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Il 21 aprile 2025, le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno lanciato un attacco mortale su El Fasher, capitale del Nord Darfur, uccidendo oltre 30 civili e ferendone decine.

Questo assalto segue di pochi giorni l'orribile massacro nel campo profughi di Zamzam, dove almeno 300 persone sono state uccise e 400.000 costrette a fuggire. I sopravvissuti descrivono esecuzioni sommarie, incendi dolosi e violenze etniche mirate, con attacchi a moschee e cliniche.

Le Nazioni Unite denunciano che oltre 25 milioni di sudanesi—più della metà della popolazione—sono in condizioni di fame estrema. Le RSF sono oggi accusate di crimini contro l'umanità e genocidio. Il Sudan ha portato il caso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, accusando gli Emirati Arabi Uniti di complicità per il presunto invio di armi alle RSF.

Nel frattempo, il leader delle RSF, Mohamed Hamdan Dagalo, ha annunciato la formazione di un governo parallelo, aggravando ulteriormente l'instabilità del paese.

#sudan #rsf #UN #civilwar
L'attivista per la Palestina Mahmoud Khalil, laureato alla Columbia University e incarcerato in un centro di detenzione per immigrazione in Louisiana da oltre un mese, non ha potuto assistere alla nascita del suo primogenito, dopo che i funzionari dell'immigrazione USA gli hanno negato il permesso.

"La moglie del signor Khalil è appena entrata in travaglio questa mattina a New York, otto giorni prima del previsto", hanno scritto gli avvocati di Khalil all'ufficio locale di New Orleans dell'ICE: "Una sospensione di due settimane in questa questione di detenzione civile sarebbe ragionevole e umana, in modo che entrambi i genitori possano essere presenti alla nascita del loro primo figlio".

Circa 30 minuti, la risposta dell'ICE: "Non accordiamo il congedo dopo aver preso in considerazione le informazioni fornite e aver esaminato il caso".
Il giornale israeliano Haaretz traccia un parallelismo tra la guerra in Vietnam e il genocidio in corso a Gaza. Il titolo del pezzo è “18 mesi di guerra e arroganza: i leader israeliani dovrebbero leggere ciò che Moshe Dayan ha imparato in Vietnam”. Moshe Dayan era un generale israeliano che scrisse un reportage sulla guerra del Vietnam.

Nel pezzo si legge: “A Gaza non c’è il fango del Vietnam, ma i parallelismi tra le due guerre sono impressionanti. Come i comandanti delle IDF di oggi, i generali americani di allora manifestavano uno spirito aggressivo, confidando nella schiacciante potenza di fuoco e sulla tecnologia avanzata che il nemico non aveva, e dimostrando indifferenza verso i ‘danni collaterali’ inflitti ai civili vietnamiti, bombardati e sfollati, proprio come l’alto comando delle IDF ignora le vittime civili palestinesi a Rafah, Shuja’iyya e Khan Yunis”.

#gaza #vietnam #haaretz
Forwarded from Piccolenote
All’interno dell’amministrazione Trump si sta giocando una partita cruciale sull’Iran che deciderà se sarà pace o guerra, nel qual caso si aprirebbe un vaso di pandora di ripercussioni globali. E Israele sta facendo di tutto per trascinare l’America in questa nefasta avventura.

Israele, non il solo Netanyahu, come evidenziano la dichiarazioni dei leader dell’opposizione a commento dell’articolo del New York Times che rivelava come Trump avesse bloccato un attacco contro Teheran.

Così Yair Lapid, leader del partito Yesh Atid: “A ottobre avevo proposto di attaccare i giacimenti petroliferi dell’Iran, ma Netanyahu aveva paura e non l’ha fatto”. Così Naftali Bennett, probabile sfidante di Netanyahu alle prossime elezioni: Netanyahu “sa solo minacciare per poi far trapelare che intendeva [fare qualcosa] ma gli è stato impedito […]. Non ci sarà data un’altra occasione simile [per colpire l’Iran]”…

https://www.piccolenote.it/mondo/usa-iran-diplomazia-e-sabotaggi
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Oggi in Israele ricorre la Yom HaShoah, Giornata del Ricordo dell'Olocausto, commemorata dagli ebrei nel mondo.
Ogni anno cade il 27 di Nisan (settimo mese del calendario ebraico) e nel 2025 cade il 24 aprile.

Proprio in queste ore un video online mostra alcuni soldati dell'IDF ricordare "a modo loro" la giornata dell’Olocausto: bombando civili a Gaza e dedicando il bombardamento alle vittime dell'Olocausto compiuto per mano dei nazisti.

Insomma, quale modo migliore per commemorare un genocidio, compierne un altro?

#idf #gazagenocide #israel #shoa #palestine #trackinggenocideiof
Il governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC) e i ribelli M23 sostenuti dal Ruanda hanno concordato di sospendere i combattimenti e di lavorare per raggiungere un accordo di pace più ampio.

La tregua è stata dichiarata dopo i negoziati a Doha, in Qatar. Nella dichiarazione congiunta si legge: "Entrambe le parti ribadiscono il loro impegno per l'immediata cessazione delle ostilità, il rifiuto categorico di qualsiasi incitamento all'odio e all'intimidazione e invitano le comunità locali a rispettare questi impegni".

Il conflitto tra il governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC) e i ribelli M23 dura da decenni e affonda le sue radici nel genocidio ruandese del 1994: l'M23 è composto principalmente da combattenti di etnia Tutsi, integrati nell'esercito della RDC che in seguito hanno disertato.

Dal 2021, le due parti hanno concordato almeno sei tregue, poi fallite.
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La data del 24 aprile 1915 è scolpita per sempre nella storia del popolo armeno.

Quel giorno è indicato convenzionalmente come la data di inizio del genocidio armeno, che in oltre due anni portò alla morte di almeno 1,5 milioni di persone.

Per gli armeni è il “Grande Crimine”, per gli storici il primo importante genocidio del XX secolo.

Chi ancora oggi si oppone al riconoscimento del massacro degli armeni come un genocidio fa leva sul fatto che non ci fu un progetto organico, simile a quello dell’Olocausto nazista contro gli ebrei.

Ma è una spiegazione insufficiente, che non toglie di mezzo l’obiettivo di fondo di cancellazione completa di un popolo avallato dalle autorità ottomane.

Nel video migliaia di persone partecipano alla fiaccolata a Yerevan in onore delle vittime del genocidio armeno.

https://it.insideover.com/storia/il-grande-crimine-il-genocidio-degli-armeni-110-anni-dopo.html
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La nomina di Merav Ceren da parte del presidente degli Stati Uniti Trump come incaricata per l’Iran del Consiglio della Sicurezza nazionale desta non poche preoccupazioni in merito alla partita cruciale sull’Iran che deciderà se sarà pace o guerra.

La Ceren infatti proviene dal think tank Foundation for Defense of Democracies, che nel suo sito ufficiale riporta che la donna “ha lavorato presso il Ministero della Difesa israeliano, partecipando ai negoziati nella Cisgiordania occupata tra l’ente di coordinamento israeliano per le attività governative nei territori, il Cogat, e i funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese”.

La Ceren aveva anche espresso la sua contrarietà all’accordo sul nucleare stipulato con l’Iran al tempo di Obama. 👉🏻https://it.insideover.com/politica/usa-iran-diplomazia-e-sabotaggi.html
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Una scena già vista durante i 18 mesi di genocidio a Gaza: Israele uccide un altro giornalista.

Questa volta si tratta di Saeed Amin Abu Hassanein. Un attacco aereo israeliano ha preso di mira la tenda del giornalista a Deir al-Balah, nel centro di Gaza. Il bombardamento ha ucciso Abu Hassanein, sua moglie Asmaa Jihad Abu Hassanein e la loro giovane figlia Sarah.

Abu Hassanein ha lavorato per quasi 20 anni presso la radio Al-Aqsa, specializzandosi in ingegneria audio e mixaggio radiofonico.

Il suo omicidio fa parte della campagna in corso di Israele per mettere a tacere i giornalisti palestinesi. Secondo un rapporto del progetto Costs of War del Watson Institute for International and Public Affairs, la guerra di Israele a Gaza ha causato la morte di 232 giornalisti, una media di 13 al mese, rendendolo il conflitto più mortale per gli operatori dei media mai registrato.
In Cisgiordania, ogni tre giorni un minorenne viene ucciso dall’esercito israeliano.

Dal 7 ottobre 2023, sono almeno 183 i bambini e ragazzi uccisi dall'IDF. Questi dati drammatici – che non sono semplici numeri perché ognuno di loro aveva un nome, un volto e un futuro ora spezzato – sono stati divulgati dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, che ha condotto un’approfondita analisi sulla politica militare dello Stato ebraico nei territori occupati della Cisgiordania.

Leggi l'articolo di Claudia Carpinella

https://it.insideover.com/guerra/cisgiordania-ogni-tre-giorni-lesercito-israeliano-uccide-un-minorenne.html