Frosinone
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notizie ed eventi da Frosinone e provincia
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 23 aprile 2025.
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TOP
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MATTEO ZUPPI
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Il cardinale Matteo Maria Zuppi (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)
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Non poteva che essere lui, a pronunciare l’omelia forse più sentita degli ultimi anni. Matteo Zuppi, cardinale, presidente della Cei ed Arcivescovo di Bologna, in effetti non era solo un sincero amico del defunto Papa Francesco. No, probabilmente il presule di rango con nonni paterni di Veroli è una delle personalità della Chiesa più vicine al pensiero di Bergoglio.
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È un sincero progressista, si è schierato da sempre con gli ultimi ed i migranti (attirandosi spesso gli strali dei media conservatori), e soprattutto è un uomo che sa usare le parole giuste. Parole come queste: "Dio è un maestro di sorprese. Sempre ci sorprende. Sempre ci aspetta. Noi arriviamo e Lui sta aspettando sempre. Ripeteva spesso Papa Francesco".
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E poi: "Anche Papa Francesco non ha fatto mancare sorprese, da discepolo di questo Maestro”. Poi una precisazione che è in sé un piccolo capolavoro: “Mai per stupire secondo la logica del mondo e di un certo protagonismo, ma sempre per liberarsi dalla tentazione di conservare, perché questo significa perdere e così non si trasmette”.
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Il dono delle parole giuste
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Papa Francesco (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)
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Zuppi ha finto di riflettere con se stesso esattamente nel momento in cui si rivolgeva a centinaia di persone dal vivo e milioni in chiave catodica e web. E’ il segreto dei Grandi Pedagoghi.
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“Stavo pensando: quante parole ci ha regalato? Quante parole ci ha regalato, anche qualcuna con quella creatività che è proprio di chi vuole comunicare, e che ci insegna a comunicare, e che ci insegna a capire insieme”. Poi il richiamo ad un’attualità amara, sopravvissuta alla morte del Papa ma forse non alla sua opera.
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“Ad interpretare assieme anche questa tempesta così grande che vive il mondo”. Di Papa Francesco il cardinal Zuppi ha rammentato il non voler mai nascondere "la sua concreta umanità, senza nessuna esibizione”.
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Donarsi fino alle fine
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Matteo Zuppi
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“Si è donato sino alla fine, senza risparmio e calcolo, senza convenienza, per parlare a tutti e per insegnarci a parlare a tutti".
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E a chiosa, chiosa d’amore per l’uomo scomparso e per l’insegnamento che non scomparirà mai: "Papa Francesco, senza che ce lo chiedi noi continueremo a pregare per te e siamo certi che tu continuerai a pregare per noi, per la chiesa e per il mondo".
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Papabilissimo.
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L'ACCADEMIA DEL CINEMA DI FROSINONE
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Little Tony
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Il 23 aprile esce in radio e digitale Sogna Finché Puoi, un brano inedito di Little Tony inciso nel 1997 ma mai pubblicato. Un pezzo che sembrava destinato a rimanere chiuso in un cassetto e che oggi rinasce grazie a un insieme di forze diverse: la famiglia dell’artista, i produttori, l’intelligenza artificiale e, in particolare, l’Accademia del Cinema di Frosinone.
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L’Accademia ha partecipato attivamente alla realizzazione del videoclip, firmato da Stefano Cesaroni, dando vita ad un progetto che non è solo un omaggio ad un’icona della musica italiana, ma anche una dimostrazione concreta del valore che le scuole di cinema possono avere sul piano culturale e produttivo. In questo caso, infatti, non si parla di un esercizio didattico qualunque: il video è un vero e proprio documento d'autore, un piccolo testamento visivo pensato per tramandare alle nuove generazioni l’anima artistica di Little Tony, l'Elvis italiano.
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La forza dell'Accademia
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Little Tony
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La forza dell’Accademia sta proprio qui: nella capacità di mettersi in gioco in progetti reali, confrontandosi con le emozioni, le responsabilità e la precisione che un lavoro del genere richiede. Il risultato non è solo un video ben fatto. È una testimonianza di come la formazione artistica possa dialogare con la memoria e con le nuove tecnologie, come l’uso dell’intelligenza artificiale per ricreare la voce originale del cantante.
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Il coinvolgimento degli studenti e dei docenti dell’Accademia mostra anche un’altra cosa: che il cinema, oggi, è sempre meno chiuso nei confini della fiction o del documentario tradizionale, e sempre più coinvolto in progetti multimediali, ibridi, capaci di parlare a pubblici diversi. Un brano mai pubblicato diventa così la scintilla per un’opera collettiva che mette insieme generazioni, professionalità e strumenti narrativi del presente.
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Il ritorno postumo di Little Tony, in una veste moderna e rispettosa, non sarebbe stato lo stesso senza il contributo visivo e creativo dell’Accademia. In un'epoca in cui l'arte rischia spesso di essere ingabbiata da logiche commerciali, questo progetto è un esempio concreto di come si possa fare cultura con passione, rispetto e competenza.
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Tra memoria, tecnologia e formazione
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FABRIZIO CRISTOFARI
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Fabrizio Cristofari (Foto © Massimo Scaccia)
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Di fronte allo stallo e alle lotte intestine che continuano a logorare il circolo cittadino del Partito Democratico di Frosinone, una voce autorevole ha rotto il silenzio con parole chiare e inequivocabili. Fabrizio Cristofari, presidente dell’Ordine dei Medici, consigliere comunale del Pd e storico riferimento dell’area del Cattolicesimo Democratico, ha lanciato un messaggio forte: è tempo di tornare a fare politica, quella vera.
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Cristofari non è solo un amministratore stimato. È il portatore di una tradizione politica radicata. Suo padre, Angelo Cristofari, fu sindaco della città con la Democrazia Cristiana e presidente dell’Aci. Un cognome, il suo, che in molti a Frosinone associano al concetto di impegno civico e responsabilità. Non a caso, Fabrizio Cristofari continua a ricevere ampio consenso alle urne, ed è stato tra i pochi del Pd ad essere eletto in consiglio comunale nel 2022.
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Il sasso nello stagno
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Fabrizio Cristofari Norberto Venturi ed Angelo Pizzutelli (Foto © Massimo Scaccia)
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Ma oggi, a scuotere le acque, non sono le sue cariche né il peso della storia familiare. È la chiarezza del messaggio. Mentre il circolo Pd discute di nomi, segreterie, e candidature provinciali, Cristofari invita tutti a guardare fuori dalla finestra: «Bisogna tornare a parlare con la città, con chi non vota più, con chi non si sente rappresentato».
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Il suo affondo è lucido: «Parlare solo di congresso è fuori tema. La politica è alleanze, è visione, è programma. È costruire ponti con i socialisti, con le forze civiche, con chi ha lasciato la maggioranza e ora cerca un nuovo orizzonte». Nessuna nostalgia per etichette come “campo largo”, ma un’esigenza concreta: ricompattare il fronte Progressista per costruire un’alternativa credibile al centrodestra.
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Cristofari non si nasconde dietro i tecnicismi. Per vincere le elezioni, dice, servono idee e una rete solida, capace di parlare anche oltre la cerchia degli elettori abituali. Fa un esempio preciso: l’Area Vasta, oggi realizzata dal centrodestra, era un’idea del centrosinistra. Serve più coraggio, meno personalismi.
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Il malcontento diffuso
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E sul malcontento verso l’amministrazione Mastrangeli, non ha dubbi: «Un ciclo si è concluso. Serve un progetto politico alternativo, chiaro, con interlocutori credibili». Il suo messaggio è anche un’assunzione di responsabilità personale: favorire il dialogo dentro il gruppo consiliare per superare tensioni e spaccature. Le dimissioni del capogruppo Angelo Pizzutelli? Un campanello d’allarme che non va ignorato, ma metabolizzato dentro un percorso di maturazione collettiva.
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Cristofari, in sintesi, non cerca palcoscenici. Cerca soluzioni. Il suo appello è un invito a riscoprire la funzione vera di un partito: non autoalimentarsi in discussioni sterili, ma interpretare i bisogni della società e dare risposte.
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Nel Pd di Frosinone, oggi più che mai, serve chi abbia il coraggio di dire che la politica non è un gioco interno. E Cristofari quel coraggio lo sta mostrando.
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Il richiamo alla politica vera
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FLOP
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FABRIZIO CORONA
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«È una delle più grandi distorsioni culturali dell'ultimo secolo e ora ne stiamo pagando il prezzo»: non ha dubbi Daniele Pili. Per decenni abbiamo venduto ai giovani — ed ai loro genitori — il sogno dell’“ascesa sociale” attraverso l’università e l’impiego da “colletto bianco” come se fosse l’unica via per la realizzazione personale e il successo. Il lavoro manuale, al tempo stesso è stato relegato in un angolo, considerato roba per chi “non ce la fa”, sporco, faticoso, poco nobile.
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Il paradosso? Oggi ci mancano artigiani, operai specializzati, agricoltori, tecnici: figure che non solo sono fondamentali per tenere in piedi l’economia reale, ma che in molti casi sono diventate rare e quindi preziose. Intanto però abbiamo un esercito di laureati in settori ultra inflazionati, spesso precari e sottopagati.
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Pili e l'equilibrio tra testa e mani
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