Simone Avico
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Il Movimento Cinque Stelle ha lanciato ora un’autentica “Fatwa” politica” nei confronti di Speringo alle prese con il forcing politico della sua lista circa la restituzione (dopo “oltre due anni e mezzo”) della Presidenza del Consiglio. Vogliono che si dimetta per permettere all’attuale consigliera comunale Paola Guglietta di entrare in Giunta e, contestualmente, di essere surrogata in consiglio comunale dal primo dei non eleti il professor Raffaele Matarazzo. La Presidenza d'Aula la lascerebbero come contropartita alla forza politica che cederà il posto in Giunta.
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Simone Avico, dirigente e rappresentante del gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Gaeta e del Sud Pontino, arriva a manifestare “fondati dubbi” sul voto consiliare del 10 aprile.
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Rimanendo in aula con la sua astensione “pilotata”, il presidente Speringo ha permesso il mantenimento del numero legale (cioè del numero minimo di presenti per poter considerare valida la seduta). Un numero venuto meno a causa dell’assenza del capogruppo di Fdi Marco Di Vasta e degli abbandoni prima del voto sulla delibera dei consiglieri Massimo Magliozzi, Pina Rosato, Pompeo Costabile e Paola Guglietta.
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Assalto alla locomotiva
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Il Movimento Cinque Stelle ha lanciato ora un’autentica “Fatwa” politica” nei confronti di Speringo alle prese con il forcing politico della sua lista circa la restituzione (dopo “oltre due anni e mezzo”) della Presidenza del Consiglio. Vogliono che si dimetta per permettere all’attuale consigliera comunale Paola Guglietta di entrare in Giunta e, contestualmente, di essere surrogata in consiglio comunale dal primo dei non eleti il professor Raffaele Matarazzo. La Presidenza d'Aula la lascerebbero come contropartita alla forza politica che cederà il posto in Giunta.
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Simone Avico, dirigente e rappresentante del gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Gaeta e del Sud Pontino, arriva a manifestare “fondati dubbi” sul voto consiliare del 10 aprile.
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Rimanendo in aula con la sua astensione “pilotata”, il presidente Speringo ha permesso il mantenimento del numero legale (cioè del numero minimo di presenti per poter considerare valida la seduta). Un numero venuto meno a causa dell’assenza del capogruppo di Fdi Marco Di Vasta e degli abbandoni prima del voto sulla delibera dei consiglieri Massimo Magliozzi, Pina Rosato, Pompeo Costabile e Paola Guglietta.
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Assalto alla locomotiva
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(Foto © DepositPhotos.com (https://it.depositphotos.com/stock-photography.html))
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Peggio ancora, avrebbe compiuto una violazione in occasione della concomitante scalata fatta con un nuovo Progetto di Finanza, presentato dalla società “Up” contro uno dei lidi storici di Serapo, lo stabilimento “Cab”. Questo per la futura gestione dell’omonimo lido quando la presentazione del Progetto di Finanza di quest’ultima società era stata sospesa dal dirigente del settore Demanio del comune di Gaeta Pietro D’Orazio perché “avvenuta in ritardo”. (Leggi qui: Progetti di finanza-spiagge Gaeta, la fuga in avanti della maggioranza (https://www.alessioporcu.it/politica/progetti-di-finanza-spiagge-gaeta-la-fuga-in-avanti-della-maggioranza/)).
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
I legali del Movimento Cinque Stelle hanno deciso di assaltare la locomotiva del presidente del Consiglio comunale di Gaeta sul piano giuridico per tentare di indebolirlo sul piano politico all’interno della lista d’appartenenza e della maggioranza Leccese.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Addirittura l’astensione di Speringo, che ha permesso al Consiglio comunale di continuare ad avere il numero legale, “ha palesato una piena incompatibilità ed un conflitto d’interesse, in quanto operatore economico del settore turistico-balneare". Questo "relativo all’atto approvato, in proprio e per stretti gradi di parentela. Sono stati violati il principio generale di imparzialità e l’articolo 78 comma 2 del Tuel. Impone agli amministratori l’astensione dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti ed affini fino al quarto grado”.
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Il voto della Di Ciaccio
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Peggio ancora, avrebbe compiuto una violazione in occasione della concomitante scalata fatta con un nuovo Progetto di Finanza, presentato dalla società “Up” contro uno dei lidi storici di Serapo, lo stabilimento “Cab”. Questo per la futura gestione dell’omonimo lido quando la presentazione del Progetto di Finanza di quest’ultima società era stata sospesa dal dirigente del settore Demanio del comune di Gaeta Pietro D’Orazio perché “avvenuta in ritardo”. (Leggi qui: Progetti di finanza-spiagge Gaeta, la fuga in avanti della maggioranza (https://www.alessioporcu.it/politica/progetti-di-finanza-spiagge-gaeta-la-fuga-in-avanti-della-maggioranza/)).
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I legali del Movimento Cinque Stelle hanno deciso di assaltare la locomotiva del presidente del Consiglio comunale di Gaeta sul piano giuridico per tentare di indebolirlo sul piano politico all’interno della lista d’appartenenza e della maggioranza Leccese.
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Addirittura l’astensione di Speringo, che ha permesso al Consiglio comunale di continuare ad avere il numero legale, “ha palesato una piena incompatibilità ed un conflitto d’interesse, in quanto operatore economico del settore turistico-balneare". Questo "relativo all’atto approvato, in proprio e per stretti gradi di parentela. Sono stati violati il principio generale di imparzialità e l’articolo 78 comma 2 del Tuel. Impone agli amministratori l’astensione dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti ed affini fino al quarto grado”.
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Il voto della Di Ciaccio
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Michela Di Ciaccio
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“Il provvedimento in violazione del dovere di astensione, risulta viziato di invalidità, di conseguenza si prospetta annullabile con possibile richiesta di risarcimento danni a carico del Comune di Gaeta”.
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Censure fortissime di cui non è esente – sempre secondo la versione accusatoria del M5S e del resto dell’opposizione di centrosinistra – la nona consigliera di maggioranza presente in aula il 10 aprile in occasione dell’approvazione del Progetto di Finanza contro lo stabilimento Cab. Michela Di Ciaccio era la più titolata ad abbandonare l’aula. E invece il suo voto favorevole ha permesso l’approvazione del 14° Progetto di Finanza della Giunta Leccese “dimenticando la sua incompatibilità a fronte della sua appartenenza ad una società (proprietaria di un albergo sulla spiaggia di Serapo) concessionaria, in proroga, di una concessione demaniale per finalità turistico-ricreativa”.
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Speringo ridimensiona
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“Il provvedimento in violazione del dovere di astensione, risulta viziato di invalidità, di conseguenza si prospetta annullabile con possibile richiesta di risarcimento danni a carico del Comune di Gaeta”.
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Censure fortissime di cui non è esente – sempre secondo la versione accusatoria del M5S e del resto dell’opposizione di centrosinistra – la nona consigliera di maggioranza presente in aula il 10 aprile in occasione dell’approvazione del Progetto di Finanza contro lo stabilimento Cab. Michela Di Ciaccio era la più titolata ad abbandonare l’aula. E invece il suo voto favorevole ha permesso l’approvazione del 14° Progetto di Finanza della Giunta Leccese “dimenticando la sua incompatibilità a fronte della sua appartenenza ad una società (proprietaria di un albergo sulla spiaggia di Serapo) concessionaria, in proroga, di una concessione demaniale per finalità turistico-ricreativa”.
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Speringo ridimensiona
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Davide Speringo e Cristian Leccese
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Il presidente Speringo getta acqua sul fuoco. Ed alla richiesta di porcedere alla staffetta concordata nel 2022 ha risposto “Non penso che serva per combattere la fame nel mondo”.
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<!-- wp:paragraph -->
Avico allora alza l'intensità del fuoco: "Non sappiamo se Speringo si dimetterà o meno da Presidente del consiglio. Tuttavia ma siamo certi che in Aula approderanno nuovi Project Financing tra cui rientrerebbe quello dello stesso Presidente del Consiglio comunale in carica. Se ciò dovesse accadere dimostrerebbe, ancor di più, il conflitto d’interesse in atto e la veridicità delle nostre conclusioni”.
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Gallinaro ancora assente
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Il presidente Speringo getta acqua sul fuoco. Ed alla richiesta di porcedere alla staffetta concordata nel 2022 ha risposto “Non penso che serva per combattere la fame nel mondo”.
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Avico allora alza l'intensità del fuoco: "Non sappiamo se Speringo si dimetterà o meno da Presidente del consiglio. Tuttavia ma siamo certi che in Aula approderanno nuovi Project Financing tra cui rientrerebbe quello dello stesso Presidente del Consiglio comunale in carica. Se ciò dovesse accadere dimostrerebbe, ancor di più, il conflitto d’interesse in atto e la veridicità delle nostre conclusioni”.
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Gallinaro ancora assente
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Il post di Gaeta Spia
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Dopo aver indossato l’altra sera la fascia tricolore al posto del sindaco Leccese in occasione di una messa di suffragio celebrata in Cattedrale dall’Arcivescovo Luigi Vari alla memoria di Papa Francesco, l’assessore al bilancio Luca Gallinaro continua a disertare il palazzo municipale di Gaeta finendo al centro dei post sarcastici del sito “Gaeta spia”. Che ha sottolineato la presenza in chiesa con la frase: "Gallinaro ha preso alla lettera ciò che si dice di lui in Comune: si fa vedere ad ogni morte di Papa”. (Leggi qui: Gaeta, troppi… Gallinaro a cantare: Luca fa un mezzo passo indietro (https://www.alessioporcu.it/politica/gaeta-troppi-gallinaro-a-cantare-luca-fa-un-mezzo-passo-indietro/); e leggi anche: Il problema con Gallinaro c’è: in Aula le delibere senza il loro assessore (https://www.alessioporcu.it/politica/il-problema-con-gallinaro-ce-in-aula-le-delibere-senza-il-loro-assessore/)).
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Venerdì mattina è tornata a riunirsi la conferenza dei capigruppo per calendarizzare il Consiglio comunale sul Conto Consuntivo 2024 – mercoledì 30 aprile alle 9 del mattino. Ma erano assenti sia l’assessore al ramo Gallinaro che il sindaco di Gaeta Leccese, lo stesso che negli ultimi due mesi ha illustrato in Giunta le delibere di competenza del medico gastroenterologo.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Questa incombenza è toccata venerdì mattina al presidente Speringo suscitando le perplessità su due argomenti spinosissimi sul piano elettorale: modifiche ed integrazioni sul regolamento sulla Tari e l’approvazione delle tariffe del servizio per l’anno 2025. Ad esprimere quelle perplessità sono stati due aventiniani capigruppo di maggioranza, Pina Rosato e l’ex sindaco Massimo Magliozzi. Gli stessi che quando possono… lasiano l'Aula per non votare i Progetti di Finanza.
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"Confronto mancato"
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Dopo aver indossato l’altra sera la fascia tricolore al posto del sindaco Leccese in occasione di una messa di suffragio celebrata in Cattedrale dall’Arcivescovo Luigi Vari alla memoria di Papa Francesco, l’assessore al bilancio Luca Gallinaro continua a disertare il palazzo municipale di Gaeta finendo al centro dei post sarcastici del sito “Gaeta spia”. Che ha sottolineato la presenza in chiesa con la frase: "Gallinaro ha preso alla lettera ciò che si dice di lui in Comune: si fa vedere ad ogni morte di Papa”. (Leggi qui: Gaeta, troppi… Gallinaro a cantare: Luca fa un mezzo passo indietro (https://www.alessioporcu.it/politica/gaeta-troppi-gallinaro-a-cantare-luca-fa-un-mezzo-passo-indietro/); e leggi anche: Il problema con Gallinaro c’è: in Aula le delibere senza il loro assessore (https://www.alessioporcu.it/politica/il-problema-con-gallinaro-ce-in-aula-le-delibere-senza-il-loro-assessore/)).
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Venerdì mattina è tornata a riunirsi la conferenza dei capigruppo per calendarizzare il Consiglio comunale sul Conto Consuntivo 2024 – mercoledì 30 aprile alle 9 del mattino. Ma erano assenti sia l’assessore al ramo Gallinaro che il sindaco di Gaeta Leccese, lo stesso che negli ultimi due mesi ha illustrato in Giunta le delibere di competenza del medico gastroenterologo.
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Questa incombenza è toccata venerdì mattina al presidente Speringo suscitando le perplessità su due argomenti spinosissimi sul piano elettorale: modifiche ed integrazioni sul regolamento sulla Tari e l’approvazione delle tariffe del servizio per l’anno 2025. Ad esprimere quelle perplessità sono stati due aventiniani capigruppo di maggioranza, Pina Rosato e l’ex sindaco Massimo Magliozzi. Gli stessi che quando possono… lasiano l'Aula per non votare i Progetti di Finanza.
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"Confronto mancato"
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Il presidente del Consiglio Comunale Pina Rosato
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Soprattutto l’ex presidente d’aula Rosato ha fatto fatica a gestire “questo modo di fare” dopo che l’assessore Gallinaro in una delle sue ultime apparizioni consiliari aveva lanciato un allarme: "Troppi B&B di Gaeta non pagano l’immondizia creando fenomeni di abusivismo e di ingiustizia fiscale”.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Per la capogruppo di Gaeta Democratica è mancato un confronto nella maggioranza circa la volontà di rimodulare le tariffe della Tari, auspicata da parte dell’assessore Gallinaro prima di uscire dai radar dell’azione amministrativa. A tentare di vestire i panni del pompiere (come sempre) per spegnere facili polemiche in maggioranza è stato il presidente Speringo.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Non ha escluso che i due argomenti possano essere stralciati dall’agenda consiliare di mercoledì prossimo se il Governo Meloni deciderà per una proroga a favore dei comuni. “Dubito che tra la morte di Papa Francesco e i ponti in corso avrà il tempo per farlo” ha causticamente commentato il consigliere di minoranza Franco De Angelis.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:heading -->
L'assist a De Angelis
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<!-- wp:paragraph -->
“Se così fosse – ha aggiunto Speringo – la maggioranza in tutta serenità avrà tempo per rimodulare le tariffe”. E’ stato il miglior assist fornito a De Angelis.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
“Allora sarà confermato il 30% di sconto per il pagamento della Tari a favore degli stabilimenti balneari di Gaeta?” . La risposta della Rosato è stata un mix di veleno e di disapprovazione: “E lo chiedi proprio a me?”.
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Soprattutto l’ex presidente d’aula Rosato ha fatto fatica a gestire “questo modo di fare” dopo che l’assessore Gallinaro in una delle sue ultime apparizioni consiliari aveva lanciato un allarme: "Troppi B&B di Gaeta non pagano l’immondizia creando fenomeni di abusivismo e di ingiustizia fiscale”.
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Per la capogruppo di Gaeta Democratica è mancato un confronto nella maggioranza circa la volontà di rimodulare le tariffe della Tari, auspicata da parte dell’assessore Gallinaro prima di uscire dai radar dell’azione amministrativa. A tentare di vestire i panni del pompiere (come sempre) per spegnere facili polemiche in maggioranza è stato il presidente Speringo.
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Non ha escluso che i due argomenti possano essere stralciati dall’agenda consiliare di mercoledì prossimo se il Governo Meloni deciderà per una proroga a favore dei comuni. “Dubito che tra la morte di Papa Francesco e i ponti in corso avrà il tempo per farlo” ha causticamente commentato il consigliere di minoranza Franco De Angelis.
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L'assist a De Angelis
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“Se così fosse – ha aggiunto Speringo – la maggioranza in tutta serenità avrà tempo per rimodulare le tariffe”. E’ stato il miglior assist fornito a De Angelis.
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“Allora sarà confermato il 30% di sconto per il pagamento della Tari a favore degli stabilimenti balneari di Gaeta?” . La risposta della Rosato è stata un mix di veleno e di disapprovazione: “E lo chiedi proprio a me?”.
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Lo zio di De Gregori ed il 25 Aprile che fa parlare anche chi non lo ama
https://www.alessioporcu.it/rubriche/opinioni/lo-zio-di-de-gregori-ed-il-25-aprile-che-fa-parlare-anche-chi-non-lo-ama/
https://www.alessioporcu.it/rubriche/opinioni/lo-zio-di-de-gregori-ed-il-25-aprile-che-fa-parlare-anche-chi-non-lo-ama/
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In “Le storie di ieri” tratta dall'album “Rimmel” perché precedentemente scartata da un precedente Lp, "Francesco De Gregori", lo stesso parla de “i cavalli a Salò" che "sono morti di noia. A giocare col nero perdi sempre”. E de “i nuovi capi" che "hanno facce serene e cravatte intonate alla camicia”. E’ roba antifascista proclamata in Arte Somma da uno che sul tema ha sempre avuto un certo senso della misura.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Una mancata e benefica pietas pop che lo spinse a constatare come ancora nell’Italia tardo fascista, gli antifascisti veri fossero molti, ma molti meno di quello che una certa agiografia posteriore declama. Poi ci mettemmo tutti la coccarda nuova.
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Cosa disse Montanelli
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In “Le storie di ieri” tratta dall'album “Rimmel” perché precedentemente scartata da un precedente Lp, "Francesco De Gregori", lo stesso parla de “i cavalli a Salò" che "sono morti di noia. A giocare col nero perdi sempre”. E de “i nuovi capi" che "hanno facce serene e cravatte intonate alla camicia”. E’ roba antifascista proclamata in Arte Somma da uno che sul tema ha sempre avuto un certo senso della misura.
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Una mancata e benefica pietas pop che lo spinse a constatare come ancora nell’Italia tardo fascista, gli antifascisti veri fossero molti, ma molti meno di quello che una certa agiografia posteriore declama. Poi ci mettemmo tutti la coccarda nuova.
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Cosa disse Montanelli
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D’altronde fu Indro Montanelli a dire, senza mezzi termini e con il consueto cinismo dei grandi, che negli armadi degli italiani “c’è un cappello pronto per ogni evenienza”.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Né bisogna dimenticare che Francesco De Gregori porta nome e cognome di un suo zio capitano dei partigiani bianchi.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Uno che comandava la brigata Osoppo trucidata a Porzus dagli omologhi titini nel ‘45. In quel gruppo c’era anche, come giovane militante, un tal Guido Pasolini, che aveva un fratello, un tizio di nome Pier Paolo. E che 23 anni dopo costui su Valle Giulia si sarebbe “schierato” con il proletariato genuino dei poliziotti e non con quello farlocco degli studenti borghesi ammalati di rivoluzione.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Ma qui il senso è un altro, e non tocca le corde amare del revisionismo, né quelle di una obiettività storiografica scomoda.
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La libertà di dire tutto
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D’altronde fu Indro Montanelli a dire, senza mezzi termini e con il consueto cinismo dei grandi, che negli armadi degli italiani “c’è un cappello pronto per ogni evenienza”.
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Né bisogna dimenticare che Francesco De Gregori porta nome e cognome di un suo zio capitano dei partigiani bianchi.
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Uno che comandava la brigata Osoppo trucidata a Porzus dagli omologhi titini nel ‘45. In quel gruppo c’era anche, come giovane militante, un tal Guido Pasolini, che aveva un fratello, un tizio di nome Pier Paolo. E che 23 anni dopo costui su Valle Giulia si sarebbe “schierato” con il proletariato genuino dei poliziotti e non con quello farlocco degli studenti borghesi ammalati di rivoluzione.
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Ma qui il senso è un altro, e non tocca le corde amare del revisionismo, né quelle di una obiettività storiografica scomoda.
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La libertà di dire tutto
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(Foto: Stefano Strani)
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Qui il senso del 25 aprile sta tutto nel Paradosso Massimo. Ed è il paradosso che ha come preambolo il gigantesco e bellissimo circuito di opinioni, idee e partigianerie ideologiche che dopo il 25 aprile e grazie ad esso, avrebbero riempito il Paese come un ronzio benefico. Un fottìo di singole libertà.
<!-- /wp:paragraph -->
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Perché non sta scritto da nessuna parte che la libertà di parola debba stare sempre a traino della facoltà di intelletto o della univocità di pensiero. Sta scritto invece che la libertà di parlare, agire, vivere secondo regole non aggiogate all’oppressione va a traino di eventi storici dirompenti. Snodi della Storia riconoscere il valore dei quali è dovere univoco, anche e soprattutto di chi esercita il diritto di critica su quegli snodi. Perché ha avuto un culo immenso e non lo sa, o finge di non saperlo.
<!-- /wp:paragraph -->
<!-- wp:paragraph -->
Essere fascisti in democrazia è facile, perché hai la base costituzionale per criticare, specie se comandi te e nessuno che ti sbatta in gattabuia se critichi. Ma essere democratici durante il fascismo era tutta un’altra cosa. Sta tutto qui il Paradosso Massimo. Quello per cui nel 2020 e legittimamente, il cantautore De Gregori parlò dell’assassinio del partigiano De Gregori e disse cose su Repubblica.
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Se divide ha fatto centro
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Qui il senso del 25 aprile sta tutto nel Paradosso Massimo. Ed è il paradosso che ha come preambolo il gigantesco e bellissimo circuito di opinioni, idee e partigianerie ideologiche che dopo il 25 aprile e grazie ad esso, avrebbero riempito il Paese come un ronzio benefico. Un fottìo di singole libertà.
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Perché non sta scritto da nessuna parte che la libertà di parola debba stare sempre a traino della facoltà di intelletto o della univocità di pensiero. Sta scritto invece che la libertà di parlare, agire, vivere secondo regole non aggiogate all’oppressione va a traino di eventi storici dirompenti. Snodi della Storia riconoscere il valore dei quali è dovere univoco, anche e soprattutto di chi esercita il diritto di critica su quegli snodi. Perché ha avuto un culo immenso e non lo sa, o finge di non saperlo.
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Essere fascisti in democrazia è facile, perché hai la base costituzionale per criticare, specie se comandi te e nessuno che ti sbatta in gattabuia se critichi. Ma essere democratici durante il fascismo era tutta un’altra cosa. Sta tutto qui il Paradosso Massimo. Quello per cui nel 2020 e legittimamente, il cantautore De Gregori parlò dell’assassinio del partigiano De Gregori e disse cose su Repubblica.
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Se divide ha fatto centro
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Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica
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Cose come questa: "Vanno definiti traditori coloro che l'hanno ucciso, alcuni dei quali, dopo essere stati condannati a varie pene nel dopoguerra, erano scappati in Jugoslavia”. Non ci interessa se abbia avuto ragione o meno a dirlo - fatti suoi e degli storiografi - a noi dovrebbe interessare che lo disse in piena libertà. Perché alla fine non è poi così difficile capire una cosa. Che se ogni maledetto anno sul 25 aprile ci si divide (https://www.alessioporcu.it/articoli/il-25-aprile-della-generazione-dei-disillusi/) vuol dire che il 25 aprile ha fatto centro sul suo perno unico: la pluralità.
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Poi però arrivano loro, i malati di logorrea, quelli che ogni anno che Dio manda puntano all'unanimità pelosa. Ed invece il 25 aprile non ebbe attori unici. Edgardo Sogno - presente Sogno? - costoro li avrebbe presi a calci nel didetro fino a Ventimiglia. Perché nessuno o pochi tra essi colgono il paradosso meraviglioso.
<!-- /wp:paragraph -->
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Quello per cui ciò che si celebra domani consente oggi ed a tutti di parlarne perfino con un minimo di amarezza. Ma di parlarne senza schiavettoni e randellate su reni. Magari coi toni slow del destra-centro che usa il lutto per la morte di Papa Francesco. Oppure con quelli ieratici della sinistra che passa il lapis sotto l'enfasi irrinunciabile di un momento sacro.
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Nessuno appalti niente
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E tuttavia con una libertà che forse, se le cose fossero andate diversamente, oggi potremmo anche non avere. Da chi fummo liberati, dal giogo nazifascista o dalla nostra capacità di averlo alimentato con 20 anni di consenso?
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Dalle leggi razziali che ci fecero vergognare o dal fatto che, per un bel po' di anni, ne fummo entusiasti o supini interpreti? Meschini delatori i cui nipoti magari (e in iperbole) oggi cazziano chi non vuole più il massacro a Gaza? Dalla tirannide nera o dal pericolo che, grazie ai "patrioti" filotitini della Garibaldi, essa semplicemente cambiasse colore? L’idea sarebbe un’altra, e sarebbe quella di augurarci vicendevolmente buon Tricolore, tutti.
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Perché 80 anni fa ci è andata decisamente bene. E nessuno si azzardi ad appaltare una faccenda che non ha tessere. Perché noi oggi parliamo senza aver paura delle nostre parole. E perché il 25 aprile è di tutti (https://www.alessioporcu.it/politica/il-25-aprile-senza-partigiani/): perfino ed ancor più di chi va in acidità di stomaco ogni volta che arriva. Nello snobbarlo o nel difenderlo ma solo per bottega sua.
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Cose come questa: "Vanno definiti traditori coloro che l'hanno ucciso, alcuni dei quali, dopo essere stati condannati a varie pene nel dopoguerra, erano scappati in Jugoslavia”. Non ci interessa se abbia avuto ragione o meno a dirlo - fatti suoi e degli storiografi - a noi dovrebbe interessare che lo disse in piena libertà. Perché alla fine non è poi così difficile capire una cosa. Che se ogni maledetto anno sul 25 aprile ci si divide (https://www.alessioporcu.it/articoli/il-25-aprile-della-generazione-dei-disillusi/) vuol dire che il 25 aprile ha fatto centro sul suo perno unico: la pluralità.
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Poi però arrivano loro, i malati di logorrea, quelli che ogni anno che Dio manda puntano all'unanimità pelosa. Ed invece il 25 aprile non ebbe attori unici. Edgardo Sogno - presente Sogno? - costoro li avrebbe presi a calci nel didetro fino a Ventimiglia. Perché nessuno o pochi tra essi colgono il paradosso meraviglioso.
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Quello per cui ciò che si celebra domani consente oggi ed a tutti di parlarne perfino con un minimo di amarezza. Ma di parlarne senza schiavettoni e randellate su reni. Magari coi toni slow del destra-centro che usa il lutto per la morte di Papa Francesco. Oppure con quelli ieratici della sinistra che passa il lapis sotto l'enfasi irrinunciabile di un momento sacro.
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Nessuno appalti niente
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E tuttavia con una libertà che forse, se le cose fossero andate diversamente, oggi potremmo anche non avere. Da chi fummo liberati, dal giogo nazifascista o dalla nostra capacità di averlo alimentato con 20 anni di consenso?
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Dalle leggi razziali che ci fecero vergognare o dal fatto che, per un bel po' di anni, ne fummo entusiasti o supini interpreti? Meschini delatori i cui nipoti magari (e in iperbole) oggi cazziano chi non vuole più il massacro a Gaza? Dalla tirannide nera o dal pericolo che, grazie ai "patrioti" filotitini della Garibaldi, essa semplicemente cambiasse colore? L’idea sarebbe un’altra, e sarebbe quella di augurarci vicendevolmente buon Tricolore, tutti.
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Perché 80 anni fa ci è andata decisamente bene. E nessuno si azzardi ad appaltare una faccenda che non ha tessere. Perché noi oggi parliamo senza aver paura delle nostre parole. E perché il 25 aprile è di tutti (https://www.alessioporcu.it/politica/il-25-aprile-senza-partigiani/): perfino ed ancor più di chi va in acidità di stomaco ogni volta che arriva. Nello snobbarlo o nel difenderlo ma solo per bottega sua.
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