Briciole di teologia
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Briciole per nutrire il YouTube 📹 bit.ly/Robertube 📚Libri di Robert Cheaib bit.ly/cheaibook 📱 Social: Fb.com/robertcheaib; theologhia.com ☦️ #rispostalvolo #pregareinbriciole #scuoladipreghiera #pregolaParola📬 per contattarmi: bit.ly/connesso
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Io avrei considerato Natanaele un uomo pieno di pregiudizi che fa di tutta l'erba un fascio. Gesù ha visto in lui l'autenticità. La positività dello sguardo di Cristo ha creato la circostanza favorevole per il dialogo con quell'uomo e l'inizio del discepolato. Gesù guarda anche me e te “sotto l'albero” , ci guarda cioè nelle nostre faccende e nelle nostre ricerche, siano esse di felicità, di senso, di sicurezza, ecc. Lì, proprio, lì, vede il bello che è in noi, magari una bellezza che nemmeno noi riusciamo a vedere. L'inizio del discepolato è fare spazio a questo sguardo, tuffarsi nello sguardo innamorato di Cristo, che è una scala che ci eleva dal nostro terriccio verso il suo cielo.
#pregolaParola
(Gv 1,45-51)
Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo».
«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Che situazione terribile quella in cui si trovano questi credenti che si scoprono sconosciuti per Cristo. Anche noi, cristiani, possiamo dire che mangiamo e beviamo in presenza del Signore e lo ascoltiamo parlare nelle nostre liturgie. Ma cosa ci protegge da quella tragica affermazione: «Non so di dove siete»? La porta stretta, un vissuto senza ipocrisia., una vira che confida pienamente in Colui che ha detto di sé: «Io sono la porta». In altre parole, la chiamata è quella al recupero della tanto trascurata ascesi, accompagnata da un sincero e concreto riconoscimento del primato della grazia di Cristo, perché è lui ad attirarci al Padre.
#pregolaParola
(Lc 13,22-30)
Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete». Allora comincerete a dire: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Ma egli vi dichiarerà: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!». Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
​​Scusate... Il bot è rimasto bloccato stamattina... Approfitto per chiedervi ancora preghiera per la redazione del libro di Newman che avanza, nonostante i tanti impegni che distraggono. Sento la preghiera di tanti di voi...
E segnalo, per questa settimana due incontri, uno à Pescara e uno a Ariano Irpino. Allego i dépliant.
Mi spiegano gli amici giuristi che nelle loro materie contano molto le virgole e le sfumature pressoché impercettibili per gli inesperti. A volte una piccola sfumatura può significare perdere o vincere una causa. A quanto pare, con Gesù questo metodo di nascondersi dietro le virgole e le sfumature impercettibili non funziona. Gesù non vuole virgole o frammenti, ma vuole l'integrità del cuore e il dono totale della propria vita. La bravura del “distinguo” degli scribi e dei farisei, simile a quella degli “esperti” anche in altre religioni, non incanta Gesù. La verità parla nel nostro cuore, all'inizio con un'eco chiaro. È lì che dobbiamo metterci in ascolto. Perché più si va avanti non ascoltando, meno percepiremo la sua voce. Non dobbiamo nasconderci dietro le virgole, ma fare il punto. Magari ogni sera, con un esame di coscienza onesto e innamorato, per vedere dove siamo nella nostra storia d'amore con Gesù.

#pregolaParola
(Mt 23,13-22)
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: «Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l'oro del tempio, resta obbligato». Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: «Se uno giura per l'altare, non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato». Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
«L'egotismo è la vera modestia», diceva John Henry Newman. Con egotismo intendeva tutt'altro che egoismo. È piuttosto quel «attende tibi ipsi» di san Basilio. Ognuno di noi deve rendere conto di se stesso, della propria interiorità, della coerenza con la propria coscienza. Grazie a questa atrenzione, impariamo a vagliare i nostri compiti, a riconoscere la grandezza di ogni dovere e la sua proporzione rispetto al resto. Più si approfondisce la tradizione dei santi, più si scopre che riformando se stessi si contribuisce a riformare la Chiesa e il mondo. Più si permette a Cristo di entrare nella propria tomba, più si propaga nel mondo la rivoluzione del Risorto.
#pregolaParola
(Mt 23,23-26)
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito!
Dopo tre giorni consecutivi di guai ai farisei e agli scribi, viene spontanea la domanda: ma io c'entro qualcosa qui? Questo vangelo dice qualcosa a me, o mi devo accontentare di sapere un po' di storia antica su dispute che non mi fanno né caldo né freddo? A ben vedere, cambiano i personaggi, ma le tentazioni, gli intoppi della vita e la fatica di essere all'altezza della nostra umanità e della verità restano uguali. E forse c'è un versetto che ci interpella più degli altri. Quello che i farisei e gli scribi di allora dicevano in riferimento alle generazioni precedenti, considerandosi migliori di esse: «Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti». Sì, ci viene troppo facile sentirci migliori e pensarci al di sopra delle regole, delle tentazioni e degli errori delle generazioni passate, ma ricordiamoci che siamo figli della stessa radice e che anche noi abbiamo bisogno di convertirci dall'ipocrisia e abbiamo bisogno della grazia di essere guariti dalla cecità spirituale. Chissà, magari anche noi siamo ciechi come loro, senza saperlo.
#pregolaParola
(Mt 23,27-32)
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all'esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: «Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti». Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri.
Giovanni era la sfortuna ma anche la fortuna di Erode: la sua sfortuna, almeno a livello mondano e molto terra terra, perché era per lui un guastafeste; la sua fortuna perché non tutti hanno l'opportunità di sentire la voce della loro coscienza nella bocca di un personaggio della santità di Giovanni. «Lo ascoltava volentieri», ci dice il testo. Bene, ma non basta! La coscienza è quella voce che se la ascolti soltanto, senza assecondarla, dopo un po' si addormenta e si spegne. In altre parole: la uccidi. La “fortuna” di Erode - e perdonatemi perché uso il termine in modo totalmente improprio - è che uccidendo il Battista, aveva il suo delitto davanti. (Ripeto la richiesta di perdono e comprensione). Noi, purtroppo, tante volte uccidiamo la nostra coscienza senza accorgerci di nulla. Che il Signore, nel ricordo di questo grande martire, ravvivi le nostre coscienze e il nostro senso di Lui.
#pregolaParola
(Mc 6,17-29)
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l'aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro
«Più una persona è santa, meno è compresa dal mondo»
☀️ -John Henry Newman ☀️
Queste settimane intensissime di lavoro, studio, sudore e sacrifi, sono quasi finite. Mi manca un capitolo (e i vari contorni) ...
Il libro è nato dall'ascolto e la sua forma attuale, come spiegherò nell'introduzione sarà tale “per l'amicizia”. Proprio la settimana scorsa, dopo aver raggiunto una lunghezza accademica esagerata... (eravamo vicini a circa un milione di caratteri spazi inclusi... Ovvero circa 650 pagine... E non avevo finito...). D'altronde, la sintesi non è il mio forte...
Ero confuso e affaticato... E la mia amata moglie mi ha detto di lasciare tutto, fare un salto di fiducia e «perdere» un'ora davanti al Santissimo.
Quel momento davanti al Santissimo, mi ha fatto capire che per la canonizzazione di Newman dovevo fare una cosa per gli amici, per gli assetati di Dio e non per gli accademici...
Era giovedì scorso... E quel giorno ho iniziato l'impresa folle (ma cosa c'è di più saggio che di mettersi in ascolto della Parola e dei santi?!) di redigere il libro ex novo per essere il più possibile accessibile e snello...
🙏 Continuate per favore a pregare con me affinché ogni parola sia eco della Parola e a gloria di Dio nei suoi santi.
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In cordata 📿 di preghiera 🛐
Amare a tempo determinato è relativamente facile. Mostrare bel carattere e creanza per un momento circoscritto è alla portata di tutti, o quasi. Ma ci vuole un amore maturo per rimanere, per non cambiare quando cambia il tempo, per non gettare la spugna quando la novità diventa un'abitudine. È questo l'olio che ci vuole nelle nostre lampade nell'attesa prolungata del Signore. E il paradosso è che l'attesa del Signore che verrà ha bisogno di sostenersi con il cibo del Signore sempre presente. Sì, è lui l'olio nelle nostre lampade. E per imparare ad aspettarlo come Adveniente, bisogna saperlo abbracciarlo come presente. Lo Sposo che verrà, è lo Sposo che nella sua prima venuta è diventato nostro cibo e nostro sostegno nell'attesa delle Nozze.
#pregolaParola
(Mt 25,1-13)
Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: «Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono». Le sagge risposero: «No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene». Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: «Signore, signore, aprici!». Ma egli rispose: «In verità io vi dico: non vi conosco». Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.
Per uno che proprio non riesce a capire come funziona il mondo degli investimenti, e per qualcuno che ama i passi sicuri e accertati, questo vangelo potrebbe sembrare svantaggioso rispetto a chi sa sbrigare con destrezza e naturalezza quelle faccende, ricavando un discreto profitto. In realtà, saper investire un soldo o un bene, quindi qualcosa di altro da noi, dice poco e nulla sull'investimento di cui si parla nel vangelo di oggi. In questa pagina, non si tratta di investire denaro, ma se stessi. Qui la musica è ben diversa e nessuno può dire, non fa per me, perché in questione ci sono io, la mia vita, i miei doni, la mia realizzazione, la mia felicità... Non rischiare in questo caso, significherebbe non vivere, implicherebbe non gioire, sarebbe morire ancora prima di nascere. È più che azzeccata qualche tradizione passata che usava il termine «seppellire» per parlare del gesto di nascondere il talento... È di questo che si tratta: di dare per morta quella che deve essere la mia stessa vita. Dare per fine, ciò che era solo all'inizio. Fiducia! Chi ti ha dato il talento, è il primo ad aver investito.
#pregolaParola
(Mt 25,14-30)
Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». «Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». «Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
Chi sceglierebbe l'ultimo posto in una festa di nozze? Chi opterebbe nei suoi inviti per invitare coloro che non possono ripagarlo? Dio! Dio non “farebbe” così, Dio ha fatto così. Lo ha fatto per me e per te. È questo il motivo, l'unico per comportarsi così. Perché ci fa simili a lui, perché ci mette come sposa accanto allo Sposo. Se non ci fosse questo fine relazionale, questo fine nuziale, non sarebbe proponibile l'ideale comportamentale di Gesù. Per questo, il cristianesimo non si può concepire come una morale, ma come un incontro, come un'ascesa verso le Nozze escatologiche, le Nozze della risurrezione dei giusti... Che iniziano qui!
#pregolaParola
(Lc 14,1.7-14)
Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: «Cedigli il posto!». Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: «Amico, vieni più avanti!». Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Non veniva chiesto ai concittadini di Gesù di dare un atto di fede nell'assurdo credendo all'ultimo matto che si proclama compimento delle profezie messianiche. Il testo ci dice che loro ascoltavano con meraviglia le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. Il problema non era la mancanza dei motivi per credere, ma la mancanza della volontà di uscire dai propri pregiudizi. L'atto di fede non è un atto contro la ragione, ma è un atto contro la chiusura. Gesù non vuole che spegniamo la testa, ma che apriamo il cuore per riconoscere la Luce che guarisce la cecità dell'anima.
#pregolaParola
(Lc 4,16-30)
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
«Dio solo basta al cuore che Egli ha creato» - John Henry Newman
Cari, buon pomeriggio, mi scuso perché mi accorgo solo ora che il bot non ha inviato il commento 🙈. Uniti in preghiera. Ricordo questa piccola comunità a messa. Lui conosce le vostre intenzioni...

Quante volte, senza possessione demoniaca, facciamo il servizio per il cornuto. Confessiamo e riconosciamo che Gesù è il Cristo, il santo di Dio. Nondimeno, con garbo o con poco tatto (poco importa alla fine ), gli diciamo di lasciarci in pace, di lasciarci vivere la vita come l'abbiamo programmata noi. Non serve un diavolo per tentarci se viviamo così. Dove c'è lontananza da Dio, il nemico è solito lasciare in pace, per non suscitare ricerca o cambiamento. Esaminiamo il nostro cuore. Guardiamo se stiamo cercando la pace "da" Dio o la pace in Dio, ossia se vogliamo stare tranquilli proprio perché teniamo Dio fuori, o se vogliamo la vera pace, quella che solo Gesù può dare, vivendo in Lui, nella sua volontà, nella sua intimità.
#pregolaParola
(Lc 4,31-37)
Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
«La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva». Chi è guarito veramente si mette a servizio perché è stato toccato nel profondo dall'Amore che, pur essendo nell'immagine di Dio, assume la forma di servo. Il paradigma della sanità è Colui che risana, il Salvatore. Se vuoi essere sano, imita Lui, diventa fino come Lui. Diventa dono e rifiuta chi vuole trasformarti in possedimento. Il Salvatore che sapeva donarsi pienamente a ogni persona, sapeva anche rispondere a chi voleva farne il suo amuleto privato.
#pregolaParola
(Lc 4,38-44)
Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Bozze inviate ai santi di @taueditrice @miguelaserangel e @lammanni
Un libro su #johnhenrynewman non può che essere dedicato agli #amici e alle #amiche... Soprattutto a quelli che hanno contribuito, con l'ispirazione, la preghiera e l'ascolto a questo parto...
Ora tocca aspettare il 9 ottobre... 🙏🔗
📖 bit.ly/newmansanto 📚 🔗
#writer #newbook #nuovolibro #grato #dedica #amicizia
Lo zelo in tempo inopportuno è controproducente. Viviamo in tempi non nostri propensi a ciò che non abbiamo sotto mano. Così desideriamo pregare quando dobbiamo lavorare. Poi desideriamo lavorare quando siamo a riposo. E desideriamo l'estate quando è inverno. E desideriamo il freddo quando fa caldo. È questo il problema degli interlocutori di Gesù. È questo il nostro problema: Non avere gli occhi dello Spirito Santo per leggere la presenza dello Sposo nel momento presente. La vita spirituale è questione di attenzione, di equilibrio, di attesa. Non conta l'iniziativa, Lui l'ha già presa per primo nei nostri confronti. Conta la risposta. Conta dire allo Sposo, ad ogni angolo di strada: sia fatta la tua volontà. Le pratiche ascetiche non sono superflue, ma valgono quanto ci allenano ad accogliere Lui, valgono quanto sgomebrano il cuore per fare spazio all'iniziativa di Gesù.
#pregolaParola
(Lc 5,33-39)
Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: «Il vecchio è gradevole!»».
Le nostre relazioni, anche quelle più importanti e più radicali, sono relative. La relazione di un padre verso il proprio figlio non può essere totalizzante e assoluta. Qualora la relazione fosse così pervasiva, sarebbe invasiva e distruttiva. E la relazione tra due sposi non può essere assoluta. Non solo perché a livello orizzontale le persone hanno bisogno, per la sanità della stessa relazione, di altre interazioni. Ma anche e soprattutto perché nessuno può colmare l'esistenza di un'altra creatura umana. Siamo sete di Dio. Prima lo riconosciamo, meglio saranno le nostre relazioni, perché non saranno esauste sotto il peso di esigenze letteralmente sovraumane... Vista la realtà delle cose, l'esigenza di primato che Gesù chiede non solo non è lesiva dei nostri rapporti, ma ne costituisce il vero compimento. Per questo, è con i santi che si vivono le amicizie e le relazioni più belle.
#pregolaParola
(Lc 14,25-33)
Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
«Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Lo mette in mezzo per ricordare a chi vede che chi cerca il Volto del Dio d'Israele deve passare per il volto del fratello; che l'«Ascolta Israele» si concretizza sia nell'ascolto della Torah, sia nell'attenzione al grido del dolore umano. E quanto è difficile ricordare che alzare gli occhi al Cielo non è distrarsi dalla terra. Il Dio incarnato riporta i nostri cuori all'incarnazione come compito primario. L'esempio del sabato non ci deve far sentire estranei come cristiani. Perché la domanda con la quale Gesù invita i suoi ascoltatori a convertirsi e a discernere vale per tutti i tempi: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?».
#pregolaParola
(Lc 6,6-11)
Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all'uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.