📍La condizione di mercato attuale è molto particolare.
Ieri i maggiori indici sono scesi nonostante il dato sotto le attese sulla disoccupazione.
In realtà quello che è successo è che le grandi società sono scese mentre quelle più piccole, che sono di più in numero sono salite. Si è avuta quindi una enorme rotazione. Il Nasdaq 100 è sceso del 2.20% mentre il Russell 2000, l'indice delle small cap, è salito del 3.75%.
In genere si parla di partecipazione ai rialzi (o market breadth per indicare un mercato in salute. Più azioni partecipano al rialzo più questo è solido.
Nel mercato attuale, estremamente concentrato, questo tipo di rotazione si consuma invece con indici che scendono, perché scendono i settori più pesanti.
Si tratta quindi di una reazione piuttosto controintuitiva ma che è successa spesso nell’ultimo periodo.
Perché molti vanno a comprare small cap quando si avvicina un taglio?
1) In primo luogo, perché tradizionalmente le small cap performano bene dopo il primo taglio. Le imprese più piccole sono più sensibili alle condizioni di finanziamento.
2) In secondo luogo, il mercato è arrivato fino a qui nell’anticipazione di ribassi dei tassi. Quando questi effettivamente arrivano si realizza una sorta di “buy the rumor sell the fact” in cui gli investitori prendono profitto e lo fanno ovviamente su quello che è salito di più, in questo caso le megacap.
Ieri i maggiori indici sono scesi nonostante il dato sotto le attese sulla disoccupazione.
In realtà quello che è successo è che le grandi società sono scese mentre quelle più piccole, che sono di più in numero sono salite. Si è avuta quindi una enorme rotazione. Il Nasdaq 100 è sceso del 2.20% mentre il Russell 2000, l'indice delle small cap, è salito del 3.75%.
In genere si parla di partecipazione ai rialzi (o market breadth per indicare un mercato in salute. Più azioni partecipano al rialzo più questo è solido.
Nel mercato attuale, estremamente concentrato, questo tipo di rotazione si consuma invece con indici che scendono, perché scendono i settori più pesanti.
Si tratta quindi di una reazione piuttosto controintuitiva ma che è successa spesso nell’ultimo periodo.
Perché molti vanno a comprare small cap quando si avvicina un taglio?
1) In primo luogo, perché tradizionalmente le small cap performano bene dopo il primo taglio. Le imprese più piccole sono più sensibili alle condizioni di finanziamento.
2) In secondo luogo, il mercato è arrivato fino a qui nell’anticipazione di ribassi dei tassi. Quando questi effettivamente arrivano si realizza una sorta di “buy the rumor sell the fact” in cui gli investitori prendono profitto e lo fanno ovviamente su quello che è salito di più, in questo caso le megacap.
Buongiorno
📍Ancora una volta i movimenti di questi giorni dimostrano l'importanza dello yen nella liquidità globale.
Abbiamo già detto alcune volte come lo yen sia infatti utilizzato come funding currency per comprare asset rischiosi o per comprare valute con rendimenti più elevati.
L'unwinding di questi trades produce un de-leverage del sistema finanziario globale che alimenta questo tipo di sell-off. Lo yen è stato tradizionalmente un safe haven proprio perché ribassi del mercato azionario implicano la chiusura forzata di parte dei rischi da parte degli investitori istituzionali che devono poi ricomprarsi gli yen attraverso cui finanziavano posizioni a carry positivo.
Il movimento di questi giorni nasce dalla contemporanea attesa di ribassi dei tassi negli USA e (seppur limitati ) rialzi in Giappone.
Tutti i carry trades sono soggetti a questo tipo di movimenti estremamente violenti di tanto in tanto. E' per questo che nel lungo periodo garantiscono un certo premio al rischio.
📍Ancora una volta i movimenti di questi giorni dimostrano l'importanza dello yen nella liquidità globale.
Abbiamo già detto alcune volte come lo yen sia infatti utilizzato come funding currency per comprare asset rischiosi o per comprare valute con rendimenti più elevati.
L'unwinding di questi trades produce un de-leverage del sistema finanziario globale che alimenta questo tipo di sell-off. Lo yen è stato tradizionalmente un safe haven proprio perché ribassi del mercato azionario implicano la chiusura forzata di parte dei rischi da parte degli investitori istituzionali che devono poi ricomprarsi gli yen attraverso cui finanziavano posizioni a carry positivo.
Il movimento di questi giorni nasce dalla contemporanea attesa di ribassi dei tassi negli USA e (seppur limitati ) rialzi in Giappone.
Tutti i carry trades sono soggetti a questo tipo di movimenti estremamente violenti di tanto in tanto. E' per questo che nel lungo periodo garantiscono un certo premio al rischio.
📍In questi giorni si parla molto di cambi visto tutto il movimento che c’è sul dollaro yen 🇺🇸🇯🇵.
I cambi sono uno strumento teoricamente facile ma che trae molto spesso in inganno perché le valute vengono trattate una contro l’altra.
Facciamo un po’ di esercizio per prendere confidenza con le convenzioni e con i cross rates.
👉 Supponiamo di essere corti di eurusd a 1,0950.
Siamo quindi corti euro e lunghi dollari.
Supponiamo di voler trasformare la nostra posizione in una posizione lunga dollaro yen perché magari crediamo in un rialzo del dollaro yen.
Una posizione lunga dollaro yen è lunga dollari e corta yen.
Lunghi dollari lo siamo già quindi dovremmo ricomprare gli euro e vendere gli yen.
Compriamo quindi euryen. Il prezzo attuale è 160,20.
Questo ci rende lunghi di dollaro yen a 160,20/1,0950= 146.70
Supponiamo che ora il dollaro yen salga a 147,60, livello a cui prendiamo profitto.
Come determiniamo il profitto in eur?
In genere si fa la differenza tra i prezzi di acquisto e vendita moltiplicato per il nominale.
Quindi: 147,60 – 146,70 = 0.90
Supponendo che la posizione lunga fosse di 1 milione di dollaro yen il profitto è uguale a:
0.90 * 1.000.000 = 900.000
900.000 che cosa sono? Sono 900.000 yen. Per ottenere il guadagno in eur dovrò dividere l’ammontare in yen per il cambio euryen
Quindi 900.000 / 160,20 = 5.618 eur
I cambi sono uno strumento teoricamente facile ma che trae molto spesso in inganno perché le valute vengono trattate una contro l’altra.
Facciamo un po’ di esercizio per prendere confidenza con le convenzioni e con i cross rates.
👉 Supponiamo di essere corti di eurusd a 1,0950.
Siamo quindi corti euro e lunghi dollari.
Supponiamo di voler trasformare la nostra posizione in una posizione lunga dollaro yen perché magari crediamo in un rialzo del dollaro yen.
Una posizione lunga dollaro yen è lunga dollari e corta yen.
Lunghi dollari lo siamo già quindi dovremmo ricomprare gli euro e vendere gli yen.
Compriamo quindi euryen. Il prezzo attuale è 160,20.
Questo ci rende lunghi di dollaro yen a 160,20/1,0950= 146.70
Supponiamo che ora il dollaro yen salga a 147,60, livello a cui prendiamo profitto.
Come determiniamo il profitto in eur?
In genere si fa la differenza tra i prezzi di acquisto e vendita moltiplicato per il nominale.
Quindi: 147,60 – 146,70 = 0.90
Supponendo che la posizione lunga fosse di 1 milione di dollaro yen il profitto è uguale a:
0.90 * 1.000.000 = 900.000
900.000 che cosa sono? Sono 900.000 yen. Per ottenere il guadagno in eur dovrò dividere l’ammontare in yen per il cambio euryen
Quindi 900.000 / 160,20 = 5.618 eur
📍La scorsa settimana ha visto un grande episodio di volatilità in cui il dollaroyen è sceso fino a 142, gli indici azionari sono scesi e il VIX ha toccato quota 65, il terzo livello più alto di sempre.
Vediamo che cosa è successo sulla curva dei futures del VIX.
Il grafico sotto riporta i livelli dei futures sul VIX alla chiusura del 5 agosto. Come si sa il VIX non è investibile direttamente ma solo attraverso una serie di futures.
Come si vede, i primi futures hanno seguito il VIX al rialzo. Un futures deve convergere col prezzo spot a scadenza. I futures con scadenza più vicina tendono quindi a seguire lo spot mentre quelli più lunghi rimangono più vicino alla media di lungo periodo che è intorno a 20 confidando nel fatto che la volatilità tende in genere a tornare verso la sua media.
La curva dei futures quindi si inverte. Si dice che diventa in backwardation mentre in condizioni normali, quando è inclinata positivamente, si dice che è in contango.
Il contango è un costo per molte strategie lunghe futures perché i futures, a parità di altre condizioni, tendono ad essere trascinati al ribasso col passare del tempo. In genere il costo, quando la curva è in contango, è particolarmente rilevante sui futures più vicini.
Ci sono quindi dei prodotti che sono costruiti con strategie che minimizzano i costi del contango. Il problema è che spesso queste strategie, per minimizzare i costi, comprano futures più lunghi, dove la curva è più piatta. Con futures più lunghi però, quando si realizzano situazioni di esplosione dei prezzi spot al rialzo come quelle della settimana scorsa, i prezzi seguono meno.
Ecco quindi che si ottengono strumenti che soffrono meno il contango ma sono anche meno reattivi per rialzi dei prezzi del sottostante che vorrebbero replicare.
Vediamo che cosa è successo sulla curva dei futures del VIX.
Il grafico sotto riporta i livelli dei futures sul VIX alla chiusura del 5 agosto. Come si sa il VIX non è investibile direttamente ma solo attraverso una serie di futures.
Come si vede, i primi futures hanno seguito il VIX al rialzo. Un futures deve convergere col prezzo spot a scadenza. I futures con scadenza più vicina tendono quindi a seguire lo spot mentre quelli più lunghi rimangono più vicino alla media di lungo periodo che è intorno a 20 confidando nel fatto che la volatilità tende in genere a tornare verso la sua media.
La curva dei futures quindi si inverte. Si dice che diventa in backwardation mentre in condizioni normali, quando è inclinata positivamente, si dice che è in contango.
Il contango è un costo per molte strategie lunghe futures perché i futures, a parità di altre condizioni, tendono ad essere trascinati al ribasso col passare del tempo. In genere il costo, quando la curva è in contango, è particolarmente rilevante sui futures più vicini.
Ci sono quindi dei prodotti che sono costruiti con strategie che minimizzano i costi del contango. Il problema è che spesso queste strategie, per minimizzare i costi, comprano futures più lunghi, dove la curva è più piatta. Con futures più lunghi però, quando si realizzano situazioni di esplosione dei prezzi spot al rialzo come quelle della settimana scorsa, i prezzi seguono meno.
Ecco quindi che si ottengono strumenti che soffrono meno il contango ma sono anche meno reattivi per rialzi dei prezzi del sottostante che vorrebbero replicare.
📍Abbiamo parlato di che cosa è successo alla curva VIX con l'impennata della volatilità di inizio agosto.
Vediamo come la situazione si è evoluta in quanto si tratta di dinamiche che si ripetono per il VIX e anche per molte materie prime trattate attraverso futures.
Il 5 agosto c'è stata un'impennata della volatilità. La curva dei futures su VIX si è inclinata negativamente.
Per le posizioni lunghe futures una curva positiva (in contango) rappresenta un costo. Con un curva negativa si incassano invece dei soldi con il passare del tempo.
Nei giorni successivi il VIX è sceso di molto riportandosi a 16 e la curva è tornata in contango (la gobba che si vede tra ottobre e novembre è dovuta alle elezioni USA).
Ora detenere una posizione lunga è tornato quindi ad essere un costo.
Dalle considerazioni sopra appare evidente come si tratti di un mercato difficile che sembra prezzato per renderci difficile fare soldi.
Quando il VIX è basso (e quindi si può pensare di comprarlo in ottica mean reverting) detenerlo nel tempo comporta un costo che può essere molto elevato. In un certo senso si può dire che pago l'opzione di ritorno alla media.
Quando la curva è invertita detenerlo nel tempo significa incassare un certo rendimento dal roll dei futures. Ragionare solo in termini di costo della detenzione della posizione è però pericoloso perché acquistare una curva invertita significa acquistare un VIX molto alto a rischio mean reversion.
Vediamo come la situazione si è evoluta in quanto si tratta di dinamiche che si ripetono per il VIX e anche per molte materie prime trattate attraverso futures.
Il 5 agosto c'è stata un'impennata della volatilità. La curva dei futures su VIX si è inclinata negativamente.
Per le posizioni lunghe futures una curva positiva (in contango) rappresenta un costo. Con un curva negativa si incassano invece dei soldi con il passare del tempo.
Nei giorni successivi il VIX è sceso di molto riportandosi a 16 e la curva è tornata in contango (la gobba che si vede tra ottobre e novembre è dovuta alle elezioni USA).
Ora detenere una posizione lunga è tornato quindi ad essere un costo.
Dalle considerazioni sopra appare evidente come si tratti di un mercato difficile che sembra prezzato per renderci difficile fare soldi.
Quando il VIX è basso (e quindi si può pensare di comprarlo in ottica mean reverting) detenerlo nel tempo comporta un costo che può essere molto elevato. In un certo senso si può dire che pago l'opzione di ritorno alla media.
Quando la curva è invertita detenerlo nel tempo significa incassare un certo rendimento dal roll dei futures. Ragionare solo in termini di costo della detenzione della posizione è però pericoloso perché acquistare una curva invertita significa acquistare un VIX molto alto a rischio mean reversion.
📍📍 Oggi alle 14.30 esce il report sul mercato del lavoro statunitense.
In questo momento si tratta di un dato ancora più importante di quello sull'inflazione.
Tutti lo guardano con molta attenzione perché il trend della disoccupazione (in blu) si sta lentamente orientando al rialzo.
In passato, quando questo è successo, c'è poi stata un'accelerazione che è coincisa con:
1) una recessione (in grigio)
2) una discesa del mercato azionario (in rosso)
Ora, il ciclo attuale è molto particolare rispetto a quelli passati, ma senza dubbio nessuno vuole vedere una continuazione dell'aumento della disoccupazione statunitense.
In questo momento si tratta di un dato ancora più importante di quello sull'inflazione.
Tutti lo guardano con molta attenzione perché il trend della disoccupazione (in blu) si sta lentamente orientando al rialzo.
In passato, quando questo è successo, c'è poi stata un'accelerazione che è coincisa con:
1) una recessione (in grigio)
2) una discesa del mercato azionario (in rosso)
Ora, il ciclo attuale è molto particolare rispetto a quelli passati, ma senza dubbio nessuno vuole vedere una continuazione dell'aumento della disoccupazione statunitense.
𝐓𝐞𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐞 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐄𝐓𝐅
- Caratteristiche e meccanica degli ETF
- Creation and redemption in kind
- Gestione del rischio cambio
- ETF obbligazionari rolling e a scadenza definita
- ETF smart beta e a gestione attiva
- Esercitazione pratica sulla selezione degli ETF
Iscrizioni
https://attendee.gotowebinar.com/register/4800839843712172631
👉 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐟𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨
- Introduzione all’asset allocation
- Asset class e ciclo economico
- Assemblare asset che fanno bene in diversi contesti economici
- Qualche semplice regola per individuare un’asset allocation adeguata
- Esercitazione su temi pratici relativi alla costruzione di un portafoglio: quanto azionario, quanta duration, quanto rischio di cambio hedgiare, la questione del contango, ecc.
Iscrizioni
https://attendee.gotowebinar.com/register/4012732998666540374
👉 𝐂𝐚𝐦𝐛𝐢 𝐞 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞
- Le convenzioni del forex
- I fattori che influenzano il livello del cambio
- Determinazione del cambio a termine e hedging valutario
- Dinamica dei carry rades
- Come investire in materie prime
- La funzione di protezione dall’inflazione
- Il calcolo del prezzo forward
- Contando, backwardation e roll yield
- Le caratteristiche del mercato di petrolio, oro, rame, argento
Iscrizioni
https://attendee.gotowebinar.com/register/111139077310755167
Per qualsiasi informazione scrivici a info@cubeinvestimenti.it
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👉👉 La scorsa settimana la FED ha abbassato i tassi dello 0.50% (in rosso).
Questo è andato oltre le attese degli analisti che erano per uno 0.25%.
💡Molti si chiedono perché i rendimenti dei titoli di stato (in blu il rendimento a 10 anni) non siano scesi in linea con una diminuzione dei tassi da parte della FED che, tra l’altro, è stata anche superiore alle aspettative.
Come abbiamo già avuto modo di dire i movimenti dei tassi della FED non necessariamente impattano nella parte a lunga della curva i cui rendimenti dipendono dall’incrocio di domanda e offerta di titoli di stato.
Questo è andato oltre le attese degli analisti che erano per uno 0.25%.
💡Molti si chiedono perché i rendimenti dei titoli di stato (in blu il rendimento a 10 anni) non siano scesi in linea con una diminuzione dei tassi da parte della FED che, tra l’altro, è stata anche superiore alle aspettative.
Come abbiamo già avuto modo di dire i movimenti dei tassi della FED non necessariamente impattano nella parte a lunga della curva i cui rendimenti dipendono dall’incrocio di domanda e offerta di titoli di stato.
Naturalmente se i tassi ufficiali salgono del 5% come è successo dopo la pandemia sale anche la parte a lunga della curva ma per movimenti più limitati dei tassi è possibile che la curva dei rendimenti cambi di pendenza.
Visto che è inclinata negativamente, una riduzione dei tassi a breve può avere l’effetto di far tornare la curva inclinata positivamente. In genere è normale che gli investitori per prestare soldi per più tempo richiedano tassi più elevati. Le condizioni degli ultimi due anni, in cui il breve rendeva più del lungo, sono storicamente anomale.
❗️Il valore dei rendimenti più a lungo termine dipende dalle aspettative su inflazione e crescita economica.
👉 La reazione iniziale a questo ribasso dei tassi ufficiali è stata una maggiore fiducia sulla crescita dell’economia futura (tassi alti tendono infatti a comprimerla) che ha paradossalmente fatto salire i rendimenti a lungo termine.
Visto che è inclinata negativamente, una riduzione dei tassi a breve può avere l’effetto di far tornare la curva inclinata positivamente. In genere è normale che gli investitori per prestare soldi per più tempo richiedano tassi più elevati. Le condizioni degli ultimi due anni, in cui il breve rendeva più del lungo, sono storicamente anomale.
❗️Il valore dei rendimenti più a lungo termine dipende dalle aspettative su inflazione e crescita economica.
👉 La reazione iniziale a questo ribasso dei tassi ufficiali è stata una maggiore fiducia sulla crescita dell’economia futura (tassi alti tendono infatti a comprimerla) che ha paradossalmente fatto salire i rendimenti a lungo termine.
📍A proposito di performance di un portafoglio o di un indice può essere utile vedere che cosa crea una determinata performance.
Chiariamo quindi i concetti di:
- peso
- rendimento
- contribuzione
Prendiamo per esempio l'indice S&P 500. Da inizio anno ha fatto +24.10%. Andiamo a vedere come è stata creata.
Scomponiamo nei settori di attività delle società che lo compongono. In genere si usa la classificazione GICS che prevede 11 settori.
Technology
Financials
Communications
Industrials
Health Care
Cons Discretionary
Consumer Staples
Utilities
Energy
Materials
Real Estate
Ognuno di questi settori ha un peso all'interno dell'indice.
Per esempio ora la tecnologia conta per oltre il 32%.
Ognuno di questi settori avrà anche un certo rendimento da inizio anno.
👉 Per contribuzione alla performance intendiamo: (Performance del settore) x (Peso del settore nell'indice)
Andiamo cioè a vedere quanto ogni settore ha contribuito a raggiungere quel 24.10%.
Naturalmente la contribuzione dipende sia dal rendimento sia dal peso. Un settore può fare un risultato straordinario ma se poi pesa pochissimo sull'indice generale la sua contribuzione sarà molto limitata.
Chiariamo quindi i concetti di:
- peso
- rendimento
- contribuzione
Prendiamo per esempio l'indice S&P 500. Da inizio anno ha fatto +24.10%. Andiamo a vedere come è stata creata.
Scomponiamo nei settori di attività delle società che lo compongono. In genere si usa la classificazione GICS che prevede 11 settori.
Technology
Financials
Communications
Industrials
Health Care
Cons Discretionary
Consumer Staples
Utilities
Energy
Materials
Real Estate
Ognuno di questi settori ha un peso all'interno dell'indice.
Per esempio ora la tecnologia conta per oltre il 32%.
Ognuno di questi settori avrà anche un certo rendimento da inizio anno.
👉 Per contribuzione alla performance intendiamo: (Performance del settore) x (Peso del settore nell'indice)
Andiamo cioè a vedere quanto ogni settore ha contribuito a raggiungere quel 24.10%.
Naturalmente la contribuzione dipende sia dal rendimento sia dal peso. Un settore può fare un risultato straordinario ma se poi pesa pochissimo sull'indice generale la sua contribuzione sarà molto limitata.
👉👉 Una delle particolarità di questo periodo è la contrazione degli spread di credito.
💡 In pratica, per acquistare un'obbligazione corporate richiederò un rendimento maggiore rispetto a quello di un titolo più sicuro come un titolo di stato.
La misura di questo rendimento addizionale richiesto (spread) non è determinata univocamente ma dipende dalla percezione del rischio dell'emittenre corporate.
Questa percezione cambia nel tempo, anche potenzialmente se il bilancio dell'emittente non cambia. In periodi di generalizzata avversione al rischio, gli investitori richiederanno spread maggiori (in gergo si dice più larghi), e viceversa.
Nell'ultimo periodo si nota una generalizzata contrazione degli spread.
Molti si chiedono quindi se è ipotizzabile che i titoli corporate più sicuri possano arrivare a trattare a rendimenti inferiori a quelli dei titoli di stato.
💰È indubbio che negli anni scorsi vi sia stato un grande trasferimento di risorse dagli stati verso il settore privato. I bilanci di alcuni corporates sono solidi come fortezze mentre quelli degli stati sono un colabrodo.
🏦 C’è da dire però che gli stati possono stampare moneta, il che non è poco, e questo dovrebbe renderli per definizione più sicuri di un corporate.
A volte fanno default però, quando stampare moneta produce conseguenze insostenibili su fiducia e inflazione o quando non riescono a ripagare il debito in valuta estera.
💡Non necessariamente i corporates del paese devono fallire quando fallisce lo stato.
Difficilmente sarà il caso dei grandi paesi sviluppati, almeno nel breve, mentre nel lungo periodo un continuo debasement delle valute potrebbe avere effetti difficili da prevedere.
Ma nel breve-medio periodo potrebbero esserci altri due fattori.
👉 Uno è il rischio politico. In un contesto di crescente conflitto tra le parti politiche sono possibili incidenti che compromettono, ad esempio, gli accordi sul tetto al debito pubblico statunitense oppure in Europa dove, tecnicamente, il controllo della moneta non è lasciato ai singoli stati che invece hanno un proprio debito pubblico da onorare e quindi i rapporti di forza politici potrebbero entrare in gioco.
👉 Un altro è l’effetto scarsità. A fronte di stati che continuano ad emettere debito come se non ci fosse un domani, alcuni investitori potrebbero voler diversificare su corporates solidi con bilanci molto solidi. Essendo più scarsi i bond in circolazione rispetto ai titoli pubblici potrebbero essere più richiesti e questo potrebbe comportare una ulteriore contrazione dei rendimenti.
Dunque, è difficile che i corporates trattino a rendimenti minori degli stati, anche se teoricamente non è del tutto da escludere.
💡 In pratica, per acquistare un'obbligazione corporate richiederò un rendimento maggiore rispetto a quello di un titolo più sicuro come un titolo di stato.
La misura di questo rendimento addizionale richiesto (spread) non è determinata univocamente ma dipende dalla percezione del rischio dell'emittenre corporate.
Questa percezione cambia nel tempo, anche potenzialmente se il bilancio dell'emittente non cambia. In periodi di generalizzata avversione al rischio, gli investitori richiederanno spread maggiori (in gergo si dice più larghi), e viceversa.
Nell'ultimo periodo si nota una generalizzata contrazione degli spread.
Molti si chiedono quindi se è ipotizzabile che i titoli corporate più sicuri possano arrivare a trattare a rendimenti inferiori a quelli dei titoli di stato.
💰È indubbio che negli anni scorsi vi sia stato un grande trasferimento di risorse dagli stati verso il settore privato. I bilanci di alcuni corporates sono solidi come fortezze mentre quelli degli stati sono un colabrodo.
🏦 C’è da dire però che gli stati possono stampare moneta, il che non è poco, e questo dovrebbe renderli per definizione più sicuri di un corporate.
A volte fanno default però, quando stampare moneta produce conseguenze insostenibili su fiducia e inflazione o quando non riescono a ripagare il debito in valuta estera.
💡Non necessariamente i corporates del paese devono fallire quando fallisce lo stato.
Difficilmente sarà il caso dei grandi paesi sviluppati, almeno nel breve, mentre nel lungo periodo un continuo debasement delle valute potrebbe avere effetti difficili da prevedere.
Ma nel breve-medio periodo potrebbero esserci altri due fattori.
👉 Uno è il rischio politico. In un contesto di crescente conflitto tra le parti politiche sono possibili incidenti che compromettono, ad esempio, gli accordi sul tetto al debito pubblico statunitense oppure in Europa dove, tecnicamente, il controllo della moneta non è lasciato ai singoli stati che invece hanno un proprio debito pubblico da onorare e quindi i rapporti di forza politici potrebbero entrare in gioco.
👉 Un altro è l’effetto scarsità. A fronte di stati che continuano ad emettere debito come se non ci fosse un domani, alcuni investitori potrebbero voler diversificare su corporates solidi con bilanci molto solidi. Essendo più scarsi i bond in circolazione rispetto ai titoli pubblici potrebbero essere più richiesti e questo potrebbe comportare una ulteriore contrazione dei rendimenti.
Dunque, è difficile che i corporates trattino a rendimenti minori degli stati, anche se teoricamente non è del tutto da escludere.