Centro Studi Evolution
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**IL NOSTRO BISOGNO DEGLI ALTRI**
«Sin dalla nascita ma anche all’interno del grembo materno (secondo gli studi sin qui condotti dalla psicologia prenatale), noi siamo immersi nel continuo flusso di una dinamica relazionale. La dipendenza dagli altri non è una patologia durante la prima infanzia (sino ai 36 mesi circa) ma una fase necessaria alla costruzione della propria identità. Il problema sussiste quando questo stato di dipendenza si prolunga nel tempo, generando diverse forme di disturbo mentale e comportamentale. La relazione è un flusso da cui siamo avvolti. Certo, nel tempo noi possiamo creare delle dighe, ci possiamo barricare nell’isolamento, possiamo decidere di costruire un bellissimo bunker o un castello medievale ma la verità è che anche in un bunker o in un castello medievale siamo circondati dalla presenza delle altre persone. La maggior parte delle nostre sofferenze psicologiche deriva dal nostro bisogno degli altri insufficientemente soddisfatto o malamente soddisfatto». (tratto dalla pubblicazione «DOVE SEI»). E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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**ESERCITARE IL POTERE DELL'AUTOTRASCENDENZA**
Che cosa ci differenzia, dunque, in modo ancora più decisivo dalle scimmie? L’autotrascendenza, la possibilità di riflettere su noi stessi pensanti. Noi abbiamo il potere di osservarci dall’esterno, di astrarre l’esistenza dal suo scorrere e di meditare sui grandi temi dell’esistenza: la vita, la sofferenza, la morte, l’universo, l’amore, la metafisica, ecc. La differenza più importante, a livello personale, è forse questa: la capacità di scegliere il nostro futuro, la persona che vogliamo diventare, la società che desideriamo costruire, le relazioni che amiamo intrecciare e che cosa vogliamo lasciare dopo la nostra morte. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
P.S. Per chi lo desidera nel blog è disponibile l'intero articolo. Grazie. http://www.pietrolombardo.it/esercitare-il-potere-della-autotrascendenza/
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**ASSIMILARE ED ESPELLERE**
Digerire significa utilizzare e sfruttare a nostro favore tutto ciò che ci serve per nutrire corpo, mente ed anima. Al tempo stesso dobbiamo imparare ad espellere tutto ciò che non ha nessuna utilità come il rancore, l'invidia, la sterile nostalgia per un passato che non c'è più. Quando troviamo questo equilibrio tra l'assimilare e l'espellere siamo di buon umore e pieni di energia vitale. Quando assimiliamo cibi, relazioni e pensieri nocivi ci intossichiamo. Se il processo di liberazione stagna, acculiamo scorie inutili e pesi che ci schiacciano nella nenia di una continua lamentela. Siamo come un fiume in movimento che si rinnova, si rigenera e per far questo ci dobbiamo concedere il permesso di essere persone uniche, speciali e ricche d'amore. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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*COME COMPORTARSI CON CHI CI FERISCE?*
Come comportarsi con chi sbaglia nei nostri confronti? Ovviamente ogni sbaglio ha una sua gravità e un suo peso per cui non è possibile dare una risposta univoca. E' certamente vero che nessuno è perfetto ed esente da difetti caratteriali o immaturità psicologica. Tenendo bene in mente che non sta a noi giudicare le azioni altrui ma che al tempo stesso è fondamentale farsi rispettare e reclamare giustizia, è la saggezza che ci dovrebbe guidare nel valutare la natura di un torto subito. L'altra persona era realmente intenzionata a ferirci o è scivolata sulla sua ignoranza e scarsa consapevolezza? Credo sia più giusto saper valutare la natura dell'animo altrui e la sua sincera disposizione a chiedere scusa e a pentirsi per la sua scellerata azione. Se l'altra persona è per noi affettivamente importante è giusto darle una seconda possibilità, perché se gli altri usassero il metro dell'intransigenza totale che ne sarebbe di noi? E' sbagliato far cuocere l'altra persona nel tormento del rimorso per troppo tempo, perché alla fine la relazione si brucia e togliamo anche a noi stessi la possibilità di verificare la reale natura dell'animo altrui. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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**IL VERO SACRIFICIO**
Nessuno vuole faticare eppure a tutti, prima o poi, viene chiesto l'impegno del sacrificio. La capacità di sacrificarsi è direttamente proporzionale alla progressiva morte dell'EGO. Per ego intendo quella tendenza egocentrica ed egoista che mette sempre il proprio "IO" al centro dell'attenzione. Quando si compie un sacrificio significa che l'EGO viene messo da parte e quando questo avviene esso soffre e fa sentire le sue rimostranze: "ma guarda te, cosa mi tocca fare", "proprio a me doveva capitare una rogna del genere...", "sono stanco di dover essere sempre io a fare certe cose", "sono stufo e non ce la faccio più". Questi sono solo alcuni dei modi di dire in cui si rinfaccia il sacrificio fatto o ci si lamenta. Compiere un qualcosa che va contro ciò che ci piace o ci gratifica e poi rinfacciarlo annulla il valore dell'azione fatta. Certo, compiere un sacrificio è sempre meglio che non farlo per nulla ma lamentarsene o rinfacciarlo indica che non si tratta di un'azione che affonda le sue radici nel terreno dell'umiltà e del vero amore. Sarebbe come se una madre rinfacciasse ai figli tutte le notti insonni e il tempo a loro donato. L'amore profondo abbraccia il sacrificio come una naturale spinta altruistica per il bene della persona amata. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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**COME SI FORMA L'IMMAGINE DELL'IO?**
Ognuno di noi possiede un'immagine dell'io attraverso cui interpreta la realtà e successivamente agisce. La domanda che ci facciamo è la seguente: come si forma quest'immagine? Certamente, nessuno nasce con un'immagine dell'io predefinita. Essa è il risultato di un rispecchiamento continuo da parte delle figure che si occupano della nostra crescita. Quando quest'immagine riceve dei feedback positivi e costruttivi si rafforza il senso dell'autostima. Al contrario, quando riceviamo feedback negativi, offensivi o svalutativi si forma un'immagine negativa e una conseguente bassa autostima. Il giudizio degli altri diventa più incisivo quanta più importanza diamo al legame relazionale e al valore di chi lo emette. Infatti, se devo dare un valore alla mia capacità professionale dalla valutazione di chi è totalmente ignorante in materia, le sue parole non avranno nessun peso. Ben diverso se ad esprimere una valutazione è un professionista eccellente e dotato di grande esperienza che gode della mia stima. Ciò significa che siamo noi a stabilire quanto i giudizi altrui possono influenzare il valore che diamo a noi stessi. Divenire persone mature significa saper discernere quanto di vero e di giusto c'è nelle parole altrui quando veniamo giudicati ed imparare a riconoscere il valore della nostra unicità. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
P.S. Se desideri migliorare la tua autostima partecipa al corso Metabolé del 7 ottobre a Verona. Per info: https://www.cs-evolution.com/evento/corso-autostima-metabole-one-day/
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«C’è un’affermazione che ha un valore inestimabile: "Il mondo reale risponde soltanto alle nostre azioni" (Fritz Perls) e non ai nostri pensieri, alle emozioni o ai grandi propositi di cambiamento. Se vogliamo che la nostra vita diventi un’opera di straordinario valore (com’è giusto che sia), dobbiamo impegnarci concretamente a fare ogni giorno delle azioni “stra-ordinarie”, cioè che escano dagli schemi della scontata e abitudinaria “ordinarietà”. Una vita diventa straordinaria se pensiamo, sentiamo e agiamo in modo “stra-ordinario”» (tratto dalla pubblicazione «Finalmente liberi, pp.13-14)». E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Il dolore che proviamo può avere diverse origini e la prima cosa da dire è che sarebbe sbagliato generalizzarlo come un’esperienza univoca poiché ognuno di noi lo vive a modo suo e in contesti relazionali, culturali e sociali diversi. Il mio primo grande dolore è stata la perdita di mio padre per un cancro al fegato che quando è stato scoperto era già diffuso in diversi organi con la conseguenza di una sua rapida fine. Quel dolore è stata la mia prima grande lezione sul senso e sul significato dell’esistenza, sulla realtà della perdita e di come andare avanti nonostante tutto. La capacità di elaborare e trasformare il dolore ci consente di andare oltre e di trasformarlo in un’energia evolutiva. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
P.S. Per chi lo desidera nel blog è disponibile l'articolo intero. Grazie
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«Non c’è gioia se non c’è amore. Inutile trovare altri surrogati al desiderio di felicità così profondamente iscritto nella creatura umana. La scelta di amare, nonostante tutte le avversità e delusioni incontrate, è la conquista e il compito dell’adultità. In ogni pagina della nostra vita, se la leggiamo in profondità, la presenza o l’assenza di amore è il tema guida, la musica di fondo, il segreto canovaccio da cui diparte la trama di scelte, atteggiamenti e comportamenti futuri. Sentirsi pieni di gioiosa vitalità o afflitti da triste depressione è la misura di quanto amore abbiamo ricevuto. La vita è un dono di Dio, ma è tramite l’amore degli uomini che acquista splendore e valore. Nell’amore si condensa l’energia creatrice, mentre nell’odio quella distruttrice. Fromm ci insegna che la scelta di fondo è tra la «biofilia» (amore per la vita) e la «necrofilia» (amore per la morte)». E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
P.S. Se lo desideri nel blog puoi leggere l'intero articolo. Grazie. http://www.pietrolombardo.it/non-ce-gioia-senza-amore/
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*EVITARE LA TRAPPOLA DEL PREGIUDIZIO*
Se invece di giudicarci con severità apriamo il cuore non vedremo i nostri sbagli come una condanna ma come la strada da percorrere per imparare ad amare nel vento della libertà. Sino a quando puntiamo il dito contro di noi o il prossimo non potremo evolvere perché ogni giudizio, con il passare del tempo, diventa un "pre-giudizio". Ed è attraverso i pregiudizi che si smette di conoscere la realtà in profondità, larghezza e altezza. E. il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Vivere soddisfando unicamente le aspettative altrui senza dare ascolto alle proprie, rischia di costruire una falsa immagine sociale di se stessi. E' come avere sete d'acqua ma per accontentare l'altro bere solo bevande zuccherate che tanto gli piacciono. La conseguenza sarà stare male, intossicarsi e ingrassare nella falsità del sé. E il viaggio continua... Grazie.
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**LA MENTE CHE SENTE E CHE PENSA**
Abbiamo due menti: la mente che pensa e la mente che sente. La mente che pensa si colloca nell'area corticale del cervello attraverso cui si svolgono le funzioni cognitive. La mente che sente è molto più antica e si colloca nel cervello più antico: il sistema limbico. Un bambino vive la realtà con una mente che sente dolore e gioia, tristezza e felicità, calore umano o freddezza, ecc. Questo suo modo di percepire la realtà può generare fiducia, apertura, spontaneità espressiva o sfiducia, chiusura ed inibizione emotiva. Il bambino quando avverte un pericolo per la sua salute emozionale va in uno stato di allert che può sfociare in paura, ansia o una forte rabbia che spesso sfocia in comportamenti violenti ed aggressivi verso oggetti, animali o i suoi coetanei. La persona adulta ha il compito di educare questa mente che sente che non significa reprimerla o assumere atteggiamenti punitivi. Educare la mente che sente significa permettere al bambino di esprimere i suoi vissuti per poi insegnarli come può autoregolarsi in modo tale da farsi valere senza doversi nascondere o sfogare in modo istintivo. Ma per arrivare a questo un adulto dovrebbe a sua volta essere in grado di ascoltare ciò che sente e imparare, a sua volta, ad autoregolarsi, poiché egli è come uno specchio attraverso cui i bambini (e non solo) si specchiano per imparare come affrontare le diverse stagioni delle emozioni e maree di stati d'animo. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Forse non ce ne rendiamo nemmeno conto ma non sempre la depressione è il male peggiore, perché vi è un particolare stato d'animo e mentale che viene definito «languishing» dallo psicologo e sociologo americano Corey Keyes. Questo termine in italiano si traduce con il termine languore che indica uno stato di stagnazione e di vuoto che ci lascia indifferenti alla gioia di vivere e al desiderio di impegnarsi in attività che ci diano energia e passione. E' come scivolare in uno stato di indifferenza in cui ci si sente avviliti, svuotati ed inutili. Questo stato è pericoloso ed è subdolo, poiché ci lascia indifferenti al nostro essere spenti, apatici e indifferenti. Purtroppo, questa stato di «languishing»si sta sempre più diffondendo tra adolescenti, giovani e adulti. Per contrastarlo è necessario reagire ad esso immergendosi in esperienze che riattivano energie emozionali, affettive e cognitive (ad esempio, la curiosità). E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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