Kritica Economica
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Le proteste degli agricoltori hanno nel mirino le politiche dell'Unione europea e l'accordo commerciale con i paesi dell'America Latina, ancora in fase di negoziazione.

Ma alla radice c'è una debolezza strutturale.

Le rimostranze degli agricoltori rivelano una dipendenza vitale dal sostegno pubblico, dato che il condizionamento dei fondi agli obiettivi climatici pare aver messo in crisi l’intero settore.

Ma mostrano anche qualcosa di più profondo: che il settore primario europeo, indignato dalle richieste dell’UE legate alla sostenibilità, non è pronto a cambiare modello di produzione.

🖊Andrea Taborri per Kritica Economica.

https://kriticaeconomica.com/agricoltura-proteste-unione-europea-mercosur/
«Il mercato non può fare una transizione ecologica. Non riesce a farla. Se la fa, la fa in modo troppo parziale e troppo lento.

(...)

Quando Tavares dice che per fare l’auto elettrica vuole incentivi statali, ammette una cosa corretta, cioè che dentro un prodotto non c'è solo una marginalità privata per la singola azienda: c'è anche una marginalità sociale. Anche per questo il sistema non riesce a fare la transizione ecologica.

Non è indifferente per la società se viene fuori un'auto endotermica o un’auto elettrica: magari questa scelta abbatterà di un tot le malattie respiratorie, che peseranno un po' meno sul sistema sanitario nazionale.

Ma questo il sistema privato non lo può calcolare, perché deve garantire solo la marginalità privata: è incapace di cogliere le interazioni sistemiche di piano tra tutte le condizioni, di fare pianificazione su quello che sta succedendo, pianificazione sociale, e di farla in anticipo, cioè pensando e prevedendo che cosa succede quando inizia la vita di un prodotto.

Per esempio cosa sarà degli stessi prodotti della transizione ecologica, come pale eoliche e pannelli e batterie quando arriveranno a fine vita? Questo è qualcosa che la singola azienda non si può porre».

🖊 Dario Salvetti su ex Gkn, transizione ecologica e politica industriale.

👀 Continua a leggere sul sito di Kritica: https://kriticaeconomica.com/gkn-transizione-ecologica-dario-salvetti/
Boa tarde lettrici e lettori!

Il 23 aprile saremo alla Universidade Federal da Bahia - UFBA di Salvador, Brasile, per un evento imperdibile sui BRICS, che sarà registrato e caricato sui nostri canali social (qui il nostro canale YouTube a cui potete iscrivervi per rimanere aggiornati).

L'evento è stato organizzato dal nostro Giorgio Michalopoulos in collaborazione con il dipartimento di relazioni internazionali, ha il patrocinio dell'Associazione Europea di Ricercatori in Brasile ed è finanziato dalla Young Scholars Initiative.

Clicca sul link per maggiori info dal sito Euraxess della Commissione Europea.

https://euraxess.ec.europa.eu/worldwide/lac/events/another-brics-wall-ufba
L'economia politica come scienza nasce per interpretare il capitalismo.

Un modo di produzione capace di rivoluzionare non solo l’organizzazione del lavoro, di dare un senso nuovo alla produttività, di concepire e realizzare città industriali, ma anche di determinare nuove contraddizioni sociali.

È questo il punto di partenza del ragionamento che Antonio Calafati sviluppa nel suo ultimo libro, tessendo una trama, per certi versi inattesa ma estremamente coerente, fra le retoriche della scienza economica contemporanea, che egli svela grazie una lettura rigorosa dei Classici e in particolare di Adam Smith, e il sentiero di sviluppo intrapreso, e forse concluso, dalla Sinistra italiana.

🖊 Stefano Lucarelli.

👀 Continua a leggere sul sito di Kritica: https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/uso-dell-economia-antonio-calafati-recensione/
Martedì prossimo ti aspettiamo in Statale a Milano per un seminario imperdibile sul pensiero di John Maynard Keynes, aperto a tutti. 

📍La discussione ruoterà intorno alla famosa (e incompresa) parabola delle "bottiglie vuote" di Keynes, discussa da un recente articolo di Michele Bee (Università del Salento) e Raphael Fèvre (Université Côte d'Azur) per il Cambridge Journal of Economics.

📍Gli autori presenteranno i risultati della loro ricerca e ne discuteranno con i professori Massimo Amato (Università Bocconi), Luca Fantacci (Università Statale di Milano) e Eleonora Sanfilippo (Università di Cassino e del Lazio Meridionale).

📍Quali implicazioni per le teorie “keynesiane”? Quali lezioni per la politica economica in tempo di crisi?

Vi aspettiamo alle 17:45 nella Sala Malliani dell’Università Statale di Milano (sede centrale, via Festa del Perdono 7).
“Per uscire dalla crisi, non basta che il governo spenda soldi in una qualche attività. Il messaggio profondo dell'economista inglese è che occorre stimolare il dinamismo naturale degli individui. Una lezione utile a immaginare un'alternativa al tragico esito della guerra”.

Leggi su Kritica Economica l'articolo introduttivo firmato da Bee e Fèvre: https://kriticaeconomica.com/keynes-buche-vecchie-bottiglie-parabola-significato-guerra/
«Se il Ministero del Tesoro fosse disposto a riempire vecchie bottiglie di banconote, seppellirle a una profondità adeguata in miniere di carbone dismesse che verrebbero poi riempite di rifiuti urbani, e poi lasciare che un’impresa privata dissotterri i biglietti seguendo i principi comprovati del laissez-faire … non ci sarebbe più disoccupazione», scrive Keynes nella sua Teoria Generale.

Secondo Michele Bee e Raphael Fèvre, "in questo passaggio, Keynes sostiene che i governi dovrebbero creare una situazione in cui le persone siano così entusiaste da essere disposte, in un certo senso, a pagare e a spendere le loro energie per scavare buche nel terreno".

"Quindi, nulla è più contrario al discorso di Keynes dell'idea di impegnare imprenditori e lavoratori in attività senza scopo, come scavare buche un giorno e riempirle il giorno dopo".

"Piuttosto, la sua via d'uscita dalla crisi è che il governo realizzi interventi pubblici volti a riaccendere gli spiriti animali e a far leva sul naturale impulso delle persone ad agire, come in una corsa all'oro".

Ne discutiamo martedì prossimo in Statale con Massimo Amato, Michele Bee, Luca Fantacci, Raphael Fèvre ed Eleonora Sanfilippo.

https://kriticaeconomica.com/eventi/keynes-per-uneconomia-dellentusiasmo/
Vi presentiamo i nostri ospiti dell'evento di domani "Keynes: per un'economia dell'entusiasmo"!

Presenteranno il loro studio:
- Michele Bee: ricercatore universitario all'Università del Salento. La sua ricerca si concentra sulla filosofia e sulla storia del pensiero economico e politico, in particolare sui fondamenti antropologici dei pensatori moderni e contemporanei, con un occhio di riguardo al pensiero antico. Attualmente insegna storia del pensiero economico all'Università Bocconi di Milano ed è titolare di una borsa di studio Marie Curie presso l'Università del Salento.

- Raphaël Fèvre: 'maître de conference' di economia all'Université Côte d'Azur. I suoi interessi di ricerca comprendono la storia del pensiero economico europeo del XX secolo, il ruolo degli esperti in economia e l'uso pubblico dei concetti economici, nonché la filosofia economica e il rapporto tra economia e altre discipline.
Discuteranno:
- Massimo Amato: professore di storia economica e storia del pensiero economico all'Università Bocconi. Nel solco delle proposte di riforma di Keynes, si interessa della costruzione delle condizioni teoriche e politiche per una riforma della moneta. È fra i coautori di un'avanzata proposta di "Agenzia europea del debito". Fra i suoi libri, "L’enigma della moneta" e, con Luca Fantacci, "Fine della finanza", "Come salvare il mercato dal capitalismo" e "Per un pugno di bitcoin".
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- Luca Fantacci: professore di storia economica e storia del pensiero economico all'Università Statale di Milano. Si interessa prevalentemente dell'evoluzione delle teorie e dei sistemi monetari e finanziari, con un focus sul pensiero e le attività di John Maynard Keynes. Ha scritto "La moneta. Storia di un'istituzione mancata" e, insieme a Massimo Amato, è autore di "Fine della finanza", "Come salvare il mercato dal capitalismo" e "Per un pugno di bitcoin".
- Eleonora Sanfilippo: professoressa di storia del pensiero economico e direttrice del corso di laurea magistrale in Economia e Imprenditorialità all'Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Fra i suoi principali interessi di ricerca figurano la teoria della speculazione e dell'investimento di Keynes, l'analisi della teoria keynesiana del consumo alla luce dei moderni contributi offerti dall'economia comportamentale e la teoria delle preferenze per la liquidità.
Vi aspettiamo!
L'entusiasmo degli individui può essere un'alternativa alla guerra?
Ne parliamo oggi alla Statale di Milano.
La finanziarizzazione è un fenomeno complesso. Un approccio ibrido, all'incrocio fra economia politica, finanza e storia, può permetterne una comprensione più profonda.

Siamo orgogliosi di invitarvi al seminario "The Funding Revolution of Financialisation", che si terrà mercoledì prossimo alle 18.30. Il prof Samuel Knafo dell'Università del Sussex presenterà il suo lavoro innovativo sulla finanziarizzazione, discutendone con il prof Luca Fantacci (Università Statale di Milano).

Per seguire l'evento, collegati a questo link: http://tiny.cc/7x5zxz
Avrai così accesso al webinar sulla piattaforma Teams (disponibile anche da browser). Non occorre una registrazione.

Il seminario è organizzato dal Dipartimento di Studi Storici della Statale di Milano e dal Dipartimento di Scienze Statistiche della Sapienza, in collaborazione con Kritica Economica e con il supporto di Young Scholars Initiative.

Fa parte del ciclo "DEEP Workshop Series" coordinato da Jacopo Magurno, ricercatore alla Statale.

Evento in inglese.
Continua il dibattito sul ruolo dell'economia neoclassica nell'università. Oggi è Steve Keen a scrivere su Kritica Economica:

"Il pluralismo è una concessione al fatto che l'economia neoclassica domina l'insegnamento accademico dell'economia, è ostile a qualsiasi altro approccio, controlla i cordoni della borsa per i finanziamenti alla ricerca e agisce come guardiano contro l'adozione di paradigmi alternativi in tutte le università, tranne quelle di rango più basso.

Quindi, l'unico modo in cui l'insegnamento e la ricerca non neoclassici possono sopravvivere nelle università sarebbe quello di chiedere pluralismo. Ciò si traduce nel chiedere ai dipartimenti neoclassici di non perseguitare gli studiosi non neoclassici, e di tollerare che alcuni corsi non siano strettamente neoclassici.

Tuttavia, questa situazione non ha motivo di esistere. Infatti, l'economia neoclassica dovrebbe già appartenere alla storia del pensiero economico come un paradigma fallito, tanto sbagliato sull'economia quanto lo era l'astronomia tolemaica sull'universo.

Se l'economia rispondesse alle anomalie paradigmatiche come fanno le scienze naturali, allora l'economia neoclassica sarebbe morta all'inizio degli anni Settanta e un nuovo paradigma l'avrebbe sostituita. Invece, poiché la dinamica del ricambio generazionale delle scienze naturali non si applica alle scienze sociali, l'economia ha evitato una rivoluzione scientifica, nonostante le numerose anomalie emerse".

👀Continua a leggere sul sito di Kritica Economica e facci sapere che ne pensi nei commenti: https://kriticaeconomica.com/non-ce-spazio-per-pluralismo-steve-keen-economia-neoclassica/
Il nostro Giorgio Michalopoulos ha vinto con Stefano Valentino il premio giornalistico di Covering Climate Now nella categoria "Combustibili fossili", per un'inchiesta sul greenwashing finanziario pubblicata da Voxeurop.

Sfruttando le scappatoie normative, le società di gestione del risparmio europee hanno commercializzato fondi di investimento come "verdi" e "sostenibili", mentre il denaro in quei fondi andava a società come BP, Chevron e Shell.

Michalopoulos e Valentino si sono concentrati in particolare sulla società italiana Eurizon, per dimostrare passo dopo passo come le società riescano a farla franca con questo cinico greenwashing. La giuria di Covering Climate Now ha definito il loro lavoro "coraggioso" e "determinato".

E anche l'impatto concreto è stato evidente: dopo la pubblicazione dell'inchiesta, Eurizon ha eliminato l'etichetta "sostenibile" dal suo fondo.

Leggi qui l'inchiesta: https://voxeurop.eu/it/greenwashing-come-industria-fossile-finanzia-europa-investimenti-ecosostenibili/
La vittoria del Nuovo Fronte Popolare contro la destra lepenista nelle elezioni francesi è stata sorprendente. Al secondo turno delle votazioni (6-7 luglio) l’alleanza di sinistra è arrivata prima per seggi conquistati in Parlamento, mentre il Rassemblement National solo terzo, ben sotto le aspettative. Ma, dopo i festeggiamenti generali, l’esame di realtà si impone.

La Francia è profondamente frammentata, paralizzata in tre blocchi, con una maggioranza relativa di sinistra che fatica a trovare un accordo di governo.

Leggere i risultati elettorali sul piano economico è utile a vederci più chiaro. La prima constatazione evidente è la fine anticipata dell’era Macron. Nella notte del 7 luglio, il partito del presidente ha perso ben 80 deputati e ora rischia la rottura. Una débacle inedita, che riflette la frustrazione comune a molti francesi. Una frustrazione già emersa nelle mobilitazioni oceaniche che hanno attraversato il paese in questi anni di presidenza, dai gilet jaunes ai movimenti contro la riforma delle pensioni, un sollevamento di massa tra i più grandi degli ultimi decenni.

Dall’erosione del blocco macronista emergono rafforzati i partiti di opposizione di destra e sinistra, soprattutto nelle loro ali più radicali. In testa ci sono il Rassemblement National da un lato, la France Insoumise dall’altro. Tuttavia, fra le due alternative diametralmente opposte, nei fatti solo una porta un programma economico di rottura con il passato.

Nonostante un discorso marcatamente populista, incentrato sulla perdita di potere d’acquisto dei francesi e attento ai malcontenti accumulatisi in questi ultimi anni, il programma economico della destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella non si discosta molto da quello macronista.

Un recente studio degli economisti Elvire Guillaud et Raul Sampognaro mostra che le politiche di bilancio della destra peseranno soprattutto sui ceti meno abbienti. L’agenda Le Pen porterebbe ad un arricchimento del 10% più ricco a scapito del 30% più povero. Insomma, il programma economico della destra sembra ridursi a interventi di facciata, più ideologici che fattuali.

Le politiche proposte dal Rassemblement National non attaccano alla radice i problemi strutturali della Francia. Al contrario, tentano di rilanciare la visione nazional-populista di un’economia fondata sul primato della famiglia francese. Una delle chiavi di volta di questa visione è il concetto di “preferenza nazionale” (l’esclusione degli stranieri che vivono in Francia dal godimento dei diritti sociali), un mantra della campagna elettorale lepenista.

🖊 Letizia Molinari.

👀 Continua a leggere sul sito di Kritica: https://kriticaeconomica.com/francia-economia-elezioni-partiti-le-pen-nuovo-fronte-popolare-macron/