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RT @sono_francesca: Un sopravvalutato tra i tanti sopravvalutati di quest’epoca. Mi riferisco a Elon Musk, chiaramente.
RT @sono_francesca: Un sopravvalutato tra i tanti sopravvalutati di quest’epoca. Mi riferisco a Elon Musk, chiaramente.
L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.
L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.
In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.
A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.
Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.
La spunta blu indicava autorevolezza
Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.
Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.
Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.
Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.
La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.
Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.
Tutto questo senza alcun tipo di controllo.
Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.
Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.
UE: spunta blu ingannevole
Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.
“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”
Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.
Ma quante sono le spunte blu su X?
Continua la lettura su @InTime_Blog
#socialmedia #tech
- Franz Russo
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RT @antpavolini: ho sempre detestato tutti i "bollini blu".
quelli "di prima", e a maggior ragione quelli di adesso, che sono a pagamento.
qui, nel 2009, un giovane Pavolini si scaglia contro l'idea dell'ordine dei giornalisti di prevedere un bollino blu per i blogger.
https://t.co/GjiBK0ZALg
RT @antpavolini: ho sempre detestato tutti i "bollini blu".
quelli "di prima", e a maggior ragione quelli di adesso, che sono a pagamento.
qui, nel 2009, un giovane Pavolini si scaglia contro l'idea dell'ordine dei giornalisti di prevedere un bollino blu per i blogger.
https://t.co/GjiBK0ZALg
L’UE ha formalmente avvisato X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica della spunta blu viola il #DSA. La società rischia una multa fino la 6% del fatturato globale annuale. Intanto il numero degli account abbonati è davvero esiguo, ma molto spinto dall’algoritmo.
L’UE ha informato, in maniera formale, X, la società di Elon Musk, che il sistema di verifica in atto su X vìola il DSA (Digital Services Act). Il commissario europeo, Thierry Breton, con un post su X, ha precisato che le “spunte blu”, un tempo utili per indicare l’affidabilità delle informazioni condivise, siano sempre più “ingannevoli” per gli utenti.
In aggiunta a questo, l’attuale sistema che permette di ottenere la spunta blu, aderendo ad una delle versioni Premium, rappresenta una violazione delle norme del DSA.
A seguito dell’indagine portata avanti dalla Commissione UE, è emerso che X non sta rispettando gli obblighi di trasparenza in materia di pubblicità e di fornitura di dati pubblici ai ricercatori.
Come sappiamo bene, una delle prime mosse che Musk ha portato avanti da nuovo proprietario di Twitter è stata quella di stravolgere il senso della spunta blu.
La spunta blu indicava autorevolezza
Come scritto da Breton, prima era utilizzata come modalità per rendere gli account di personalità pubbliche e rilevanti, come personalità politiche, imprenditori, giornalisti, personaggi del mondo dello sport, delle arti e dello spettacolo, autentici e quindi affidabili.
Un sistema che, allo stesso tempo, rendeva autentico e genuino l’account di una personalità. Per dire, era una sorta di bollino di affidabilità. Questo era il messaggio che trasmetteva.
Abbiamo poi raccontato qui su InTime quali sono state le vicissitudini e come è cambiato anche il sistema di assegnazione delle spunte blu nel tempo.
Fatto sta che Musk, appena arrivato, ha cominciato ad instillare il pensiero che quel sistema fosse “corrotto” e non affidabile.
La spunta blu e lo stravolgimento di X
Da quel momento la spunta blu veniva assegnata attraverso l’abbonamento alla versione Premium. Senza presentare alcun documento di riconoscimento, cosa necessaria nel vecchio sistema. Quello che Musk aveva bollato come “corrotto”.
Associare la spunta blu alla versione a pagamento voleva dire una sola cosa. Fare in modo che chiunque potesse abbonarsi e fare cassa.
Tutto questo senza alcun tipo di controllo.
Ricorderete il caso di Lilly, quando un account con spunta blu si spacciò per l’azienda americana sostenendo che l’insulina sarebbe diventata gratis per tutti producendo un danno enorme in termini finanziari.
Il sistema quindi è cambiato, chiunque può ottenere la spunta blu con requisiti di accesso minimi. E i risultati sono questi che in tanti avevamo già notato ma che ora la Commissione UE mette in evidenza. In quanto questo sistema ha provocato un numero di account verificati, senza alcun controllo, che spesso diffondono disinformazione.
UE: spunta blu ingannevole
Nel suo richiamo formale, la Commissione rileva che il sistema attuale è ingannevole per gli utenti.
“Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato”, ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono. Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti.”
Si tratta della prima volta che un’azienda viene richiamata formalmente per una violazione del DSA. E non è un caso che questa azienda sia proprio X.
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Discover the future of private communication with anonymous IP calls! Learn about the tech behind it and its benefits for personal & business use in our latest article on Medium. #Privacy #Tech #TeleGuard
Read here: https://t.co/BCTUzPwIfT https://t.co/9Ddw9SKl3W
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#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.
La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.
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#socialmedia #tech
#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.
La donazione cospicua a Trump è la dimostrazione che X diventa un media a servizio di un pensiero politico dichiarato.
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#ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese all’America PAC per sostenere la campagna di Donald #Trump. Una scelta che avrà ripercussioni anche su X.
Il @WSJ Wall Street Journal sostiene, citando fonti, che Elon Musk è ormai pronto a donare 45 milioni di dollari al mese al “#AmericaPAC”, un comitato politico che sostiene la candidatura presidenziale di Donald Trump.
Si tratta di una cifra considerevole, la più alta promessa fino ad ora. Anche se al momento non si trova nella lista ufficiale dei donatori, tra questi figurano: Joe Lonsdale, fondatore di Palantir; i gemelli Winklevoss (Cameron e Tyler); Antonio Gracias, attuale direttore del consiglio di amministrazione di SpaceX ed ex Tesla; Ken Howery, uno dei co-fondatori di PayPal.
La donazione è degna di nota perché solo quattro mesi fa Musk sosteneva che non avrebbe donato denaro alla campagna di Trump né a nessun altro candidato presidenziale.
Da rilevare che, a suo modo, Musk ha cercato di smentire le notizie riportate dal WSJ.
Elon Musk e le donazioni ai candidati
Forse non tutti sanno che in realtà Musk ha sempre fatto donazioni ai candidati presidenziali, sia che fossero repubblicani sia che fossero democratici.
Di fatto non è mai stato un sostenitore dei finanziamenti elettorali, anche se in più di un’occasione in passato ha dichiarato che qualora lo avesse fatto sarebbe stato per avere un chiaro tornaconto.
Ed evidentemente per lui il 2024 è l’anno giusto.
Proprio perché è considerato uno degli uomini più ricchi al mondo, e alla guida di aziende come Tesla e SpaceX, solo per citarne un paio, le sue posizioni politiche hanno un certo peso. E lui ne è consapevole. Forse in passato non tanto, ma adesso ne è assolutamente consapevole.
In passato Musk ha donato anche ai democratici
Come detto, in passato Musk ha donato soldi a repubblicani e democratici. Ha finanziato Barack Obama, nel 2007. Anche se poi non ha effettuato donazioni a Trump o a Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2016.
Nel 2015 Musk in realtà si diceva molto scettico su Trump. Addirittura nell’ottobre 2015 sosteneva che sarebbe stato “imbarazzante” se Trump avesse vinto la nomination del GOP.
Ma poi c’è stato un cambio di rotta notevole.
Nel 2017 Musk ha cominciato a dirottare le sue donazioni verso i repubblicani, anche se le sue posizioni rispetto al clima era molto più vicine a quelle della Clinton e in contrasto con Trump.
Elon Musk e l’avvicinamento ai repubblicani
La convinzione di Musk verso il partito repubblicano arriva poi nel 2022, quando dichiara di aver votato per la prima volta un candidato repubblicano in Texas. Arrivò anche a dichiarare che sarebbe stato pronto a sostenere Ron DeSantis come futuro candidato presidenziale.
E sempre nel 2022 Musk decide di iniziare la scalata verso Twitter, la piattaforma che lui ha sempre apprezzato e che in quel momento, da tempo ormai, versava in una condizione complicata e vulnerabile.
La storia recente ci dice che dopo un lungo tira e molla, fatto di accuse reciproche, di tribunali e sentenze, Musk acquisisce Twitter. Poi la trasforma in X, la piattaforma attuale.
Ma forse vale la pena sottolineare una motivazione che ha spinto Musk a fare quel passo.
E in questo c’entra anche Twitter
Ovviamente, meglio acquisire una piattaforma come Twitter che pensare di costruirne una da zero. Poi con tutti i dati che quella piattaforma conteneva (e contiene ancora) rappresentava una vera occasione per Musk.
Ma forse c’è di più. Si tratta di un pensiero che ho già espresso ma che è necessario ribadire oggi.
Acquisendo Twitter, Musk voleva dimostrare al mondo il suo peso. Voleva sedersi al tavolo dei grandi media e far sentire la sua voce e far valere la sua influenza.
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List '1397930001362657281' on X/Twitter RT @FiammaFrancesca: Dobbiamo veramente rimanere su X? Stiamo di fatto pagando l’oscena campagna elettorale di Trump" #ElonMusk, nonostante precedenti dichiarazioni, ha deciso di donare 45 milioni di dollari al mese…
ere la sua influenza.
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#socialmedia #tech "- Franz Russo
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Llama 3.1 per il dominio di Meta sulla IA generativa
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OpenAI lancia la sfida a Google con il motore di ricerca basato su IA
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MAIA è l’#IAgenerativa italiana che rivoluziona il settore con personalizzazione, privacy e supporto linguistico. Ecco l’aggiornamento V5 e nuove funzionalità.
Nel panorama in rapida evoluzione dell’#IntelligenzaArtificiale generativa, il 2024 ha visto progressi significativi. Giganti tech come OpenAI, Meta, Google e Microsoft hanno continuato a perfezionare i loro modelli. Migliorando la comprensione del linguaggio naturale e la generazione di contenuti.
Ad ogni modo, sfide come la personalizzazione, la privacy e la conservazione delle specificità linguistiche locali rimangono al centro del dibattito.
In questo contesto, vorrei segnalare un progetto tutto italiano. E in relazione alle ultime tre sfide indicate, si sta facendo notare.
Si chiama MAIA ed è un’intelligenza artificiale generativa che affronta queste sfide con un approccio innovativo. @maialifecopilot
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#tech
MAIA è l’#IAgenerativa italiana che rivoluziona il settore con personalizzazione, privacy e supporto linguistico. Ecco l’aggiornamento V5 e nuove funzionalità.
Nel panorama in rapida evoluzione dell’#IntelligenzaArtificiale generativa, il 2024 ha visto progressi significativi. Giganti tech come OpenAI, Meta, Google e Microsoft hanno continuato a perfezionare i loro modelli. Migliorando la comprensione del linguaggio naturale e la generazione di contenuti.
Ad ogni modo, sfide come la personalizzazione, la privacy e la conservazione delle specificità linguistiche locali rimangono al centro del dibattito.
In questo contesto, vorrei segnalare un progetto tutto italiano. E in relazione alle ultime tre sfide indicate, si sta facendo notare.
Si chiama MAIA ed è un’intelligenza artificiale generativa che affronta queste sfide con un approccio innovativo. @maialifecopilot
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