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La narrazione pro-Trump continuerà a screditare #Biden e a esaltare qualsiasi suo errore, sia piccolo che grande, favorendo così Donald #Trump. Questo è uno dei motivi per cui Trump avanza nei sondaggi mentre Biden inizia a calare.
Forse, sarebbe stato saggio pensare a una sostituzione di Biden qualche mese fa. Ora è difficile convincere qualcuno come Joe Biden, uomo politico di lungo corso, a fare un passo indietro. Vederlo quasi in forma durante #bidenpressconference è stato positivo, ma due enormi gaffe hanno riportato a galla il tema della sua sostituzione.
Chiedere a Biden di fare un passo indietro non significa dire che non è adatto, ma prendere coscienza del fatto che questa situazione avvantaggia solo Trump, la cui narrazione è spesso basata sulla #disinformazione.
Biden dovrebbe rendersi conto di questa situazione, consapevole del rischio sempre più concreto di una mancata rielezione. Se non dovesse fare un passo indietro, una nuova elezione di Trump diventerebbe sempre più probabile.
Fare un passo indietro, aggiungo, non significa essere sconfitti, ma riconoscere che esiste un momento in cui è necessario mettersi a disposizione per raggiungere l'obiettivo. È un gesto che dimostra responsabilità e grande forza.
Ricordo che nel 2016 l'elezione di Trump avvenne anche grazie a una massiccia campagna mediatica sui social, che convinse gli americani all'ultimo momento. Un esempio è il "famoso endorsement" di Papa Francesco, assolutamente falso, che oggi appare quasi ridicolo, ma all'epoca fu sufficiente per convincere molti americani, fino a quel momento indecisi, a votare Trump.
Cosa potrebbe succedere se Biden non cambiasse idea? Proporre un altro candidato potrebbe mettere in difficoltà la narrazione pro-Trump, costringendolo a cercare nuovi appigli convincenti.
Potrebbe, non vi è certezza. Ma la situazione che si sta delineando impone una scelta.
Il fattore tempo può giocare a favore di una parte e mettere in difficoltà l'altra. È essenziale prendere una decisione rapida, prima che sia troppo tardi.
La narrazione pro-Trump continuerà a screditare #Biden e a esaltare qualsiasi suo errore, sia piccolo che grande, favorendo così Donald #Trump. Questo è uno dei motivi per cui Trump avanza nei sondaggi mentre Biden inizia a calare.
Forse, sarebbe stato saggio pensare a una sostituzione di Biden qualche mese fa. Ora è difficile convincere qualcuno come Joe Biden, uomo politico di lungo corso, a fare un passo indietro. Vederlo quasi in forma durante #bidenpressconference è stato positivo, ma due enormi gaffe hanno riportato a galla il tema della sua sostituzione.
Chiedere a Biden di fare un passo indietro non significa dire che non è adatto, ma prendere coscienza del fatto che questa situazione avvantaggia solo Trump, la cui narrazione è spesso basata sulla #disinformazione.
Biden dovrebbe rendersi conto di questa situazione, consapevole del rischio sempre più concreto di una mancata rielezione. Se non dovesse fare un passo indietro, una nuova elezione di Trump diventerebbe sempre più probabile.
Fare un passo indietro, aggiungo, non significa essere sconfitti, ma riconoscere che esiste un momento in cui è necessario mettersi a disposizione per raggiungere l'obiettivo. È un gesto che dimostra responsabilità e grande forza.
Ricordo che nel 2016 l'elezione di Trump avvenne anche grazie a una massiccia campagna mediatica sui social, che convinse gli americani all'ultimo momento. Un esempio è il "famoso endorsement" di Papa Francesco, assolutamente falso, che oggi appare quasi ridicolo, ma all'epoca fu sufficiente per convincere molti americani, fino a quel momento indecisi, a votare Trump.
Cosa potrebbe succedere se Biden non cambiasse idea? Proporre un altro candidato potrebbe mettere in difficoltà la narrazione pro-Trump, costringendolo a cercare nuovi appigli convincenti.
Potrebbe, non vi è certezza. Ma la situazione che si sta delineando impone una scelta.
Il fattore tempo può giocare a favore di una parte e mettere in difficoltà l'altra. È essenziale prendere una decisione rapida, prima che sia troppo tardi.
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L'attentato a #Trump è scioccante. E da condannare, indipendentemente da quelle che sono le appartenenze politiche.
Certo, restano tante domande ma non è ancora il momento.
Di certo, si tratta di un duro colpo per la democrazia, e non solo americana.
(Foto: @WSJ AFP Getty Images)
L'attentato a #Trump è scioccante. E da condannare, indipendentemente da quelle che sono le appartenenze politiche.
Certo, restano tante domande ma non è ancora il momento.
Di certo, si tratta di un duro colpo per la democrazia, e non solo americana.
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RT @CastigliMirella: Un attentato alla #democrazia. Polarizzazione e violenza generano instabilità democratica.
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L'attentato a #Trump è scioccante. E da condannare, indipendentemente da quelle che sono le appartenenze politiche.
Certo, restano tante domande ma non è ancora il momento.
Di certo, si tratta di un duro colpo per la democrazia, e non solo americana.
(Foto: @WSJ AFP Getty Images)
- Franz Russo
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Questa è la foto di Evan Vucci, AP. Uno scatto storico, senza dubbio. Iconico.
L'attentato a #Trump riporta alla mente l'attentato di Reagan nel 1981. Solo che il clima è diverso.
Questo scatto ci ricorderà un clima estremamente teso, estremamente polarizzante. https://t.co/NB0mR0xJ41
Questa è la foto di Evan Vucci, AP. Uno scatto storico, senza dubbio. Iconico.
L'attentato a #Trump riporta alla mente l'attentato di Reagan nel 1981. Solo che il clima è diverso.
Questo scatto ci ricorderà un clima estremamente teso, estremamente polarizzante. https://t.co/NB0mR0xJ41
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Val la pena, alla luce di tutto, ribadire la condanna dell'attentato a #Trump e della violenza. Sempre e comunque.
La violenza è incompatibile in una vera democrazia. Quando la forza prova a far cessare il dialogo, quando l'intimidazione prende il posto del dibattito, la democrazia stessa viene messa in pericolo.
In una società civile, le idee devono confrontarsi attraverso il dibattito/confronto e il voto, non attraverso la coercizione o l'aggressione.
La vera forza della democrazia risiede nella capacità di risolvere i conflitti e le differenze attraverso processi pacifici e sempre inclusivi.
Quando la violenza entra nell'arena politica, non solo si perdono le voci moderate e ragionevoli, ma viene erosa la fiducia nel sistema democratico stesso. 'È facile rompere e distruggere. Gli eroi sono quelli che fanno la pace e costruiscono', ci ricorda Mandela.
La democrazia prospera nel rispetto reciproco, nel dialogo aperto e nella partecipazione pacifica. Solo così possiamo costruire una società più giusta e equa per tutti.
Val la pena, alla luce di tutto, ribadire la condanna dell'attentato a #Trump e della violenza. Sempre e comunque.
La violenza è incompatibile in una vera democrazia. Quando la forza prova a far cessare il dialogo, quando l'intimidazione prende il posto del dibattito, la democrazia stessa viene messa in pericolo.
In una società civile, le idee devono confrontarsi attraverso il dibattito/confronto e il voto, non attraverso la coercizione o l'aggressione.
La vera forza della democrazia risiede nella capacità di risolvere i conflitti e le differenze attraverso processi pacifici e sempre inclusivi.
Quando la violenza entra nell'arena politica, non solo si perdono le voci moderate e ragionevoli, ma viene erosa la fiducia nel sistema democratico stesso. 'È facile rompere e distruggere. Gli eroi sono quelli che fanno la pace e costruiscono', ci ricorda Mandela.
La democrazia prospera nel rispetto reciproco, nel dialogo aperto e nella partecipazione pacifica. Solo così possiamo costruire una società più giusta e equa per tutti.
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A chi pensa che lo scatto di @evanvucci dell'attentato di #Trump sia costruito, a chi pensa che la bandiera messa così sia un messaggio subliminale e altro ancora.
Guardate questo video in soggettiva di un fotoreporter. E vi renderete conto che non c'è nulla di costruito.
A chi pensa che lo scatto di @evanvucci dell'attentato di #Trump sia costruito, a chi pensa che la bandiera messa così sia un messaggio subliminale e altro ancora.
Guardate questo video in soggettiva di un fotoreporter. E vi renderete conto che non c'è nulla di costruito.
Washington Post photographer Jabin Botsford covered the Trump rally shooting on July 13 in Butler, Pa. Here's what he saw. https://t.co/V3bVUQPKis
- The Washington Post
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Musk ha deciso di finanziare #Trump, quali effetti su X
https://t.co/MmOAyeKOVH #socialmedia @InTime_Blog
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#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.
La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.
Continua la lettura su @InTime_Blog
#socialmedia #tech
#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.
La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.
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#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.
La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.
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- Franz Russo
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RT @FiammaFrancesca: Dobbiamo veramente rimanere su X? Stiamo di fatto pagando l’oscena campagna elettorale di Trump"
#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far val[...]
RT @FiammaFrancesca: Dobbiamo veramente rimanere su X? Stiamo di fatto pagando l’oscena campagna elettorale di Trump"
#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far val[...]