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🇺🇸 L'azienda cinese ha infatti ottenuto una sospensione del ban subito da parte dell'amministrazione statunitense di 90 giorni, durante i quali potrà continuare a vendere device e acquistare componenti per i propri dispositivi da aziende americane. Non si esclude che durante questo periodo l'azienda possa avviare trattative con la Casa Bianca per tentare di alleggerire la propria posizione, aggravata dalla "ragionevole certezza" che abbia contribuito alla rottura delle sanzioni commerciali con l'Iran dal 2009 al 2014 - l'esclusione dal mercato dei componenti potrebbe significare infatti la morte certa della grande compagnia cinese.

🇪🇺 Ma il ban a Huawei ha sollevato grande preoccupazione anche in Europa: tra le grandi aziende colpite dalla risoluzione c'è Qwant, il motore di ricerca privato e "made in France" che nei prossimi mesi avrebbe dovuto avviare una collaborazione proprio con il gigante cinese per subentrare a Google quale motore di ricerca predefinito negli smartphone Huawei. Ma c'è anche un'altra compagnia, sempre europea, che potrebbe trarre vantaggio dalla situazione: è Jolla, azienda finlandese sviluppatrice del sistema operativo Sailfish OS, che spera di poter subentrare ad Android nei device degli OEM colpiti dal ban.

🏥 Che la fame di dati di Facebook possa per una volta rivelarsi a fin di bene? La compagnia ha rilasciato tre nuove mappe, basate sui dati raccolti dai propri servizi, le quali faciliteranno alle autorità mediche europee e statunitensi studi e campagne informative su vaccini e diffusione di malattie contagiose.

Tag: #Huawei, #USA, #UE, #Qwant, #SailfishOS, #Jolla, #Facebook, #Salute.

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🇮🇹 In Italia, l’AGCM ha aperto un’istruttoria contro Google, accusandola di raccolta di dati a fini pubblicitari secondo modalità che violerebbero l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. Google manterrebbe un saldo controllo del mercato della pubblicità online grazie a due macroelementi: innanzitutto, l’utilizzo di dati provenienti dall’ecosistema digitale della compagnia (Android, Chrome...) che permettono una targettizzazione delle pubblicità a livelli irraggiungibili da altri concorrenti. In secondo luogo, adottando una forma di discriminazione commerciale, negando di fornire le chiavi di decriptazione degli ID Google e bloccando i pixel di tracciamento di terze parti. Si tratta di un mercato importante: in Italia ha generato 3,3 miliardi di euro nel 2019, e rappresenta la seconda fonte di entrate per i media. Ieri la Guardia di Finanza ha compiuto un’ispezione alle sedi italiane di Google.

🇪🇺 Secondariamente, il caso europeo: cinque motori di ricerca hanno inviato una lettera alla Commissione Europea, invitandola a considerare un nuovo intervento nei confronti di Google e del suo modello di promozione di motori di ricerca alternativi. Due anni fa, oltre a una multa di 5 miliardi di dollari per strategie anti-concorrenziali, la CE aveva imposto a Google di permettere a tutti i nuovi utenti Android di selezionare il proprio browser e motore di ricerca preferito da una rosa di tre candidati (oltre alle proposte di Google); secondo i sottoscrittori della lettera (i francesi Qwant e Lilo, il tedesco Ecosia, lo statunitense DuckDuckGo e il ceco Sesznam) il modello adottato da Google, basato su aste, penalizzerebbe le possibilità di crescita dei concorrenti più piccoli. I cinque, più che un intervento sanzionatorio, chiedono alla CE di intavolare nuove trattative con Google.

📈 Minaccia di sanzioni contro le Asl inadempienti, crescita esponenziale dei contagi e maggiore promozione dell’applicazione: grazie a questi e altri elementi, Immuni ha registrato un aumento di 300mila download dalla scorsa settimana, raggiungendo i 9,36 milioni di scaricamenti totali; l’app ha poi raddoppiato, in soli 6 giorni, il numero di notifiche di esposizione, passando dalle 19.845 notifiche del 20 ottobre alle 36.231 del 26 ottobre.

Tag: #Google, #Antitrust, #AGCM, #Italia, #Ads, #UE, #Qwant, #Ecosia, #DuckDuckGO, #Lilo, #Sesznam, #Immuni.

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