto contrario a trattare con Vladimir Putin, tanto che nel 2022 aveva ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre in cui si afferma l’impossibilità di negoziare con il presidente della Federazione Russa. Un’apertura inedita, dunque, che arriva immediatamente dopo il 75° summit della NATO – svoltosi la scorsa settimana a Washington – e in vista delle elezioni americane che si svolgeranno a novembre e potrebbero portare al ritorno alla presidenza di Donald Trump, il quale si è detto fortemente determinato ad avviare negoziati di pace tra Mosca e Kiev per porre fine al conflitto.

Il presidente ucraino ha anche annunciato un calendario per i lavori preparatori al vertice che prevede tre incontri: il primo incontro sarà sulla sicurezza energetica e si terrà probabilmente in Qatar a fine luglio o inizio agosto; il secondo si terrà in Turchia ad agosto sulla libertà di navigazione e verrà discussa la questione della sicurezza alimentare; a settembre, invece, ci sarà il terzo incontro in Canada concernente il settore umanitario.

Duro il commento della Russia, che non ha tardato ad arrivare tramite il presidente del Comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato russa e leader del Partito Liberal Democratico di Russia (LDPR), Leonid Slutsky, secondo cui Mosca non prenderà parte al summit alle condizioni dei burattini di Kiev e dei loro manipolatori occidentali: «Cosa possiamo dire qui? Innanzitutto, il modo è assolutamente inaccettabile. Non esiste un “dovrebbe”. La Russia non deve assolutamente nulla a Zelensky e alla sua giunta. E, sono sicuro, non parteciperà a nessun cosiddetto summit alle condizioni dei burattini di Kiev e dei loro capi occidentali», ha scritto sul suo canale Telegram. Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si è mostrato cauto circa le esternazioni del presidente ucraino, dicendo che bisogna capire cosa intende e cosa abbia in mente quando parla di summit di pace. Zelensky, infatti, fino a poco tempo fa ha sempre sostenuto che l’unica via per la pace è il ritiro completo della Russia dai «territori occupati».

Le posizioni dei due Stati in conflitto sono, dunque, ancora molto lontane e non è scontato che si possa svolgere un negoziato a novembre a cui partecipi anche la Russia, specie se le condizioni sono dettate dall’Ucraina, che si trova peraltro in una situazione di svantaggio sul campo. Sempre nella conferenza stampa di ieri, inoltre, Zelensky ha detto che l’Ucraina ha bisogno di 25 sistemi di difesa aerea Patriot per difendere completamente il suo spazio aereo, chiedendo agli inviati occidentali di inviare più aerei da guerra F-16 di quelli promessi. Nonostante ciò, il dietrofront di Zelensky è evidente e potrebbe corrispondere alla possibilità di un cambio dell’amministrazione americana: proprio ieri, il senatore James David Vance, scelto da Trump come candidato vicepresidente, ha detto pubblicamente che è necessario portare avanti i negoziati per porre fine alla guerra, in quanto, a suo dire, «chiunque abbia un po’ di cervello sa che tutto questo finirà con i negoziati».

[di Giorgia Audiello]

The post Il dietrofront di Zelensky: “la Russia partecipi al prossimo tavolo di pace” appeared first on L'INDIPENDENTE.
Archivio Televideo
9.42 BIDEN "Sono anziano, ma ho solo 3 anni più di Trump". Il presidente Usa difende il proprio "acume" e propone nuovo dibattito con Trump
Archivio Televideo
10.25 TRENTINO Un turista straniero è stato ferito a gambe e braccia da un orso in località Naroncolo, nel Comune di Dro.
Archivio Televideo
11.40 ISTAT Rallenta a giugno il tasso di crescita del "carrello della spesa": da +1,8% a +1,2% su base annua.
Archivio Televideo
12.12 ROMA Violenze su 2 pazienti in un centro di rieducazione motoria gestito dalla Croce Rossa, 10 arresti.
Archivio Televideo
12.30 EUROPARLAMENTO Roberta Metsola rieletta presidente con 562 voti.
Archivio Televideo
13.18 VENEZIA Arrestato l'assessore alla Mobilità Boraso nell'ambito di un'idagine sugli appalti.Indagato anche il sindaco Brugnaro.
Parlamento Ue, Roberta Metsola riconfermata presidente con una maggioranza record: 562 voti

📰 @ultimora
Politica Attualità Mondo
Photo
L’INDIPENDENTE
Le idee di J.D. Vance: il vicepresidente “ultra-radicale” scelto da Trump

Dopo mesi di attesa per sapere il nome del candidato Vicepresidente per i repubblicani, Donald Trump ha annunciato la figura che lo affiancherebbe nei prossimi quattro anni nel caso in cui dovesse spostare nuovamente la residenza alla Casa Bianca: si tratta di James David Vance, meglio noto come J.D., trentanovenne già senatore repubblicano e, dopo un primo periodo di forte ostilità nei confronti del tycoon, trumpiano di spicco dal 2018. L’annuncio è arrivato all’apertura della convention nazionale del Partito Repubblicano iniziata lunedì 15 luglio a Milwaukee, nel Wisconsin, ma era già nell’aria da tempo. La sua candidatura a Vicepresidente risulta particolarmente interessante: nonostante infatti di solito la scelta del Vicepresidente abbia almeno in parte anche una valenza elettorale, e serva insomma a coprire territori, ambiti, potenziali elettori, aree e microaree politiche in cui il candidato Presidente è scoperto, J.D. Vance non parrebbe essere la persona più adatta a svolgere il compito di portare voti. Egli, piuttosto, sembra essere il vice ideale per promuovere un’idea di trumpismo radicale, e giocare ancora di più sulla frattura con il resto della politica statunitense.

J.D. Vance ha trentanove anni, quasi quaranta, ed è nato a Middletown, in Ohio, Stato in cui è stato eletto senatore nelle cosiddette Midterm Elections (elezioni di metà mandato) del 2022. Capitalista di ventura di stampo conservatore e neo-reazionario, Vance finisce al centro dei riflettori nel 2016, dopo la pubblicazione della sua autobiografia Hillbilly Elegy, in cui descrive degli Stati Uniti spezzati e in crisi, attribuendo – da repubblicano – allo stesso Trump una buona parte delle responsabilità. Col tempo si fa sempre più strada all’interno del mondo intellettuale di destra, portando avanti una fervente campagna anti-trumpiana, arrivando a definire il tycoon «l’Hitler americano». Nel 2018, tuttavia, cambia radicalmente opinione, e, dopo avere avanzato le proprie scuse all’allora Presidente, diventa uno dei suoi più convinti sostenitori. Teorico politico dalle grandi doti comunicative, Vance inizia a dominare i dibattiti pro-Trump, difendendo il proprio Presidente a spada tratta, e finisce così sotto l’ala del tycoon venendo riaccolto da figliol prodigo.

Le posizioni politiche di Vance sono molto simili a quelle di Trump, anche se su alcune questioni vi si discostano ponendosi sulla scia di un repubblicanesimo alternativo per certi versi opposto all’ortodossia di partito, e più vicino a una sorta di destra sociale: sul fronte della politica interna, proprio in ambito sociale, Vance è a favore di un aumento dei salari minimi, di una maggiore presenza delle rappresentazioni sindacali, ed è a favore di un interventismo statale in ottica antimonopolistica. Egli risulta invece ben più allineato nella maggior parte delle questioni di natura civile, specialmente per quanto riguarda l’aborto, le questioni di genere e l’immigrazione: in materia di interruzione volontaria di gravidanza, Vance ritiene che la legiferazione sull’ambito dovrebbe spettare ai singoli Stati, anche se in passato si era detto a favore di una legge federale che vietasse la pratica dopo le 15 settimane di gravidanza; in merito ai diritti LGBT, egli si oppone al matrimonio tra omosessuali e agli interventi di affermazione di genere nei minori; per quanto riguarda l’immigrazione, Vance ha sostenuto l’idea di Trump di costruire un muro tra USA e Messico, ed è contro l’idea di concedere l’amnistia legale agli immigrati irregolari.

In politica estera, Vance si oppone all’interventismo statunitense, specialmente per quanto concerne la questione Ucraina. Egli si è detto a più riprese assolutam...

[https://www.lindipendente.online/2024/07/16/le-idee-di-j-d-vance-il-vicepresidente-ultra-radicale-scelto-da-trump/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-idee-di-j-d-vance-il-vicepresidente-ultra-radicale-scelto-da-trump]
L’INDIPENDENTE
Ultima Generazione, due attiviste annunciano lo sciopero della fame

Questa mattina, alle ore 11.00, due attiviste di Ultima Generazione aderenti alla campagna Fondo di Riparazione si sono incatenate davanti alla prefettura di Padova con la bocca ricoperta di rosso, iniziando così uno sciopero della fame. La protesta arriva dopo giorni di azioni dimostrative, e intende chiedere un incontro con il prefetto per discutere “a proposito della repressione subita da diversi movimenti politici e sociali” a Padova e in tutta Italia. Il prefetto aveva precedentemente accettato un incontro con le attiviste da svolgersi a porte chiuse, ma “la richiesta di Ultima Generazione rimane di avere un incontro pubblico con la stampa presente”.

The post Ultima Generazione, due attiviste annunciano lo sciopero della fame appeared first on L'INDIPENDENTE.
Politica Attualità Mondo
Photo
L’INDIPENDENTE
Terremoto dell’Aquila, nessun risarcimento per gli studenti morti: “furono incauti”

Non vi sarà alcun risarcimento per le famiglie dei sette studenti fuorisede morti durante il terremoto che ebbe luogo a L’Aquila nel 2009. Secondo i giudici, governo e istituzioni sono innocenti. La Corte d’Appello ha infatti confermato la sentenza emessa in primo grado nel 2022, che attribuiva ai comportamenti dei ragazzi residenti nella palazzina in via Gabriele D’Annunzio 14 (la Casa dello Studente) la responsabilità della propria sorte. Secondo i giudici, gli studenti sono morti per via della decisione «incauta» di rimanere nello stabile e non per la gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile o delle istituzioni. I famigliari dovranno inoltre pagare l’intero ammontare delle spese processuali, per un valore di circa 14 mila euro.

Furono 13, in tutto, le persone che persero la vita nel crollo della Casa dello Studente, dove si trovavano i sette giovani. La sentenza del tribunale non ha infatti riconosciuto una qualche responsabilità da parte delle istituzioni per il fatto di aver adeguatamente informato sui rischi la popolazione cittadina in merito alla gravità della situazione – nonostante l’allora vice capo della Protezione Civile, Bernardo de Bernardinis, sia stato condannato nel 2022 a due anni di carcere, confermati in Cassazione, per le dichiarazioni rilasciate in un’intervista televisiva, nella quale tranquillizzava i cittadini prima del terremoto. Secondo quanto stabilito dalla sentenza del tribunale, questi non uscirono di casa in base a una scelta «incauta» presa autonomamente e non perché «rassicurati» dalla Protezione Civile. In base a quanto definito dai giudici, infatti, l’insieme delle prove acquisite «ha smentito o, comunque, non ha dato conferma della tesi che gli esperti partecipanti alla riunione del 31 marzo – ad esclusione del De Bernardinis, vice di Bertolaso [allora capo della Protezione Civile, ndr], il quale, peraltro, alla stessa non diede alcun contributo scientifico – avessero, a priori, l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione e, quindi, di contraddire o minimizzare quanto desumibile dai dati oggetto della loro valutazione scientifica». In primo grado, il tribunale de L’Aquila aveva condannato a sei anni tutti i membri della Commissione Grandi Rischi, riunitasi nel capoluogo il 31 marzo 2009, a una settimana dal terremoto. In seguito, erano stati quasi tutti assolti in appello, mentre De Bernardinis fu condannato.

Una sentenza simile fu emessa nel 2022, quando il Tribunale de L’Aquila determinò una colpa al 30% attribuibile alle vittime del crollo della palazzina di via Campo di Fossa (nel quale morirono 24 persone) in quanto queste mantennero una «condotta incauta» non essendo uscite in strada una volta cominciate le scosse di terremoto.

L’evento sismico de L’Aquila ebbe luogo alle 3.32 del 6 aprile 2009. In quel momento, una scossa di magnitudo 6.3 scosse la terra intorno al capoluogo abruzzese e a 56 altri borghi, causando la morte di 309 persone e il ferimento di altre 1.500. Gli sfollati furono circa centomila.

[di Valeria Casolaro]

The post Terremoto dell’Aquila, nessun risarcimento per gli studenti morti: “furono incauti” appeared first on L'INDIPENDENTE.
Politica Attualità Mondo
Photo
L’INDIPENDENTE
Una nuova ricerca sul DNA ha compreso meglio come si comporta il cancro al pancreas

Un team di scienziati composto da studiosi britannici e statunitensi, ha condotto una ricerca sul DNA, arrivando a una importante scoperta sul funzionamento del cancro al pancreas che potrebbe rivoluzionare il nostro modo di concepire e affrontare questa precisa forma di tumore: nello specifico, gli studiosi hanno rilevato come il cancro al pancreas sia in grado di disattivare le molecole di uno dei geni più importanti del corpo umano, portando la malattia a crescere e a diffondersi rapidamente. Questa nuova scoperta si configura come un avanzamento particolarmente importante nello studio del tumore pancreatico, tanto che, a detta degli stessi studiosi, essa potrebbe fornire una nuova base da cui partire per sviluppare una cura di quella che risulta una delle più mortali forme di cancro fra tutte.

Il nuovo studio è apparso sulla rivista scientifica Gastro Hep Advances ed è stato condotto da un team composto da ricercatori provenienti da quattro diverse università statunitensi e britanniche. Dalle analisi, condotte sia su tessuto pancreatico sano che tumorale, i medici hanno rilevato come il gene HNF4A aiuti a contenere il tumore al pancreas, “regolandone la crescita e l’aggressività”. Esso, tuttavia, viene disattivato dallo stesso tumore ai primi stadi della malattia mediante un processo denominato “ipermetilazione del DNA”, che permette così al cancro di crescere e diffondersi rapidamente. Lo studio, inoltre, rileva una coincidenza tra la disattivazione del gene e la scarsa probabilità di sopravvivenza del paziente, e conclude che tra le due vi sarebbe una piena correlazione. L’articolo chiude proprio sottolineando che “il silenziamento di HNF4A, mediato dalla metilazione del DNA del promotore, guida lo sviluppo e l’aggressività del cancro pancreatico, portando a una scarsa sopravvivenza del paziente“.
Il cancro al pancreas risulta uno dei più mortali e diffusi tipi di tumori al mondo. Secondo l’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (IARC), esso sarebbe la dodicesima forma di cancro più comune, e la sesta per numero di morti. In Italia, secondo i dati più recenti, esso risulta il sesto per incidenza (il numero di nuovi casi) con oltre 15.000 casi nuovi nel 2022, e il quarto per numero di morti con poco meno di 15.000 decessi nel 2022. Il cancro al pancreas, inoltre, registra il più alto rapporto di morti per incidenza, tanto che in Italia ogni anno per ciascun nuovo caso di tumore al pancreas, si registra poco meno di un morto, il che significa che ogni volta che una nuova persona si ammala di tumore al pancreas ne muore poco meno di una che già ce lo aveva. Nel Belpaese, inoltre, esso risulta più comune tra le donne che tra gli uomini, per le quali tuttavia la forma di tumore che si rileva con maggior frequenza resta di gran lunga il cancro al seno. Nonostante i numerosi casi e le altrettanto frequenti morti, in Italia la gestione delle persone malate di cancro risulta ancora ben al di sotto delle aspettative, tanto che a chi si ammala di cancro servono 1.800 euro l’anno per cure non garantite.

[di Dario Lucisano]

The post Una nuova ricerca sul DNA ha compreso meglio come si comporta il cancro al pancreas appeared first on L'INDIPENDENTE.
Archivio Televideo
14.00 METSOLA Voto trasversale per la rielezione alla presidenza dell' Europarlamento.Left (Sinistra-5S) la sola a non votarla.
Archivio Televideo
15.00 ISCHIA E' precipitata in un dirupo,ha inviato richieste disperate di aiuto al compagno che l'ha ignorata.Morta dopo lunga agonia.