Giovedì 11 abbiamo riportato le previsioni meteo PRETEMP che annunciavano catastrofi in tutto il nord Italia. Questa immagine mostra la previsione ESTOFEX per le giornate del 12 e del 13 Luglio, nel cui bollettino vengono annunciati eventi apocalittici al nord, con grandine distruttiva, inondazioni e persino tornadi.
Fino ad ora, nessuna apocalisse sembra essersi dispiegata. Nel frattempo, 3B Meteo prevede sole a Torino per tutta la giornata di oggi e per i giorni a seguire.
Ognuno faccia le sue riflessioni.
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PREDIZIONI CLIMATICHE SBAGLIATE
Ecco solo alcune delle più famose predizioni apocalittiche degli esperti e delle istituzioni del passato che il tempo ha mostrato essere bufale colossali totalmente inventate.
➡️ Nel 1969 un rapporto redatto per il governo Nixon avverte che, a causa della CO2, entro il 2000 le temperature sarebbero salite di 7° F e le città di NYC e Washington sarebbero state sommerse a causa dell'innalzamento degli oceani.
➡️ Nel 1988 le “autorità” annunciano che le Maldive sarebbero state sommerse dall'acqua entro il 2018 e avrebbero finito le riserve di acqua potabile entro il 1992.
➡️ Il 10 Agosto del 1969 il NYT riporta il parere scientifico del biologo Paul Ehrlich, della Stanford University, il quale sosteneva che entro 20 anni “tutti sarebbero scomparsi in una nuvola di vapore blu” a causa dell'inquinamento e dal consumo di risorse prodotti dalla crescente popolazione umana.
➡️ Nel 1992 la pubblicazione “Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit” di Al Gore riporta che in alcuni decenni circa 10 milioni di persone in Bangladesh avrebbero perso le loro case e i mezzi di sostentamento a causa dell'innalzamento degli oceani causato dal riscaldamento globale e il 60% della popolazione della Florida avrebbe dovuto essere evacuata.
➡️ Nel 2005 lo IAASTD (International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development) riporta una relazione di Norman Myers (“Environmental refugees, An emergent security issue”) secondo cui entro il 2010 il mondo avrebbe visto 50 milioni di rifugiati a causa dei cambiamenti climatici innescati dal comportamento umano.
Ma non preoccupatevi! Adesso la scienza istituzionale fa sul serio e c'è da fidarsi, perché tutto quello che dice è vero! Quindi, tutte le previsioni dell'IPCC sono vere e attendibili! E chi non ci crede è un complottista e pure negazionista.
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Ecco solo alcune delle più famose predizioni apocalittiche degli esperti e delle istituzioni del passato che il tempo ha mostrato essere bufale colossali totalmente inventate.
➡️ Nel 1969 un rapporto redatto per il governo Nixon avverte che, a causa della CO2, entro il 2000 le temperature sarebbero salite di 7° F e le città di NYC e Washington sarebbero state sommerse a causa dell'innalzamento degli oceani.
➡️ Nel 1988 le “autorità” annunciano che le Maldive sarebbero state sommerse dall'acqua entro il 2018 e avrebbero finito le riserve di acqua potabile entro il 1992.
➡️ Il 10 Agosto del 1969 il NYT riporta il parere scientifico del biologo Paul Ehrlich, della Stanford University, il quale sosteneva che entro 20 anni “tutti sarebbero scomparsi in una nuvola di vapore blu” a causa dell'inquinamento e dal consumo di risorse prodotti dalla crescente popolazione umana.
➡️ Nel 1992 la pubblicazione “Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit” di Al Gore riporta che in alcuni decenni circa 10 milioni di persone in Bangladesh avrebbero perso le loro case e i mezzi di sostentamento a causa dell'innalzamento degli oceani causato dal riscaldamento globale e il 60% della popolazione della Florida avrebbe dovuto essere evacuata.
➡️ Nel 2005 lo IAASTD (International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development) riporta una relazione di Norman Myers (“Environmental refugees, An emergent security issue”) secondo cui entro il 2010 il mondo avrebbe visto 50 milioni di rifugiati a causa dei cambiamenti climatici innescati dal comportamento umano.
Ma non preoccupatevi! Adesso la scienza istituzionale fa sul serio e c'è da fidarsi, perché tutto quello che dice è vero! Quindi, tutte le previsioni dell'IPCC sono vere e attendibili! E chi non ci crede è un complottista e pure negazionista.
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“Bestseller da 120.000 copie nell'edizione inglese, tradotto in molti altri paesi tra cui Cina, Germania e Francia, ‘Falso allarme’ esprime un punto di vista controcorrente, rispetto alla narrazione dei media, firmato da un personaggio che Time ha indicato tra i 100 più influenti del pianeta e lavora per testate come NYT, Wall Street Journal, Guardian, CNN e BBC.
L’umanità sa da sempre adattarsi, scrive Lomborg, e le soluzioni possono trovarsi ragionando con lucidità: sperperare miliardi in inattuabili progetti di riduzione delle emissioni avrà come conseguenza l’abbassamento del PIL mondiale, generando più danni dell’inquinamento.”
➡️ Scarica il libro in versione pdf
➡️ AGI
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L’umanità sa da sempre adattarsi, scrive Lomborg, e le soluzioni possono trovarsi ragionando con lucidità: sperperare miliardi in inattuabili progetti di riduzione delle emissioni avrà come conseguenza l’abbassamento del PIL mondiale, generando più danni dell’inquinamento.”
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L'ANIDRIDE CARBONICA E IL RISCALDAMENTO CLIMATICO NON SONO PROBLEMI
di Andy May e Marcel Crok | AJES 29/05/2024
ABSTRACT
Prima della metà del XIX secolo, la Terra era nella morsa della Piccola Era Glaciale. Da allora, le temperature medie sono aumentate. Allo stesso tempo, le emissioni umane di biossido di carbonio (CO2) sono aumentate e l’interesse degli scienziati si è rivolto a considerare l’entità dei contributi della CO2 antropogenica e delle forze naturali al riscaldamento.
Il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6) Working Group II (WGII) afferma che il cambiamento climatico o il riscaldamento globale causati dall'uomo sono pericolosi. Secondo il rapporto, “Il cambiamento climatico indotto dall’uomo… ha causato impatti negativi diffusi e relative perdite e danni alla natura e alle persone, al di là della variabilità climatica naturale. … L’aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi ha portato ad alcuni impatti irreversibili poiché i sistemi naturali e umani sono spinti oltre la loro capacità di adattamento (alta confidenza)” (IPCC, 2022a, p. 9).
I Rapporti AR6 WGI e WGII misurano il cambiamento climatico come riscaldamento globale dal 1750 o 1850. Il periodo precedente a queste date è comunemente indicato come “periodo preindustriale”. La Piccola Era Glaciale, un’espressione usata raramente in AR6, si estende dal 1300 al 1850 circa. È stato un periodo molto freddo e miserabile per l’umanità, con un sacco di condizioni meteorologiche estreme ben documentate dai dati storici di tutto l’emisfero settentrionale. Fu anche un periodo di frequenti carestie e pandemie. Probabilmente il clima di oggi è migliore di allora, non peggiore.
Ciononostante, l’IPCC afferma che gli eventi meteorologici estremi sono peggiori ora che in passato, tuttavia le osservazioni non supportano questa affermazione. Alcuni eventi meteorologici estremi, come la superficie terrestre soggetta a siccità estrema (Lomborg, 2020), stanno diminuendo, non aumentando. A livello globale l’incidenza degli uragani non mostra una tendenza significativa (IPCC, 2013, p. 216; Lomborg, 2020).
Le osservazioni non mostrano alcun aumento dei danni o pericolo per l’umanità oggi a causa di condizioni meteorologiche estreme o riscaldamento globale (Crok & May, 2023, pp. 140-161; Scafetta, 2024). Mitigare il cambiamento climatico, secondo AR6, assume il significato di ridurre l’uso di combustibili fossili, anche se i combustibili fossili sono ancora abbondanti e poco costosi. Poiché il clima attuale è probabilmente migliore di quello preindustriale e non abbiamo osservato alcun aumento delle condizioni meteorologiche estreme o della mortalità climatica, concludiamo che sia possibile pianificare l’adattamento a qualsiasi cambiamento futuro. Fino a quando non viene identificato un pericolo, non c’è bisogno di eliminare l’uso di combustibili fossili.
➡️ L'articolo
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di Andy May e Marcel Crok | AJES 29/05/2024
ABSTRACT
Prima della metà del XIX secolo, la Terra era nella morsa della Piccola Era Glaciale. Da allora, le temperature medie sono aumentate. Allo stesso tempo, le emissioni umane di biossido di carbonio (CO2) sono aumentate e l’interesse degli scienziati si è rivolto a considerare l’entità dei contributi della CO2 antropogenica e delle forze naturali al riscaldamento.
Il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6) Working Group II (WGII) afferma che il cambiamento climatico o il riscaldamento globale causati dall'uomo sono pericolosi. Secondo il rapporto, “Il cambiamento climatico indotto dall’uomo… ha causato impatti negativi diffusi e relative perdite e danni alla natura e alle persone, al di là della variabilità climatica naturale. … L’aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi ha portato ad alcuni impatti irreversibili poiché i sistemi naturali e umani sono spinti oltre la loro capacità di adattamento (alta confidenza)” (IPCC, 2022a, p. 9).
I Rapporti AR6 WGI e WGII misurano il cambiamento climatico come riscaldamento globale dal 1750 o 1850. Il periodo precedente a queste date è comunemente indicato come “periodo preindustriale”. La Piccola Era Glaciale, un’espressione usata raramente in AR6, si estende dal 1300 al 1850 circa. È stato un periodo molto freddo e miserabile per l’umanità, con un sacco di condizioni meteorologiche estreme ben documentate dai dati storici di tutto l’emisfero settentrionale. Fu anche un periodo di frequenti carestie e pandemie. Probabilmente il clima di oggi è migliore di allora, non peggiore.
Ciononostante, l’IPCC afferma che gli eventi meteorologici estremi sono peggiori ora che in passato, tuttavia le osservazioni non supportano questa affermazione. Alcuni eventi meteorologici estremi, come la superficie terrestre soggetta a siccità estrema (Lomborg, 2020), stanno diminuendo, non aumentando. A livello globale l’incidenza degli uragani non mostra una tendenza significativa (IPCC, 2013, p. 216; Lomborg, 2020).
Le osservazioni non mostrano alcun aumento dei danni o pericolo per l’umanità oggi a causa di condizioni meteorologiche estreme o riscaldamento globale (Crok & May, 2023, pp. 140-161; Scafetta, 2024). Mitigare il cambiamento climatico, secondo AR6, assume il significato di ridurre l’uso di combustibili fossili, anche se i combustibili fossili sono ancora abbondanti e poco costosi. Poiché il clima attuale è probabilmente migliore di quello preindustriale e non abbiamo osservato alcun aumento delle condizioni meteorologiche estreme o della mortalità climatica, concludiamo che sia possibile pianificare l’adattamento a qualsiasi cambiamento futuro. Fino a quando non viene identificato un pericolo, non c’è bisogno di eliminare l’uso di combustibili fossili.
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Forwarded from Buffonate di Stato
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‼️La Truffa del "Climate Change"‼️
🔴"Stanno provando a cambiare lo stile di vita delle persone, stanno provando a rendervi più poveri, stanno provando a ridurvi in schiavitù, ma non ha niente a che fare col clima."
🔴"Il clima è sempre cambiato, da milioni, miliardi di anni. La CO2 è stata molto più presente di oggi e ci sono stati momenti in cui è stata meno di oggi, ma dicono che ora è diverso, che c'è di diverso?
Quello che è diverso è che ora abbiamo i Media, i Governi che stanno provando a spaventarvi e se siete abbastanza ignoranti, riusciranno a spaventarvi".
A parlare è un professore del MIT, Fisico, Meteorologo, esperto in Fisica dell'atmosfera, con oltre 200 pubblicazioni scientifiche.
È noto per i suoi lavori sulla dinamica della media atmosfera, delle cosiddette "maree atmosferiche" e sulla fotochimica dell'ozono.
Praticamente il classico "vecchio rincoglionito", mica uno dei nostri fenomenali Tuttologi professionisti dell'informazione...
😎Seguici sul nostro canale telegram Buffonate di Stato
🔴"Stanno provando a cambiare lo stile di vita delle persone, stanno provando a rendervi più poveri, stanno provando a ridurvi in schiavitù, ma non ha niente a che fare col clima."
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Quello che è diverso è che ora abbiamo i Media, i Governi che stanno provando a spaventarvi e se siete abbastanza ignoranti, riusciranno a spaventarvi".
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È noto per i suoi lavori sulla dinamica della media atmosfera, delle cosiddette "maree atmosferiche" e sulla fotochimica dell'ozono.
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IN ARRIVO “ESTATE”
Dopo l'anticiclone Caronte e una breve tregua dal grande caldo, potrebbe arrivare una nuova ondata. Gli esperti hanno deciso di chiamarla “Estate” e probabilmente si farà sentire nel mese di agosto, contro ogni previsione!
Il clima è davvero impazzito...
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Dopo l'anticiclone Caronte e una breve tregua dal grande caldo, potrebbe arrivare una nuova ondata. Gli esperti hanno deciso di chiamarla “Estate” e probabilmente si farà sentire nel mese di agosto, contro ogni previsione!
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Forwarded from Giubbe Rosse
TRANSIZIONE ENERGETICA IN CONGO: FIUMI TOSSICI E MORTE PER IL RAME E PER IL COBALTO
Secondo uno studio di RAID e di African Resources Watch, i fiumi vicino alle miniere di rame e cobalto del Congo sono diventati tossici.Le acque fluviali nei pressi di alcune delle più grandi miniere di rame e cobalto della Repubblica Democratica del Congo sono tossiche. Il paese è il secondo produttore di rame del mondo e fornisce circa il 70% del cobalto globale. Un recente report di RAID e di African Resources Watch ha rivelato che le persone che vivono in queste aree sono molto preoccupate per gli effetti nocivi della contaminazione tossica sulla loro salute e per le conseguenze distruttive sugli ecosistemi locali. Per centinaia di migliaia di congolesi la transizione energetica è diventata un incubo. L’acqua potabile per chi vive in queste zone è scarsa, così come l’acqua pulita per l’igiene personale. Di fatto, la popolazione è costretta ad usare acqua contaminata per le necessità quotidiane. L’inquinamento sta avendo un impatto sulla salute ginecologica e riproduttiva di donne e ragazze, portando a problemi come mestruazioni irregolari, infezioni urogenitali, aborti spontanei più frequenti e, in alcuni casi, malformazioni congenite. Inoltre, gli abitanti del posto hanno segnalato frequenti malattie della pelle e hanno espresso particolare preoccupazione per la salute dei loro bambini.
Fonte MetalliRari
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Secondo uno studio di RAID e di African Resources Watch, i fiumi vicino alle miniere di rame e cobalto del Congo sono diventati tossici.Le acque fluviali nei pressi di alcune delle più grandi miniere di rame e cobalto della Repubblica Democratica del Congo sono tossiche. Il paese è il secondo produttore di rame del mondo e fornisce circa il 70% del cobalto globale. Un recente report di RAID e di African Resources Watch ha rivelato che le persone che vivono in queste aree sono molto preoccupate per gli effetti nocivi della contaminazione tossica sulla loro salute e per le conseguenze distruttive sugli ecosistemi locali. Per centinaia di migliaia di congolesi la transizione energetica è diventata un incubo. L’acqua potabile per chi vive in queste zone è scarsa, così come l’acqua pulita per l’igiene personale. Di fatto, la popolazione è costretta ad usare acqua contaminata per le necessità quotidiane. L’inquinamento sta avendo un impatto sulla salute ginecologica e riproduttiva di donne e ragazze, portando a problemi come mestruazioni irregolari, infezioni urogenitali, aborti spontanei più frequenti e, in alcuni casi, malformazioni congenite. Inoltre, gli abitanti del posto hanno segnalato frequenti malattie della pelle e hanno espresso particolare preoccupazione per la salute dei loro bambini.
Fonte MetalliRari
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Metalli Rari
Transizione energetica in Congo: fiumi tossici e morte per il rame e per il cobalto - Metalli Rari
Secondo uno studio di RAID e di African Resources Watch, i fiumi vicino alle miniere di rame e cobalto del Congo sono diventati tossici
Forwarded from Attività Solare - Solar Activity (Bernardo Mattiucci)
Anche se le prossime due settimane saranno le più calde della stagione estiva, secondo il modello europeo ECMWF si prevede che saranno leggermente al di sotto degli standard estivi al nord Italia, leggermente sopra al centro sud.
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Una Tesla nelle Alpi francesi è rimasta senza "benzina". Immediatamente un team di soccorso è intervenuto per farle il pieno... Con un bel generatore diesel!
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Forwarded from Leonardo Guerra (Leonardo G)
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Queste pale di turbine eoliche "verdi" e "rinnovabili" sono sopravvissute dopo 20 anni e non possono essere riciclate, quindi sono arrivate a morire in questo cimitero di turbine eoliche in Texas, USA.
Lo stesso succederà in Italia. Il Green Deal è l’ennesima truffa a danno dei cittadini, dell’ambiente e delle casse degli Stati per alimentare l’avidità senza scrupoli delle corporazioni dello stato profondo.
I nostri politici affaristi sono correi, sono i loro servi e ruffiani con il compito di manipolare le masse.
Lo stesso succederà in Italia. Il Green Deal è l’ennesima truffa a danno dei cittadini, dell’ambiente e delle casse degli Stati per alimentare l’avidità senza scrupoli delle corporazioni dello stato profondo.
I nostri politici affaristi sono correi, sono i loro servi e ruffiani con il compito di manipolare le masse.
BEACH CLEANING
Stamattina, con mia moglie e mia figlia, abbiamo deciso di passare un'oretta in spiaggia a raccogliere immondizia. Siamo riusciti a pulire appena 200 m riempiendo due sacchi da condominio. Se tutte le persone che ogni giorno vanno in spiaggia facessero lo stesso, in un mese si potrebbero ripulire intere coste. Stessa cosa per boschi, colline e montagne.
Semplici iniziative come questa servono a salvare il Pianeta? No, il Pianeta non ha bisogno di essere salvato da noi. In qualche milione di anni, quando noi saremo una specie estinta, la nostra immondizia sarà inglobata e riciclata dalla Terra, che sarà sempre qui. Queste iniziative servono a salvare noi stessi, il nostro spirito, la nostra anima, le future generazioni; ci fanno riflettere su molte cose e ci insegnano lezioni importanti. Andate a raccogliere immondizia coi vostri figli, ogni volta che potete.
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Stamattina, con mia moglie e mia figlia, abbiamo deciso di passare un'oretta in spiaggia a raccogliere immondizia. Siamo riusciti a pulire appena 200 m riempiendo due sacchi da condominio. Se tutte le persone che ogni giorno vanno in spiaggia facessero lo stesso, in un mese si potrebbero ripulire intere coste. Stessa cosa per boschi, colline e montagne.
Semplici iniziative come questa servono a salvare il Pianeta? No, il Pianeta non ha bisogno di essere salvato da noi. In qualche milione di anni, quando noi saremo una specie estinta, la nostra immondizia sarà inglobata e riciclata dalla Terra, che sarà sempre qui. Queste iniziative servono a salvare noi stessi, il nostro spirito, la nostra anima, le future generazioni; ci fanno riflettere su molte cose e ci insegnano lezioni importanti. Andate a raccogliere immondizia coi vostri figli, ogni volta che potete.
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PALA EOLICA ESPLODE IN SARDEGNA
Oltre a non servire ad un cazzo (scusate il francese), a deturpare l'ambiente e a creare enormi problemi per lo smaltimento, sono pure pericolose.
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Oltre a non servire ad un cazzo (scusate il francese), a deturpare l'ambiente e a creare enormi problemi per lo smaltimento, sono pure pericolose.
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Forwarded from Attività Solare - Solar Activity (Bernardo Mattiucci)
Per anni il mondo accademico e la stampa hanno affermato che il riscaldamento globale aveva distrutto l’Alaska e fuso i ghiacci. Adesso l’Alaska è fredda, ha ghiaccio in eccesso e la stampa tace. Le loro ossessioni perpetrate nel tempo vanno colmandosi.
Le temperature dell'Alaska sono diminuite dal 2014 di 3,5 g/F per decennio.
Le temperature dell'Alaska sono diminuite dal 2014 di 3,5 g/F per decennio.
STIAMO FINENDO IL PETROLIO?
I nostri sistemi di trasporto dipendono fortemente dal petrolio. I prezzi elevati e volatili del petrolio (e alla pompa) danno naturalmente origine all'idea che la produzione di petrolio ha raggiunto il picco o che stiamo finendo il petrolio. La preoccupazione per le scorte di petrolio non è nuova. In effetti, le proiezioni storiche suggeriscono che il mondo è “quasi a corto di petrolio” almeno cinque volte nel secolo scorso. Ecco alcuni esempi:
“Tra 10 anni il mondo finirà il petrolio.” - Ufficio minerario degli Stati Uniti (1914)
“Il mondo finirà il petrolio entro 13 anni.”
- Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti (1939 e 1950)
“Il mondo finirà il petrolio e gli altri combustibili fossili entro il 1990.”
- Paul Erlich, Limits to Growth (1973)
“Il mondo finirà il petrolio nel 2030 e gli altri combustibili fossili nel 2050”.
- Paul Erlich, Beyond the Limit (2002)
Negli anni '50, un geologo di nome M. King Hubbert esaminò i dati sulla produzione di petrolio di tutti i principali paesi produttori di petrolio del mondo (a quel tempo). Sulla base della sua analisi statistica dei dati, prevedeva che la produzione petrolifera statunitense avrebbe raggiunto il picco negli anni ’70 e che la produzione petrolifera mondiale avrebbe raggiunto il picco durante il primo decennio del 21° secolo. Queste proiezioni divennero note come “Picco di Hubbert”. E si scopre che le proiezioni di Hubbert erano estremamente accurate: la produzione di petrolio degli Stati Uniti raggiunse il picco negli anni ’70 e l’insieme dei paesi produttori di petrolio originariamente studiati da Hubbert videro il picco della produzione petrolifera collettiva all’inizio degli anni 2000. Quindi, forse Hubbert aveva ragione, e forse c'è qualcosa dietro la paranoia del “picco del petrolio”.
La realtà della “quantità di petrolio” è più complessa. Quando Hubbert fece le sue previsioni negli anni ’50, l’industria petrolifera era ancora nella sua infanzia tecnica. La maggior parte della produzione petrolifera proveniva dai cosiddetti giacimenti petroliferi “elefante”, serbatoi tremendamente grandi di petrolio facilmente accessibile. Per immaginare come fossero questi giacimenti “elefante”, pensate alla sigla dei Beverly Hillbillies, quando Jed Clampett fa un buco nel terreno e ne esce fuori petrolio. I giacimenti petroliferi elefante che rappresentavano la maggior parte della produzione di petrolio ai tempi di Hubbert erano fondamentalmente come il “petrolio di Jed Clampett”. Ciò che Hubbert aveva previsto era in realtà il declino del petrolio Jed Clampett.
Anche se Hubbert aveva ragione riguardo al petrolio di Jed Clampett, la sua analisi non considerava i progressi tecnologici che avrebbero reso possibile l’estrazione del petrolio da giacimenti meno accessibili. Né ha considerato che un aumento del prezzo del petrolio avrebbe reso l’estrazione di petrolio dai cosiddetti giacimenti “non convenzionali” abbastanza redditizia da poter essere intrapresa. Le trivellazioni in acque profonde (come nel Golfo del Messico), le sabbie bituminose canadesi e persino l’estrazione di petrolio dagli scisti tramite fratturazione idraulica nel Nord Dakota sono tutti esempi di produzione petrolifera non convenzionale.
Continua nel post successivo...
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I nostri sistemi di trasporto dipendono fortemente dal petrolio. I prezzi elevati e volatili del petrolio (e alla pompa) danno naturalmente origine all'idea che la produzione di petrolio ha raggiunto il picco o che stiamo finendo il petrolio. La preoccupazione per le scorte di petrolio non è nuova. In effetti, le proiezioni storiche suggeriscono che il mondo è “quasi a corto di petrolio” almeno cinque volte nel secolo scorso. Ecco alcuni esempi:
“Tra 10 anni il mondo finirà il petrolio.” - Ufficio minerario degli Stati Uniti (1914)
“Il mondo finirà il petrolio entro 13 anni.”
- Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti (1939 e 1950)
“Il mondo finirà il petrolio e gli altri combustibili fossili entro il 1990.”
- Paul Erlich, Limits to Growth (1973)
“Il mondo finirà il petrolio nel 2030 e gli altri combustibili fossili nel 2050”.
- Paul Erlich, Beyond the Limit (2002)
Negli anni '50, un geologo di nome M. King Hubbert esaminò i dati sulla produzione di petrolio di tutti i principali paesi produttori di petrolio del mondo (a quel tempo). Sulla base della sua analisi statistica dei dati, prevedeva che la produzione petrolifera statunitense avrebbe raggiunto il picco negli anni ’70 e che la produzione petrolifera mondiale avrebbe raggiunto il picco durante il primo decennio del 21° secolo. Queste proiezioni divennero note come “Picco di Hubbert”. E si scopre che le proiezioni di Hubbert erano estremamente accurate: la produzione di petrolio degli Stati Uniti raggiunse il picco negli anni ’70 e l’insieme dei paesi produttori di petrolio originariamente studiati da Hubbert videro il picco della produzione petrolifera collettiva all’inizio degli anni 2000. Quindi, forse Hubbert aveva ragione, e forse c'è qualcosa dietro la paranoia del “picco del petrolio”.
La realtà della “quantità di petrolio” è più complessa. Quando Hubbert fece le sue previsioni negli anni ’50, l’industria petrolifera era ancora nella sua infanzia tecnica. La maggior parte della produzione petrolifera proveniva dai cosiddetti giacimenti petroliferi “elefante”, serbatoi tremendamente grandi di petrolio facilmente accessibile. Per immaginare come fossero questi giacimenti “elefante”, pensate alla sigla dei Beverly Hillbillies, quando Jed Clampett fa un buco nel terreno e ne esce fuori petrolio. I giacimenti petroliferi elefante che rappresentavano la maggior parte della produzione di petrolio ai tempi di Hubbert erano fondamentalmente come il “petrolio di Jed Clampett”. Ciò che Hubbert aveva previsto era in realtà il declino del petrolio Jed Clampett.
Anche se Hubbert aveva ragione riguardo al petrolio di Jed Clampett, la sua analisi non considerava i progressi tecnologici che avrebbero reso possibile l’estrazione del petrolio da giacimenti meno accessibili. Né ha considerato che un aumento del prezzo del petrolio avrebbe reso l’estrazione di petrolio dai cosiddetti giacimenti “non convenzionali” abbastanza redditizia da poter essere intrapresa. Le trivellazioni in acque profonde (come nel Golfo del Messico), le sabbie bituminose canadesi e persino l’estrazione di petrolio dagli scisti tramite fratturazione idraulica nel Nord Dakota sono tutti esempi di produzione petrolifera non convenzionale.
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Segue dal post precedente.
In effetti, la maggior parte dei geologi ora ritiene che la quantità di petrolio non convenzionale sia molto maggiore di quella di tutti i giacimenti petroliferi di Jed Clampett messi insieme. Un recente studio dell’Università della California a Berkeley (“Risks of the Oil Transition” di Adam Brandt e Alex Farrell, Environmental Research Letters 2006) ha stimato che il mondo ha esaurito solo circa il 5% delle riserve petrolifere conosciute tecnicamente recuperabili. Una futura curva di offerta di idrocarburi liquidi (petrolio greggio e combustibili liquidi sintetici utilizzabili), come mostrato nella Figura 1.6 [vedi articolo] e adattata dal documento Brandt/Farrell, dimostra questo passaggio da risorse “convenzionali” (cioè petrolio Jed Clampett) a risorse non convenzionali.
Queste risorse non convenzionali includono le sabbie bituminose per le quali l'Alberta è ormai ben nota; "oli pesanti" carichi di bitume (per i quali è noto anche il Venezuela); potenziamento del recupero del petrolio dai pozzi convenzionali (EOR); combustibili sintetici prodotti utilizzando gas naturale o carbone come materia prima; e scisti bituminosi, che comprendono sia depositi naturali di petrolio in formazioni di scisto a bassa porosità (che in genere richiedono la fratturazione idraulica per l'estrazione) sia scisti ricchi di idrocarburi che vengono utilizzati per produrre petrolio greggio sintetico.
La realtà non è che stiamo “finendo il petrolio”, ma piuttosto che stiamo passando da un periodo di petrolio facilmente accessibile a prezzi bassi a un’era di produzione sempre più non convenzionale, che ha costi più elevati. Le aziende non cercheranno di sviluppare queste risorse non convenzionali a meno che i consumatori non siano disposti a pagare il prezzo (economico e ambientale) o i governi non sovvenzionino pesantemente la produzione o il consumo di petrolio. Finora, il mondo ha trovato il modo di consumare un'ampia quantità di petrolio a 100 dollari al barile. Ad un certo punto, l’esplorazione petrolifera non convenzionale diventerà così costosa che i consumatori cercheranno alternative a basso costo. Il petrolio uscirà dal mercato prima che il mondo lo esaurisca davvero. La crescente popolarità dei veicoli ibridi, dei veicoli elettrici, del trasporto di biciclette nelle aree urbane e persino dei veicoli a gas naturale sono esempi di tale cambiamento, anche se le politiche governative devono influenzare le decisioni prese dai consumatori.
Lo sceicco Ahmed Zahi Yamani, da lungo tempo ministro del Petrolio saudita e uno dei principali fondatori dell’OPEC, ha forse riassunto il mercato petrolifero mondiale nel modo migliore. Disse: “L'età della pietra è finita, non per mancanza di pietre, e l'età del petrolio finirà, ma non per mancanza di petrolio”.
➡️ Fonte
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In effetti, la maggior parte dei geologi ora ritiene che la quantità di petrolio non convenzionale sia molto maggiore di quella di tutti i giacimenti petroliferi di Jed Clampett messi insieme. Un recente studio dell’Università della California a Berkeley (“Risks of the Oil Transition” di Adam Brandt e Alex Farrell, Environmental Research Letters 2006) ha stimato che il mondo ha esaurito solo circa il 5% delle riserve petrolifere conosciute tecnicamente recuperabili. Una futura curva di offerta di idrocarburi liquidi (petrolio greggio e combustibili liquidi sintetici utilizzabili), come mostrato nella Figura 1.6 [vedi articolo] e adattata dal documento Brandt/Farrell, dimostra questo passaggio da risorse “convenzionali” (cioè petrolio Jed Clampett) a risorse non convenzionali.
Queste risorse non convenzionali includono le sabbie bituminose per le quali l'Alberta è ormai ben nota; "oli pesanti" carichi di bitume (per i quali è noto anche il Venezuela); potenziamento del recupero del petrolio dai pozzi convenzionali (EOR); combustibili sintetici prodotti utilizzando gas naturale o carbone come materia prima; e scisti bituminosi, che comprendono sia depositi naturali di petrolio in formazioni di scisto a bassa porosità (che in genere richiedono la fratturazione idraulica per l'estrazione) sia scisti ricchi di idrocarburi che vengono utilizzati per produrre petrolio greggio sintetico.
La realtà non è che stiamo “finendo il petrolio”, ma piuttosto che stiamo passando da un periodo di petrolio facilmente accessibile a prezzi bassi a un’era di produzione sempre più non convenzionale, che ha costi più elevati. Le aziende non cercheranno di sviluppare queste risorse non convenzionali a meno che i consumatori non siano disposti a pagare il prezzo (economico e ambientale) o i governi non sovvenzionino pesantemente la produzione o il consumo di petrolio. Finora, il mondo ha trovato il modo di consumare un'ampia quantità di petrolio a 100 dollari al barile. Ad un certo punto, l’esplorazione petrolifera non convenzionale diventerà così costosa che i consumatori cercheranno alternative a basso costo. Il petrolio uscirà dal mercato prima che il mondo lo esaurisca davvero. La crescente popolarità dei veicoli ibridi, dei veicoli elettrici, del trasporto di biciclette nelle aree urbane e persino dei veicoli a gas naturale sono esempi di tale cambiamento, anche se le politiche governative devono influenzare le decisioni prese dai consumatori.
Lo sceicco Ahmed Zahi Yamani, da lungo tempo ministro del Petrolio saudita e uno dei principali fondatori dell’OPEC, ha forse riassunto il mercato petrolifero mondiale nel modo migliore. Disse: “L'età della pietra è finita, non per mancanza di pietre, e l'età del petrolio finirà, ma non per mancanza di petrolio”.
➡️ Fonte
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IL FUTURO È L'IDROGENO. MA...
I combustibili fossili, soprattutto il petrolio, saranno – in un futuro non troppo lontano – sempre più difficili da estrarre e meno disponibili. Anche nell'ipotesi dell'origine abiogenica dei cosiddetti combustibili fossili, sembra che le quantità recuperabili non siano commercialmente sufficienti. Al di là della colossale bufala della CO2 come agente responsabile della cosiddetta “crisi climatica” (altra bufala colossale), l'uso dei combustibili fossili produce sostanze di scarto altamente inquinanti e nocive, il che li rende una fonte di energia non certamente sostenibile all'infinito. Viviamo in un sistema chiuso e c'è un limite alla quantità di rifiuti tossici che possiamo produrre, nel paradigma di una società sempre più tecnologica e industrializzata.
L'idrogeno sembra essere la fonte di energia che potrebbe e dovrebbe sostituire i combustibili fossili. Il problema principale è che viene perlopiù prodotto dai combustibili fossili. Tuttavia, può essere prodotto attraverso il processo di elettrolisi, il quale, però, richiede enormi quantità di energia, che deve essere prodotta in qualche modo e non avrebbe senso utilizzare, per farlo, gli stessi combustibili fossili che si cerca di sostituire e che, in ogni caso, saranno sempre meno reperibili. La soluzione potrebbe essere il nucleare; tuttavia – oltre al problema dello smaltimento delle scorie radioattive – si dovrebbe prima procedere con la costruzione massiccia di nuove centrali.
Il salto verso l'idrogeno come combustibile del futuro, quindi, sembra essere poco realistico al momento. A meno che non venga scoperto un nuovo metodo di produzione energeticamente ed economicamente sostenibile e realmente vantaggioso.
➡️ IEA Report
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I combustibili fossili, soprattutto il petrolio, saranno – in un futuro non troppo lontano – sempre più difficili da estrarre e meno disponibili. Anche nell'ipotesi dell'origine abiogenica dei cosiddetti combustibili fossili, sembra che le quantità recuperabili non siano commercialmente sufficienti. Al di là della colossale bufala della CO2 come agente responsabile della cosiddetta “crisi climatica” (altra bufala colossale), l'uso dei combustibili fossili produce sostanze di scarto altamente inquinanti e nocive, il che li rende una fonte di energia non certamente sostenibile all'infinito. Viviamo in un sistema chiuso e c'è un limite alla quantità di rifiuti tossici che possiamo produrre, nel paradigma di una società sempre più tecnologica e industrializzata.
L'idrogeno sembra essere la fonte di energia che potrebbe e dovrebbe sostituire i combustibili fossili. Il problema principale è che viene perlopiù prodotto dai combustibili fossili. Tuttavia, può essere prodotto attraverso il processo di elettrolisi, il quale, però, richiede enormi quantità di energia, che deve essere prodotta in qualche modo e non avrebbe senso utilizzare, per farlo, gli stessi combustibili fossili che si cerca di sostituire e che, in ogni caso, saranno sempre meno reperibili. La soluzione potrebbe essere il nucleare; tuttavia – oltre al problema dello smaltimento delle scorie radioattive – si dovrebbe prima procedere con la costruzione massiccia di nuove centrali.
Il salto verso l'idrogeno come combustibile del futuro, quindi, sembra essere poco realistico al momento. A meno che non venga scoperto un nuovo metodo di produzione energeticamente ed economicamente sostenibile e realmente vantaggioso.
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