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L’agronomo Lester Brown fu il primo a parlare di “rifugiati ambientali”, riferendosi alle persone costrette a migrare a causa dei mutamenti delle condizioni climatiche nei luoghi in cui vivevano.

Tra i Paesi più colpiti ci sono quelli del Sud-Est asiatico con Filippine e Bangladesh che hanno visto, solo nel 2017, quasi 3,5 milioni di persone abbandonare le proprie case e rifugiarsi in altre aree del Paese (o all’estero) a causa dei disastri ambientali.
In Africa, è emblematico il dato della Somalia, dove è in corso ormai da decenni una lunga e sanguinosa scia di violenze. Queste, nel 2017, hanno provocato 400 mila migrazioni, ma nello stesso anno i disastri ambientali hanno costretto quasi 900 mila somali a spostarsi.
Le nazioni con il più alto numero di migranti climatici sono l’Afghanistan, l’India e il Pakistan. La quota di persone costrette a lasciare le proprie case pur rimanendo all’interno del proprio Paese è stata due volte superiore rispetto a quella dei rifugiati accolti oltre confine.

È preoccupante che, per trovare soluzioni al fenomeno migratorio, molte nazioni stiano adottando politiche nazionalistiche.
Dal 1990, gli Stati membri dell’Ue e dell’Area Schengen hanno eretto circa 1000 km di muri e alcune nazioni stanno modificando le proprie leggi in modo da bloccare l’accesso ai migranti. Il governo britannico ha introdotto una misura che denuncia ed espelle chi prova ad entrare nel paese in modo illegale, e li trasferisce su isole semideserte. La Polonia considera migranti “irregolari” chi non arriva direttamente da un Paese in cui la vita è a rischio e autorizza così gli agenti di frontiera a respingerli.

La migrazione è una strategia di adattamento naturale che accomuna tutti gli esseri viventi quando vengono a mancare le condizioni necessarie per la sopravvivenza. In un momento storico come questo, è estremamente miope pensare che se non apriamo i porti le persone cesseranno di migrare. Lasciare i Paesi più in difficoltà soli ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico di cui tutte le nazioni sono co-responsabili dimostra ancora una volta la totale mancanza di una visione comune sulle problematiche che più la richiederebbero.

In collaborazione con Factanza
Siamo rimasti scioccati dall'attacco militare e questa aggressione in Ucraina.

Vogliamo dare la nostra solidarietà e supporto a tutto il popolo colpito e a @FFFukraine. Esprimiamo solidarietà anche a tutte le migliaia di persone che in Russia sono scese in piazza a favore della pace, e per questo molte di loro sono state arrestate.

Non potrà mai esistere una transizione ecologica giusta senza una profonda cooperazione internazionale. È quindi necessario evitare ogni conflitto armato, inutile, devastante.

Questo tipo di scontri e di scelte sono inoltre portate avanti dagli stessi che ci stanno trascinando nella crisi climatica, e a rimetterci sono al solito le persone più vulnerabili e che non l'hanno causata.

I combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica, sono anche tra le principali cause di guerre e conflitti, e i profitti fossili finanziano dittatori e armi nel mondo.
Liberarci il prima possibile da questa dipendenza permetterà di non finanziare missili, armi e invasioni. Affrancarsi crea le condizioni necessarie per una maggior democrazia, anche energetica, con fonti di energia più distribuite, e un mondo senza più conflitti armati.

Anche per questo motivo, è necessario accelerare più che mai su efficienza energetica e rinnovabili, su cui siamo bloccati da anni. Stiamo pagando decenni di folli politiche energetiche, guidate dalle compagnie del fossile, che hanno portato alla nostra attuale strutturale dipendenza dal gas. La soluzione non può essere investire ulteriormente sui fossili o altre infrastrutture, che porteranno ad altre dipendenze e ad altre emissioni. E il governo sta spingendo proprio in questa direzione.

Ora più che mai abbiamo bisogno di unirci oltre le differenze e i confini. Usa le forze e gli spazi che hai per spiegare queste cose, mobilitare e scendere in piazza.
Non scegliamo il silenzio.

E state pronti per lo sciopero globale del 25 marzo.

#AnotherWorldIsNecessary
#PeopleNotProfit
#FridaysForFuture
#StandWithUkraine
🏳️‍🌈 Contro la guerra e per la pace, le piazze d'Italia si riempiono a perdita d'occhio.

La guerra è sempre portatrice di morte e distruzione, ai danni di tutte le parti coinvolte.

Nel mezzo della crisi climatica dev'essere privilegiata l'unione e la cooperazione tra i popoli invece dell'ennesimo conflitto.

Il protagonista di questo scontro è il gas, la stessa fonte energetica fossile che TUTTO IL MONDO dovrebbe abbandonare per salvarci.

Lanciamo un appello alle banche italiane, in particolare Intesa San Paolo e Unicredit, le banche più armate d'Italia, che ogni anno spendono migliaia di miliardi di euro non solo nel fossile ma anche in esportazioni d'armamenti: smettete di spendere il nostro denaro nei conflitti.

Basta finanziare la morte, è ora di finanziare il futuro.

Il 25 Marzo torneremo in piazza in tutta Italia per lo sciopero globale per il clima, a presto 💚

#PeopleNotProfit #EarthFor99 #MakeLoveNotWar
Lanciamo insieme al Collettivo di Fabbrica Gkn due giornate di mobilitazioni convergenti: lo Sciopero Globale del 25 marzo per la giustizia climatica e la Mobilitazione Nazionale “Insorgiamo” del 26 marzo a Firenze.

Sfidiamo insieme ogni tentativo di contrapporre questione sociale e questione ambientale, attraverso due date esplicitamente collegate dal fil rouge della transizione ecologica e lavorativa.

E poichè non esiste processo più inquinante della #guerra -per il suo impatto ambientale e per come ridefinisce le priorità economiche e sociali dei paesi- non potrà che essere anche una scadenza contro la guerra.

Non permetteremo più di giustificare delocalizzazioni, licenziamenti, precariato con la scusa della crisi climatica.

Non permetteremo di giustificare con la difesa dei posti di lavoro una deviazione nella transizione ecologica.

La #transizione ecologica, se reale, deve misurare la propria efficacia anche sui tempi, e non è più concepibile alcun rallentamento.

Il pianeta è in fiamme, da ogni punto di vista, e ogni secondo sprecato è un crimine.

In una reale transizione ecologica il #lavoro inquinante cessa gradualmente di esistere: non si lavorerà più a discapito dei diritti, dell’ambiente, della salute e della pace, ma si passerà per una ridefinizione democratica di cosa è realmente necessario produrre.

E’ possibile lavorare meno e meglio, e lavorare tutti, ed è un diritto che ogni lavoratrice e lavoratore, di oggi o di domani, dovrebbe rivendicare.

Non è possibile portare avanti una vera transizione climatica mentre milioni di persone -per povertà salariale o per precarietà- sono concentrate sulla propria sopravvivenza economica.

La vicenda #Gkn ci insegna che essere salariati sotto ricatto limita la nostra possibilità come persone e cittadini di dedicarci alle lotte a cui teniamo, nonché di essere attivamente partecipi del cambiamento.

Liberarci dal ricatto significa riappropriarci del diritto di incidere sulla politica del paese e acquisire nuovo potere decisionale sulle nostre vite.

🔥 Invitiamo tutte e tutti allo Sciopero Globale per il clima del 25 marzo e invitiamo le stesse forze a partecipare al corteo di Firenze del 26 marzo.

👉👉Leggi il comunicato completo
cliccando qua👈👈

#PeopleNotProfit