PeaceLink News
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Comunicazioni ufficiali dell'Associazione PeaceLink www.peacelink.it
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Ho appena avuto una prima informazione dall'avvocato. Buone notizie! Il TAR ha rigettato la sospensiva richiesta dall'azienda. PeaceLink è costituita al TAR del Lazio "ad opponendum" rispetto ad Acciaierie d'Italia e il nostro avvocato è Michele Macrì. L'avvocato sta ancora leggendo il pronunciamento, è questione di pochi minuti fa.
L'ordinanza del TAR Lazio relativa all'istanza cautelare di Acciaierie d'Italia viene commentata qui https://www.facebook.com/alessandro.marescotti/posts/10159004372063141
IL TAR LAZIO DA' RAGIONE AI CITTADINI: LA BATTERIA 12 DI ILVA VA FERMATA.
Ex Ilva: Peacelink, su batteria 12 Tar ci dà ragione
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(AGI) - Taranto, 21 lug. - “L'ordinanza del Tar Lazio ci dà sostanzialmente ragione. La batteria 12 dell'Ilva va fermata”. Lo dichiara Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione ambientalista Peacelink che in giudizio si è costituita “ad opponendum” chiedendo il mantenimento del decreto del ministro della Transizione ecologica relativo all’anno fermata della batteria 12 della cokeria dell’ex Ilva di Taranto perchè l’azienda non ha ultimato entro fine giugno scorso le prescrizioni ambientali. Acciaierie d’Italia aveva invece chiesto al Tar Lazio la sospensiva del decreto del ministro Roberto Cingolani. Per Peacelink, “è un importante risultato ottenuto con la mobilitazione dei cittadini che hanno incalzato il ministero della Transizione Ecologica. Fin dall'inizio - dice Marescotti - abbiamo chiesto infatti il rispetto della legge e delle scadenze del piano ambientale”. “La cittadinanza attiva oggi vince - conclude Peacelink -. Vince contro le pretese dell'azienda di continuare a produrre nonostante tutto, nonostante la grave situazione sanitaria dovuta all'inquinamento. Impianti fuori norma, come la cokeria 12, non possono continuare a produrre. Noi continueremo perché la ragione è dalla nostra parte e perché i cittadini hanno diritto alla salute”. (AGI)
TA1/PIT
#giustizia

Dopo questa lettera pubblica di PeaceLink a Draghi anche Greenpeace, Legambiente e WWF hanno preso posizione e la Muroni adesso chiede al governo quello che abbiamo qui chiesto come PeaceLink con questa lettera; oltre ad affondare i processi per mafia questa pseudoriforma della giustizia affonda anche i processi sui grandi reati ambientali https://www.peacelink.it/ecologia/a/48635.html
Adesso è stata lanciata la petizione per fermare gli effetti nefasti della (contro)riforma Cartabia sulla giustizia che rischia di fermare i processi ambientali. La si può firmare, come singoli o come associazione, cliccando qui https://www.peacelink.it/ecologia/a/48641.html
Firmate e fate firmare!
Alessandro Marescotti - PeaceLink
#giustizia 

Riforma Cartabia, oggi è alla Camera e martedì viene votata. Vogliono falciare i processi ambientali sugli ecoreati.


Ormai è evidente,


stanno demolendo dei consolidati principi giuridici e chiedono di farlo in fretta, convocano persino il Parlamento di domenica (si era mai visto?), perché bisogna approfittare della gente che è in vacanza. 


"Fate in fretta, prima che la gente se ne accorga".


Oggi si riuniscono e martedì votano, poi sarà il disastro.

 

Firmiamo e promuoviamo subito questa petizione, lanciamo il nostro grido di allarme. In tanti stanno firmando.


Domani inviamo un comunicato stampa con un resoconto della petizione.


Firmiamo su https://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=101&id_topic=31

Associazione Peacelink
I processi per gli ecoreati POTREBBERO essere fermati con la nuova legge in discussione in Parlamento. La riforma Cartabia sulla giustizia deve contemplare gli ecoreati. Firma la petizione su www.peacelink.it/ecoreati prima che sia troppo tardi.
Comunicato stampa
Il nuovo rapporto ONU sul clima è allarmante ed è il più dettagliato mai presentato fino a ora. Afferma che i cambiamenti climatici sono "inequivocabilmente" causati dalle attività umane e stanno provocando disastrosi effetti "senza precedenti". Gli esperti dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell'ONU nel loro rapporto hanno documentato lo scioglimento dei ghiacci che sta causando l'immissione di miliardi di tonnellate di acqua negli oceani provocando il contemporaneo innalzamento del livello dei mari. L'ultimo decennio, secondo gli esperti dell'ONU, è stato il periodo più caldo probabilmente degli ultimi 125 mila anni e i livelli di anidride carbonica, a causa delle attività umane, sono i più alti degli ultimi due milioni di anni. Se non si interviene subito si va verso un futuro in cui milioni di persone saranno costrette a migrare dalle zone costiere sommerse dalle acque e dalle aree inaridite del pianeta. L'ONU parla apertamente di "codice rosso per l'umanità".
Di fronte a questo crescente disastro in atto, Greta Thunberg ha dichiarato che "siamo in una situazione di emergenza" e che "sta a noi prendere decisioni basate sulle prove scientifiche fornite in questi rapporti".
In Italia il simbolo dell'emergenza climatica sono gli altoforni a carbone e le cokerie dell'ILVA di Taranto, gli unici impianti di questo genere ancora rimasti nella nostra nazione. Tali impianti raddoppiano le emissioni climalteranti alimentando anche le centrali termoelettriche dello stabilimento che bruciano gas siderurgici in continuazione. Per questo imponente rilascio complessivo di CO2 l'ILVA è stato definito un "climate monster" in quanto ha un impatto sul clima superiore persino rispetto alle centrali a carbone. PeaceLink in questi anni ha più volte sostenuto la necessità di fermare l'area a caldo dello stabilimento ILVA di Taranto per il disastro ambientale documentato dalla magistratura con la recente condanna in primo grado. Da quella condanna occorre partire nella consapevolezza che abbiamo di fronte, oltre al disastro ambientale, anche il disastro climatico. Siamo di fronte a due disastri ecologici, uno locale e uno globale.
Quello di Taranto è un ciclo siderurgico insostenibile per gli uomini e per il clima. Non potrà continuare così. E' ragionevole attendersi una ulteriore perdita di competitività di quello stabilimento sotto i colpi di una futura "carbon tax". Lo stabilimento di Taranto ha perciò gli anni contati e comunque non ha più futuro. Toglie speranza al pianeta oltre che alle persone. Hanno gli anni contati tutte le attività basate sul carbone. Il carbone è una ormai ferita all'ambiente e al futuro. E l'ILVA è oggi un gigantesco divoratore di carbone.
I governi, di fronte al rapporto ONU, dovranno necessariamente anticipare l'eliminazione del carbone dai cicli produttivi. E per il governo italiano questo significa azioni immediate per la transizione ecologica e quindi per l'eliminazione degli unici altoforni a carbone che sono rimasti in Italia: quelli dell'ILVA.
Chi si opporrà alla eliminazione del carbone sarà moralmente ed economicamente corresponsabile del disastro climatico in atto. Un disastro su cui i governi perderanno il controllo con effetti catastrofici.
PeaceLink invierà al ministro Cingolani una richiesta di cronoprogramma per chiedere la pianificazione della riduzione dell'uso del carbone dell'ILVA, con una quantificazione oggettiva e certa delle riduzione programmate di emissioni di CO2 nei prossimi 48 mesi.
Il tempo degli indugi amletici è finito e sicuramente quello che il governo non potrà autorizzare è il ritorno alla produzione a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio che - oltre ad un rischio sanitario inaccettabile - comporterebbe una totale insensibilità rispetto al grido di allarme dell'ONU e degli scienziati. Un governo decente non può più autorizzare aumenti dell'uso di carbone nell'ILVA.
PeaceLink chiede al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani un programma di reimpiego dei lavoratori dell'ILVA in esubero nell'ambito di programma di riforestaz
ione e di riassorbimento della CO2, compensando ciò che lo stabilimento in questi anni ha fatto, inquinando e rendendosi corresponsabile del cambiamento climatico in atto.
Taranto è maglia nera delle città italiane con solo 9 metri quadri di verde urbano per abitante. Sarebbe straordinario vedere i lavoratori dell'ILVA in esubero ripagare la città dei danni inferti con un programma di riforestazione per compensare la CO2 prodotta dallo stabilimento. Le dimensioni della riforestazione necessaria a ottenere la compensazione della CO2 dell'area a caldo sono mastodontiche e forse oggi irrealizzabili, ma cominciare a far piantare alberi agli operai degli altoforni sarebbe un grande segnale di svolta, simbolico ma profetico, per porre fine a Taranto all'età del carbone. E sarà importante far piantare gli alberi giusti. Esistono infatti avanzate sperimentazioni su alberi che sono in grado di disinquinare il suolo e che possono bonificare i terreni contaminati dai metalli pesanti e dagli inquinanti persistenti. All'assorbimento della CO2 può essere associato quest'ulteriore e virtuoso assorbimento delle sostanze contaminanti. Non solo. Un progetto di questo tipo porterebbe a Taranto una nuova filiera economica, basata sui polimeri naturali, sui biocarburanti e sull'economia circolare. I nuovi polimeri naturali, capaci di sostituire la filiera della plastica - altra grande emergenza ambientale - si ottengono ad esempio dai pioppi che sommano le interessanti prospettive di disinquinamento dei terreni alla produzione di fibre naturali alternative alla plastica.
Gli alberi sono il futuro. Il carbone è il passato. Occorre scegliere e progettare uno sviluppo sostenibile mentre il disastro ambientale ci sovrasta.

Alessandro MarescottiPresidente di PeaceLink www.peacelink.it
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AVVISO IMPORTANTE
Dal prossimo comunicato stampa sull'ILVA PeaceLink userà questa piattaforma: https://lists.peacelink.it/sympa/info/ilva

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#mediawatch

In questi venti anni sono state manipolate le informazioni sull'#Afghanistan.
E' il momento di far capire come è stata sistematicamente ingannata l'opinione pubblica.
I Pentagon Papers erano i documenti top-secret contenenti le bugie raccontate sul Vietnam (7.000 pagine). Con gli Afghanistan Papers emergono le prime menzogne (2.000 pagine).
Intanto gli USA si oppongono ad un'inchiesta della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra.
https://www.peacelink.it/mediawatch/a/48690.html
In Afghanistan l'occupazione delle truppe USA e Nato aveva tollerato la pratica del Bacha Bazi, i bambini stuprati, i "bambini per gioco", minori, maschi, costretti a indossare abiti femminili ed essere sfruttati sessualmente da uomini molto più grandi di loro. https://www.peacelink.it/conflitti/a/48697.html
Quali progressi erano stati fatti sul piano civile dal 2002 al 2010 in #Afghanistan mentre D'Alema diceva che stavamo salvando gli afghani e che i pacifisti dovevano essere "orgogliosi" della missione militare? Nessuno, anzi, la guerra aveva fatto regredire gli indicatori statistici più delicati relativi alla speranza di vita e alla scuola: "L’aspettativa di vita è scesa da 46,6 a 44,6 anni. L’alfabetizzazione è diminuita dal 36 al 28%". Questo diceva la CIA nei suoi archivi consultabili pubblicamente. In crescita c'erano gli indicatori negativi: "La mortalità infantile è aumentata del 4,6% tra il 2002 e il 2010. Tra il 2002 e il 2009 la popolazione sotto la soglia di povertà è cresciuta dal 23 al 36%".
Ma i governi USA/NATO dicevano l'opposto.
La CIA diceva la verità e i governi le menzogne. Dato che i politici venivano smentiti dalle statistiche della CIA, i governi hanno manipolato i dati. E hanno costruito bugie con statistiche fasulle. Tutto documentato negli "Afghanistan Paper" che il Washington Post sta pubblicando in questi giorni a puntate. Duemila pagine di documenti top-secret che raccontano le bugie di guerra che adesso dobbiamo conoscere. Soldati mandati a morire per nulla, per una guerra drogata dalle menzogne sugli aiuti ai civili. Se avessimo conosciuto la verità, tante persone non sarebbero morte in venti anni di fallimenti militari e civili. La guerra è stata un colossale fallimento ma ancora maggiore è stato il fallimento civile che è stato mascherato manipolando i dati statistici afghani. Condividete questo messaggio di #PeaceLink. La verità è importante. La gente deve sapere che è stata ingannata in questi venti anni di #guerra.