Consenso informato nella vaccinazione anti COVID19.

Estratto dall'articolo dell'Avv. Angelo Farruggia di Avvocati Liberi  pubblicato su 👉 stuidiocataldi.it 👈

Il consenso informato è l'atto con cui il destinatario di un trattamento sanitario viene adeguatamente informato sulla diagnosi, sulla prognosi, sui benefici e sui rischi, nonché sulle alternative e sulle conseguenze dell'eventuale rifiuto, esprimendo la propria volontà libera e consapevole di accettare o rifiutare un “determinato trattamento sanitario”.

Per essere valido, il consenso informato deve essere personale, espresso, specifico, revocabile, libero (ossia non viziato da pressioni o condizionamenti esterni) e consapevole (ossia formato solo dopo che il paziente ha ricevuto tutte le informazioni).

Come precisato dalla giurisprudenza, il consenso al trattamento sanitario costituisce la massima proiezione in campo sanitario del principio di autodeterminazione ed afferisce al diritto alla salute, alla libertà morale e alla libertà fisica della persona; è un diritto fondamentale riconosciuto della Costituzionale, dalla Carta EDU, dalla Convenzione sui diritti del Fanciullo, dalla Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina.

La Legge 219/2017 ha disciplinato in via generale il processo di acquisizione del consenso informato ai trattamenti sanitari che, pertanto, assume natura di diritto soggettivo pieno ed assoluto di ogni individuo stabilendo che “nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge”.

Nel caso dei vaccini anti COVID19, per quanto somministrati da personale medico, il consenso alla somministrazione poggia “nell’affidamento” e nella fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni pubbliche (Ministero della Salute, ISS e l’AIFA, e a livello sovranazionale EMA) investiti del potere-dovere di farmaco e vaccino vigilanza che, come è noto, non si risolve nella sola approvazione e immissione in commercio, ma comprende ogni attività finalizzata a valutare in maniera continuativa gli aspetti della sicurezza dei medicinali e che il rapporto beneficio/rischio (B/R) si mantenga favorevole nel corso del tempo.

Il principio del legittimo affidamento, a seguito dei plurimi interventi della giurisprudenza costituzionale e della Corte di Giustizia europea, ha acquisito un rilievo primario come canone essenziale dell’azione amministrativa cui deve ispirarsi ogni rapporto tra il privato e i pubblici poteri, tanto che in un contesto di solidarietà reciproca, se lo Stato impone o raccomanda comportamenti diretti alla protezione della salute pubblica, poi dovrà rispondere delle conseguenze pregiudizievoli per la salute di coloro che si sono uniformati.

Un primo profilo di colpa per violazione del consenso informato potrebbe ravvisarsi nella incompletezza e, comunque, indeterminatezza delle informazioni fornite ai vaccinati a proposito dello scopo ed efficacia del vaccino anti SARS CoV2, poiché il vaccino volto a prevenire il contagio da un virus è progettato per impedire che il virus entri nel corpo o si diffonda una volta entrato, mentre il farmaco somministrato con quel consenso mira invece a trattare i sintomi della malattia dopo che una persona è già stata infettata dal virus.

Un secondo profilo di colpa riguarda l'omissione di una corretta informazione e anamnesi pre-trattamento dovuti per ogni singolo trattamento, al contrario di quanto fatto dal Ministero della Salute che ha stabilito la validità del consenso sottoscritto alla somministrazione della 1° dose per tutto il ciclo vaccinale, dunque anche per il 2° e 3° trattamento, poiché un unico consenso valido per più trattamenti sanitari non è giustificabile a fronte di un farmaco sperimentale somministrato in via eterologa a distanza di tempo.

Sono molti gli altri profili di colpa che pone il tema, ma la conclusione è una: se lo Stato obbliga, lo Stato si assume l’onere di ristorare le conseguenze di quanto ha imposto.

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