donfabriziomoscato_lapagina
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MERCOLEDI' DELLA V SETTIMANA DI PASQUA
(Gv 15, 1-8)

Chi sono? Qual è il mio posto qui?

Sono tralcio, di una vite, quella vera, che è Gesù.
Una vite costantemente curata dal Padre agricoltore, affinchè, attraverso i tralci come me, dia sempre più frutto.

Sono legato alla vite, Appartengo a Gesù.
Non posso pensare la mia vita senza questo legame, che dice anche da dove vengo e verso dove vado.

Sono oggetto della cura amorosa del Padre, perchè sono parte della sua vite, del suo Figlio! Per questo il Padre - il Padre, non io!!! - pota, purifica, perchè io possa portare più frutto.

Lo ammetto: queste verità sono scomode...
Mi fanno sospetto, perchè il dubbio antico si insinua e sono portato a pensare che questa "appartenenza" alla vite sia limitante, e che queste potature siano punitive, ingiuste e mortificanti...

Ecco perchè Gesù mi raccomanda di fare l'unica mia parte: "tu rimani"...
Decido io se rimanere unito alla vite, oppure no...
Decido io se rimanere in questa azione liberante e feconda di Dio, oppure andare via, svincolarmi, inventarmi la strada per una "mia" fecondità...

Il Padre mi taglia via solamente se decido di "non rimanere", di non far passare Vita, di non far passare Amore...

Se rimango, desiderando portare frutto, accogliendo le potature necessarie, senza sfuggire alla fatica dell'ascolto di una parola che purifica, allora la pienezza dei frutti renderà sempre più bella la vite.

E poi la vendemmia...
E poi il vino nuovo...
E poi la festa...

Rimango, o no?

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MARTEDI' DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA
(Gv 16, 5-11)

È necessario che il Maestro vada via.
Mancherà...
La tristezza riempie il cuore dei discepoli, ma è necessario questo distacco, perchè è necessaria una crescita, un salto di qualità...

Ogni distacco può portare una fecondità nuova. Ma non si comprende subito... Ci vuole tempo... Ci vuole pazienza... E Gesù lo sa bene...

Per questo continua a promettere un "di più" definitivo: lo Spirito Santo, che continui e perfezioni la sua opera, che rimetta a posto i pezzi e aggiunga quelli mancanti...

Dimostrerà che il mondo ha scelto di rifiutare il Cristo...
Dimostrerà che il suo andare al Padre è segno di un'unione a cui il mondo non ha creduto...
Dimostrerà che il mondo si è giudicato da solo non accogliendo il Figlio venuto nella carne...

Nell'assenza di Gesù, amara distanza da accogliere, la presenza dello Spirito renderà chiare tante cose, soprattutto quelle più dolorose...

Farà maturare ancora una volta la domanda capitale, sulla quale tutta la vita si gioca: accogliere o no Gesù, Figlio di Dio?

E, soprattutto, nel caso di accoglienza della proposta, darà la forza della perseveranza nella risposta...

Lasciamogli mettere i pezzi al posto giusto!

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MERCOLEDI' DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA
(Gv 16, 12-15)

C'è un peso che la verità delle cose porta con sé, e che non sempre siamo capaci di portare, quantomeno non subito.
Ed è quello che Gesù sa bene: a portare il peso delle cose, si impara, ci si allena, con impegno costante, con sfide sempre crescenti.

Così Gesù non abbandona i suoi al peso delle molte cose che la sua pasqua provocherà, non li lascia in balia di tutte quelle cose, indubbiamente più grandi di loro, nelle quali potranno perdersi. Si perderanno, si disperderanno, dubiteranno, ma non saranno abbandonati a questo triste esito.

Impareranno a portare il peso della pasqua...

Per questo "allenamento" promette, ai discepoli di tutti i tempi, lo Spirito della verità, che guida a tutta la verità. Tutta intera.
Infatti, sotto il peso delle cose, stretti dall'esigenza di avere subito risultati, la tentazione è quella di accontentarsi di "pezzetti" di verità, di parziali interpretazioni, di mediocri stili di vita...

E invece Gesù promette molto di più. Lo Spirito non elimina il peso della storia che viviamo, ma ci da accesso alla sua piena verità in essa nascosta, che più che essere una verità da comprendere è un senso da vivere come strada da percorrere.

Anche le cose più "pesanti" mi indicano direzioni precise e passi di crescita... Solo lo Spirito viene in aiuto alla mia strutturale debolezza, e, con gradualità, mi rivela la novità di un orizzonte verso cui alzare lo sguardo.

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FESTA DI SAN MATTIA APOSTOLO - 14 MAGGIO
(Gv 15, 9-17)

Dopo la tragica defezione di Giuda Iscariota, agli Undici viene associato Mattia, il primo di tanti apostoli che il Signore ha scelto e costituito non direttamente, ma attraverso la mediazione della comunità dei credenti.

Il modo con cui gli viene accordata la preferenza sull'altro possibile candidato, Giuseppe, può apparire ai nostri occhi alquanto insolito e "fuori luogo": dopo la preghiera "tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia".

La Chiesa deciderà nel tempo forme più caute e riflessive di elezione, ma questa strana modalità "ci costringe" a confrontarci con il modo assolutamente insolito e imprevedibile attraverso cui il Signore ci chiama a diventare partecipi della vita della Chiesa e del suo ministero nel mondo.

Scelti e costituiti per portare frutto, a vario titolo e secondo la fantasia dei carismi che vengono suscitati, siamo chiamati per sua unica iniziativa, anche nelle circostanze che facciamo fatica a digerire, e con modalità apparentemente arbitrarie, indecifrabili, assurde, che germogliano nella realtà quotidiana, e fanno fiorire, dietro le quinte, "le cose di lassù".

Non conta più il "modo", che potrà essere incastonato nelle contraddizioni della realtà... Conta la chiamata ad un'amicizia con Gesù Cristo, la chiamata ad un amore più grande, che è darsi reciprocamente la vita, come fra amici, liberi da logiche di servitù, aperti ad un servizio autentico anche se sempre più illogico.

La Pasqua di Cristo, il suo amore portato fino alle estreme conseguenze, non scarta nessun fotogramma dalla pellicola della mia realtà, perchè è sua l'iniziativa: sta a me rimanere dentro questa amicizia che mi è toccata in sorte.

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MARTEDI' DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA
(Gv 17, 1-11a)

Ha ricevuto gli uomini dal Padre suo... Ha manifestato loro la verità... Ha consegnato loro la sua parola perchè la osservassero... Ha manifestato loro l'intima comunione tra il Padre e il Figlio, comunione nella quale anche ciascun uomo è chiamato ad entrare...

Gesù ha fatto tutto per gli uomini che il Padre gli ha affidato, e nei quali sta tutta l'umanità... Ha persino mostrato l'amore donando se stesso nel gesto della lavanda dei piedi, anticipando la consegna della sua vita nella morte...

E trasforma tutto questo in una preghiera vibrante al Padre, nella quale, non soltanto ricorda che ha accompagnato gli uomini a conoscere e ricevere la vita eterna, ma soprattutto li riconsegna al Padre stesso, prega per loro perchè sono suoi, li affida in modo pieno e libero.

Mi riempie di gioia questa libertà di Gesù, lontana dal possesso, fiduciosa nell'azione del Padre che porta a perfezione ogni cosa, e che custodisce gli uomini che, come me, rimangono ancora nel mondo...

Perchè solamente in questa custodia amorosa del Padre, pur restando "nel" mondo, ho la possibilità di non essere "del" mondo...

Gesù "mi consegna" al Padre...
Imparo anche io a "farmi consegnare"...
E a "consegnare" a mia volta...

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GIOVEDI' DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA
(Gv 17, 20-26)

C'è una straordinaria unità per la quale Gesù prega: gli uomini, quelli di tutti i tempi, il Figlio, il Padre...
Gesù è venuto ad inaugurare questa unità dando a noi la stessa "gloria" che riceve dal Padre.

Dunque una splendida unità nella gloria condivisa. E la gloria è il "peso", l'importanza: siamo dello stesso peso del Figlio e del Padre, non per diritto, ma per dono immeritato... E questa gloria ha a che fare con l'amore ricevuto e donato...

Non è la gloria del mondo, il "peso" dell'apparire nelle forme e e del primeggiare in mezzo agli altri... piuttosto si tratta della gloria dell'essere figli liberi, con una dignità per la quale niente e nessuno può strapparci dall'unica mano del Padre e del Figlio...

Siamo fatti di questa pasta divina, di questa santa circolazione d'amore che Dio Padre ha riversato nel Figlio, e il Figlio ha riversato in noi...

Così si conclude la preghiera di Gesù, ricordandoci che siamo noi la "gloria" di Dio, e che solo in questa unità saremo sempre più "perfetti nell'amore"...

Possiamo camminare a testa alta...
Ubriacati d'amore, ma ancora a testa alta...

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VENERDI' DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA
(Gv 21, 15-19)

Mi ami più di costoro?
Mi ami?
Mi vuoi bene?

Oggi ho bisogno di ritornare sulle rive di quel lago che segnò gli inizi... in quella mattina resa tutta diversa dalla pesca miracolosa che pose fine alla notte del fallimento...

Oggi ho bisogno di sentirmi fare quelle tre domande... anzi quell'unica grande domanda declinata in tre sfumature che sanno del mio rinnegamento...

Ho bisogno di ripensare quella notte sullo sfondo... Ho bisogno di sentire l'eco del gallo che canta ancora la vittoria della mia debolezza e la sconfitta delle mie false certezze...

Ho bisogno di sentirmi fare quella domanda che taglia carne ed ossa, che mi ricorda un incrocio di sguardi e tante lacrime in solitudine, a distanza dall'amore crocifisso per me, ma senza di me...

Ho bisogno di capire che quella domanda non ti serve per sapere da me, ma per comprometterti ancora con me, col tremore della mia voce e con lo sguardo basso di chi sa di essere passato attraverso il fuoco dell'umanità ferita...

Ho bisogno di sentirmi libero...
Libero di dirti semplicemente che tu sai tutto...

Tu sai che adesso - solo adesso - ti voglio bene...
Adesso - solo adesso - posso prendermi cura delle tue pecore...
Adesso - solo adesso - puoi chiedermi di seguirti...

Solo adesso.

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SABATO DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
(Mc 12, 38-44)

Una sfida ad apparire sempre di più...
Una gara a chi vince il premio della visibilità...

Così tra gli scribi del tempo di Gesù...
Così oggi in mezzo a noi, in tutti gli ambienti religiosi...
Non certo per colpa degli ambienti, ma a motivo del cuore non circonciso, non libero da ansie da prestazione che possono divorare davvero tutto, specie le relazioni con Dio e con i fratelli...

Un vero e proprio anti-evangelo quello dell'apparenza, un virus di cui tutti siamo malati, anche se facilmente pensiamo di essere asintomatici...

Ed invece i sintomi si vedono eccome!

Alla stessa maniera di come si vede il "modo" in cui quella vedova getta le sue due monetine... Un modo sano, generoso, che sarebbe rimasto nascosto e delicato se Gesù non lo avesse incrociato con il suo sguardo d'amore...
Altro che il tintinnio eloquente e altisonante delle molte monete dei ricchi che ci tenevano a far bella figura davanti al tesoro!

Quella povera vedova diventa per noi maestra... Gesù la fa diventare testimone di un insegnamento senza precedenti: non è importante la quantità donata, ma il tutto regalato con libertà... Non il molto, non il tanto, ma il poco purchè sia tutto quello che puoi...

Resta invisibile il poco donato così, di qualsiasi natura esso sia... Non fa rumore... Non attira sguardi... Perchè è la vita nascosta messa nelle mani di Dio...
E non ha bisogno di applausi, nè di approvazioni umane...

Questo "poco" che è tutto, commuove Dio...
Il "tanto" ostentato nelle piazze, gli fa solo voltare la faccia da un'altra parte...

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MARTEDI' DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
(Mt 5,13-16)

Fastidiosissimi indicativi quelli che Gesù, dopo le beatitudini, usa per parlare di noi...
Voi siete... sale... luce...

Indicativi scomodi innanzitutto perchè intercettano la nostra difficoltà a lasciarci dire da lui ciò che siamo... Vorremmo definirci da noi stessi... Tendiamo a dirci chi siamo, e, troppo spesso, testardamente e senza mai farci mettere in discussione da voci esterne, meno che mai da quella di Dio che è sempre così spettatore...

Indicativi scomodi anche perchè ci inchiodano all'essenza di una vita di qualità, fatta di sapore e di gusto, fatta di riverbero e di chiarezza... Una vita che dice qualità dentro la quantità delle cose di ogni giorno, che possono essere "salate" e "illuminate", non soltanto impreziosite e abbellite...

Indicativi scomodi perchè nello scenario di possibilità, c'è anche l'assurdo che il sale possa perdere sapore... che la luce sia posta sotto il moggio... Futuribili paradossali che passano dalla nostra libertà, dalla nostra responsabilità di diventare sempre più quello che già siamo...

La verità è che sale e luce portano ad un affascinante movimento, che va dall'attingere alla nostra identità più profonda, all'uscire da noi stessi "salando" e "illuminando" persone e cose con le opere, al glorificare il Padre che è nei cieli...

Tutto un movimento di vita nuova, ancora beatitudine possibile nella concretezza della nostra umanità piena di Dio e aperta agli altri, ancora beatitudine da "acchiappare" e vivere...

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MERCOLEDI' DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
(Mt 5, 17-19)

Le Beatitudini possono sconvolgere.. possono scuotere dalle fondamenta una struttura di convinzioni e di convenzioni ben nascosta dentro le pieghe della legge...
Una legge esigente e rigida, che attraverso il sacrificio e lo sforzo della persona non libera, anzi vincola sempre di più e appesantisce di tanti sensi di fallimento...

Allora Gesù dona uno sguardo più vasto, offre un orizzonte più ampio... Non si oppone alla legge e lo dichiara apertamente... Non la cancella, non la abolisce...
Ci crede... e per questo ci indica la novità di Dio che attraverso la legge si può concretizzare...
Gesù parla del compimento della legge, del suo "riempirsi" di senso "altro" e "alto", dell'abbondanza che è l'obiettivo della legge, di una pienezza che è venuto a portare dentro la legge e oltre la legge stessa...

Dove la legge dice sterilmente limite e norma, Gesù fa vedere una ricchezza senza limiti e una fecondità senza precedenti...

Dove il rigore più attento è capace di "fissarsi" sui trattini e - ad un tempo - saltarli con approssimazione, Gesù fa vedere piccole cose attraverso le quali la fedeltà, anche sofferta e faticosa, diventa libertà dell'uomo nuovo nel regno...

E così il "piccolo" e il "normato" possono diventare luoghi di respiro a pieni polmoni: saranno terreni dell'amore che germoglia, vero compimento della legge, unica via da insegnare, osservare e vivere...

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