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Trilogia della città di K, Agota Kristof, 1986

#romanzo #ungheria #svizzera
Esercizio di irrobustimento dello spirito.
Nonna ci dice: Figli di cagna!
La gente ci dice: Figli di una Strega! Figli di puttana!
Altri dicono: Imbecilli! Mascalzoni! Mocciosi! Asini! Maiali! Porci! Canaglie! Carogne! Piccoli merdosi! Pendagli da forca! Razza di assassini!
Quando sentiamo queste parole, il nostro volto diventa rosso, le orecchie ronzano, gli occhi bruciano, le ginocchia tremano. Non vogliamo più arrossire né tremare, vogliamo abituarci alle ingiurie e alle parole che feriscono.
Ci sistemiamo al tavolo della cucina uno di fronte all’altro e, guardandoci negli occhi, ci diciamo delle parole sempre più atroci:
Uno: Stronzo! Buco di culo! L’altro: Vaffanculo! Bastardo!
Continuiamo così finché le parole non entrano più nel nostro cervello, non entrano nemmeno nelle nostre orecchie.
Ci esercitiamo in questo modo una mezz’ora circa ogni giorno, poi andiamo a passeggiare per le strade.
Facciamo in modo che la gente ci insulti e constatiamo che finalmente riusciamo a restare indifferenti. Ma ci sono anche le parole antiche.
Nostra Madre ci diceva: Tesori miei! Amori miei! Siete la mia gioia! Miei bimbi adorati! Quando ci ricordiamo di queste parole, i nostri occhi si riempiono di lacrime.
Queste parole dobbiamo dimenticarle, perché adesso nessuno ci dice parole simili e perché il ricordo che ne abbiamo è un peso troppo grosso da portare.
Allora ricominciamo il nostro esercizio in un altro modo: Diciamo: Tesori miei! Amori miei! Vi voglio bene... Non vi lascerò mai... Non vorrò bene che a voi... Sempre... Siete tutta la mia vita... A forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua.

Trilogia della città di K, Agota Kristof, 1986

#romanzo #ungheria #svizzera
Narciso e Boccadoro, Hermann Hesse, 1930

#romanzo #germania
La Nausea, Jean-Paul Sartre, 1934

#romanzo #francia
Il lupo della steppa, Hesse, 1927

La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo si, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio feddo e silente nel quale girano gli astri.

#romanzo #germania
Il piccolo principe, Roby il pettirosso, 2018

facebook.com/robyilpettirosso

#illustrazione #italia

Il piccolo principe, Saint-Exupéry, 1943

#romanzo #francia
I dolori del giovane Werther, Goethe, 1774

#romanzo #germania
Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati, Andreas Moster, 2018

Il tempo è una mosca sul muro, il tempo ci passa accanto senza lasciare traccia, anche se afferriamo le mosche con la mano e le mettiamo nei barattoli per le conserve che Cass ruba dalla cantina dei genitori. Sottovetro il tempo impazzisce, urta il vaso con spasmi scomposti, disperati, ma questo non ci fa diventare più grandi, noi stiamo a osservare, e aspettiamo, finchè i colpi d’ala non si fanno più lenti e non comincia lo stordimento, la sonnolenza che precede la perdita di conoscenza.
Poi apriamo i barattoli e il tempo vola via, senza lasciare traccia, un puntino nero, una trafittura nel cielo.

#romanzo #germania
I dolori del giovane Werther, Goethe, 1774

#romanzo #germania
Conversazioni, Jorge Luis Borges, 1986

«Ora, non so, direi che forse il futuro è irrevocabile, ma non così il passato, giacché ogni volta che ricordiamo qualcosa lo modifichiamo, per povertà o ricchezza della nostra memoria, secondo come lo si voglia vedere»

#romanzo #argentina #svizzera
Ubik, Philip K. Dick, 1969

«Io sono Ubik. Prima che l’universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. Ho creato le forme di vita e i luoghi che esse abitano; io le muovo nel luogo che più mi aggrada. Vanno dove dico io, fanno ciò che io comando. Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamano Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno.»

#romanzo #usa
Cime tempestose, Emily Brontë, 1846

«A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l’impressione di non farne più parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame dei boschi: il tempo lo trasformerà, ne sono sicura, come l’inverno trasforma le piante. Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili; dà poca gioia apparente ma è necessario.»


#romanzo #inghilterra