Giorgio Bianchi Photojournalist
131K subscribers
13.1K photos
3.74K videos
29 files
17K links
Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
Download Telegram
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Semplici trasmissioni tv che si presentano come pericolosi teatrini di guerrafondai. Passo passo si procede nella direzione della guerra mondiale ma esperti (servi di Stato) e giornalisti mainstream gettano benzina sul fuoco mentre sorridono divertiti.

A sottolinearlo, un giovane artista trentenne che smuove i nervi della Berlinguer: "non siamo un teatrino!".

"In questo momento ci troviamo davanti a un bivio. Tra non molto verrà deciso se noi siamo riusciti a salvare l'umanità o se siamo andati dritti verso la terza guerra mondiale. Io ti ringrazio per la domanda ma la questione non è se Putin ci piace o meno, ma la pace", afferma Jorit.
E ricorda che persino il papa ha suggerito all'Ucraina di alzare bandiera bianca e negoziare.

"Se ti piace il papa vai in chiesa!", urla Senaldi. Mentre la Tocci (già direttrice dell'Istituto affari internazionali) dà il suo contributo alla causa della guerra affermando: "non c'è nulla che ci fa pensare che laddove ci dovesse essere una resa questo porterebbe alla pace".
16 Marzo 2003, la 24enne Rachel Corrie, attivista statunitense dell'ISM, viene uccisa da un bulldozer corazzato dell’esercito israeliano mentre prova ad impedirgli di distruggere un'abitazione palestinese a Rafah, Gaza.

Il 16 marzo del 2003 è una di quelle date che hanno segnato la mia vita, in maniera indelebile. Ero seduta alla mia scrivania, traducendo notizie per il sito di informazione su Medioriente e Palestina che aprimmo a partire dall'intifada del 2000. Da al-Jazeera cominciarono ad arrivare le prime immagini: una ragazza dell'International Solidarity Movement era stata appena maciullata da un bulldozer dell'esercito israeliano. Il suo nome era Rachel Corrie, il luogo era Rafah nella striscia di Gaza, la circostanza era il tentativo da parte di Rachel di ergersi come baluardo, con il suo fragile corpo, contro la demolizione della casa di un medico palestinese.
Rachel era a Gaza da due anni e mezzo e riferiva dello stillicidio di vite umane che l'occupazione reclamava a partire dal settembre 2000. Con il gruppo di giovani volontari occidentali dell'ISM, sì impegnò nella "protezione passiva" dei palestinesi, ritenendo che la stessa presenza degli internazionali potesse scongiurare l'assassinio dei civili e la demolizione arbitraria delle loro abitazioni: solo nella cittadina di Rafah, 12 a settimana. Di ogni mese. Per due anni.
Rachel non aveva riflettuto sul fatto che avesse a che fare con degli orchi. Perché solo gli orchi delle favole non si arrestano di fronte ad una mite ragazza disarmata e sorridente. Gli orchi delle favole, invece, quella ragazza la spingono a terra e passano sul suo corpo con le possenti ruote di un caterpillar per ben due volte, triturandone il corpo con le lame. A sera, Rachel era sul tavolo di un ospedale di Rafah, un lenzuolo bianco imbrattato di sangue a coprirne il corpo martoriato. Palestinese tra i palestinesi, un sudario bianco a rivestire brandelli di carne umana. Una vita. Uno spirito indomabile. Un cuore che batteva nel lato giusto del petto. Una esistenza dedicata alla cura dei deboli, spazzata via con noncuranza dal Moloch che imperversa in Palestina. Il mese dopo sarebbe toccato ad un altro giovane internazionale che quel giorno, come tutti noi, piangeva Rachel : Tom Hurndall, colpito alla testa da un cecchino mentre faceva scudo con il suo corpo a tre scolaretti palestinesi. In entrambi i casi, la solita sequela di bugie e poi l'assoluzione degli assassini: " in un'area di guerra nessun civile è civile e gli amici dei terroristi ( i giovani dell'ISM, per israele) agiscono a loro rischio e pericolo".
E ci sarebbe molto da meditare su questa giustificazione criminale utilizzata dall'esercito occupante alla luce di ciò che avviene oggi a Gaza.
Questa notte, mentre mi ripassavano nella mente le immagini di quel giorno, il volto sorridente, il megafono, la terra sporca di sangue, le urla dei compagni, Tom, Vittorio e tutti coloro che hanno lasciato la vita in Palestina, mi chiedevo cosa fosse accaduto al memoriale di Rachel che la gente di Rafah le dedicò. Distrutto anch'esso senza dubbio, assieme alla mite ma indomabile popolazione di quella striscia di terra - patria di rifugiati di Haifa e del monte Carmelo - che Rachel si era caricata sulle sue esili spalle. La sua eredità è immensa. Il senso di responsabilità che ha trasferito su di noi ancor più. Cercheremo di esserne degni, sempre.

r.a.
“Macron pensa di fare De Gaulle e invece è solo una marionetta”
BARBARA SPINELLI - “Fa parte di un’élite vicina all’industria militare, gioca con il fuoco, come se l’escalation fosse naturale”

DI TOMMASO RODANO

Barbara Spinelli, ieri Macron e Scholz avrebbero concordato di “non prendere mai l’iniziativa di un’escalation militare”. È un passo indietro per il presidente francese, ormai calato nelle vesti del falco?
Non credo che Macron abbia fatto marcia indietro. Anche nella conferenza stampa di giovedì aveva parlato di uno scatto in avanti dell’Occidente come reazione militare alle avanzate russe. Non credo nemmeno che Scholz faccia marcia indietro sui missili Taurus da inviare a Kiev. Anche se in Germania si sta discutendo una manovra piuttosto disgustosa, su spinta dei Verdi e Liberali: i missili verrebbero inviati all’Inghilterra affinché siano gli inglesi a inviarli in Ucraina, con esperti britannici che si occupino della loro manutenzione e destinazione. In questo modo i tedeschi eviterebbero di inviare i propri uomini, incaricati di decidere se i missili saranno impiegati sul suolo ucraino o anche su quello russo. Scholz non lo vuole.

Nelle prime fasi del conflitto ricordavamo Macron al tavolo con Putin, tra i pochi leader internazionali a promuovere un dialogo. Poi cosa è successo?
È vero, all’inizio Macron insisteva sulla necessità di non umiliare la Russia. Aveva adottato una logica da prima guerra mondiale (evitare gli errori che seguirono il ‘14-18). Ora è in una logica da seconda guerra mondiale: “guerra esistenziale”, sostegno all’Ucraina per recuperare tutti i territori Crimea compresa, rinuncia a parlare con Putin. È un cambiamento impressionante, Gli occidentali, per fortuna con alcune differenze interne, prendono atto che la controffensiva ucraina è fallita e si stanno preparando a una seconda controffensiva, nella quale l’appoggio dell’Occidente sarà ancora più forte, con l’invio sul territorio ucraino non ancora di soldati, ma sicuramente di consiglieri militari con il controllo sulla destinazione dei missili a lunga gittata. Ci sono rischi molto grandi: il primo è la morte di altre centinaia di migliaia di tutti i soldati ucraini. Quanti ne resteranno alla fine della carneficina? Il secondo è l’incidente nucleare. Oggi i droni ucraini hanno colpito la città di Kaluga, a meno di 160 chilometri da Mosca. Si sta giocando col fuoco.

Anche in Francia c’è un’opinione pubblica contraria all’escalation militare, ma il presidente si muove in direzione opposta.
L’operazione di Macron è condivisa dalle altre forze politiche, tranne l’estrema destra, la sinistra di Mélenchon e i comunisti. Macron sta facendo campagna elettorale, è questo l’aspetto nefasto della faccenda. È la politica interna che spiega il cambio radicale nella politica estera francese. Lui vuole apparire alla vigilia delle elezioni europee come un De Gaulle, dimenticando però che De Gaulle era per l’autonomia della Francia dagli Usa e dalla Nato e per i buoni rapporti con la Russia. È un finto De Gaulle, un finto Churchill. Una marionetta che nasconde la realtà e mente su tutto: sul proprio isolamento mondiale, sulle responsabilità ucraine nel fallimento degli accordi di Minsk, sull’espansione della Nato e le sue responsabilità, sui necessari negoziati, attorno alla neutralità ucraina.

Nell’intervista di giovedì, quando gli hanno domandato se ritenesse possibile l’invio di truppe francesi, Macron ha risposto alla giornalista: “Lei è seduta su una sedia. Può escludere che dopo si alzerà in piedi?”. Come se l’escalation fosse un movimento naturale del corpo.

Macron è al secondo mandato, non potrà ricandidarsi. Che partita sta giocando?
Nell’immediato vuol dare una mano al proprio partito e ai socialisti, che hanno esattamente le stesse idee sull’Ucraina. Poi c’è il lungo termine. Macron fa parte di una élite, non solo francese, molto atlantista, legata all’industria delle armi. Le sue posizioni somigliano a quelle di Draghi. Immagino stia preparando il proprio futuro personale.
Forwarded from Giubbe Rosse
ANTEFATTO
Il direttore de La Repubblica Maurizio Molinari doveva parlare ieri mattina nell'aula magna 'Leopoldo Massimilla' all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Studenti pro Palestina hanno contestato vivacemente Molinari. L'evento è stato annullato.
******************
Bisogna essere sempre pronti al dialogo. Tranne che con quelli che "devono essere solo zittiti" (cit.). Tranne che con quelli che da due anni ripetono che l'Europa sta andando verso il disastro e vengono per questo censurati come "putiniani" o catastrofisti. Tranne che con gli artisti o gli sportivi che hanno l'unica colpa di essere nati in un paese che in questo momento è considerato ostile. Lì no, non vale più. Lì la censura va bene, anzi, va estesa in nome della sicurezza nazionale.

Repubblica riscopre l'importanza della libertà di pensiero e di espressione. Basta ritrovarsi per cinque minuti dalla parte dei censurati e non dalla parte dei censori per rispolverare improvvisamente certi valori che in questi ultimi anni sembravano, come dire, un po' sopiti. Bene, ce ne rallegriamo.

🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Estratti dalle risposte dell’Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana Alexey Paramonov all’agenzia “LaPresse”, 16 marzo 2024

• Come potrebbe un Presidente eletto dal suo popolo indebolire la posizione del suo Paese o il suo stesso ruolo? Mi riferisco a un qualunque Paese del mondo. Gli elettori votano sempre a favore di chi, secondo loro, è in grado di portare benessere e prosperità al loro Paese, e di garantire che il suo sviluppo avvenga in maniera indipendente e sovrana.

• Le parole del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin sull’Italia e sulla sua cultura hanno avuto ampia risonanza mediatica. All’Ambasciata russa in Italia sono giunti numerosi messaggi positivi in risposta alle parole del Presidente russo, cosa che dimostra che in Italia resistono i sentimenti amichevoli nei confronti del popolo russo e dei suoi rappresentanti.

• Riteniamo che tali riscontri rappresentino un segnale importante e davvero molto incoraggiante: una dimostrazione del fatto che, nonostante gli sforzi mai visti messi in atto dalla propaganda antirussa in Italia, l’opinione pubblica non ha perduto il buonsenso e conserva ancora un certo ottimismo in merito al futuro delle relazioni tra Russia e Italia.

• Io sono certo che le autorità italiane non trascureranno il gesto compiuto dal Presidente della Federazione Russa e che, a loro volta, appoggeranno l’iniziativa di incoraggiare una comunicazione diretta con i rappresentanti della Federazione Russa in Italia.

• L’entità del sostegno elettorale al Presidente russo in carica Vladimir Putin da parte dei cittadini russi residenti in Italia la conosceremo soltanto dopo lo svolgimento delle elezioni, e a spoglio delle schede avvenuto.

Il 17 marzo 2024 attendiamo qui a Roma, in una delle più belle sale storiche dell’Ambasciata russa in Italia, i nostri connazionali che desiderano esercitare il proprio diritto al voto.

📰 Testo integrale
Forwarded from Piccolenote
Please open Telegram to view this post
VIEW IN TELEGRAM
Forwarded from Giubbe Rosse
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
🇩🇪 "AVETE TUTTI PERSO LA TESTA?"
Il bellissimo discorso di Sahra Wagenknecht (BSW) al Bundestag. Sottotitoli: Giubbe Rosse

Una nota. Ora ci direte che la posizione della Wagenknecht è minoritaria al Bundestag e che non basterà da sola a cambiare il corso degli eventi. Ma intanto in Germania esiste almeno una voce come la sua. Al Parlamento italiano ce l'abbiamo? Una, anche una sola?

🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Belluno ora.

🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
Forwarded from Marco Cosentino (Marco)
L'INTOLLERANZA 🌺🌺🌺
Sdegno e indignazione per le proteste studentesche che hanno impedito al direttore del quotidiano La Repubblica di partecipare a un incontro all'Università Federico II di Napoli. La presidente della conferenza dei rettori, rettrice della Sapienza di Roma, incontrerà il ministro dell'università per concordare iniziative (https://www.ansa.it/canale_legalita_scuola/notizie/mur/2024/03/16/presidente-crui-intolleranza-in-atenei-non-accettabile_dc96eb42-5234-47c8-84fa-4d4cdd880d46.html). L'altro giorno ricordavamo quanto avvenne nel 2022, quando il Politecnico di Torino tolse patrocinio e locali per lo svolgimento di Poli-Covid-22, il maggior convegno sui temi del covid ad oggi realizzato in Italia (https://www.lindipendente.online/2022/11/22/policovid22-il-congresso-sulla-pandemia-boicottato-dalle-istituzioni-scientifiche/). Ma ora tocca anche ricordare le tante iniziative delle università italiane contro la cultura russa (ad esempio: https://www.lifegate.it/censurato-dostoevskij-bicocca-milano-paolo-nori - https://www.larno.it/2022/03/09/la-normale-di-pisa-boicotta-le-universita-russe-pro-putin/ e tante altre). E ovviamente la mente corre anche ai tempi in cui semplicemente per entrare in una università era necessario un lasciapassare. Vicende sulle quali pare scendere una sorta di rimozione. Forzata.
L’affluenza alle urne per le elezioni generali russe supera il 70% alle 16:00, ora di Mosca . Affluenza molto alta nelle nuove regioni.

Laura Ruggeri

🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
“L’esercito di Macron avrebbe munizioni per quattro giorni”
PIÙ PIROMANI CHE POMPIERI - Gaiani cita un rapporto militare della commissione Difesa transalpina. Le truppe Uk durerebbero due mesi
DI LORENZO GIARELLI

Al di là del gran dibattito filosofico intorno alla guerra in Ucraina, ci sono dati di realtà da cui è impossibile fuggire. Sono i giorni dei proclami bellicisti di Emmanuel Macron, ma anche dell’ammissione del leader dei Democratici nel Senato americano Chuck Schumer secondo cui “l’Ucraina potrà resistere ancora un paio di mesi” senza nuovi aiuti militari. E se Josep Borrell, alto rappresentante per la Politica Estera Ue, sostiene che “la guerra si deciderà in primavera o al massimo in estate”, una recente analisi della Cnn spiega che “la Russia è in grado di produrre 3 milioni di munizioni all’anno” mentre Usa e Europa, messe insieme, potrebbero arrivare “al massimo a 1,2 milioni”

In questo contesto, si capisce perché alcuni analisti considerino “aria fritta” la promessa di missili Taurus da parte di Macron, che l’altro giorno ha visto il tedesco Olaf Scholz e il polacco Donald Tusk. Lo spiega al Fatto Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa: “Adesso si parla dei Taurus come della nuova arma miracolosa, come già era successo per gli Scalp e gli Storm Shadow. Da due anni andiamo avanti così. Ma il corso della guerra non cambia, l’Unione europea non ha più nulla da dare all’Ucraina in grado di cambiare l’esito del conflitto, perché abbiamo enormi problemi di produzione”.

E poi Gaiani si spinge oltre. Non solo la differenza di armi è incolmabile, ma anche la sciagurata idea di mandare truppe Nato in Ucraina non sarebbe risolutiva. Perché? “Cito tre esempi. Nel 2022 un rapporto della commissione Difesa del Parlamento francese ha stimato che le scorte di munizioni avrebbero consentito all’esercito di Parigi di sostenere tre o quattro giorni di conflitto in Ucraina. L’altro giorno la Germania ha inaugurato una nuova fabbrica di munizioni e ha fatto sapere che per ripristinare le scorte ci vorrebbero 40 miliardi di euro. Infine, l’ultimo rapporto della Camera dei Comuni del Regno Unito sostiene che il Paese potrebbe combattere un conflitto convenzionale per un massimo di due mesi”. Per questo “chiunque dovrebbe avere chiara la percezione che la guerra non può essere un’opzione, ma solo un disastro, qualcosa da scongiurare a ogni modo. Oggi l’Unione europea è molto più debole di quanto è iniziata la guerra”. Viene da chiedersi allora come mai un leader tra i più centrali nel dibattito europeo insista con ipotesi inquietanti. Solo un bluff? Il problema, in questi casi, è che anche solo gli annunci possono portare a conseguenze imprevedibili, come già successo per infinite guerre nella storia.

È la tesi del generale Marco Bertolini: “C’era da aspettarsi una deriva del genere, visto che dall’inizio della guerra in Europa non c’è stata nessuna volontà di arrivare a un dialogo, ma solo di demonizzare l’avversario. Siamo in un piano inclinato che ci porta verso il baratro”. A prescindere dalle reali intenzioni di Macron, quindi. “Io non so se il suo sia un bluff, di sicuro c’entrano anche questioni interne alla Francia – è la versione di Bertolini – ma quando si fanno certi annunci poi non è così semplice tornare indietro, a prescindere dalle intenzioni iniziali”. Un aspetto positivo della vicenda lo coglie invece Fabio Mini, firma del Fatto e già comandante Nato della missione Kfor in Kosovo nel 2002: “Almeno, c’è stata una presa di coscienza collettiva del problema. E, almeno in Italia, tutti hanno chiarito la propria netta contrarietà all’invio di truppe”.

Poi, però ,una soluzione al conflitto va trovata altrove. Mini spera nei vertici militari: “Io credo che in un modo o nell’altro l’Occidente porterà avanti il conflitto fino alle elezioni americane. Per il post confido negli eserciti. In Kosovo a un certo punto l’intesa con i serbi arrivò attraverso accordi tra i vertici militari e questo scenario credo sia ripetibile in Ucraina".

🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
La Nato non è un club: chi entra lo decidono gli Usa
DI ALESSANDRO ORSINI

Dopo l’ultima puntata di Piazza Pulita condotta da Corrado Formigli, voglio spiegare come avvenga l’ingresso di un Paese nella Nato, perché questo non è stato mai spiegato bene in Italia. Mi guideranno Machiavelli, Mosca, Michels, Pareto e Gramsci, la migliore tradizione del realismo politico italiano. La tesi, ripetuta pappagallescamente da Corriere della Sera, Repubblica, Libero, Foglio, la Stampa e Giornale, è che l’ingresso nella Nato avvenga con una semplice richiesta. Basta fare domanda. Così come il privato cittadino spedisce una raccomandata recandosi alle poste, gli Stati entrano nella Nato bussando alla sua porta con un modulo firmato. È la politica delle “porte aperte” della Nato, celebrata da Stoltenberg. Ma tTutto questo è falso.

L’ingresso di un Paese nella Nato avviene secondo un processo in quattro fasi.

Nella prima fase, la Casa Bianca individua un Paese che, una volta assorbito nella Nato, aumenterebbe le quote di potere mondiale degli Stati Uniti ai danni di Russia e Cina.

Nella seconda fase, la Casa Bianca costruisce rapporti strategici con il Paese prescelto attraverso la vendita di armi e le esercitazioni militari. La documentazione storica mostra che Svezia e Finlandia sono diventate membri di fatto della Nato molto prima di diventarne membri ufficiali partecipando alle più importanti esercitazioni militari dell’Alleanza e acquistando armi dagli Stati Uniti. Nell’ottobre-novembre 2018 la Svezia e la Finlandia hanno partecipato a “Trident Juncture”, l’enorme esercitazione della Nato in funzione anti-russa che si svolse in Norvegia, Svezia e Finlandia. “Trident Juncture” è stata un’esercitazione sotto “scenario articolo 5”, l’articolo sulla difesa collettiva, applicato poco dopo all’Ucraina.

Nella terza fase, la Casa Bianca persuade gli altri Paesi Nato a trattare il prescelto come un consociato e a votare per il suo ingresso. Se un membro si oppone, la Casa Bianca ricorre agli allettamenti. Se questi non funzionano, la Casa Bianca passa ai ricatti e alle minacce. È accaduto di recente con Viktor Orbàn. Siccome il premier ungherese si opponeva ai 50 miliardi di euro richiesti da Biden per l’Ucraina, i Paesi europei della Nato hanno detto a Orbàn che avrebbero aggredito la sua economia se non avesse ritirato il veto.

Nella quarta fase, il Paese prescelto entra nella Nato ufficialmente. A questo punto, Corriere della Sera, Repubblica, Libero, Foglio, Stampa e Giornale affermano all’unisono che l’inclusione è stata libera e spontanea. Siccome la Nato accoglie tutti, l’ingresso è avvenuto senza intoppi. In realtà, la Nato non accoglie tutti, altrimenti Israele sarebbe suo membro da anni. La Nato include soltanto i Paesi che la Casa Bianca reputa utili ai suoi progetti espansivi. Nel mio libro Ucraina. Critica della politica internazionale (Paper First, 2022), ho mostrato che l’Ucraina è stata trasformata in un membro di fatto della Nato attraverso una decisione unilaterale degli Stati Uniti, peraltro avversata da Francia e Germania nel meeting della Nato del 2008 a Bucarest. I ministri Tajani e Crosetto affermano che l’ingresso nella Nato dipende dal richiedente, per nascondere la vergogna di essere sottomessi alla Casa bianca.

Il realismo politico invita a guardare ciò che si nasconde dietro la retorica del potere partendo dall’assunto che i governanti ambiscono ad apparire migliori di quel che sono. È incredibile che l’Italia, pur avendo dato un contributo di smisurata importanza al realismo politico, sia diventata un Paese così credulone, facile preda degli inganni retorici dei media dominanti.

🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
Tutto esaurito sabato alla Sala teatro del Centro Giovanni 23mo per la conferenza di Giorgio Bianchi e Vanni Frajese.

https://www.bellunopress.it/2024/03/17/tutto-esaurito-la-sala-teatro-del-centro-giovanni-23mo-per-la-conferenza-di-giorgio-bianchi-e-vanni-frajese/

🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
Col 30% delle schede scrutinate Putin è (poco sorprendentemente, direi) in vantaggio con l'87% dei voti. Nel 2018 aveva preso il 76,69%. L'affluenza è stata del 74,22%, mentre nel 2018 del 67,54%. Quindi, per ora, il 10% in più con maggiore affluenza. Tutto questo era abbastanza scontato, e ci interessa poco. Quello che ci interessa è la linea politica che seguirà dopo la proclamazione. Riterrà che questi numeri sono un premio alla linea "democristiana" seguita finora (sì, lo so, ha invaso l'Ucraina, ma c'è modo e modo di invadere e lo sappiamo) e continuerà sulla stessa strada, o al contrario, forte del maggiore appoggio, propenderà per soluzioni più drastiche?

PS: per noi nostalgici, il KPRF è la seconda forza col 3,95% (per ora). Nel 2018 era all'11,77%.
Forwarded from Giubbe Rosse
IL RITORNO DELLE AUTO DIESEL: IN EUROPA VENDONO PIÙ DELLE ELETTRICHE. ECCO PERCHÉ (Fonte: Repubblica)

🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Elezioni in Russia. Anche quando la propaganda occidentale si arrampica sugli specchi collezionando figuracce, potete stare sicuri che il fido Iacoboni la rilancera' eroicamente, sfidando gli abissi del ridicolo. Ieri ci mostrava foto di schede elettorali annullate dagli insulti, foto che ha preso da Novaya Gazeta, testata finanziata dai soliti noti. Ai fact checkers di regime ovviamente non interessa smascherare questi fake visto che sono impegnati a diffonderli. Ma chiunque abbia votato sa che prima di entrare nella cabina con la scheda in mano deve lasciare fuori borse e telefoni. La regola vale in tutto il mondo, Russia compresa. Quindi, o le foto sono un falso, o chi le ha fatte ci vuole raccontare che anche in Russia si annullano le schede. A questo punto, dove starebbe la notizia? Forse che in Italia e altrove cio' non avviene? @LauraRuHK
Forwarded from Giuseppe Salamone (Giuseppe)
Esce per prima la Casa Bianca subito dopo il primo exit poll sulle elezioni Russe: "Elezioni né libere né giuste".

Poi arriva arriva la Polonia: "Le elezioni presidenziali Russe non sono legali, libere ed eque".

Ministro degli Esteri UK: "Queste non sono elezioni libere ed eque".

Ministero degli Esteri Tedesco: "Le pseudo elezioni in Russia non sono né libere né eque".

Infine arriva lui, quello che deve parlare solo dopo che hanno parlato tutti i suoi superiori, Antonio Tajani, Ministro degli Esteri dell'Italia della repubblica delle banane: "Le elezioni in Russia non sono state né libere né regolari".

Ma vi rendete conto di quanto siano imbecilli e come non si curano quantomeno di nasconderlo? Tutti a pappagallo a ripetere la linea dettata dalla Casa Bianca. Incredibile oh...

T.me/GiuseppeSalamone
Alla fine il pensiero magico soccombe di fronte alla realtà.

🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «Appuntamento tra poco, alle 8 e 30, con una nuova puntata di TeleRagione. https://youtube.com/live/h-jE68-bS7o?feature=share 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist»