A Foras esprime la propria solidarietà a Bustianu Cumpostu e a tuttə lə militanti che hanno ricevuto provvedimenti repressivi per aver manifestato contro il transito delle pale eoliche nel porto di Oristano.
A Foras si occupa di lottare contro l'occupazione militare, ma riteniamo di essere parte di una lotta più grande per la liberazione della Sardegna dalle politiche coloniali e per dare ai sardi e alle sarde il diritto di decidere sul proprio futuro.
Per questo motivo è naturale che molte persone che da anni partecipano alla lotta di A Foras, fra cui Bustianu, siano impegnate anche a lottare contro la speculazione energetica e che abbiano ricevuto provvedimenti repressivi per questo.
Facciamo un appello a sostenere le persone colpite, sia politicamente che materialmente, e a costruire solidarietà reciproca nelle lotte per la difesa della Sardegna.
A Foras si occupa di lottare contro l'occupazione militare, ma riteniamo di essere parte di una lotta più grande per la liberazione della Sardegna dalle politiche coloniali e per dare ai sardi e alle sarde il diritto di decidere sul proprio futuro.
Per questo motivo è naturale che molte persone che da anni partecipano alla lotta di A Foras, fra cui Bustianu, siano impegnate anche a lottare contro la speculazione energetica e che abbiano ricevuto provvedimenti repressivi per questo.
Facciamo un appello a sostenere le persone colpite, sia politicamente che materialmente, e a costruire solidarietà reciproca nelle lotte per la difesa della Sardegna.
Giovedì 24 ottobre si terrà una nuova presentazione a Sassari del libro "Isole in guerra" curato da A Foras, Core in fronte e Trinacria, sull'occupazione militare delle maggiori isole del mediterraneo.
Animeranno il dibattito Michele Salis (A Foras), Rita Marras (Generalternative) e Cristian Grosso.
“L'obbiettivo dichiarato da queste realtà politiche è quello di dare inizio ad un movimento comune per superare il problema dell'occupazione militare, travalicando le frontiere in cui sono artificialmente confinati e ponendo le basi affinché tale rivendicazione internazionale possa ampliarsi fino a unire i popoli oppressi e le realtà politiche che lottano contro la NATO e contro l'imperialismo in tutti i paesi bagnati dal Mar Mediterraneo” .
Giovedì 24 ottobre alle 18:00 presso il circolo Tirrindò in via Masia 2 a Sassari.
Animeranno il dibattito Michele Salis (A Foras), Rita Marras (Generalternative) e Cristian Grosso.
“L'obbiettivo dichiarato da queste realtà politiche è quello di dare inizio ad un movimento comune per superare il problema dell'occupazione militare, travalicando le frontiere in cui sono artificialmente confinati e ponendo le basi affinché tale rivendicazione internazionale possa ampliarsi fino a unire i popoli oppressi e le realtà politiche che lottano contro la NATO e contro l'imperialismo in tutti i paesi bagnati dal Mar Mediterraneo” .
Giovedì 24 ottobre alle 18:00 presso il circolo Tirrindò in via Masia 2 a Sassari.
Il 19 scendiamo tutt3 in piazza per fermarli prima che sia troppo tardi!
Il 19 scenderemo tutt3 unit3 fermamente comvint3 che solo attraverso la coesione scardineremo l'attuale stato fascista di polizia. Di fronte a un’opposizione parlamentare silente, che negli anni precedenti ha dato il via libera a queste nuove norme, intervenire immediatamente è necessario.
Come antifascist3 riteniamo che tale decreto colpisca la genesi della lotta nella sua totalità andando a ledere il diritto di protesta, in particolare le manifestazioni contro la guerra (a cominciare da quelle contro il genocidio a Gaza), e quelle contro la costruzione di nuove basi militari, i picchetti operai, le proteste contro “ le grandi opere” , le manifestazioni e i presidi contro la speculazione energetica, e per il diritto all’ abitare; prendendo di mira le modalità e le forme di lotta di cui queste realtà si dotano per aumentare la propria efficacia. È attraverso tali presupposti che lo Stato italiano assicura alle forze di polizia nuovi poteri, la loro impunità e intoccabilità, rinsaldando così l’apparato repressivo di uno Stato di Controllo
Non abbasseremo la testa davanti a una distopica trasformazione da stato di diritto a stato di polizia caratterizzato da evidenti derive anticostituzionali. Manterremo il pugno alto per difendere la libertà di espressione, di manifestazione e di protesta dentro o fuori dalle mura al fianco delle compagne, che oggi nel carcere e nei CPR vivono in condizioni disumane, private di qualsiasi diritto e di possibilità di protesta all’ interno e all’esterno.
Siamo tutt3 indignat3, e non sarà l’istituzione di uno stato di controllo a fermarci.
Il 19 scendiamo in piazza per appoggiare tutte le realtà di lotta e per creare un fronte unico contro le politiche razziste, imperialiste e sioniste portate avanti dallo Stato italiano.
Facciamo sentire la nostra voce, consapevoli dell'intersezionalita della nostra lotta.
Scendere in piazza contro il nuovo disegno legge vuol dire lottare con tenacia al fianco della resistenza e per i diritti di tutti e tutte, del popolo palestinese tutti i popoli oppressi.
Ricordiamo che il nostro movimento e le nostre mobilitazioni non si fermeranno fino a quando non otterremo la piena liberazione di tutti i popoli oppressi e finché non si arriverà a un vero cessate il fuoco.
Continueremo a lottare fiducios3 e consapevoli della nostra forza.
Crediamo che il 5 ottobre sia stato solo l'inizio di un percorso ampio e articolato.
Nonostante la colonia italiana perpetra le sue feroci pratiche repressive noi rispondiamo e risponderemo sempre utt3 unit3 consolidando un fronte unico
di lotta.
Continueremo a farci sentire, fermamente comvint3 del fatto che NO PASARAN.
Per noi hanno lottato e per loro sempre lotteremo: per le partigiane di ieri, di oggi e di domani!
Il 19 scenderemo tutt3 unit3 fermamente comvint3 che solo attraverso la coesione scardineremo l'attuale stato fascista di polizia. Di fronte a un’opposizione parlamentare silente, che negli anni precedenti ha dato il via libera a queste nuove norme, intervenire immediatamente è necessario.
Come antifascist3 riteniamo che tale decreto colpisca la genesi della lotta nella sua totalità andando a ledere il diritto di protesta, in particolare le manifestazioni contro la guerra (a cominciare da quelle contro il genocidio a Gaza), e quelle contro la costruzione di nuove basi militari, i picchetti operai, le proteste contro “ le grandi opere” , le manifestazioni e i presidi contro la speculazione energetica, e per il diritto all’ abitare; prendendo di mira le modalità e le forme di lotta di cui queste realtà si dotano per aumentare la propria efficacia. È attraverso tali presupposti che lo Stato italiano assicura alle forze di polizia nuovi poteri, la loro impunità e intoccabilità, rinsaldando così l’apparato repressivo di uno Stato di Controllo
Non abbasseremo la testa davanti a una distopica trasformazione da stato di diritto a stato di polizia caratterizzato da evidenti derive anticostituzionali. Manterremo il pugno alto per difendere la libertà di espressione, di manifestazione e di protesta dentro o fuori dalle mura al fianco delle compagne, che oggi nel carcere e nei CPR vivono in condizioni disumane, private di qualsiasi diritto e di possibilità di protesta all’ interno e all’esterno.
Siamo tutt3 indignat3, e non sarà l’istituzione di uno stato di controllo a fermarci.
Il 19 scendiamo in piazza per appoggiare tutte le realtà di lotta e per creare un fronte unico contro le politiche razziste, imperialiste e sioniste portate avanti dallo Stato italiano.
Facciamo sentire la nostra voce, consapevoli dell'intersezionalita della nostra lotta.
Scendere in piazza contro il nuovo disegno legge vuol dire lottare con tenacia al fianco della resistenza e per i diritti di tutti e tutte, del popolo palestinese tutti i popoli oppressi.
Ricordiamo che il nostro movimento e le nostre mobilitazioni non si fermeranno fino a quando non otterremo la piena liberazione di tutti i popoli oppressi e finché non si arriverà a un vero cessate il fuoco.
Continueremo a lottare fiducios3 e consapevoli della nostra forza.
Crediamo che il 5 ottobre sia stato solo l'inizio di un percorso ampio e articolato.
Nonostante la colonia italiana perpetra le sue feroci pratiche repressive noi rispondiamo e risponderemo sempre utt3 unit3 consolidando un fronte unico
di lotta.
Continueremo a farci sentire, fermamente comvint3 del fatto che NO PASARAN.
Per noi hanno lottato e per loro sempre lotteremo: per le partigiane di ieri, di oggi e di domani!
Sa retza de is istudiantes, A Foras e Libertade hanno impugnato le prescrizioni del corteo del 5 ottobre
Il corteo del 5 ottobre, contro il ddl1660, era stato vietato dalla questura cagliaritana, la motivazione addotta ha del raccapricciante: per la Digos, polizia politica, c’era il rischio concreto che parlassimo di Palestina, e questo, per lo stato italiano, come ben sappiamo, non è tollerabile.
Non è tollerabile perché i complici del genocidio, che ormai si consuma da più di un anno davanti agli occhi attoniti del mondo, sono le stesse persone che, in Italia, si trovano ai vertici di governo.
Ci chiediamo quindi il ddl1660 è già in vigore? Perché a noi sembra proprio di sì, il disegno di legge liberticida, che istituisce il reato di terrorismo della parola, a Cagliari, lo scorso 5 ottobre, è stato pienamente applicato.
Tuttavia il corteo si è fatto ugualmente, è stato fatto perché, cara questura di Cagliari, la volontà di un popolo che scende in piazza compatto non la si può fermare, siamo di più di voi, siamo più determinatə, e dalla nostra abbiamo la ragione di chi non vuole essere succube di uno stato che persegue interessi ecoomici e di guerra a scapito della vita di decine di migliaia di vittime innocenti.
La nostra lotta non è finita il 5 ottobre, porteremo avanti il nostro dissenso impugnando le prescrizioni incostituzionali e repressive che la questura ci avrebbe voluto imporre.
Il nostro opporci a questi divieti assurdi e scellerati non rimarrà un atto dimostrativo, ma una battaglia che porteremo avanti con ogni mezzo possibile, contestando divieti che ledono libertà fondamentali e che si configurano come il preludio a un futuro sempre più fascista, sempre più repressivo. Come è stato evidenziato nel ricorso:
«Il provvedimento [il divieto imposto dalla questura] è quindi gravemente carente di motivazione, posto che non è dato comprendere il ragionamento logico-giuridico seguito dal Questore al fine di vietare il corteo.
E' altresì illogico, in quanto non si capisce quale relazione possa intercorrere tra il sostegno alla
causa palestinese e la tutela dell'ordine pubblico. Pare peraltro opportuno segnalare che lo
stesso Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale ha ipotizzato l'esistenza di crimini di
guerra da parte dello stato di Israele ed ha chiesto al Tribunale l'emissione di mandati di cattura
per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. Non si comprende, pertanto, quali elementi di rischio
possano derivare da chi sostiene esattamente ciò che è stato affermato dalla Procura del
Tribunale Internazionale.
Quanto sopra rende evidente l'ingiustizia e l'illogicità del provvedimento odiernamente
impugnato, il quale è stato adottato senza alcuna istruttoria, visto che l'unico elemento di rischio sarebbe rappresentato dal sostegno alla causa palestinese, e senza dare indicazione di elementi
chiari, precisi e concordanti tali da determinare l'ipotesi di un grave pericolo per l'ordine
pubblico.
Sono altresì evidenti l'irragionevolezza del provvedimento e la totale mancanza di presupposti
per l'adozione di esso.
Ciò che è particolarmente grave è che esso è stato adottato in palese violazione degli artt. 17 e
21 Cost., limitando i diritti fondamentali della persona, tra cui la libera manifestazione del pensiero e la libertà di riunione. Ciò rappresenta un vulnus democratico, soprattutto in relazione
alle motivazioni della protesta, particolarmente sentite dalla popolazione.
Il provvedimento illegittimo e adottato ben oltre i poteri attribuiti dalla Costituzione ha determinato nei partecipanti alla manifestazione (svoltasi in data 5.10.2024) la volontà di
effettuare comunque il corteo secondo il percorso comunicato.»
Andremo fino in fondo e continueremo a parlare di Palestina, di speculazione energetica, di basi militari, di transfemminismo, di cpr, di indipendentismo e antifascismo.
A innantis!
Il corteo del 5 ottobre, contro il ddl1660, era stato vietato dalla questura cagliaritana, la motivazione addotta ha del raccapricciante: per la Digos, polizia politica, c’era il rischio concreto che parlassimo di Palestina, e questo, per lo stato italiano, come ben sappiamo, non è tollerabile.
Non è tollerabile perché i complici del genocidio, che ormai si consuma da più di un anno davanti agli occhi attoniti del mondo, sono le stesse persone che, in Italia, si trovano ai vertici di governo.
Ci chiediamo quindi il ddl1660 è già in vigore? Perché a noi sembra proprio di sì, il disegno di legge liberticida, che istituisce il reato di terrorismo della parola, a Cagliari, lo scorso 5 ottobre, è stato pienamente applicato.
Tuttavia il corteo si è fatto ugualmente, è stato fatto perché, cara questura di Cagliari, la volontà di un popolo che scende in piazza compatto non la si può fermare, siamo di più di voi, siamo più determinatə, e dalla nostra abbiamo la ragione di chi non vuole essere succube di uno stato che persegue interessi ecoomici e di guerra a scapito della vita di decine di migliaia di vittime innocenti.
La nostra lotta non è finita il 5 ottobre, porteremo avanti il nostro dissenso impugnando le prescrizioni incostituzionali e repressive che la questura ci avrebbe voluto imporre.
Il nostro opporci a questi divieti assurdi e scellerati non rimarrà un atto dimostrativo, ma una battaglia che porteremo avanti con ogni mezzo possibile, contestando divieti che ledono libertà fondamentali e che si configurano come il preludio a un futuro sempre più fascista, sempre più repressivo. Come è stato evidenziato nel ricorso:
«Il provvedimento [il divieto imposto dalla questura] è quindi gravemente carente di motivazione, posto che non è dato comprendere il ragionamento logico-giuridico seguito dal Questore al fine di vietare il corteo.
E' altresì illogico, in quanto non si capisce quale relazione possa intercorrere tra il sostegno alla
causa palestinese e la tutela dell'ordine pubblico. Pare peraltro opportuno segnalare che lo
stesso Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale ha ipotizzato l'esistenza di crimini di
guerra da parte dello stato di Israele ed ha chiesto al Tribunale l'emissione di mandati di cattura
per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. Non si comprende, pertanto, quali elementi di rischio
possano derivare da chi sostiene esattamente ciò che è stato affermato dalla Procura del
Tribunale Internazionale.
Quanto sopra rende evidente l'ingiustizia e l'illogicità del provvedimento odiernamente
impugnato, il quale è stato adottato senza alcuna istruttoria, visto che l'unico elemento di rischio sarebbe rappresentato dal sostegno alla causa palestinese, e senza dare indicazione di elementi
chiari, precisi e concordanti tali da determinare l'ipotesi di un grave pericolo per l'ordine
pubblico.
Sono altresì evidenti l'irragionevolezza del provvedimento e la totale mancanza di presupposti
per l'adozione di esso.
Ciò che è particolarmente grave è che esso è stato adottato in palese violazione degli artt. 17 e
21 Cost., limitando i diritti fondamentali della persona, tra cui la libera manifestazione del pensiero e la libertà di riunione. Ciò rappresenta un vulnus democratico, soprattutto in relazione
alle motivazioni della protesta, particolarmente sentite dalla popolazione.
Il provvedimento illegittimo e adottato ben oltre i poteri attribuiti dalla Costituzione ha determinato nei partecipanti alla manifestazione (svoltasi in data 5.10.2024) la volontà di
effettuare comunque il corteo secondo il percorso comunicato.»
Andremo fino in fondo e continueremo a parlare di Palestina, di speculazione energetica, di basi militari, di transfemminismo, di cpr, di indipendentismo e antifascismo.
A innantis!
🔥Domani alle ore 18 ci sarà la riunione settimanale del nodo Cagliaritano di A Foras, presso Sa Domu, in via Lamarmora 126🔥
PER L’ENNESIMA VOLTA LO STATO ITALIANO SI SVELA PER QUELLO CHE È: UNO STATO SIONISTA
Stamattina presto la questura di Cagliari ha deciso di entrare a casa di un giovane compagno minorenne, che vive con i genitori e la sorella, una bambina.
La perquisizione disposta alle prime luci del mattino sarebbe giustificata dall'accusa di imbrattamento (art. 639 c.p.) della sede di Sardos Pro Israele. Un atto evidentemente teso a reprimere chiunque sia attivo nella lotta per la liberazione del popolo palestinese e contro il genocidio messo in atto da Israele. Un atto che mira ad intimidire l'attivismo del giovane compagno.
Chiunque abbia commesso l’imbrattamento di cui è accusato il giovane militante non troverà da parte nostra biasimo o disapprovazione, Israele sta commettendo un genocidio e per l’ennesima volta questo sembra passare in secondo piano. E non perché noi siamo antisemiti, ma perché la politica italiana e tutti i suoi servi sono sionisti. Di questo avevamo già avuto dimostrazione quando, qualche settimana fa, ci è stato negata l’autorizzazione per il corteo del 5 ottobre in quanto c’era la possibilità che ci fossero organizzazioni a sostegno del popolo palestinese (e per fortuna!).
Crediamo che tutto quello che sta succedendo sia scandaloso, e con moltissima rabbia e vergogna per il comportamento dello Stato italiano diamo tutta la nostra solidarietà al compagno preso di mira, e ribadiamo sostegno incondizionato al popolo palestinese.
Invitiamo chiunque sia arrabbiatə come noi a seguire le prossime date che annunceremo e a venire il 4 novembre a Sassari
Stamattina presto la questura di Cagliari ha deciso di entrare a casa di un giovane compagno minorenne, che vive con i genitori e la sorella, una bambina.
La perquisizione disposta alle prime luci del mattino sarebbe giustificata dall'accusa di imbrattamento (art. 639 c.p.) della sede di Sardos Pro Israele. Un atto evidentemente teso a reprimere chiunque sia attivo nella lotta per la liberazione del popolo palestinese e contro il genocidio messo in atto da Israele. Un atto che mira ad intimidire l'attivismo del giovane compagno.
Chiunque abbia commesso l’imbrattamento di cui è accusato il giovane militante non troverà da parte nostra biasimo o disapprovazione, Israele sta commettendo un genocidio e per l’ennesima volta questo sembra passare in secondo piano. E non perché noi siamo antisemiti, ma perché la politica italiana e tutti i suoi servi sono sionisti. Di questo avevamo già avuto dimostrazione quando, qualche settimana fa, ci è stato negata l’autorizzazione per il corteo del 5 ottobre in quanto c’era la possibilità che ci fossero organizzazioni a sostegno del popolo palestinese (e per fortuna!).
Crediamo che tutto quello che sta succedendo sia scandaloso, e con moltissima rabbia e vergogna per il comportamento dello Stato italiano diamo tutta la nostra solidarietà al compagno preso di mira, e ribadiamo sostegno incondizionato al popolo palestinese.
Invitiamo chiunque sia arrabbiatə come noi a seguire le prossime date che annunceremo e a venire il 4 novembre a Sassari
Come ogni anno, questo autunno riprendono le esercitazioni militari in Sardegna.
Come ogni anno la nostra terra verrà utilizzata parco giochi della guerra voluta dall’Occidente.
Come ogni anno tonnellate di bombe, missili e proiettili verranno scaricati sulle nostre coste e sulle nostre campagne.
Come ogni anno la spirale di impoverimento, spopolamento e di degrado delle terre che le basi militari generano va avanti.
Come ogni anno ribadiamo che non c’è il nostro consenso per questo uso scellerato e atroce della nostra isola.
In un contesto storico in cui vediamo quotidianamente le immagini di un genocidio e delle guerre in tutto il mondo continuare a sostenere la propaganda militare è altamente rischioso e contribuisce all'escalation bellica. La guerra e la sua preparazione, come con le esercitazioni militari, hanno ben pochi benefici. Essi portano a gravi conseguenze socioeconomiche e sanitarie nei territori in cui insistono le servitù militari come in Sardegna; oltre che la morte di civili e la distruzione dei luoghi abitati dai popoli che resistono in territori di guerra. L'industria e la cultura bellica portate avanti dall'Occidente infatti mette le proprie radici attraverso luoghi strategici nella nostra Isola. In Sardegna abbiamo il 65% delle basi Nato di tutto il territorio italiano e vi è una delle principali fabbriche di ordigni l'RWM che ha contribuito ad uccidere e distruggere popoli e terre in tutto il Medio Oriente. All'interno delle basi ogni anno e più volte all'anno si svolgono le esercitazioni militari, senza ad oggi aver mai rispettato la procedura obbligatoria, per qualsiasi attività che possa arrecare danno ai siti protetti come quella militare, che dovrebbe garantire una valutazione di incidenza ambientale
(VINCA). In merito a questa assenza l'anno scorso si è fatto un ricorso al TAR. Delle attività pericolose per l'ambiente bisogna comprendere che sono pericolose anche e soprattutto per la salute pubblica. I materiali usati in queste sedi sono agenti inquinanti altamente nocivi che aumentano il rischio di sviluppo di tante malattie come quelle oncologiche, respiratorie e cardiovascolari, come si evidenzia dai tassi di mortalità più elevati rispetto alla media in Sardegna e in Italia dei comuni limitrofi alle basi. Va purtroppo evidenziato che non solo i danni sono diretti come quelli citati ma anche indiretti legati alle politiche adottate infatti l'aumento considerevole di fondi verso l'industria bellica viene messo in primo piano. Assistiamo invece alla diminuzione di risorse indispensabili per il benessere dei cittadini come quelle destinate alla sanità, all'istruzione, alle politiche sociali e di sviluppo sostenibile.
Senza una valutazione dei danni ambientali, con dei tassi di mortalità più elevata e con una deprivazione socioeconomica considerevole nei territori limitrofi alle basi, con un numero importante di indennizzi per malattia professionale per i militari (molti ancora non riconosciuti) e con una riduzione della spesa pubblica verso servizi fondamentali per le/i cittadine/i come è possibile sostenere che le esercitazioni militari nella nostra isola (che poi contribuiscono alla guerra in altre zone) hanno dei vantaggi? Che senso ha bonificare dagli ordigni della Seconda guerra mondiale, se ogni anno ne vengono introdotti di nuovi, richiedendo ulteriori bonifiche che, tra l'altro, non sono mai state effettuate? Un circolo vizioso che si autoalimenta, distruggendo i nostri territori e mettendo in pericolo sia le popolazioni che abitano le zone limitrofe ai poligoni, sia le popolazioni che subiscono la guerra che in Sardegna viene “provata”, e che dalle nostre coste viene esportata in Yemen, Palestina, Libano, ecc.
Per tutti questi motivi vi promettiamo un autunno caldo, di lotta, a partire dall' iniziativa del prossimo 4 novembre a Sassari🔥
Come ogni anno la nostra terra verrà utilizzata parco giochi della guerra voluta dall’Occidente.
Come ogni anno tonnellate di bombe, missili e proiettili verranno scaricati sulle nostre coste e sulle nostre campagne.
Come ogni anno la spirale di impoverimento, spopolamento e di degrado delle terre che le basi militari generano va avanti.
Come ogni anno ribadiamo che non c’è il nostro consenso per questo uso scellerato e atroce della nostra isola.
In un contesto storico in cui vediamo quotidianamente le immagini di un genocidio e delle guerre in tutto il mondo continuare a sostenere la propaganda militare è altamente rischioso e contribuisce all'escalation bellica. La guerra e la sua preparazione, come con le esercitazioni militari, hanno ben pochi benefici. Essi portano a gravi conseguenze socioeconomiche e sanitarie nei territori in cui insistono le servitù militari come in Sardegna; oltre che la morte di civili e la distruzione dei luoghi abitati dai popoli che resistono in territori di guerra. L'industria e la cultura bellica portate avanti dall'Occidente infatti mette le proprie radici attraverso luoghi strategici nella nostra Isola. In Sardegna abbiamo il 65% delle basi Nato di tutto il territorio italiano e vi è una delle principali fabbriche di ordigni l'RWM che ha contribuito ad uccidere e distruggere popoli e terre in tutto il Medio Oriente. All'interno delle basi ogni anno e più volte all'anno si svolgono le esercitazioni militari, senza ad oggi aver mai rispettato la procedura obbligatoria, per qualsiasi attività che possa arrecare danno ai siti protetti come quella militare, che dovrebbe garantire una valutazione di incidenza ambientale
(VINCA). In merito a questa assenza l'anno scorso si è fatto un ricorso al TAR. Delle attività pericolose per l'ambiente bisogna comprendere che sono pericolose anche e soprattutto per la salute pubblica. I materiali usati in queste sedi sono agenti inquinanti altamente nocivi che aumentano il rischio di sviluppo di tante malattie come quelle oncologiche, respiratorie e cardiovascolari, come si evidenzia dai tassi di mortalità più elevati rispetto alla media in Sardegna e in Italia dei comuni limitrofi alle basi. Va purtroppo evidenziato che non solo i danni sono diretti come quelli citati ma anche indiretti legati alle politiche adottate infatti l'aumento considerevole di fondi verso l'industria bellica viene messo in primo piano. Assistiamo invece alla diminuzione di risorse indispensabili per il benessere dei cittadini come quelle destinate alla sanità, all'istruzione, alle politiche sociali e di sviluppo sostenibile.
Senza una valutazione dei danni ambientali, con dei tassi di mortalità più elevata e con una deprivazione socioeconomica considerevole nei territori limitrofi alle basi, con un numero importante di indennizzi per malattia professionale per i militari (molti ancora non riconosciuti) e con una riduzione della spesa pubblica verso servizi fondamentali per le/i cittadine/i come è possibile sostenere che le esercitazioni militari nella nostra isola (che poi contribuiscono alla guerra in altre zone) hanno dei vantaggi? Che senso ha bonificare dagli ordigni della Seconda guerra mondiale, se ogni anno ne vengono introdotti di nuovi, richiedendo ulteriori bonifiche che, tra l'altro, non sono mai state effettuate? Un circolo vizioso che si autoalimenta, distruggendo i nostri territori e mettendo in pericolo sia le popolazioni che abitano le zone limitrofe ai poligoni, sia le popolazioni che subiscono la guerra che in Sardegna viene “provata”, e che dalle nostre coste viene esportata in Yemen, Palestina, Libano, ecc.
Per tutti questi motivi vi promettiamo un autunno caldo, di lotta, a partire dall' iniziativa del prossimo 4 novembre a Sassari🔥
𝟒/𝟏𝟏 𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐀 𝐀 𝐋𝐀 𝐆𝐇𝐄𝐑𝐑𝐀
📍Sassari, 04/11/2024
⏱️Piazza Università h. 17:30
Il 4 novembre di ogni anno, lo stato italiano celebra la festa delle forze armate con manifestazioni
muscolari e, nell’ultimo anno, con la presenza delle sue massime cariche in Sardegna, quasi a voler ribadire il controllo militare della nostra isola.
Da quest’anno vogliamo urlare a gran voce che guerra, paura e distruzione non vanno festeggiate, vogliamo ribaltare questa giornata e la narrazione bellica che ci asfissia 365 giorni all’anno.
Per questo il 4 Novembre scenderemo in piazza, invitiamo realtà organizzate e individualità ad aderire alla manifestazione:
-Contro l’onnipresenza di militari e fdo nei contesti sociali.
-Per decostruire il “Mito della Brigata Sassari”.
-Contro la presenza dei militari in scuole e università.
-Contro la militarizzazione dei quartieri popolari come risposta al disagio sociale.
-Contro la repressione delle lotte e il DDL 1660.
-Solidali con il Popolo Palestinese e con tutti i popoli oppressi.
-Per smascherare il sistema patriarcale e imperialista, di cui militari e fdo sono espressione.
-Contro il colonialismo, che sfrutta corpi e terre.
-Contro la narrazione che ci impone di avere una costante “paura del diverso”.
-Per la liberazione della Sardegna dall’occupazione militare
Culèziu contra a la gherra
🔎Link documento con la chiamata completa:
https://we.tl/t-vZEOE9JZDq
📍Sassari, 04/11/2024
⏱️Piazza Università h. 17:30
Il 4 novembre di ogni anno, lo stato italiano celebra la festa delle forze armate con manifestazioni
muscolari e, nell’ultimo anno, con la presenza delle sue massime cariche in Sardegna, quasi a voler ribadire il controllo militare della nostra isola.
Da quest’anno vogliamo urlare a gran voce che guerra, paura e distruzione non vanno festeggiate, vogliamo ribaltare questa giornata e la narrazione bellica che ci asfissia 365 giorni all’anno.
Per questo il 4 Novembre scenderemo in piazza, invitiamo realtà organizzate e individualità ad aderire alla manifestazione:
-Contro l’onnipresenza di militari e fdo nei contesti sociali.
-Per decostruire il “Mito della Brigata Sassari”.
-Contro la presenza dei militari in scuole e università.
-Contro la militarizzazione dei quartieri popolari come risposta al disagio sociale.
-Contro la repressione delle lotte e il DDL 1660.
-Solidali con il Popolo Palestinese e con tutti i popoli oppressi.
-Per smascherare il sistema patriarcale e imperialista, di cui militari e fdo sono espressione.
-Contro il colonialismo, che sfrutta corpi e terre.
-Contro la narrazione che ci impone di avere una costante “paura del diverso”.
-Per la liberazione della Sardegna dall’occupazione militare
Culèziu contra a la gherra
🔎Link documento con la chiamata completa:
https://we.tl/t-vZEOE9JZDq
Wetransfer
4:11 CONTRA A LA GHERRA.pdf
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Questo venerdì presenteremo Isole in Guerra in un paese speciale: ci vedremo ad Ales, nella casa natale di Antonio Gramsci❤️🔥
L’evento sarà arricchito da un intervento sui CPR e sul caso Macomer
Vi aspettiamo numerosə🔥
L’evento sarà arricchito da un intervento sui CPR e sul caso Macomer
Vi aspettiamo numerosə🔥
Oggi ci vedremo a Sa Domu per la riunione settimanale del nodo Casteddaio di A Foras
Alle ore 18 a Sa Domu🔥
Alle ore 18 a Sa Domu🔥
Mercoledì 30 ottobre alle 18:00 sempre presso il CCS BORDELINE si terrà l'ultima assemblea preparatoria in vista della manifestazione di lunedì prossimo "4/11 contra a la gherra".
NO DDL1660, Per una Sardegna smilitarizzata, in sostegno al popolo Palestinese e tutti i popoli oppressi. Organizziamoci e lottiamo insieme!
NO DDL1660, Per una Sardegna smilitarizzata, in sostegno al popolo Palestinese e tutti i popoli oppressi. Organizziamoci e lottiamo insieme!
Il 9 novembre, alle 18.00, allo Spazio Bunker a Sassari.
Proseguono le iniziative di Libertade volte a far conoscere a tuttə lə cittadinə il DDL 1160/2024.
Il disegno di legge, attualmente all’approvazione al Senato Italiano, è un atto contro la democrazia, un atto legislativo che permetterà alle forze di polizia di reprimere il diritto a manifestare, un vero e proprio tentativo di resa dei conti finale contro tutti i movimenti e tutte le esperienze di lotta per l'autoderteminazione dei popoli, contro la militarizzazione della nostra terra e contro la speculazione energetica che sta cercando ultimamente di distruggere le poche aree incontaminate che ci sono rimaste.
Una legge che se verrà approvata andrà a reprimere non solo il diritto di manifestare in Piazza ma anche qualsiasi forma di dissenso dentro le carceri e i CPR.
Parleremo, attraverso la voce dell’Avvocata Giulia Lai e dell’Avvocato Andrea Devoto, di cosa prevede nello specifico la legge, di tutti i nuovi reati e le pene previste, ma anche degli aspetti che andranno a colpire l’immigrazione.
Cercheremo di capire insieme cosa possiamo fare e come tutelarci.
Vi aspettiamo Sabato 9 novembre a Sassari - Spazio Bunker, alle ore 18.00.
#nodl1660 #diritticivili #libertadimanifestare #retzadeisistudiantes #aforas #unigcom #assembleapalestinasassari #repressione #dl1660 #dirittodimanifestare #libertade
Proseguono le iniziative di Libertade volte a far conoscere a tuttə lə cittadinə il DDL 1160/2024.
Il disegno di legge, attualmente all’approvazione al Senato Italiano, è un atto contro la democrazia, un atto legislativo che permetterà alle forze di polizia di reprimere il diritto a manifestare, un vero e proprio tentativo di resa dei conti finale contro tutti i movimenti e tutte le esperienze di lotta per l'autoderteminazione dei popoli, contro la militarizzazione della nostra terra e contro la speculazione energetica che sta cercando ultimamente di distruggere le poche aree incontaminate che ci sono rimaste.
Una legge che se verrà approvata andrà a reprimere non solo il diritto di manifestare in Piazza ma anche qualsiasi forma di dissenso dentro le carceri e i CPR.
Parleremo, attraverso la voce dell’Avvocata Giulia Lai e dell’Avvocato Andrea Devoto, di cosa prevede nello specifico la legge, di tutti i nuovi reati e le pene previste, ma anche degli aspetti che andranno a colpire l’immigrazione.
Cercheremo di capire insieme cosa possiamo fare e come tutelarci.
Vi aspettiamo Sabato 9 novembre a Sassari - Spazio Bunker, alle ore 18.00.
#nodl1660 #diritticivili #libertadimanifestare #retzadeisistudiantes #aforas #unigcom #assembleapalestinasassari #repressione #dl1660 #dirittodimanifestare #libertade
Il 4/11 tutt* in piazza contro guerra e militarizzazione della società!
Perché saremo in piazza e sosteniamo convintamente il percorso del Cùlleziu contra a la gherra?
Riteniamo che soltanto unendo le forze tra le diverse anime del movimento, attraverso un percorso aperto e assembleare, si possa dare una risposta forte e continua alla narrazione bellico militarista che pervade la nostra società. Per questo come A Forasabbiamo lanciato e sostenuto il percorso del Cùlleziu contra a la gherra, che comprende divere realtà singole e collettive, e resta aperto alla partecipazione di tutti gli altri soggetti interessati.
Il 4 novembre di ogni anno, lo stato italiano celebra la festa delle forze armate con manifestazioni muscolari e, nell’ultimo anno, con la presenza delle sue massime cariche in Sardegna, quasi a voler ribadire il controllo militare della nostra isola. Da quest'anno vogliamo urlare a gran voce che guerra, paura e distruzione non vanno festeggiate, vogliamo ribaltare questa giornata e la narrazione bellica che ci asfissia 365 giorni all'anno.
Ci vediamo a Sassari il 4 novembre!
Perché saremo in piazza e sosteniamo convintamente il percorso del Cùlleziu contra a la gherra?
Riteniamo che soltanto unendo le forze tra le diverse anime del movimento, attraverso un percorso aperto e assembleare, si possa dare una risposta forte e continua alla narrazione bellico militarista che pervade la nostra società. Per questo come A Forasabbiamo lanciato e sostenuto il percorso del Cùlleziu contra a la gherra, che comprende divere realtà singole e collettive, e resta aperto alla partecipazione di tutti gli altri soggetti interessati.
Il 4 novembre di ogni anno, lo stato italiano celebra la festa delle forze armate con manifestazioni muscolari e, nell’ultimo anno, con la presenza delle sue massime cariche in Sardegna, quasi a voler ribadire il controllo militare della nostra isola. Da quest'anno vogliamo urlare a gran voce che guerra, paura e distruzione non vanno festeggiate, vogliamo ribaltare questa giornata e la narrazione bellica che ci asfissia 365 giorni all'anno.
Ci vediamo a Sassari il 4 novembre!