Al TAR Lazio PeaceLink interviene per il fermo della produzione di coke nella batteria 12 ILVA https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/48616.html
Taranto Sociale
"Stop batteria 12 della cokeria"
Taranto Sociale - Acciaierie d’Italia, nonostante il decreto ministeriale, non ha fermato l'impianto a Taranto - “Ce la mettiamo tutta per fermare la batteria 12 della cokeria - dice il portavoce di Peacelink, Alessandro Marescotti - abbiamo già depositato…
PeaceLink al TAR Lazio perché a Taranto venga fermata la più grande batteria della cokeria ILVA
Oggi PeaceLink interviene al TAR del Lazio in opposizione ad Acciaierie d'Italia che chiede la prosecuzione della produzione della batteria 12 della cokeria ILVA.
Proprio in queste ore PeaceLink si batte perché a Taranto venga reso operativo il fermo produttivo della più grande batteria della cokeria ILVA. L'azienda non ha infatti rispettato il piano ambientale e l'impianto non è stato messa a norma. Tale impianto inquinante per decreto ministeriale doveva essere già fermato da dieci giorni ma l'azienda prosegue la produzione incurante del decreto ministeriale.
Questo impianto va fermato perché non ha adottato nuove tecnologie a protezione dell'ambiente e della salute.
Questa batteria della cokeria (la numero 12) ha emissioni superiori a quelle autorizzate. Quando il carbon coke viene sfornato non c'è un efficace sistema di aspirazione dei fumi. Non sono state installate le valvole PROVEN per limitare le emissioni non convogliate. Il suo inquinamento cancerogeno non è compatibile con la salute pubblica. L'area a caldo dell'ILVA, di cui la cokeria è parte integrante, è stata analizzata con due valutazioni sanitarie (la VDS a 6 milioni di tonn/anno e la VIIAS a 4,7 milioni di tonn/anno di acciaio) che hanno certificato un rischio inaccettabile per la salute della popolazione circostante. Nei quartieri adiacenti all'area industriale la mortalità è in eccesso, come ha potuto constatare il sindaco di Taranto, sulla base dell'anagrafe comunale.
E' pertanto giunto il momento per decretare uno stop dell'area a caldo dell'ILVA a partire dagli impianti che non rispettano le prescrizioni ambientali.
E' giunto il momento di togliere all'ILVA il carbone per ridare alla città l'ossigeno.
La cokeria "cuoce" il carbone in assenza di ossigeno e lo trasforma in carbon coke. In questo processo si liberano nell'atmosfera sostanze cancerogene, vapore e polveri attraverso emissioni non convogliate, diffuse e fuggitive. E' un processo produttivo inventato nel Settecento in Inghilterra e oggi, dopo tre secoli, ha fatto il suo tempo. Vi sono processi siderurgici che non hanno più bisogno della cokeria. Voler tenere attiva la cokeria (chiusa a Genova e a Trieste) significa rimanere legati al carbone e negare a Taranto il diritto alla salute riconosciuto altrove. L'abolizione del carbone si rende necessaria, è il fine del green deal europeo. Pertanto le cokerie andranno chiuse e occorre cominciare con quelle che non sono a norma. A Taranto non si può parlare di nessun futuro green mantenendo in produzione impianti inquinanti basati sul carbone che hanno un enorme impatto sul clima. La strategia per abolire il carbone e contrastare i cambiamenti climatici deve cominciare da Taranto dove l'area a caldo dell'impianto siderurgico emette ogni anno in atmosfera milioni e milioni di gas serra climalteranti.
Alessandro Marescotti
Presidente PeaceLink
Sulla batteria 12 e l'intervento di PeaceLink al TAR Lazio cliccare qui
https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/48616.html
Oggi PeaceLink interviene al TAR del Lazio in opposizione ad Acciaierie d'Italia che chiede la prosecuzione della produzione della batteria 12 della cokeria ILVA.
Proprio in queste ore PeaceLink si batte perché a Taranto venga reso operativo il fermo produttivo della più grande batteria della cokeria ILVA. L'azienda non ha infatti rispettato il piano ambientale e l'impianto non è stato messa a norma. Tale impianto inquinante per decreto ministeriale doveva essere già fermato da dieci giorni ma l'azienda prosegue la produzione incurante del decreto ministeriale.
Questo impianto va fermato perché non ha adottato nuove tecnologie a protezione dell'ambiente e della salute.
Questa batteria della cokeria (la numero 12) ha emissioni superiori a quelle autorizzate. Quando il carbon coke viene sfornato non c'è un efficace sistema di aspirazione dei fumi. Non sono state installate le valvole PROVEN per limitare le emissioni non convogliate. Il suo inquinamento cancerogeno non è compatibile con la salute pubblica. L'area a caldo dell'ILVA, di cui la cokeria è parte integrante, è stata analizzata con due valutazioni sanitarie (la VDS a 6 milioni di tonn/anno e la VIIAS a 4,7 milioni di tonn/anno di acciaio) che hanno certificato un rischio inaccettabile per la salute della popolazione circostante. Nei quartieri adiacenti all'area industriale la mortalità è in eccesso, come ha potuto constatare il sindaco di Taranto, sulla base dell'anagrafe comunale.
E' pertanto giunto il momento per decretare uno stop dell'area a caldo dell'ILVA a partire dagli impianti che non rispettano le prescrizioni ambientali.
E' giunto il momento di togliere all'ILVA il carbone per ridare alla città l'ossigeno.
La cokeria "cuoce" il carbone in assenza di ossigeno e lo trasforma in carbon coke. In questo processo si liberano nell'atmosfera sostanze cancerogene, vapore e polveri attraverso emissioni non convogliate, diffuse e fuggitive. E' un processo produttivo inventato nel Settecento in Inghilterra e oggi, dopo tre secoli, ha fatto il suo tempo. Vi sono processi siderurgici che non hanno più bisogno della cokeria. Voler tenere attiva la cokeria (chiusa a Genova e a Trieste) significa rimanere legati al carbone e negare a Taranto il diritto alla salute riconosciuto altrove. L'abolizione del carbone si rende necessaria, è il fine del green deal europeo. Pertanto le cokerie andranno chiuse e occorre cominciare con quelle che non sono a norma. A Taranto non si può parlare di nessun futuro green mantenendo in produzione impianti inquinanti basati sul carbone che hanno un enorme impatto sul clima. La strategia per abolire il carbone e contrastare i cambiamenti climatici deve cominciare da Taranto dove l'area a caldo dell'impianto siderurgico emette ogni anno in atmosfera milioni e milioni di gas serra climalteranti.
Alessandro Marescotti
Presidente PeaceLink
Sulla batteria 12 e l'intervento di PeaceLink al TAR Lazio cliccare qui
https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/48616.html
Taranto Sociale
"Stop batteria 12 della cokeria"
Taranto Sociale - Acciaierie d’Italia, nonostante il decreto ministeriale, non ha fermato l'impianto a Taranto - “Ce la mettiamo tutta per fermare la batteria 12 della cokeria - dice il portavoce di Peacelink, Alessandro Marescotti - abbiamo già depositato…
Sette cose che puoi fare per la pace con PeaceLink, clicca qui e troverai una guida utile https://wke.lt/w/s/Qy6-rb
Wakelet
Pace
Guida al pacifismo e alle attività che puoi realizzare con PeaceLink
Ho appena avuto una prima informazione dall'avvocato. Buone notizie! Il TAR ha rigettato la sospensiva richiesta dall'azienda. PeaceLink è costituita al TAR del Lazio "ad opponendum" rispetto ad Acciaierie d'Italia e il nostro avvocato è Michele Macrì. L'avvocato sta ancora leggendo il pronunciamento, è questione di pochi minuti fa.
L'ordinanza del TAR Lazio relativa all'istanza cautelare di Acciaierie d'Italia viene commentata qui https://www.facebook.com/alessandro.marescotti/posts/10159004372063141
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Ex Ilva: Peacelink, su batteria 12 Tar ci dà ragione
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(AGI) - Taranto, 21 lug. - “L'ordinanza del Tar Lazio ci dà sostanzialmente ragione. La batteria 12 dell'Ilva va fermata”. Lo dichiara Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione ambientalista Peacelink che in giudizio si è costituita “ad opponendum” chiedendo il mantenimento del decreto del ministro della Transizione ecologica relativo all’anno fermata della batteria 12 della cokeria dell’ex Ilva di Taranto perchè l’azienda non ha ultimato entro fine giugno scorso le prescrizioni ambientali. Acciaierie d’Italia aveva invece chiesto al Tar Lazio la sospensiva del decreto del ministro Roberto Cingolani. Per Peacelink, “è un importante risultato ottenuto con la mobilitazione dei cittadini che hanno incalzato il ministero della Transizione Ecologica. Fin dall'inizio - dice Marescotti - abbiamo chiesto infatti il rispetto della legge e delle scadenze del piano ambientale”. “La cittadinanza attiva oggi vince - conclude Peacelink -. Vince contro le pretese dell'azienda di continuare a produrre nonostante tutto, nonostante la grave situazione sanitaria dovuta all'inquinamento. Impianti fuori norma, come la cokeria 12, non possono continuare a produrre. Noi continueremo perché la ragione è dalla nostra parte e perché i cittadini hanno diritto alla salute”. (AGI)
TA1/PIT
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(AGI) - Taranto, 21 lug. - “L'ordinanza del Tar Lazio ci dà sostanzialmente ragione. La batteria 12 dell'Ilva va fermata”. Lo dichiara Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione ambientalista Peacelink che in giudizio si è costituita “ad opponendum” chiedendo il mantenimento del decreto del ministro della Transizione ecologica relativo all’anno fermata della batteria 12 della cokeria dell’ex Ilva di Taranto perchè l’azienda non ha ultimato entro fine giugno scorso le prescrizioni ambientali. Acciaierie d’Italia aveva invece chiesto al Tar Lazio la sospensiva del decreto del ministro Roberto Cingolani. Per Peacelink, “è un importante risultato ottenuto con la mobilitazione dei cittadini che hanno incalzato il ministero della Transizione Ecologica. Fin dall'inizio - dice Marescotti - abbiamo chiesto infatti il rispetto della legge e delle scadenze del piano ambientale”. “La cittadinanza attiva oggi vince - conclude Peacelink -. Vince contro le pretese dell'azienda di continuare a produrre nonostante tutto, nonostante la grave situazione sanitaria dovuta all'inquinamento. Impianti fuori norma, come la cokeria 12, non possono continuare a produrre. Noi continueremo perché la ragione è dalla nostra parte e perché i cittadini hanno diritto alla salute”. (AGI)
TA1/PIT
PeaceLink dice NO alla riforma della giustizia https://www.peacelink.it/editoriale/a/48629.html
Editoriale
Una riforma che favorirà l'impunità a molti inquinatori, alle cosche mafiose e alla malapolitica
Editoriale - Appello alla società civile - PeaceLink si associa al grido di allarme che proviene dal mondo della magistratura ed esprime forti timori rispetto alla riforma della giustizia. Se non siete d'accordo sulla riforma della giustizia condividete questo…
#giustizia
Dopo questa lettera pubblica di PeaceLink a Draghi anche Greenpeace, Legambiente e WWF hanno preso posizione e la Muroni adesso chiede al governo quello che abbiamo qui chiesto come PeaceLink con questa lettera; oltre ad affondare i processi per mafia questa pseudoriforma della giustizia affonda anche i processi sui grandi reati ambientali https://www.peacelink.it/ecologia/a/48635.html
Dopo questa lettera pubblica di PeaceLink a Draghi anche Greenpeace, Legambiente e WWF hanno preso posizione e la Muroni adesso chiede al governo quello che abbiamo qui chiesto come PeaceLink con questa lettera; oltre ad affondare i processi per mafia questa pseudoriforma della giustizia affonda anche i processi sui grandi reati ambientali https://www.peacelink.it/ecologia/a/48635.html
Ecologia
Ecoreati: la riforma della giustizia non fermi i magistrati che difendono i diritti ambientali
Ecologia - Lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi - I processi per "disastro ambientale" sono spesso tecnicamente complessi. Applicare tempi eccessivamente stringenti nelle indagini significherebbe indebolire le prove. Così pure i tempi per l'appello…
Adesso è stata lanciata la petizione per fermare gli effetti nefasti della (contro)riforma Cartabia sulla giustizia che rischia di fermare i processi ambientali. La si può firmare, come singoli o come associazione, cliccando qui https://www.peacelink.it/ecologia/a/48641.html
Firmate e fate firmare!
Alessandro Marescotti - PeaceLink
Firmate e fate firmare!
Alessandro Marescotti - PeaceLink
Ecologia
Ecoreati: non fermate i processi!
Ecologia - Firma la petizione al Governo e al Parlamento - Vogliamo raccogliere le voci di cittadini e associazioni per chiedere una modifica della legge che salvi i grandi processi per disastro ambientale e per altri gravi ecoreati. Il rischio della riforma…
#giustizia
Riforma Cartabia, oggi è alla Camera e martedì viene votata. Vogliono falciare i processi ambientali sugli ecoreati.
Ormai è evidente,
stanno demolendo dei consolidati principi giuridici e chiedono di farlo in fretta, convocano persino il Parlamento di domenica (si era mai visto?), perché bisogna approfittare della gente che è in vacanza.
"Fate in fretta, prima che la gente se ne accorga".
Oggi si riuniscono e martedì votano, poi sarà il disastro.
Firmiamo e promuoviamo subito questa petizione, lanciamo il nostro grido di allarme. In tanti stanno firmando.
Domani inviamo un comunicato stampa con un resoconto della petizione.
Firmiamo su https://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=101&id_topic=31
Associazione Peacelink
Riforma Cartabia, oggi è alla Camera e martedì viene votata. Vogliono falciare i processi ambientali sugli ecoreati.
Ormai è evidente,
stanno demolendo dei consolidati principi giuridici e chiedono di farlo in fretta, convocano persino il Parlamento di domenica (si era mai visto?), perché bisogna approfittare della gente che è in vacanza.
"Fate in fretta, prima che la gente se ne accorga".
Oggi si riuniscono e martedì votano, poi sarà il disastro.
Firmiamo e promuoviamo subito questa petizione, lanciamo il nostro grido di allarme. In tanti stanno firmando.
Domani inviamo un comunicato stampa con un resoconto della petizione.
Firmiamo su https://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=101&id_topic=31
Associazione Peacelink
Ecologia
Campagna - Ecoreati: non fermate i processi!
Ecologia, inquinamento, educazione ambientale, green economy, sviluppo sostenibile e modelli di ecoriconversione
#GIUSTIZIA #ECOREATI
E' una lotta contro il tempo, ultimo appello: firma anche tu.
Rilanciato un appello tramite l'editoriale di stamattina https://www.peacelink.it/editoriale/a/48649.html
E' una lotta contro il tempo, ultimo appello: firma anche tu.
Rilanciato un appello tramite l'editoriale di stamattina https://www.peacelink.it/editoriale/a/48649.html
Editoriale
Colpo di spugna per gli ecoreati mentre i boschi bruciano
Editoriale - Il Parlamento sta discutendo un testo inaccettabile sotto il profilo ambientale - Il disastro ambientale non è incluso nelle eccezioni all'improcedibilità. La riforma della giustizia rischia così di fermare tanti processi ambientali. Si sono…
Sugli ecoreati Draghi ha scoperto le carte, e anche la Cartabia https://www.peacelink.it/ecologia/a/48656.html
Ecologia
La Camera dei Deputati si spacca sugli ecoreati
Ecologia - L'esame della riforma passerà a settembre al Senato dopo il voto alla Camera - La maggioranza si è divisa sull'ordine del giorno sugli ecoreati. Il testo, che aveva il parere contrario del governo, è stato respinto con 186 voti contro 181. A favore…
I processi per gli ecoreati POTREBBERO essere fermati con la nuova legge in discussione in Parlamento. La riforma Cartabia sulla giustizia deve contemplare gli ecoreati. Firma la petizione su www.peacelink.it/ecoreati prima che sia troppo tardi.
Ecologia
Campagna - Ecoreati: non fermate i processi!
Ecologia, inquinamento, educazione ambientale, green economy, sviluppo sostenibile e modelli di ecoriconversione
Comunicato stampa
Il nuovo rapporto ONU sul clima è allarmante ed è il più dettagliato mai presentato fino a ora. Afferma che i cambiamenti climatici sono "inequivocabilmente" causati dalle attività umane e stanno provocando disastrosi effetti "senza precedenti". Gli esperti dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell'ONU nel loro rapporto hanno documentato lo scioglimento dei ghiacci che sta causando l'immissione di miliardi di tonnellate di acqua negli oceani provocando il contemporaneo innalzamento del livello dei mari. L'ultimo decennio, secondo gli esperti dell'ONU, è stato il periodo più caldo probabilmente degli ultimi 125 mila anni e i livelli di anidride carbonica, a causa delle attività umane, sono i più alti degli ultimi due milioni di anni. Se non si interviene subito si va verso un futuro in cui milioni di persone saranno costrette a migrare dalle zone costiere sommerse dalle acque e dalle aree inaridite del pianeta. L'ONU parla apertamente di "codice rosso per l'umanità".
Di fronte a questo crescente disastro in atto, Greta Thunberg ha dichiarato che "siamo in una situazione di emergenza" e che "sta a noi prendere decisioni basate sulle prove scientifiche fornite in questi rapporti".
In Italia il simbolo dell'emergenza climatica sono gli altoforni a carbone e le cokerie dell'ILVA di Taranto, gli unici impianti di questo genere ancora rimasti nella nostra nazione. Tali impianti raddoppiano le emissioni climalteranti alimentando anche le centrali termoelettriche dello stabilimento che bruciano gas siderurgici in continuazione. Per questo imponente rilascio complessivo di CO2 l'ILVA è stato definito un "climate monster" in quanto ha un impatto sul clima superiore persino rispetto alle centrali a carbone. PeaceLink in questi anni ha più volte sostenuto la necessità di fermare l'area a caldo dello stabilimento ILVA di Taranto per il disastro ambientale documentato dalla magistratura con la recente condanna in primo grado. Da quella condanna occorre partire nella consapevolezza che abbiamo di fronte, oltre al disastro ambientale, anche il disastro climatico. Siamo di fronte a due disastri ecologici, uno locale e uno globale.
Quello di Taranto è un ciclo siderurgico insostenibile per gli uomini e per il clima. Non potrà continuare così. E' ragionevole attendersi una ulteriore perdita di competitività di quello stabilimento sotto i colpi di una futura "carbon tax". Lo stabilimento di Taranto ha perciò gli anni contati e comunque non ha più futuro. Toglie speranza al pianeta oltre che alle persone. Hanno gli anni contati tutte le attività basate sul carbone. Il carbone è una ormai ferita all'ambiente e al futuro. E l'ILVA è oggi un gigantesco divoratore di carbone.
I governi, di fronte al rapporto ONU, dovranno necessariamente anticipare l'eliminazione del carbone dai cicli produttivi. E per il governo italiano questo significa azioni immediate per la transizione ecologica e quindi per l'eliminazione degli unici altoforni a carbone che sono rimasti in Italia: quelli dell'ILVA.
Chi si opporrà alla eliminazione del carbone sarà moralmente ed economicamente corresponsabile del disastro climatico in atto. Un disastro su cui i governi perderanno il controllo con effetti catastrofici.
PeaceLink invierà al ministro Cingolani una richiesta di cronoprogramma per chiedere la pianificazione della riduzione dell'uso del carbone dell'ILVA, con una quantificazione oggettiva e certa delle riduzione programmate di emissioni di CO2 nei prossimi 48 mesi.
Il tempo degli indugi amletici è finito e sicuramente quello che il governo non potrà autorizzare è il ritorno alla produzione a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio che - oltre ad un rischio sanitario inaccettabile - comporterebbe una totale insensibilità rispetto al grido di allarme dell'ONU e degli scienziati. Un governo decente non può più autorizzare aumenti dell'uso di carbone nell'ILVA.
PeaceLink chiede al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani un programma di reimpiego dei lavoratori dell'ILVA in esubero nell'ambito di programma di riforestaz
Il nuovo rapporto ONU sul clima è allarmante ed è il più dettagliato mai presentato fino a ora. Afferma che i cambiamenti climatici sono "inequivocabilmente" causati dalle attività umane e stanno provocando disastrosi effetti "senza precedenti". Gli esperti dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell'ONU nel loro rapporto hanno documentato lo scioglimento dei ghiacci che sta causando l'immissione di miliardi di tonnellate di acqua negli oceani provocando il contemporaneo innalzamento del livello dei mari. L'ultimo decennio, secondo gli esperti dell'ONU, è stato il periodo più caldo probabilmente degli ultimi 125 mila anni e i livelli di anidride carbonica, a causa delle attività umane, sono i più alti degli ultimi due milioni di anni. Se non si interviene subito si va verso un futuro in cui milioni di persone saranno costrette a migrare dalle zone costiere sommerse dalle acque e dalle aree inaridite del pianeta. L'ONU parla apertamente di "codice rosso per l'umanità".
Di fronte a questo crescente disastro in atto, Greta Thunberg ha dichiarato che "siamo in una situazione di emergenza" e che "sta a noi prendere decisioni basate sulle prove scientifiche fornite in questi rapporti".
In Italia il simbolo dell'emergenza climatica sono gli altoforni a carbone e le cokerie dell'ILVA di Taranto, gli unici impianti di questo genere ancora rimasti nella nostra nazione. Tali impianti raddoppiano le emissioni climalteranti alimentando anche le centrali termoelettriche dello stabilimento che bruciano gas siderurgici in continuazione. Per questo imponente rilascio complessivo di CO2 l'ILVA è stato definito un "climate monster" in quanto ha un impatto sul clima superiore persino rispetto alle centrali a carbone. PeaceLink in questi anni ha più volte sostenuto la necessità di fermare l'area a caldo dello stabilimento ILVA di Taranto per il disastro ambientale documentato dalla magistratura con la recente condanna in primo grado. Da quella condanna occorre partire nella consapevolezza che abbiamo di fronte, oltre al disastro ambientale, anche il disastro climatico. Siamo di fronte a due disastri ecologici, uno locale e uno globale.
Quello di Taranto è un ciclo siderurgico insostenibile per gli uomini e per il clima. Non potrà continuare così. E' ragionevole attendersi una ulteriore perdita di competitività di quello stabilimento sotto i colpi di una futura "carbon tax". Lo stabilimento di Taranto ha perciò gli anni contati e comunque non ha più futuro. Toglie speranza al pianeta oltre che alle persone. Hanno gli anni contati tutte le attività basate sul carbone. Il carbone è una ormai ferita all'ambiente e al futuro. E l'ILVA è oggi un gigantesco divoratore di carbone.
I governi, di fronte al rapporto ONU, dovranno necessariamente anticipare l'eliminazione del carbone dai cicli produttivi. E per il governo italiano questo significa azioni immediate per la transizione ecologica e quindi per l'eliminazione degli unici altoforni a carbone che sono rimasti in Italia: quelli dell'ILVA.
Chi si opporrà alla eliminazione del carbone sarà moralmente ed economicamente corresponsabile del disastro climatico in atto. Un disastro su cui i governi perderanno il controllo con effetti catastrofici.
PeaceLink invierà al ministro Cingolani una richiesta di cronoprogramma per chiedere la pianificazione della riduzione dell'uso del carbone dell'ILVA, con una quantificazione oggettiva e certa delle riduzione programmate di emissioni di CO2 nei prossimi 48 mesi.
Il tempo degli indugi amletici è finito e sicuramente quello che il governo non potrà autorizzare è il ritorno alla produzione a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio che - oltre ad un rischio sanitario inaccettabile - comporterebbe una totale insensibilità rispetto al grido di allarme dell'ONU e degli scienziati. Un governo decente non può più autorizzare aumenti dell'uso di carbone nell'ILVA.
PeaceLink chiede al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani un programma di reimpiego dei lavoratori dell'ILVA in esubero nell'ambito di programma di riforestaz
ione e di riassorbimento della CO2, compensando ciò che lo stabilimento in questi anni ha fatto, inquinando e rendendosi corresponsabile del cambiamento climatico in atto.
Taranto è maglia nera delle città italiane con solo 9 metri quadri di verde urbano per abitante. Sarebbe straordinario vedere i lavoratori dell'ILVA in esubero ripagare la città dei danni inferti con un programma di riforestazione per compensare la CO2 prodotta dallo stabilimento. Le dimensioni della riforestazione necessaria a ottenere la compensazione della CO2 dell'area a caldo sono mastodontiche e forse oggi irrealizzabili, ma cominciare a far piantare alberi agli operai degli altoforni sarebbe un grande segnale di svolta, simbolico ma profetico, per porre fine a Taranto all'età del carbone. E sarà importante far piantare gli alberi giusti. Esistono infatti avanzate sperimentazioni su alberi che sono in grado di disinquinare il suolo e che possono bonificare i terreni contaminati dai metalli pesanti e dagli inquinanti persistenti. All'assorbimento della CO2 può essere associato quest'ulteriore e virtuoso assorbimento delle sostanze contaminanti. Non solo. Un progetto di questo tipo porterebbe a Taranto una nuova filiera economica, basata sui polimeri naturali, sui biocarburanti e sull'economia circolare. I nuovi polimeri naturali, capaci di sostituire la filiera della plastica - altra grande emergenza ambientale - si ottengono ad esempio dai pioppi che sommano le interessanti prospettive di disinquinamento dei terreni alla produzione di fibre naturali alternative alla plastica.
Gli alberi sono il futuro. Il carbone è il passato. Occorre scegliere e progettare uno sviluppo sostenibile mentre il disastro ambientale ci sovrasta.
Alessandro MarescottiPresidente di PeaceLink www.peacelink.it
----
AVVISO IMPORTANTE
Dal prossimo comunicato stampa sull'ILVA PeaceLink userà questa piattaforma: https://lists.peacelink.it/sympa/info/ilva
Cliccando su "iscriviti" apparirà la schermata: https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/ilva
I giornalisti interessati possono iscriversi già da ora inserendo nome, cognome e indirizzo email.
Taranto è maglia nera delle città italiane con solo 9 metri quadri di verde urbano per abitante. Sarebbe straordinario vedere i lavoratori dell'ILVA in esubero ripagare la città dei danni inferti con un programma di riforestazione per compensare la CO2 prodotta dallo stabilimento. Le dimensioni della riforestazione necessaria a ottenere la compensazione della CO2 dell'area a caldo sono mastodontiche e forse oggi irrealizzabili, ma cominciare a far piantare alberi agli operai degli altoforni sarebbe un grande segnale di svolta, simbolico ma profetico, per porre fine a Taranto all'età del carbone. E sarà importante far piantare gli alberi giusti. Esistono infatti avanzate sperimentazioni su alberi che sono in grado di disinquinare il suolo e che possono bonificare i terreni contaminati dai metalli pesanti e dagli inquinanti persistenti. All'assorbimento della CO2 può essere associato quest'ulteriore e virtuoso assorbimento delle sostanze contaminanti. Non solo. Un progetto di questo tipo porterebbe a Taranto una nuova filiera economica, basata sui polimeri naturali, sui biocarburanti e sull'economia circolare. I nuovi polimeri naturali, capaci di sostituire la filiera della plastica - altra grande emergenza ambientale - si ottengono ad esempio dai pioppi che sommano le interessanti prospettive di disinquinamento dei terreni alla produzione di fibre naturali alternative alla plastica.
Gli alberi sono il futuro. Il carbone è il passato. Occorre scegliere e progettare uno sviluppo sostenibile mentre il disastro ambientale ci sovrasta.
Alessandro MarescottiPresidente di PeaceLink www.peacelink.it
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AVVISO IMPORTANTE
Dal prossimo comunicato stampa sull'ILVA PeaceLink userà questa piattaforma: https://lists.peacelink.it/sympa/info/ilva
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Un breve editoriale per ricordare la sua onestà intellettuale e la sua coerenza https://www.peacelink.it/editoriale/a/48684.html
Editoriale
Gino Strada, una voce libera
Editoriale - E' morto il fondatore di Emergency - Nei momenti bui della nostra storia ha saputo rappresentare la voce fuori dal coro, la voce coerente e libera che sapeva pronunciare parole di verità. Alle guerre, anche a quelle cosiddette "umanitarie", ha…
L’editoriale di PeaceLink di oggi, scritto mentre dall’Afghanistan vanno via i militari che venti anni fa avrebbero dovuto portare in quel paese la libertà e la democrazia https://www.peacelink.it/editoriale/a/48688.html
Editoriale
L'Afghanistan che non ci hanno raccontato
Editoriale - La scomoda verità che in queste ore non emerge - Il presidente del Tribunale di appello della Corte penale internazionale, nel marzo dell'anno scorso, aveva dato mandato di indagare sui crimini di guerra e contro l’umanità in Afghanistan. Ma…
#mediawatch
In questi venti anni sono state manipolate le informazioni sull'#Afghanistan.
E' il momento di far capire come è stata sistematicamente ingannata l'opinione pubblica.
I Pentagon Papers erano i documenti top-secret contenenti le bugie raccontate sul Vietnam (7.000 pagine). Con gli Afghanistan Papers emergono le prime menzogne (2.000 pagine).
Intanto gli USA si oppongono ad un'inchiesta della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra.
https://www.peacelink.it/mediawatch/a/48690.html
In questi venti anni sono state manipolate le informazioni sull'#Afghanistan.
E' il momento di far capire come è stata sistematicamente ingannata l'opinione pubblica.
I Pentagon Papers erano i documenti top-secret contenenti le bugie raccontate sul Vietnam (7.000 pagine). Con gli Afghanistan Papers emergono le prime menzogne (2.000 pagine).
Intanto gli USA si oppongono ad un'inchiesta della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra.
https://www.peacelink.it/mediawatch/a/48690.html
MediaWatch
Afghanistan: vent'anni di menzogne
MediaWatch - Gli Afghanistan Papers - A dirlo è stato John Sopko, ispettore speciale statunitense per la Ricostruzione dell’Afghanistan (SIGAR), il quale, di fronte al Congresso USA, ha dichiarato che i funzionari statunitensi hanno regolarmente mentito durante…