Noi...Dsga
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I Dsga trattati sempre come l'Inter ieri. 5 a 0 in ogni CCNL
Trovate le analogie. Prima dell'inizio delle trattative, ogni volta grandi aspettative per la crescita professionale e giuridica dei Dsga e del personale ATA. Tutti ci crediamo ardentemente.
Poi iniziano le trattative e il risultato si capovolge, con tutti valorizzati meno il Dsga e il personale ATA.
Finisce 5 a 0 per gli altri. Ora l'Inter riflette sul cambio del tecnico, mentre da noi non cambia mai nulla! Nessun OOSS ha rassegnato le dimissioni anzi, sono stati anche valorizzati con nomine politiche da parte del governo! Quelli che dovevano essere dalla parte dei lavoratori!
Tutti restano al loro posto, per tirare a campare!
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NOIPA: ANCORA PROBLEMI A GIUGNO PER IL CUNEO FISCALE. GLI ARRETRATI ANCORA NON CI SONO
Il cuneo fiscale e il paradosso retributivo del 2025: quando il lavoro penalizza il ceto medio

Con l’entrata in vigore della nuova normativa sul cuneo fiscale nel 2025, il governo in carica ha introdotto misure che, pur presentate come interventi di “sgravio”, hanno finito per produrre *un peggioramento retributivo per milioni di lavoratori dipendenti*, con impatti più gravi proprio su quel segmento socioeconomico che rappresenta la spina dorsale del Paese: il *ceto medio*.

L’idea di fondo – ridurre il carico fiscale sul lavoro – è condivisibile e persino necessaria in un contesto economico dove la domanda interna è fragile e i salari italiani risultano stagnanti da anni. Tuttavia, l’attuazione concreta di questa riforma appare *distorta*, discontinua rispetto alle precedenti esperienze di governo, e penalizzante in termini reali per le fasce di reddito tra i *28.000 e i 40.000 euro lordi annui*.

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### *Dal “bonus 100 euro” al taglio delle detrazioni: cosa è cambiato*

Durante i governi *Conte II* e *Draghi*, l’approccio alla questione retributiva fu diverso. Entrambi gli esecutivi avevano *rafforzato le detrazioni fiscali per il lavoro dipendente*, introducendo misure concrete per aumentare il netto in busta paga:

* *Il Governo Conte II*, con il D.L. 3/2020, introdusse il cosiddetto "bonus 100 euro", sostitutivo del bonus Renzi da 80 euro, riconosciuto fino a 28.000 euro di reddito e in forma decrescente fino a 40.000 euro.
* *Il Governo Draghi*, pur in un contesto emergenziale, *confermò e consolidò* la misura, includendola nel quadro delle politiche redistributive. In aggiunta, furono rafforzate *le detrazioni per lavoro dipendente*, in particolare con la legge di Bilancio 2022, prevedendo aumenti calibrati per ridurre il cuneo contributivo e fiscale.

Questo schema aveva un duplice effetto: *semplificava il sistema* e *redistribuiva* in modo efficace risorse verso la fascia medio-bassa, evitando però di penalizzare il ceto medio, che continuava a beneficiare – seppur in misura inferiore – di detrazioni e bonus.

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### *La svolta del 2025: meno detrazioni, più penalizzazioni*

Con la Legge di Bilancio 2025, il governo attuale ha annunciato *una revisione del sistema delle detrazioni* per lavoro dipendente. In particolare, è stato rimodulato il meccanismo del "bonus" o trattamento integrativo e sono state *ridefinite le soglie di reddito e le curve di decrescenza*, con un apparente incremento dei benefici per i redditi più bassi.

Tuttavia, *l’effetto reale sui redditi netti* è paradossale: molti lavoratori con redditi compresi tra i 35.000 e i 40.000 euro lordi hanno *perso centinaia di euro annui*, perché:

* è stato *fortemente ridotto o azzerato il bonus* rispetto agli anni precedenti;
* sono *diminuite le detrazioni*, in nome di una maggiore “equità verticale”;
* l'inflazione non è stata compensata da una vera politica di indicizzazione, non scala mobile, ma di sterilizzazione degli effetti dell'inflazione sugli aumenti retributivi, come quelli contrattuali, per esempio.

In pratica, *chi ha mantenuto la stessa retribuzione lorda nel 2024 e nel 2025, oggi percepisce un netto inferiore*. *Anche di 80/100 € in meno al mese!* E ciò avviene in un contesto in cui il costo della vita continua ad aumentare.

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### *Il ceto medio: l’anello debole dimenticato*

Il ceto medio, cioè quella vasta platea di lavoratori dipendenti con redditi tra i *30.000 e i 45.000 euro annui*, si trova oggi *schiacciato tra due fuochi*:

* da un lato *non beneficia più delle detrazioni e dei bonus*;
* dall’altro *non rientra nelle categorie considerate “bisognose”*, che ricevono sussidi mirati o interventi straordinari.

Inoltre, l’erosione del netto si traduce in *una perdita di potere d’acquisto*, che non è solo economica ma anche psicologica e sociale. Il messaggio che passa è chiaro: “ *chi lavora e guadagna una retribuzione media, viene penalizzato* ”. Una dinamica pericolosa in termini di consenso democratico e coesione sociale.

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### *Conclusione: una riforma che sa di occasione mancata*
La riforma del cuneo fiscale del 2025 rappresenta, a conti fatti, *una grande occasione mancata*. L’intento dichiarato – ridurre il carico fiscale sul lavoro – si è tradotto in una *ridistribuzione regressiva*, dove le *fasce più produttive* e *con maggiore propensione al consumo* sono state colpite. Ne beneficiano chi ha reddito più basso e che quindi partecipa marginalmente al pagamento dell'imposte sul reddito e i professionisti e l'esercito delle partite iva e dei regimi forfettario, categorie che poco o niente partecipano al pagamento dei servizi pubblici con la contribuzione collettiva, come dimostrano tutti i maggiori istituti di ricerca pubblici e privati.

Una vera politica fiscale equa dovrebbe mirare a *premiare chi lavora e produce*, garantendo una crescita dei salari netti che sia sostenibile e progressiva. Invece, si è preferito *smantellare un sistema che, pur imperfetto, tutelava i lavoratori dipendenti in modo più organico*.

La speranza è che, alla luce delle evidenze emerse nel primo semestre del 2025, si avvii una seria riflessione parlamentare per *riequilibrare il sistema* e restituire dignità e centralità a quella parte d’Italia che tiene in piedi la scuola, la sanità, la pubblica amministrazione e gran parte dell’economia privata: *il ceto medio lavoratore*.
L'abbandono di un profilo si vede dai numeri!
🎯 *OGGI È IL GIORNO!* 🎯
Con orgoglio e determinazione, *NOI...DSGA* *depositiamo il primo ricorso pilota contro il CCNL 2019/21* , un contratto che dequalifica il nostro ruolo e mortifica la nostra professionalità. Non ci pieghiamo a un sistema che svilisce il nostro lavoro, trasformando i Direttori SGA in figure precarie e marginali come ci vorrebbero certi soggetti sottomessi ai poteri forti, pronti a venderci tutti in cambio facili guadagni personali, attraverso gruppuscoli collusi con aziende che gravitano nel mondo della scuola!
*La nostra voce si alza forte e chiara: il nostro futuro non è negoziabile!* *Combattiamo per il riconoscimento giuridico ed economico che meritiamo,* per un ruolo apicale che guida le scuole con competenza e responsabilità.
*A chi si è dichiarato favorevole a questo CCNL, piegandosi come pavidi eunuchi dei poteri forti, diciamo: la dignità non ha prezzo!* Non si baratta la nostra professione per compiacere chi vuole ridurci a meri esecutori. *NOI...DSGA* siamo uniti, pronti a vincere questa battaglia per il nostro presente e il nostro futuro!
*Unisciti al nostro grido di giustizia!* Condividi, partecipa, sostieni il ricorso: insieme possiamo cambiare le regole del gioco!
*#NOIDSGA #RicorsoPilota #CCNL201921 #DignitàDSGA #InsiemeSiVince*
I conti pubblici sono in ordine ma il conto lo pagano i lavoratori dipendenti e pensionati. La pressione fiscale è aumentata, anche se non si vede. Il hashtag#Governo parla di riduzione delle aliquote IRPEF, ma chi guadagna da 35.000 euro lordi in su paga oggi più tasse. Il motivo? Oltre al fiscal drag, hashtag#Comuni e hashtag#Regioni hanno alzato le addizionali hashtag#IRPEF per compensare il blocco dei trasferimenti statali. Due esempi reali: un professore ordinario versa il 2% in più del proprio stipendio in tasse, un ricercatore recupera solo il 5% a fronte di un’hashtag#inflazione del 17%. La pressione fiscale cresce o resta invariata, ma il potere d’acquisto cala. Solo gli autonomi forfettari restano fuori da tutto questo. cit. Prof. Marco Leonardi
📢 Affidamenti diretti sotto i 5.000 euro: l’ANCI chiede una nuova proroga all’ANAC

👥 L’ANCI ha recentemente inviato una lettera al Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, richiedendo una proroga dell’utilizzo dell’interfaccia web dell’Autorità per gli affidamenti diretti di importo inferiore a 5.000 euro, almeno fino al 31 dicembre 2026. Questa richiesta nasce dalle persistenti difficoltà operative riscontrate dai Comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni, nell’adozione delle Piattaforme di Approvvigionamento Digitale (PAD).

🖥️ Attualmente, l’uso dell’interfaccia web ANAC per tali affidamenti è consentito fino al 30 giugno 2025. Tuttavia, l’ANCI sottolinea che una proroga ulteriore permetterebbe alle amministrazioni locali di procedere più speditamente con i micro-affidamenti, che rappresentano una parte significativa degli acquisti per molti enti.

📌 È importante ricordare che, a partire dal 1° luglio 2025, l’utilizzo dell’interfaccia web non sarà più ammesso per le fattispecie per cui è prevista la digitalizzazione, rendendo obbligatorio il ricorso alle piattaforme certificate.

🔗 Per approfondire la notizia: [Build News](https://www.buildnews.it/articolo/affidamenti-diretti-sotto-5mila-euro-lettera-anci-anac?fbclid=IwY2xjawKtUMtleHRuA2FlbQIxMQABHoVyPvTrvRys-9IWob9YglE0EyHyKgDfVYIT85s9A8fyXzaP52q8u4DGn32x_aem_sE-B4-WAhcrmXLTJaPwPeA)
ANCHE FUTURA CHIUDE PER PREPARARSI A VOTARE!
L'8 E IL 9 RICORDATI DI ANDARE A VOTARE PER I REFERENDUM 2025 #5SÍ