Papa Leone XIV (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)
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Lo stesso stupore che accompagnò la proclamazione di Giovanni Paolo II. La stessa incredulità di quando venne annunciato il nome di Karol Wojtyla. Di lui, sentito il nome, la folla in Piazza San Pietro ammutolì e pensò fosse stato eletto un cardinale africano: oggi invece, stessa reazione ed il primo Papa americano. C'è una costante tra i due nomi: né il pontefice polacco né questo a stelle e strisce sono outsider folgorati all’ultimo scrutinio, ma i candidati che hanno convinto quasi subito.
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Dopo solo due giorni, Robert Francis Prevost ha raccolto gli 89 voti necessari per diventare Leone XIV. Il primo statunitense a sedere sul trono di Pietro. È la prova che la Chiesa sa ancora sorprendere. E stavolta lo fa con una scelta che è insieme religiosa, politica e strategica. Una risposta forte, e non scontata, ai disordini del mondo e alle inquietudini interne.
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Senza etichette
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Lo stesso stupore che accompagnò la proclamazione di Giovanni Paolo II. La stessa incredulità di quando venne annunciato il nome di Karol Wojtyla. Di lui, sentito il nome, la folla in Piazza San Pietro ammutolì e pensò fosse stato eletto un cardinale africano: oggi invece, stessa reazione ed il primo Papa americano. C'è una costante tra i due nomi: né il pontefice polacco né questo a stelle e strisce sono outsider folgorati all’ultimo scrutinio, ma i candidati che hanno convinto quasi subito.
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Dopo solo due giorni, Robert Francis Prevost ha raccolto gli 89 voti necessari per diventare Leone XIV. Il primo statunitense a sedere sul trono di Pietro. È la prova che la Chiesa sa ancora sorprendere. E stavolta lo fa con una scelta che è insieme religiosa, politica e strategica. Una risposta forte, e non scontata, ai disordini del mondo e alle inquietudini interne.
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Senza etichette
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Papa Leone XIV (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)
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Dimenticate le etichette di “progressista” o “conservatore”: questo Papa è altro. È il Papa del governo, della ricucitura, della moderazione salda. Una figura scelta per riportare ordine dentro e autorevolezza fuori. Dopo anni di tensioni, di fughe da Roma, di fraintendimenti tra Vaticano e Chiese locali, Leone XIV arriva come un segnale chiaro: basta con la diaspora dottrinale, si torna a un centro solido.
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Prevost è un ponte vivente tra mondi diversi. Nato a Chicago da famiglia di immigrati, ha vissuto a lungo in Perù. Ha esperienza pastorale e curiale, ma anche conoscenza diretta dei problemi reali di quella “Chiesa del Sud” a cui Francesco ha dato voce. Non è un Papa inventato a tavolino, ma il risultato di una scelta precisa: affidare la Chiesa a chi sa coniugare armonia e fermezza, spiritualità e visione.
<!-- /wp:paragraph -->
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Il suo messaggio inaugurale, centrato sulla pace, è una dichiarazione d’intenti. Non solo una speranza: una strategia. In un mondo sfigurato dai conflitti e in una Chiesa spesso divisa, Leone XIV incarna la risposta più disarmante e potente: l’unità. E non è un’unità di facciata, ma una ricerca autentica di coesione. Il fatto che sia stato eletto con tanta rapidità dimostra che i cardinali, stavolta, non volevano solo un simbolo, ma un leader.
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Diverso da Francesco
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Dimenticate le etichette di “progressista” o “conservatore”: questo Papa è altro. È il Papa del governo, della ricucitura, della moderazione salda. Una figura scelta per riportare ordine dentro e autorevolezza fuori. Dopo anni di tensioni, di fughe da Roma, di fraintendimenti tra Vaticano e Chiese locali, Leone XIV arriva come un segnale chiaro: basta con la diaspora dottrinale, si torna a un centro solido.
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Prevost è un ponte vivente tra mondi diversi. Nato a Chicago da famiglia di immigrati, ha vissuto a lungo in Perù. Ha esperienza pastorale e curiale, ma anche conoscenza diretta dei problemi reali di quella “Chiesa del Sud” a cui Francesco ha dato voce. Non è un Papa inventato a tavolino, ma il risultato di una scelta precisa: affidare la Chiesa a chi sa coniugare armonia e fermezza, spiritualità e visione.
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Il suo messaggio inaugurale, centrato sulla pace, è una dichiarazione d’intenti. Non solo una speranza: una strategia. In un mondo sfigurato dai conflitti e in una Chiesa spesso divisa, Leone XIV incarna la risposta più disarmante e potente: l’unità. E non è un’unità di facciata, ma una ricerca autentica di coesione. Il fatto che sia stato eletto con tanta rapidità dimostra che i cardinali, stavolta, non volevano solo un simbolo, ma un leader.
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Diverso da Francesco
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Papa Francesco (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)
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Sotto la superficie della continuità con Francesco — ribadita con un «grazie» carico di rispetto — si intravede però una virata netta. A tornare centrale sarà la Segreteria di Stato, dopo un decennio di marginalizzazione. L’idea è chiara: rimettere ordine nel governo centrale della Chiesa, ricucire i rapporti con gli episcopati mondiali, e ridare fiducia a chi si era sentito escluso o trascurato.
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<!-- wp:paragraph -->
Non sarà facile. La frattura con parte della Chiesa statunitense, per esempio, è stata profonda, e ha avuto anche ripercussioni economiche. Ma chi meglio di un americano anomalo, “il meno americano degli americani”, poteva affrontare questa sfida? Prevost parla la lingua della moderazione, ma non è debole. Ha visione, e ha scelto un nome — Leone XIV — che richiama una Chiesa capace di tenere insieme apertura e fermezza.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Il futuro resta tutto da scrivere. Ma l’elezione di Leone XIV ha già un significato chiaro: è finita l’epoca delle opposizioni sterili e si apre quella della sintesi. Non sarà un cammino facile. Ma forse, proprio per questo, era il momento giusto per un Papa così.
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L’americano meno americano di tutti.
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GIAN FRANCO SCHIETROMA
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Sotto la superficie della continuità con Francesco — ribadita con un «grazie» carico di rispetto — si intravede però una virata netta. A tornare centrale sarà la Segreteria di Stato, dopo un decennio di marginalizzazione. L’idea è chiara: rimettere ordine nel governo centrale della Chiesa, ricucire i rapporti con gli episcopati mondiali, e ridare fiducia a chi si era sentito escluso o trascurato.
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Non sarà facile. La frattura con parte della Chiesa statunitense, per esempio, è stata profonda, e ha avuto anche ripercussioni economiche. Ma chi meglio di un americano anomalo, “il meno americano degli americani”, poteva affrontare questa sfida? Prevost parla la lingua della moderazione, ma non è debole. Ha visione, e ha scelto un nome — Leone XIV — che richiama una Chiesa capace di tenere insieme apertura e fermezza.
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L’americano meno americano di tutti.
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GIAN FRANCO SCHIETROMA
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Gian Franco Schietroma (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)
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Altro che sopravvissuto. Il Partito Socialista Italiano è vivo, organizzato e – soprattutto – schierato. Non con la nostalgia, ma con un presente attivo e un futuro tutto da giocare accanto al centrosinistra. Lo dimostra la decisione del Segretario regionale del Lazio, Gian Franco Schietroma, di anticipare il Congresso regionale, convocandolo per sabato prossimo a Frosinone. Non un atto burocratico, ma un segnale politico forte, che arriva in un momento in cui l'identità e la coerenza dei Partiti sono merce rara.
<!-- /wp:paragraph -->
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Schietroma ha le idee chiare: serve un impulso nuovo, serve presenza nei territori, serve chiarezza. E così, appena dopo il Congresso, nasceranno cinque nuove federazioni in provincia di Roma: Tiburtina-Aniene, Prenestina-Valle del Sacco, Castelli Romani, area Litoranea, Civitavecchia. Non un’operazione di maquillage, ma una riorganizzazione concreta per radicare il partito e renderlo uno strumento vivo di rappresentanza locale.
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Il messaggio del Garofano
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Altro che sopravvissuto. Il Partito Socialista Italiano è vivo, organizzato e – soprattutto – schierato. Non con la nostalgia, ma con un presente attivo e un futuro tutto da giocare accanto al centrosinistra. Lo dimostra la decisione del Segretario regionale del Lazio, Gian Franco Schietroma, di anticipare il Congresso regionale, convocandolo per sabato prossimo a Frosinone. Non un atto burocratico, ma un segnale politico forte, che arriva in un momento in cui l'identità e la coerenza dei Partiti sono merce rara.
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Schietroma ha le idee chiare: serve un impulso nuovo, serve presenza nei territori, serve chiarezza. E così, appena dopo il Congresso, nasceranno cinque nuove federazioni in provincia di Roma: Tiburtina-Aniene, Prenestina-Valle del Sacco, Castelli Romani, area Litoranea, Civitavecchia. Non un’operazione di maquillage, ma una riorganizzazione concreta per radicare il partito e renderlo uno strumento vivo di rappresentanza locale.
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Il messaggio del Garofano
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I disastri della Legge Elettorale: Storace «Io la soluzione la trovai»
https://www.alessioporcu.it/politica/i-disastri-della-legge-elettorale-storace-io-la-soluzione-la-trovai/
https://www.alessioporcu.it/politica/i-disastri-della-legge-elettorale-storace-io-la-soluzione-la-trovai/
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"Io la soluzione la trovai col "Listino” più giusto che ci fosse: tutte le province rappresentate, metà uomini e metà donne. Il resto è fuffa, demagogia, palazzo”. Francesco Storace ha governato la Regione Lazio dal 2000 al 2005 prima di andare a fare il Ministro della Salute nel terzo Governo guidato da Silvio Berlusconi.
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Sotto il suo mandato venne messo a punto il nuovo Statuto della Regione Lazio: permeato di una forte impronta cattolica e del dialogo inteso che Storace aveva con il mondo della Chiesa. Lì c'era la famiglia come nucleo centrale della società laziale: non una famiglia qualsiasi ma quella fondata sul matrimonio, celebrato in Chiesa o in Comune non faceva differenza. Da lì derivarono i sussidi per le ragazze madri, il sostegno agli oratori...
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Le elezioni secondo Francesco
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"Io la soluzione la trovai col "Listino” più giusto che ci fosse: tutte le province rappresentate, metà uomini e metà donne. Il resto è fuffa, demagogia, palazzo”. Francesco Storace ha governato la Regione Lazio dal 2000 al 2005 prima di andare a fare il Ministro della Salute nel terzo Governo guidato da Silvio Berlusconi.
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Sotto il suo mandato venne messo a punto il nuovo Statuto della Regione Lazio: permeato di una forte impronta cattolica e del dialogo inteso che Storace aveva con il mondo della Chiesa. Lì c'era la famiglia come nucleo centrale della società laziale: non una famiglia qualsiasi ma quella fondata sul matrimonio, celebrato in Chiesa o in Comune non faceva differenza. Da lì derivarono i sussidi per le ragazze madri, il sostegno agli oratori...
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Le elezioni secondo Francesco
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Francesco Storace
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Soprattutto c'era il nucleo portante delle regole per eleggere i 70 Consiglieri regionali del Lazio. Sessanta indicati direttamente dai cittadini con le loro preferenze, dieci al seguito del candidato Presidente eletto senza doversi far votare personalmente. Stava al candidato Presidente allestire un Listino ben bilanciato: quello di Francesco Storace prevedeva 5 nomi romani e 5 dei territori e cioè uno per ciascuna Provincia. Bilanciato anche sulla rappresentanza di genere: metà uomini e metà donne.
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<!-- wp:paragraph -->
Per lui era questa la soluzione più equilibrata. Lo dice alla luce del dibattito che si sta aprendo per una revisione della Legge Elettorale Regionale. Quella di Storace venne modificata sul finire del primo mandato di Nicola Zingaretti. Ed ha messo in luce alcune lacune clamorose. L'esempio più lampante è quello che riguarda il l'assessore della Lega Pasquale Ciacciarelli: con 14.030 preferenze a Frosinone non è stato eletto, il suo collega Angelo Tripodi a Latina è entrato con 8.119. Il primo ha preso il 12,31% dei consensi mentre a Latina la percentuale è stata del 12,71%. Cioè a Ciacciarelli sarebbero serviti altri 450 voti per far scattare il seggio e toglierlo a Latina.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Ma non è l'unico paradosso. La provincia di Rieti ha 150mila abitanti ed elegge 2 Consiglieri, la provincia di Viterbo ne ha 300mila e sempre 2 ne elegge, mentre Frosinone ha mezzo milione di abitanti e ne elegge solo uno in più nonostante abbia 3 volte gli abitanti della Sabina e quasi il doppio di quelli della Tuscia.
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Serve un vincolo
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Soprattutto c'era il nucleo portante delle regole per eleggere i 70 Consiglieri regionali del Lazio. Sessanta indicati direttamente dai cittadini con le loro preferenze, dieci al seguito del candidato Presidente eletto senza doversi far votare personalmente. Stava al candidato Presidente allestire un Listino ben bilanciato: quello di Francesco Storace prevedeva 5 nomi romani e 5 dei territori e cioè uno per ciascuna Provincia. Bilanciato anche sulla rappresentanza di genere: metà uomini e metà donne.
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Per lui era questa la soluzione più equilibrata. Lo dice alla luce del dibattito che si sta aprendo per una revisione della Legge Elettorale Regionale. Quella di Storace venne modificata sul finire del primo mandato di Nicola Zingaretti. Ed ha messo in luce alcune lacune clamorose. L'esempio più lampante è quello che riguarda il l'assessore della Lega Pasquale Ciacciarelli: con 14.030 preferenze a Frosinone non è stato eletto, il suo collega Angelo Tripodi a Latina è entrato con 8.119. Il primo ha preso il 12,31% dei consensi mentre a Latina la percentuale è stata del 12,71%. Cioè a Ciacciarelli sarebbero serviti altri 450 voti per far scattare il seggio e toglierlo a Latina.
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Ma non è l'unico paradosso. La provincia di Rieti ha 150mila abitanti ed elegge 2 Consiglieri, la provincia di Viterbo ne ha 300mila e sempre 2 ne elegge, mentre Frosinone ha mezzo milione di abitanti e ne elegge solo uno in più nonostante abbia 3 volte gli abitanti della Sabina e quasi il doppio di quelli della Tuscia.
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Serve un vincolo
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Il dibattito che sta iniziando a prendere corpo riporta a molto della Legge elettorale di Storace. Che fissava il numero di consiglieri che sarebbero stati eletti, provincia per provincia. Cioè si stabiliva da prima, in base alla popolazione, quanti Consiglieri regionali sarebbero stati eletti.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Ma c'è anche un altro aspetto che oggi Francesco Storace richiama all'attenzione: «Se eleggi i Consiglieri e quelli scappano altrove a che serve parlare di legge elettorale?». Il riferimento è al fatto che i Consiglieri Regionali, così come i parlamentari nazionali, sono soggetti solo al giudizio del loro elettori. Cioè non sono vincolati a restare sotto la bandiera nella quale sono stati eletti. È accaduto anche in questa Legislatura regionale: Forza Italia è passata da 3 Consiglieri eletti a 7 Consiglieri. Lo ha fatto imbarcando 2 esponenti del Movimento 5 Stelle e 2 della Lega.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
In questo modo - fa capire Storace - chiunque governi deve occuparsi anche delle dinamiche interne, sottraendo energie alla gestione dei territori. Per questo, suggerisce «Una riflessione sull'inserimento di un vincolo di mandato».
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Il dibattito che sta iniziando a prendere corpo riporta a molto della Legge elettorale di Storace. Che fissava il numero di consiglieri che sarebbero stati eletti, provincia per provincia. Cioè si stabiliva da prima, in base alla popolazione, quanti Consiglieri regionali sarebbero stati eletti.
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Ma c'è anche un altro aspetto che oggi Francesco Storace richiama all'attenzione: «Se eleggi i Consiglieri e quelli scappano altrove a che serve parlare di legge elettorale?». Il riferimento è al fatto che i Consiglieri Regionali, così come i parlamentari nazionali, sono soggetti solo al giudizio del loro elettori. Cioè non sono vincolati a restare sotto la bandiera nella quale sono stati eletti. È accaduto anche in questa Legislatura regionale: Forza Italia è passata da 3 Consiglieri eletti a 7 Consiglieri. Lo ha fatto imbarcando 2 esponenti del Movimento 5 Stelle e 2 della Lega.
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In questo modo - fa capire Storace - chiunque governi deve occuparsi anche delle dinamiche interne, sottraendo energie alla gestione dei territori. Per questo, suggerisce «Una riflessione sull'inserimento di un vincolo di mandato».
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Regione, Consiglio straordinario sulla Sanità: il piano per la Asl di Frosinone
https://www.alessioporcu.it/politica/regione-consiglio-straordinario-sulla-sanita-il-piano-per-la-asl-di-frosinone/
https://www.alessioporcu.it/politica/regione-consiglio-straordinario-sulla-sanita-il-piano-per-la-asl-di-frosinone/
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L'Aula è sempre la stessa e pure una parte del copione è sempre uguale: nell'Aula della Regione è andata in scena l'eterno scontro sulla Sanità del Lazio. Con poche novità nella forma e qualcosa in più nella sostanza. Ancora una volta le responsabilità, a seconda dei ruoli, sono state oggetto di rimbalzo: per la maggioranza di centrodestra guidata da Francesco Rocca è colpa di chi ha governato prima, per l’opposizione le colpe sono dell’attuale amministrazione.
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Con un siparietto gustoso sul finale: quando il leader dell'opposizione di centrosinistra Daniele Leodori si lancia in un attacco frontale alle politiche sanitarie del governo regionale, ricco di cifre, dettagli puntuali, situazioni specifiche. Francesco Rocca lo ascolta, poi prende la parola: «Consigliere Leodori si rassegni: le toccherà restare all'opposizione per altri sette anni e mezzo».
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Il Consiglio
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L'Aula è sempre la stessa e pure una parte del copione è sempre uguale: nell'Aula della Regione è andata in scena l'eterno scontro sulla Sanità del Lazio. Con poche novità nella forma e qualcosa in più nella sostanza. Ancora una volta le responsabilità, a seconda dei ruoli, sono state oggetto di rimbalzo: per la maggioranza di centrodestra guidata da Francesco Rocca è colpa di chi ha governato prima, per l’opposizione le colpe sono dell’attuale amministrazione.
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Con un siparietto gustoso sul finale: quando il leader dell'opposizione di centrosinistra Daniele Leodori si lancia in un attacco frontale alle politiche sanitarie del governo regionale, ricco di cifre, dettagli puntuali, situazioni specifiche. Francesco Rocca lo ascolta, poi prende la parola: «Consigliere Leodori si rassegni: le toccherà restare all'opposizione per altri sette anni e mezzo».
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Il Consiglio
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(Foto: Regione Lazio Press Service)
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Una battuta che stempera una giornata ricca di tensione. Il Consiglio era stato chiesto dai gruppi di minoranza: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto. Con l’obiettivo di discutere lo stato di attuazione del PNRR, in particolare della Missione 6 – Salute.
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<!-- wp:paragraph -->
Il Presidente Francesco Rocca, ben consapevole del clima acceso, si è presentato in aula con un documento di 26 pagine intitolato: "Quadro generale della Sanità nella Regione Lazio, con particolare attenzione allo stato di attuazione dei progetti del PNRR e dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)".
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Il report fornisce un’analisi dettagliata sugli interventi finanziati attraverso il Pnrr, i fondi Inail, i fondi ex art. 20 L. 67/1988 e altre risorse regionali. Interventi messi in campo con l’obiettivo di modernizzare la sanità pubblica, potenziare le tecnologie, rafforzare la medicina territoriale e affrontare criticità croniche come le liste d’attesa e la carenza di personale.
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<!-- wp:paragraph -->
Rocca ha rivendicato i progressi compiuti nella prima metà di legislatura, in particolare sulla riorganizzazione delle liste chirurgiche, sull’informatizzazione dei processi e sul miglioramento dell’efficienza nei pronto soccorso. Questione di punti di vista
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In soldoni
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Una battuta che stempera una giornata ricca di tensione. Il Consiglio era stato chiesto dai gruppi di minoranza: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto. Con l’obiettivo di discutere lo stato di attuazione del PNRR, in particolare della Missione 6 – Salute.
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Il Presidente Francesco Rocca, ben consapevole del clima acceso, si è presentato in aula con un documento di 26 pagine intitolato: "Quadro generale della Sanità nella Regione Lazio, con particolare attenzione allo stato di attuazione dei progetti del PNRR e dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)".
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In soldoni
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