Jung Italia - Psicologia Complessa ©
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🖋️ «Dopo si è messo a parlare della paura. Ha detto [Jung]:

“Lei deve aver paura del mondo, perché il mondo è grande e forte; e dei demoni dentro di lei, perché sono molti e brutali; ma non deve avere paura di sé stessa, perché quello è il suo stesso Sé.”

Io ho fatto notare che avevo paura di aprire la porta, per timore che i demoni si riversassero fuori a distruggere. E Jung ha osservato:

“Se li tiene rinchiusi, allora sicuramente saranno distruttivi. L’unico modo per scoprire i confini del Sé è di fare esperimenti. Si spinga fin dove arriva il suo desiderio, e scoprirà di essersi spinta fin dove lo permettono le sue proprie leggi. Se le viene paura, abbia il coraggio di battere in ritirata. Si trovi un buco in cui nascondersi, perché così agisce l’uomo coraggioso, e così facendo eserciterà il coraggio. Ben presto la codardia avrà esaurito la sua spinta, e il coraggio prenderà il suo posto.”.

Io ho aggiunto: “Ma così si dà un’impressione di terribile incostanza e incoerenza!”.

Jung ha risposta: “Ebbene, perché non dovrebbe essere incostante? Una nuova coerenza si ristabilirà da sola. Viviamo per noi stessi o per gli altri? Qui è dove si impara il vero altruismo.”

Le leggi sono state fatte dagli uomini. Le abbiamo fatte noi. Dunque esse sono al di sotto di noi, e noi al di sopra delle leggi. Come disse San Paolo: “Sono redento, e sono affrancato dalla legge”. San Paolo aveva capito che, in quanto uomo, lui aveva fatto la legge. Allo stesso modo un contratto non può vincolarci, perché noi, che l’abbiamo fatto, possiamo anche scioglierlo.

Lo stesso vale per il vizio: se assunto con sincerità come mezzo per scoprire il Sé ed esprimerlo, non è più vizio, perché l’integrità e il coraggio escludono questa possibilità. Ma quando a limitarci è una barriera artificiale, o sono leggi e norme morali penetrate in noi dall’esterno, allora non riusciremo mai a scoprire, e neppure a intravedere, che al di là di questa barriera artificiale esiste un limite reale, il Sé.

Abbiamo paura che, se infrangiamo la barriera artificiale, ci ritroveremo in uno spazio senza limiti. Invece, dentro ciascuno di noi, c’è il Sé che si autoregola.»

📙 Tratto dal bellissimo libro "JUNG PARLA. Interviste e incontri". Dai taccuini di Esther Harding, 1922-25

➡️ VAI AL LIBRO: amzn.to/2A4n3p
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LA VITA NON VIENE DALLE COSE, MA DA NOI

🖋️ «Profondità e superficie devono mescolarsi, al fine di generare nuova vita. La nuova vita però non nasce al di fuori di noi, ma in noi stessi. [...] La vita non viene dalle cose, ma da noi.

Tutto ciò che accade fuori è già accaduto. Perciò chi osserva l’evento da fuori vede sempre soltanto ciò che è già stato e che è sempre uguale. Chi invece guarda da dentro sa che tutto è nuovo. Le cose che accadono sono sempre le stesse. Non è sempre uguale invece la profondità creativa dell’essere umano.

Le cose di per sé non significano nulla, assumono un significato soltanto dentro di noi. Siamo noi a dare significato alle cose. Il significato è ed è sempre stato artificiale. Siamo noi a crearlo.

Cerchiamo dunque in noi stessi il significato delle cose affinchè la via di quel che ha da venire possa palesarsi e la nostra vita continui a scorrere.

Ciò di cui avete bisogno proviene da voi stessi, ed è il significato delle cose. Il significato delle cose non è il senso che è loro proprio. Questo senso si trova nei libri dotti. Le cose sono prive di senso. Il significato delle cose è la via della redenzione che vi create voi stessi. Il significato delle cose è la possibilità – creata da voi stessi – di vivere in questo mondo. È la capacità di dominare questo mondo e l’affermarsi della vostra anima in questo mondo.

Questo significato delle cose è il senso superiore che non si trova nelle cose stesse e neppure nell’anima, è piuttosto il Dio che sta tra le cose e l’anima, il mediatore della vita, la via, il ponte, il passaggio.

Non avrei potuto vedere ciò che doveva venire, se non avessi potuto scorgerlo in me stesso.»
(C.G.Jung – Libro Rosso)

📙 Link al Libro Rosso ➡️ amzn.to/2t8X7js
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La cosa che più mi preoccupa come psicologo che da 16 anni studia e approfondisce Jung in lungo e largo è ascoltare sedicenti "junghiani" asserire:

"È importante votare perché così si cambia la società"; o anche "gli psicologi dovrebbero poter incidere sulla politica entrandovi dall'interno e diventandone protagonisti"; e blablabla...

Il tutto infarcito - spesso - da un raccapricciante complesso di superiorità "morale" (tipico in Occidente) verso chi invece decide scientemente di non votare (qualsiasi sia il motivo), o un complesso da "primo della classe" che sarebbe normale riscontrare per lo più in fasce di età e di sviluppo legate all'infanzia.

Ecco come cancellare in poche parole l'intera eredità di Jung, l'intera psicologia complessa e affermare al tempo stesso e indirettamente di non aver compreso assolutamente nulla del funzionamento della psiche e dell'inconscio che Jung con tanta fatica ha cercato di lasciarci in eredità tramite le sue ricerche, in quanto tali affermazioni sono in netto contrasto con i principi e le basi della psicologia complessa stessa.

Si tratta della solita solfa: ovvero il solito complesso di potenza e di superiorità che fa capolino, in modo anche grottesco e tronfio.

In linea generale Jung ci insegna che qualsiasi affermazione atta a sottolineare l'importanza di sé stessi e della propria "professione" in questo o quel contesto è sempre un sintomo di inferiorità e una compensazione (maldestra) di una realtà diametralmente opposta a quella che si esprime.

Domani, per coloro che vogliono approfondire, uscirà un articolo di Jung che ci spiega cos'è, psicologicamente, quel fenomeno psicologico e sociologico chiamato "politica".

Buona giornata!

(di Emanuele Casale - scrittore e psicologo clinico)
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Cosa pensava Jung della POLITICA e che cos'è in termini psicologici tale realtà?

Come tanti altri contributi scientifici tremendamente attuali lasciati da Jung, questo sul "fenomeno politico" è l'ennesima e imbarazzante rimozione che i sedicenti "junghiani" hanno applicato all'eredità di Jung.

Scrive Jung:

«Ogni situazione politica è espressione di un parallelo problema psichico presente in milioni di individui. Problema che è in gran parte inconscio (il che lo rende particolarmente pericoloso!)… le forze distruttive sono anche in noi, più esse sono inconsce, più sono pericolose…» (C.G. Jung – Lettere)

E continua scrivendo:

«Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni.

Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali.

Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente. (...)

In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti. Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro.

Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale…"

In termini molto semplificati il fenomeno politico è già "sintomo" di una condizione psicologica individuale, è uno specchio riflettente la somma delle condizioni psichiche individuali, giacché ne deriva il corollario che tentare di agire direttamente sullo "specchio" per cambiare un aspetto della realtà equivale ad agire in piena scissione psichica, esattamente la stessa scissione da cui l'uomo contemporaneo Occidentale è dilaniato. (...)

(di Emanuele Casale - scrittore e psicologo clinico)

📝 PER CONTINUARE LEGGI L' ARTICOLO ➡️ https://www.jungitalia.it/2016/07/22/lillusione-di-cambiare-il-mondo-con-la-politica-jung/
«Talvolta dobbiamo riposarci da noi stessi, guardare in profondità dentro di noi, da una distanza artistica; dobbiamo saper ridere e piangere di noi; dobbiamo scoprire l’eroe e anche il buffone che si nasconde nella nostra passione di conoscenza; dobbiamo ogni tanto essere contenti della nostra pazzia, se vogliamo poter essere ancora contenti della nostra saggezza.»

(Nietzsche - La gaia scienza)
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"La coscienza, fin dove giunge la nostra comprensione, è sempre coscienza dell’Io. Per essere conscio di me stesso devo potermi differenziare dall’altro. Solo dove esista questa differenziazione può esserci rapporto. Benché in genere si operi questa differenziazione, di norma essa è lacunosa, essendo inconsci ambiti magari molto vasti della vita psichica. Rispetto ai contenuti inconsci non ha luogo alcuna differenziazione, e quindi in queste regioni non può neppure crearsi alcuna relazione; qui domina ancora la condizione inconscia originaria di una primitiva identità tra l’Io e l’altro, dunque una totale assenza di relazione."

📙 C.G. Jung - "il matrimonio come relazione psicologica", Opera vol. 17
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«È spaventoso vedere quanto è scarsa la capacità dell’uomo di accettare le argomentazioni altrui, benché questa capacità rappresenti l’insostituibile condizione fondamentale di ogni comunità umana.

Chiunque contempli la possibilità di giungere a un chiarimento con sé stesso deve fare i conti con questa difficoltà generale.

Nella stessa misura in cui non accetta l’altro, l’uomo non riconosce il diritto all’esistenza all’ “altro” che è in lui, e viceversa.

La capacità di condurre un dialogo interiore è una pietra di paragone per l’obiettività esterna.»

📙 C.G.Jung – La funzione trascendente - da Opere, vol.8 ➡️ amzn.to/3huOaLe
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Cosa serve per diventare realmente uno PSICOLOGO "junghiano"?

🖋️ Scrive Jung in una lettera: "Soprattutto, esigo

-1. la conoscenza della psichiatria clinica e delle malattie nervose organiche;

- 2. un'analisi formativa;

- 3. una certa educazione filosofica;

- 4. lo studio della psicologia primitiva;

- 5. la religione comparata;

- 6. la mitologia;

- 7. la psicologia analitica, a cominciare dalla conoscenza della tecnica di associazione diagnostica, la tecnica di interpretazione dei sogni e delle fantasie;

- 8. la formazione della propria personalità, cioè lo sviluppo e la differenziazione delle funzioni che hanno bisogno di educazione;

Queste sono le richieste che pongo ad un allievo. Naturalmente ci sono solo POCHE persone che possono soddisfarle".

(Carl Gustav JUNG, Lettere I, 1935)

🖊️ Nella parte finale Jung sottolinea che "ci sono poche persone" adatte a ciò, eppure non la pensano così le "scuole" di formazione "junghiane" che accettano di "formare" un certo numero cospicuo ogni anno di "junghiani", dietro pagamento annuale a prescindere dalla costituzione dell' allievo e dalla sua intelligenza complessa, enti che per loro stessa natura - a detta di Jung - rappresentavano l'antitesi e l'opposto di ciò che lui avrebbe voluto lasciare in eredità: Jung odiava l'idea che esistesse una "scuola" di psicologia junghiana a suo nome.

Addirittura quando i suoi collaboratori aprirono una scuola a suo nome - suo malgrado, era anziano e poco gli importava di combattere per queste inutilità - al discorso inaugurale dove fu invitato disse:

"Mio nonno, Carl Gustav Jung, una volta fondò una casa per bambini ritardati. Ora io ne sto fondando una per adulti ritardati."

C'è altro da aggiungere? ;)

Quantomeno alcuni di noi si potranno senz'altro immaginare quanto Jung riderebbe oggi guardando lo scenario culturale caricaturale (almeno in Italia) della psicologia complessa.

(di Emanuele Casale - scrittore e psicologo clinico)
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📝 ARTICOLO:

- La rivoluzione delle psicoterapie e dell'analisi apportata da Jung ➡️ http://bit.ly/AnalisiRivoluzione

⚠️ *Sul termine "Junghiano":
ovviamente Jung voleva che nessuno fosse "junghiano", dal momento che è l'unico psicoterapeuta importante a non aver lasciato mai nessuna tecnica o teoria conclusiva, ma solo ipotesi scientifiche e di lavoro, in continuo ampliamento ancora tutt'oggi. Si usa il termine "junghiano" per sola facilità comunicativa, per indicare il corpus di studi e ricerche derivanti da Jung in poi e in alcuna maniera per indicare un "orientamento" junghiano, che di per sé - come dimostrano gli storiografi oltre a Jung - non esiste se non nella testa di pochi individui convinti.
🖋️ «E se guardate dentro di voi vedrete anche qui cose vicine, lontane e infinite perché il mondo interiore è altrettanto infinito di quello esterno. [...] Questo mondo interno è davvero infinito e per nulla più povero di quello esterno. L’essere umano vive contemporaneamente in due mondi. Chi è folle vive qui o là, mai però sia qui che là.»

(C.G.Jung – Libro Rosso, p.264)

🖋️ “Sogniamo viaggi verso l’universo: l’Universo non è in noi?
Non conosciamo le profondità del nostro spirito.
È verso l’interno che si stende il misterioso cammino.
È in noi o in nessun altro luogo l’eternità con i suoi mondi, il passato e il futuro.
Il mondo esterno è il mondo delle ombre;
proietta le sue ombre nel regno della luce.”

(Novalis – Preludi e Commenti)
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«Dio ha giudicato esservi più potenza e perfezione nel trarre il bene dal male che nell’impedire al male di essere».

(Agostino d’Ippona, “La città di Dio”)

📝 PER APPROFONDIRE ➡️ https://www.jungitalia.it/2013/09/25/il-male-lincapacita-psicologica-di-vivere-e-accettare-il-male-presente-in-noi/
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🙏 Grazie per la segnalazione a Massimiliano Wieder Paniz Peroni
Jung in anticipo sulle neuroscienze: la natura della coscienza e dell'inconscio

🖋️ «La psiche conscia nasce da una psiche inconscia che è anteriore alla coscienza e che continua a funzionare sia unitamente sia malgrado la coscienza.»
(C.G.Jung – Coscienza, Inconscio e Individuazione – (1939)

🖋️ « (…) Jung elabora il concetto di “relatività” della coscienza, poiché mette meglio in luce come essa possa avere diversi gradi di intensità e di estensione e come la sua attività sia intermittente e discontinua, mentre l’attività dell’inconscio è costante nel tempo, in quanto, anche in stato di veglia, continua a tessere, per così dire, “il suo perpetuo sogno”.

In armonia con questa immagine è la concezione che l’inconscio non sia, come pensava Freud, un sottoprodotto della coscienza, bensì la sua matrice: è nella sua oscura profondità che si accende la luce della coscienza.

(E’ incredibile quanto l’intuizione di Jung abbia precorso le moderne ricerche neuro-scientifiche. Per Panksepp, ad esempio, la coscienza non ha origine nella corteccia cerebrale, dove afferiscono le terminazioni nervose dei nostri organi di senso, ma in una sfera molto più profonda e arcaica del sistema nervoso: l’area perii-acqueduttale del tronco encefalico, sede anche dei processi affettivi. Secondo quest’autore, una persona che subisse delle lesioni degli emisferi cerebrali conserverebbe una forma di coscienza di sé, mentre un grave danno in quest’ultima sede la ridurrebbe in uno stato vegetativo.).»

(dalla prefazione di Elena Caramazza al “Le Conferenze di Basilea, 1934 – Introduzione alla Psicologia Analitica”, pubblicata in forma privata e non disponibile ancora al pubblico, da Magi Edizioni, p.11)
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📚 LIBRI PER APPROFONDIRE:

Psicologia analitica. Prospettive contemporanee di analisi junghiana: amzn.to/2sy1rcI

Il pensiero junghiano nel mondo moderno: amzn.to/2rNUfw0

Storia delle origini della coscienza: amzn.to/2snnnsI

L'io e l'inconscio (Jung): amzn.to/2rNKXjR
I veri condottieri sono coloro che riflettono a se stessi, e che alleggeriscono almeno del proprio peso il peso della massa, perché si sono coscientemente tenuti lontani dalla cieca naturalità della massa in movimento.

Ma chi può sottrarsi a quella forza di attrazione che sopraffà ogni cosa quando l’uno si aggrappa all’altro e l’uno trascina con sé l’altro? Solo chi non appartiene puramente al mondo esteriore, ma anche a quello interiore.

Piccola e nascosta è la porta che si apre verso l’interno, innumerevoli i pregiudizi, le idee che ne vietano l’accesso.

📙 C.G.Jung – La realtà dell’anima ➡️ amzn.to/2twcm6Y
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in foto: Jung, presso la sua torre di Bollingen, mentre lavora ad una pietra
🖊️ “Più vasto è il gruppo, e più stupido esso diviene finché, quando i partecipanti s’avvicinano al centinaio, diviene null’altro che un “Wasserkopf” (letteralmente, idrocefalo) collettivo.”

(C.G. Jung - citato da Barbara Hannah in "Vita e Opere di C.G. Jung")

▪️ "Basti pensare ai governi numerosi, la stragrande maggioranza delle associazioni culturali "junghiane" affamate di proseliti e al primo posto per l'anonimato culturale e l'onanismo intellettuale per cui si contraddistinguono, grandi sette di qualsiasi genere, corsi e seminari pullulanti di teste da ideologizzare, enti vari collezionisti di perle trash e condanne civili che cadono nel dimenticatoio della storia ecc. ecc. Ecco spiegato - sinteticamente e non certo in modo esauriente - perché Jung si permetteva il lusso di non far parte di tali "idrocefali" collettivi."

(di Emanuele Casale - scrittore e psicologo clinico)
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L' inferiorità morale dell' Occidente: Assange la certificò empiricamente. Il processo ad Assange è simbolo di chi NOI siamo come civiltà.

🖊️ Ma ora che Assange è libero (cosa ancora non certa fino a quando non viene formalizzato il tutto da un giudice statunitense) e che sta tornando dalla famiglia in Australia...

CHI giudicherà e condannerà le persone singole e le istituzioni americane che hanno perseguito omicidi e crimini cruenti denunciati da Assange e riportati tramite video e prove dei fatti?

Ecco uno dei molteplici motivi per cui quel 75% del mondo odierno (ovvero la maggioranza) ci guarda oggi impaurito, con sprezzo e tante altre cose belle: l'inferiorità morale (forse la più inferiore dell'intero globo) unita alla ferocia colonialista e omicida della nostra civiltà, tali cose ce le portiamo dentro, psicologicamente e inconsciamente, come dimostra la psicologia complessa quando studia la cosiddetta psiche culturale o collettiva.

Oggi l'individuo infantile e che si trova ad uno stadio psicologico di sviluppo elementare addita come "dittatore" o "pazzo" lo Stato o il leader nemicalizzato che gli viene propinato di odiare o nemicalizzare (proprio come quando viene insegnato ai bambini di aver paura o di "odiare" qualcuno, ma il bambino poi cresce e può avere una possibilità), e nel frattempo crede di vivere in un luogo sempre "un po' migliore e un po' più evoluto" rispetto agli altri e al resto del mondo. La tragedia è che in una tale triste posizione psicologica si trovano in numero vergognosamente enorme i cosiddetti "studiosi della psicologia del profondo", ovvero coloro i quali per antonomasia avrebbero gli strumenti base per evitare queste aberrazioni e poter sviluppare in modo meno grottesco questo complesso di superiorità morale che contraddistingue la nostra civiltà giunta (per fortuna) al suo termine.

PS:
avete visto quanti "junghiani" che parlano di Ombra, integrazione, Male, alchimia e tensione degli opposti e blablabla hanno poi anche applicato tutti questi bei concetti alla realtà e ai fatti contemporanei e collettivi? Incluso Assange? Avete visto quanti articoli, conferenze, comunicati? Tantissimi proprio 🌺 (Quando Jung derideva chi blaterava delle sue scoperte senza poterle incarnare e applicarle nella propria vita reale...)

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