Biblioteca del Curioso
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Rassegna di letture interessanti. Qui troverai fiori 💐 e spine. Se non vuoi pungerti, cogli bene le rose.
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È la storia di Tycho Brahe, astronomo della Corte imperiale di Rodolfo II e maestro di Keplero, che, attraverso dolorose esperienze familiari e intime, giunge a riconoscere l’unica legge che governa l’Universo: quella dell’amore supremo.
La tavola pitagorica: un falso storico dimenticato | MATEpristem
https://matematica.unibocconi.eu/articoli/la-tavola-pitagorica
Un Mussolini inedito, o almeno ben poco conosciuto, quello che qui si presenta in veste di narratore: si tratta di un romanzo "d'appendice" - Claudia Particella. L'amante del Cardinale - apparso a puntate, dal 20 gennaio all'11 maggio 1910, sul giornale socialista « Il Popolo », fondato a Trento da Cesare Battisti. Imperniato su una vicenda storica realmente accaduta nel Seicento - lo "scandaloso" amore del vescovo-principe di Trento, Carlo Emanuele Madruzzo, per la bella «cortigiana » Claudia Particella -, il romanzo ricorre con scaltrito mestiere a tutte le "classiche" armi del feuilleton, mescolando abilmente horror e macabro, passioni e perversioni, delitti e torbide pulsioni erotiche. Il testo, godibile e pressoché introvabile, risulta importante in quanto documenta le idee politiche del giovane autore, all'epoca socialista e rivoluzionario, con venature marxiste e anarchiche, nonché decisamente anticlericale.
«Ercolano e Pompei ― cui la storia ha concesso la irripetibile funzione di essere lo specchio, a noi giunto quasi intatto, della vita materiale nell'Impero romano ― ancora oggi sono due dei luoghi più straordinari che sia dato visitare a chi effettua il tradizionale voyage d'Italie. Ma fu tra la seconda metà del Settecento e la fine del XIX secolo che le due piccole città, riaffiorate dalle ceneri e dalla lava vesuviana che le avevano sepolte, esercitarono su viaggiatori, letterati e artisti un eccezionale richiamo: esse in quegli anni divennero fonte di suggestivi intrecci tra miti e realtà, e risultarono perciò tra le tappe più ambite del soggiorno a Napoli dei grand touristes, e talvolta forse l'unico motivo del loro arrivo nel Regno borbonico, a tal punto da far risultare del tutto emarginati i pur celebri Campi Flegrei, cui fino alla prima metà del Settecento si era invece rivolto in maniera quasi esclusiva ogni loro interesse» (dall'introduzione).
Abel Clarin de la Rive
UNA STRANA VISITA - NUOVA ESPERIENZA DI MAGIA INDU’

ULTIMA ORA
Al momento di andare in stampa, ci capita un fatto straordinario.
Un missionario, tornato dall’India da alcuni giorni, stava traducendoci un mantram (una specie di evocazione che utilizzeremo ancora, perché funziona davvero bene) contenuto in un libro assai curioso proveniente da una biblioteca sacra indù quando, all’improvviso, sentimmo sopra le nostre teste il rumore come di un legno che si spezza e una voce cavernosa disse:
- Cosa volete da me?
Sbalorditi, io e il mio amico ci guardammo in faccia, ammutoliti. Poi il missionario riprese a leggere, ma subito, venne nuovamente interrotto dal sonoro risuonare di un gong ed in mezzo a una luce bluastra che si manifestò di fronte a noi, vedemmo comparire, fluttuando a mezz’aria, uno strano essere, vestito all’orientale, il quale, sceso al livello del pavimento, si eresse in tutta la sua persona, ci fissò facendo dei segni segreti che noi non capimmo, e disse:
- Ripeto, che volete da me?
- Ditemi prima, chi siete voi? Feci io.
- Io sono lo Swami Narad Mani. Dovreste saperlo, visto che mi avete chiamato. Sono il capo dell’osservatorio segreto europeo della True Truth Somaj di Adyar. Ho risposto al richiamo del mantram. Che volete da me?
Avendo capito che il mantram letto dall’amico doveva essere la causa di quella fantastica apparizione, risposi freddamente:
- Vedervi, per prima cosa.
- Sono qui.
- Ma chi ci prova che non ci state ingannando?
- Questo.
Allora lo Swami Narad Mani mise la mano su un foglio di carta bianca e contemporaneamente vi vedemmo apparire il suo ritratto, che il miglior fotografo di Parigi non avrebbe saputo realizzare.
La nostra sorpresa fu interrotta da un altro colpo di gong, e lo Swami ci disse:
- Mi chiamano. Vi devo lasciare. Per vedermi, ricordatevi di recitare il mantram ad alta voce, ma di farlo a bassa se si tratta di semplici comunicazioni; queste vi giungeranno per “via astrale” e verranno “precipitate” su carta, come è avvenuto col mio ritratto, che vi lascio a riprova di questo incontro.
Fece un rapido segno a forma di zero con ambo le mani, e scomparve diffondendo un profumo unico, che non sapemmo distinguere.
Raccontiamo i fatti così come sono avvenuti, senza cercare di spiegarli, ma pubblicheremo il ritratto, in fotoincisione, dello Swami Narad Mani nel prossimo numero.
Coloro che hanno letto gli ammirevoli lavori del cavalier de Mousseaux sul Satanismo e la Magia si ricorderanno che, durante il secondo Impero, un uomo della più alta società parigina aveva il dono dell’ubiquità; si faceva vedere nei saloni di corte e allo stesso tempo il suo “doppio”, col nome di Monsieur de Saint-Fare, passeggiava lungo i boulevards o appariva nei circoli spiritistici.
E’ probabile che il personaggio di cui trattasi avesse risieduto in India, dove gli “Yogi” e certi “Mahatma” conoscono il segreto di “sdoppiare” se stessi.
In certe recenti opere, alcuni autori hanno rivelato una parte di questi temibili segreti ma nessuno ancora aveva riferito che un mantram potesse bastare a produrre lo “sdoppiamento”, gli effetti stupefacenti del “passaggio della materia attraverso la materia” e la “precipitazione” di un ritratto sulla carta vergine.
Qui non è questione di allucinazione; perché, allora, bisognerebbe supporre che un mantram possieda un potere allucinatorio così sbalorditivo quanto il fatto stesso che si vorrebbe negare. Ora la “precipitazione” che avvenne sotto i nostri occhi del ritratto dello Swami Narad Mani, sta lì a provare che noi non abbiamo avuto un’allucinazione, la settimana scorsa, quando l’inviato di cui abbiamo detto ci tradusse il mantram.
Noi abbiamo poi voluto sapere se realmente questo mantram, proferito mentalmente, avrebbe avuto l’efficacia che – come abbiamo constatato nel numero 40 di La France Antimaçonnique – ci era stata annunciata dall’apparizione.
In verità, noi che non abbiamo mai prestato fede alle storie che ci giungono dall’India, non sappiamo più se viviamo né in che mondo viviamo. Appena terminata l’invocazione, all’improvviso il pavimento del nostro studio si mise a oscillare, un forte odore di legno di sandalo si diffuse all’intorno, il suono armonioso di una campanella magica si fece sentire, e un’infinità di piccoli fogli di carta caddero sul parquet. Fu come una valanga crepitante: tutto lo studio ne fu inondato.
Non potevamo credere ai nostri sensi.
Ci dovemmo tuttavia arrendere all’evidenza: i fogli erano lì, sparsi su tutto il pavimento, i tavoli, le sedie, i mobili, quale testimonianza lampante di ciò che era accaduto.
Li raccogliemmo uno ad uno. Erano tutti vergati con una scrittura di una straordinaria regolarità e di “ritratti precipitati” di notevole fattura; inoltre, erano numerati ad inchiostro rosso, cosa che ci permise di ordinarli rapidamente.
Ci accorgemmo allora che il tutto riunito costituiva una vera “comunicazione” – e questa è ad un tempo tanto curiosa, interessante, istruttiva e opportuna, da averci deciso a cominciarne la pubblicazione nel nostro prossimo numero, a beneficio dei lettori.
Impossibile che non si sia trattato del Capo dell’Osservatorio segreto europeo della “True Truth Samaj” di Adyar che volle così rispondere ancora una volta all’appello del nostro mantram, perché, sul primo dei fogli raccolti, c’è apposta la firma di Narad Mani – firma che qui alleghiamo, col suo ritratto. [omissis]
Due bellissimi sposi, Rodane e Sinonide, la sorte capricciosa, che ama scatenare i turbinosi eventi caratteristici della narrativa romanzesca di età tardo-ellenistica e imperiale, un'ambientazione esotica e remota, un perfido antagonista, numerose vicende secondarie ricche di dettagli sanguinosi e macabri, qualche particolare scabroso, una serie infinita di rocamboleschi colpi di scena e scambi di persona, morti apparenti e miracolose risurrezioni... Tutto questo e molto altro si trova nelle "Storie babilonesi" di Giamblico, o per meglio dire si trovava, perché il romanzo è andato perduto, a parte un discreto numero di brevi frammenti, più tre di maggiore estensione, ma risulta ricostruibile grazie all'epitome contenuta nella Biblioteca del patriarca bizantino Fozio.